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Vite periferiche
12.00
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Chi costruisce le nostre città? Gli amministratori, i politici, gli immobiliaristi, gli urbanisti? Tutti costoro tracciano piani, elaborano progetti, disegnano e realizzano opere, ma poi sono le persone in carne ed ossa – coloro che la abitano – a produrre l’anima della città; anche di una grande capitale come Roma. C’è una Grande Storia fatta di personaggi e luoghi noti e c’è una piccola storia fatta anch’essa di luoghi e persone che non vengono raccontati dalla narrazione
mainstream
. La controffensiva liberista produce nelle nostre città desolazione, solitudini, individualismi, competizione, egoismi, insieme a quella che alcuni chiamano «modernizzazione», destinata ad emarginare ancora di più gli abitanti che non riescono a prendere il suo treno in continua e folle corsa verso un futuro oscuro. Quella che una volta era la città moderna, la cui aria «rendeva liberi», oggi è una città desertificata di individui che forse potremmo chiamare sconfitti, ma non perdenti, non rinunciatari, ancora non rassegnati. Queste singole esistenze senza una storia sono anche esempi di una irrinunciabile volontà di sopravvivere, di una eccedenza umana irriducibile alle omologazioni della città mercantile, che promette di crescere e diventare collettiva se si avrà la forza di non lasciarle ancora sole; l’inizio di una nuova e diversa storia delle nostre città. Dieci brevi storie di «pezzi» di periferia romana raccontate da un osservatore che ha rinunciato allo sguardo neutrale di urbanista, intrecciate a dieci racconti di vite marginali, solitudini nella folla anonima e silenziosa della città che un tempo fu eterna e, ora, solo moderna.
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Germi di non violenza in acque agitate
14.00
€
Il volume esplora la recente nascita di movimenti nonviolenti in alcune zone di turbolenza politica e sociale. I primi tre lavori riguardano i conflitti in corso tra israeliani e palestinesi. Chiara Pettenella esamina in particolare le divergenti e conflittuali interpretazioni del conflitto a partire al 1948. Roberto Castronovo riferisce la storia di un teatro dei bambini aperto grazie ad Arna Ben Khamis a Jenin dopo la seconda Intifada. Giulia Daniele passa in rassegna le diverse ipotesi sull’assetto futuro dei due rispettivi Stati in caso di fine del conflitto. Il saggio di Nanni Salio informa sulle straordinarie vicende di Bakshar Khan, un leader afghano nonviolento del periodo tra la prima guerra mondiale e il secondo dopoguerra. Simona Capaldi, a seguito di indagini effettuate sul campo, ha elaborato un resoconto della miserabile condizione delle donne in Afghanistan. Antonio Vigilante esplora il complesso rapporto tra religione e politica in Birmania, e in particolare la coraggiosa azione di Aung San Suu Kyi. Martina Pignatti Morano, presidente dell’organizzazione «Un ponte per…» in Iraq, riferisce infine le notizie, ancora poco note, di un nascente movimento nonviolento in Iraq. Da un anno all’altro si può osservare una rapida crescita dei movimenti nonviolenti, che infonde qualche speranza a chi abbia a cuore le sorti delle infelici popolazioni dei territori di cui questo volume tratta.
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Miti e realtà della Seconda Repubblica
15.00
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La Seconda Repubblica ha ormai concluso la sua parabola con un bilancio peggiore di quello che aveva trovato al suo esordio. Nato con l’intento di risollevare le sorti della politica dopo gli eccessi «partitocratici» degli anni Ottanta, il nuovo sistema politico ha finito per scontrarsi con le sue stesse innovazioni. Doveva essere la Repubblica dei cittadini, investiti del potere di eleggere direttamente i propri rappresentanti scegliendoli nella società civile, al riparo dal controllo degli apparati politici. È stato invece il ventennio di Berlusconi, caratterizzato da una degenerazione istituzionale senza precedenti. Mai come in questi anni, infatti, si è assistito ad un attacco così forte alle istituzioni, alla Costituzione e ai valori sui quali, pur con difficoltà e contraddizioni, si era retta la politica italiana. Questo saggio raccoglie le riflessioni di politologi, filosofi, storici, giuristi e politici che si sono confrontati su questo tema. Hanno contribuito: Marco Almagisti, Claudio De Fiores, Elisabetta De Giorgi, Domenico Fruncillo, Andrea Guiso, Michela Manetti, Oreste Massari, Fortunato Musella, Gianluca Pini, Michele Prospero, Giovanni Rizzoni, Alessandra Sardoni, Pasquale Serra, Bruno Tabacci, Luciano Violante, Mauro Volpi.
