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Sociologia storica e spiegazione causale
12.00
€
In questo testo ci si chiede se sia possibile perseguire, anche nel campo delle scienze sociali, non soltanto una «comprensione intuitiva» o «interpretativa», ma – come ac cade per le scienze fisiche o naturali – una «spiegazione causale» dei processi storico-sociali osservati. Per questo riteniamo che questo testo possa essere utile nell’insegnamento delle scienze umane e sociali nel nostro paese. Nel primo capitolo si discute dell’impianto metodologico di vari autori come Elias, Bendix e Wallerstein, nessuno dei quali tuttavia mostra di utilizzare metodi in gra do di raggiungere una spiegazione causale. È solo nel secondo capitolo, dedicato a Max Weber, che si vede come questo autore, tramite l’analisi storica comparata e la tecnica narrativa e «iterativa» cui egli ricorre, sia invece in grado di raggiungere una spiegazione causale, con riferimento, in particolare, alle origini del capitalismo in Occidente. Weber dimostra infatti il ruolo autonomo e innovativo rilevante che possono svolgere determinati soggetti dotati di forti convinzioni etiche (come i profeti giudaici o gli imprenditori protestanti), nell’indurre mutamenti importanti nei canoni sociali e morali dominanti. Il terzo e ultimo capitolo offre poi un riepilogo delle caratteristiche dell’analisi storica comparata, mentre nell’appendice si mostra come la concezione del «capo carismatico» di Weber muti negli ultimi anni della sua vita e come questo mutamento si comprenda meglio «storicizzando» Weber, cioè situandolo nella temperie della crisi politica e sociale della Germania di Weimar.
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Alessandro Natta intellettuale e politico
14.00
€
Il volume raccoglie i lavori del convegno svoltosi a Genova il 24 maggio del 2018 nell’ambito delle iniziative per il centenario della nascita di Alessandro Natta. I saggi contenuti nel volume sono frutto della rielaborazione delle ricerche presentate in occasione della giornata di studi genovese e tematizzano in particolar modo il nesso tra politica e cultura che ha caratterizzato la biografia di Natta. Sono state inoltre pubblicate le testimonianze, fonti preziose grazie alle quali emergono aspetti pubblici e privati della sua esistenza. Seguendo questo filo rosso e avvalendosi anche di fonti d’archivio solo di recente disponibili, i saggi affrontano alcuni snodi della vita del dirigente comunista: la formazione alla Scuola Normale di Pisa, il periodo di direzione dell’Istituto Gramsci, il rapporto col movimento studentesco, la collaborazione con Enrico Berlinguer tra il 1972 e il 1984, gli anni alla guida del Pci e infine il suo contributo alla conoscenza della storia del comunismo italiano e della Resistenza.
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Conversando con Nerina Dirindin
13.00
€
Il libro affronta il tema complesso ma avvincente che riguarda la sa lute delle persone e il loro benessere, e come la programmazione pubblica possa concorrere a determinare questa condizione. A questo riguardo non vi è dubbio che l’Italia si collochi tra i Paesi più avanzati del globo per quanto concerne lo stato di salute e la durata della vita ma og gi, dopo 40 anni dall’istituzione del Sistema Sanitario Nazionale, cosa sta realmente avvenendo all’interno delle regioni? Gli stessi principi costitu zionali della promozione della salute con quelli della salvaguardia dell’ambiente richiedono il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile del l’Agenda 2030 dell’ONU. Ma, co me sostiene anche l’ASviS, aumentano le difficoltà e le disuguaglianze negli accessi ai servizi sanitari, si assiste al drastico ridimensionamento degli operatori e alla crescita della spesa sostenuta direttamente dalle famiglie e dai cittadini. Nerina Dirindin, di fronte a questo scenario, ci invita a considerare come la programmazione degli interventi in sanità debba partire necessariamente dai bisogni dei cittadini e non dal desiderio di avviare l’ennesima «riforma organizzativa» di aziende sanitarie e ospedali, o il rilancio – molto di moda in questo periodo – di preoccupanti forme di autonomia regionale che mettono a rischio l’applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza in tutto il Paese.
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Parole per Piazza Fontana
13.00
€
L’idea di questo libro è nata per raccontare quello che ha voluto dire per i lavoratori del Monte dei Paschi di Siena confrontarsi con un evento fondamentale nella storia del Paese; nel 2009 infatti era entrata a far parte di Montepaschi la Banca Nazionale dell’Agricoltura nella cui sede di Piazza Fontana fu consumata la strage, dunque in seguito alla fusione i lavoratori e i sindacalisti della banca si sono sentiti, se possibile, ancora più coinvolti. Viene così raccontato tutto ciò che, negli anni, il coordinamento Fisac Cgil del Monte dei Paschi ha realizzato per ricordare quei tragici avvenimenti, dando con tinuità al lavoro compiuto precedentemente dal sindacato della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Sono stati inoltre coinvolti giornalisti, storici, militanti politici e sindacali, scrittori, artisti, familiari delle vittime, per acquisire la loro conoscenza e memoria sulla strage e per dare voce anche ai sentimenti evocati dal ricordo. Vengono inoltre ospitati nel libro gli interventi di una scrittrice e di un gruppo di cartoonists che, pur non avendo vissuto direttamente gli anni di cui si parla nel libro, hanno fornito contributi preziosi utilizzando le loro specifiche for me d’arte. Si è così composto nel libro un concerto di voci, un tributo, un coro, un corteo di parole, «Parole per Piazza Fontana». Con il contributo di Carlo Arnoldi, Alessio Atrei, Simona Baldanzi, Marco Cattaneo, Lido Contemori, Francesco Del Casino, Saverio Ferrari, Paolo Lombardi, Paolo Morando, Antonio Pizzinato, Saro Pizzuto, Tiziano Riverso, Vanessa Roghi, Guido Scalvinelli, Fortunato Zinni.
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QRS N. 3/2019
22.00
€
Le inchieste operaie e i cambiamenti del lavoro
Mercato del lavoro e riforme in Brasile
Euro al capolinea?
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All you need is… place : gli spazi di collaborazione come risorsa gestionale e di comunità professionale nelle industrie creative
Nel corso degli ultimi decenni, con la crescita dell’economia della conoscenza e della creatività, gli spazi di collaborazione sono aumentati in modo esponenziale come risposta alle molteplici esigenze dettate dai recenti cambiamenti nel contenuto e nelle forme di lavoro, dalla forte spinta alla creatività a diversi livelli e dai sempre più frequenti e necessari processi di rigenerazione urbana e sociale. Gli spazi di collaborazione sono luoghi dove attori provenienti da diversi contesti e con differenti background svolgono la loro attività lavorativa e professionale uno accanto all’altro. Pur non lavorando per la stessa azienda o sullo stesso progetto lavorativo (o addirittura nello stesso settore), essi condividono lo stesso ambiente di lavoro e i relativi servizi e risorse materiali. Il presente studio analizza i fattori organizzativi e, in particolare, le dinamiche relazionali che, all’interno di spazi di collaborazione orientati ai lavoratori delle industrie creative, incidono sulla creatività delle persone che li frequentano.
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Dentro e oltre l’azione collettiva. Il lavoro creativo tra individualismo e comunitarismo
L’articolo propone un’analisi delle forme e strategie organizzative e delle logiche e modalità di azione degli attori della rappresentanza degli interessi nell’ambito delle industrie creative. A tal fine, presenta i risultati di un progetto di ricerca con specifico riferimento al caso italiano, mettendo a confronto due settori di attività tra loro diversi per età, struttura, forme di impresa e caratteristiche del lavoro, oltre che per tradizione associativa: il graphic design e lo sviluppo di videogiochi. Esso mostra come gli attori tradizionali giochino un ruolo limitato, seppure non irrilevante, e condividano lo spazio della rappresentanza con altri tipi di attori e forme aggregative spontanee. Fa quindi emergere una soggiacente tensione tra individualismo e comunitarismo e tra logica del mercato e logica della comunità.
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Doc Servizi e la sua rete: un esempio di alleanza tra cooperazione e sindacati nel mondo dello spettacolo, della creatività e della cultura
Nel 1990 alcuni professionisti nel settore della musica e teatro si riuniscono nella cooperativa Doc Servizi: in qualità di soci lavoratori trovano riconoscimento professionale e tutele sociali, negoziando migliori condizioni di lavoro, di sicurezza e di mercato in stretta sinergia con le organizzazioni sindacali. La loro esperienza oggi viene mutuata alle nuove attività dell’innovazione e creatività, nella gig economy, oltre al settore dello spettacolo.
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Una lettura del lavoro autonomo in chiave territoriale
L’alta incidenza del lavoro indipendente in Italia rispetto agli altri paesi dell’Ue deriva soprattutto dal peso della componente senza dipendenti, un aggregato statistico poco omogeneo. Tra questi lavoratori ve ne sono alcuni che sperimentano una limitata autonomia organizzativa, con livelli di subordinazione prossimi a quelli dei lavoratori dipendenti: difatti il confine tra dipendenza e autonomia è tutt’altro che netto, tanto che nel corso della 20th International Conference of Labour Statisticians dell’ottobre 2018 è stata approvata una nuova classificazione dello status nell’occupazione, che ha individuato la nuova figura del dependent contractor, a cavallo tra autonomia e subordinazione. Allo stesso tempo, nel 2017, il modulo ad hoc della Rilevazione sulle forze di lavoro europea è stato dedicato proprio al lavoro autonomo, con l’obiettivo di descrivere le principali caratteristiche del lavoro indipendente e nel tentativo di definire le figure ibride. In questo studio i lavoratori indipendenti sono distinti in tre aggregati più omogenei e coerenti al loro interno, la cui lettura su base geografica fornisce ulteriori elementi di riflessione sulle differenze nei diversi mercati del lavoro ponendo alcuni interrogativi sulle componenti più fragili del lavoro indipendente.
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Un confronto retributivo fra l’Italia e le maggiori economie dell’Eurozona
In Italia, le retribuzioni sono basse, più basse dei principali paesi europei a noi paragonabili, ad eccezione della sola Spagna. È quanto emerge da un report della Fondazione Giuseppe Di Vittorio che mette a confronto le retribuzioni del lavoro dipendente in Italia con quelle delle altre 5 maggiori economie dell’Eurozona, utilizzando dati elaborati dall’Ocse. Nel 2017 le retribuzioni medie italiane nella statistica dell’Ocse sono pari a 29.214 euro lordi annui, in lievissima crescita rispetto al 2001, in diminuzione rispetto al 2010 e rispetto al biennio 2015-2016. Il divario nei livelli retributivi rispetto alle altre economie, dunque non solo è ampio ma si è andato allargando dal 2010 in poi. Le retribuzioni annue tedesche, invece, sono cresciute in modo consistente negli anni più recenti; in Francia, e in misura più contenuta, anche in Olanda e Belgio, sono calate nel 2017 rispetto al 2015, ma registrano comunque una crescita rispetto al 2008. Come si può notare, prendendo a riferimento il periodo della crisi 2008/2015 e i due anni di cosiddetta «ripresina» 2016/2017, tutti gli altri paesi hanno nel 2017 registrato un incremento delle retribuzioni lorde annue rispetto al 2008. In Italia, invece, si registra un calo; si conferma così, anche sul versante retribuzioni, il dato generale relativo all’economia che vede l’Italia calare più degli altri paesi quando l’economia è in crisi e non recuperare adeguatamente neanche dopo le fasi di sviluppo. La scarsa crescita delle retribuzioni è uno degli effetti, ma è anche causa, dello scarso sviluppo del paese; provoca gravi disagi alla condizione delle persone, fa lievitare il lavoro povero e rappresenta una delle cause della permanente situazione emergenziale dei conti pubblici italiani.
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Per la critica del capitalismo globale. Il discorso sull’umanesimo del giovane Marx
Il saggio è frutto della relazione presentata al Convegno internazionale 200 Marx. Il futuro di Karl. Convegno Internazionale (Roma, 13-16 dicembre 2018) nell’ambito della Sessione Per la critica del capitalismo globale. A partire dall’analisi del rapporto tra globalizzazione odierna e populismi contemporanei, con connessi sovranismi, l’A. si domanda se un ricorso a quella singolare attenzione alla spiritualità presente nel giovane Marx non possa aiutare nell’interpretazione anche dell’oggi.
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Alcune riflessioni su Marx
Il mondo del lavoro, il sindacato e la Cgil in particolare hanno ritenuto di dover dare ampio rilievo con un ciclo di iniziative, insieme ad altre prestigiose Fondazioni, a una riflessione su Marx, non semplicemente per un obbligo di onomastico e di ricorrenze, ma per una ragione «banale» e al tempo stesso intrinseca: Karl Marx «non esiste» fuori dal lavoro. Credo che non ci sia la possibilità di espungerlo, nonostante tutti i tentativi di alleggerirne la complessità e le finalità del suo pensiero e delle sue riflessioni, dalle vicende del mondo del lavoro. È infatti il mondo del lavoro a rimanere, nonostante tutte le illusorie analisi volte a stabilire la fine del lavoro stesso, sostanzialmente il baricentro, il perno della società e della storia contemporanea. È evidente, dunque, che per il mondo sindacale in particolare la figura di Marx e il suo pensiero rimangono un costante punto di riferimento analitico e, insieme, valoriale.
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