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La resistibile ascesa del lavoro flessibile
14.00
€
L’autrice approfondisce il nesso tra occupazione, nuove misure di flessibilità, incidenti e caduti sul lavoro. Da almeno trent’anni infatti i più seri studiosi del mercato del lavoro hanno avvertito sulle conseguenze derivanti dalla forte crescita della fascia secondaria del mercato del lavoro (lavoro informale, sommerso, irregolare), di solito definito lavoro nero, nel quale sono occupati in gran parte lavoratori senza diritti, lavoratori immigrati e giovani costretti alla ricerca di una qualsiasi forma di occupazione. L’autrice documenta che, a differenza di quanto spesso ancora si crede, gli incidenti non riguardano solo i settori delle costruzioni, dell’industria e dell’agricoltura, ma di recente si sono diffusi di più nei servizi, caratterizzati da una maggiore flessibilità. Occorre dunque domandarsi se le ormai decennali politiche incentrate sulla valorizzazione della flessibilità e sull’incremento dei lavori atipici non abbiano favorito in modo decisivo la mancanza di sicurezza sul lavoro. Il volume esplora queste problematiche con rigore ma senza tecnicismi. Vengono riportate in sintesi anche le valutazioni emerse da interviste a rappresentanti di reti istituzionali e di organizzazioni sindacali, ad attori locali e ad alcuni infortunati. Per giungere a parlare di «sicurezza» in concreto, infatti, si è ritenuto necessario andare oltre la dimensione numerica, normativa e tecnica, ritenendo che fosse fondamentale raccogliere le «storie» di vittime di incidenti, che spiegano come «si sarebbe potuto evitare…».
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Processo al sindacato
12.00
€
«Di buon mattino, il 9 ottobre 1979, cominciano a giungere, inattese ai loro destinatari, le 61 raccomandate» con cui la FIAT licenzia altrettanti lavoratori, accusandoli di aver fatto ricorso alla violenza durante un aspro decennio di conflitto industriale. Appare subito chiaro che, accanto ai 61 operai, offerti all’opinione pubblica come quinta colonna del terrorismo in fabbrica, sul banco degli imputati siede il conflitto collettivo e l’intero sindacato, oltre alle norme che limitano il potere dei datori nei luoghi di lavoro. La vicenda dei 61, il cui estenuante processo in questo libro scritto nel 1981 è raccontato con maestria da Giorgio Ghezzi, già membro del collegio di difesa del sindacato, costituisce, in realtà, «una lucida introduzione» alla sconfitta operaia dell’autunno 1980: una «svolta nel corso delle relazioni industriali» e, con essa, l’inizio di un lungo trentennio di restaurazione italiana che, a giudicare dai più recenti sviluppi del «caso FIAT», non è ancora concluso. Le lucide premonizioni, disseminate nel testo che oggi viene ripubblicato, rappresentano una ragione in più per frequentare, trent’anni dopo, un cruciale tornante di storia sindacale del nostro Paese.
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Che genere di islam
12.00
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L’immagine che l’Occidente ha della cultura musulmana è quella, tra l’altro, di una cultura omofobica e avversa alle sfumature di genere. C’è chi ritiene che l’omosessualità, intesa come rapporto paritario, non sarebbe esistita nel mondo musulmano fino all’incontro con la modernità occidentale; chi predica invece che l’omosessualità sia sempre stata diffusa nelle società musulmane a causa della segregazione tra i sessi, rivelando il proprio insito razzismo perché la riduce al mero atto sessuale e a una forzata necessità. C’è chi considera «tutto ciò che altera l’ordine del mondo» un grave «disordine, fonte di male e, fondamentalmente, anarchia». Meglio allora la transessualità intesa come cambiamento di sesso che il travestitismo; meglio maschie barbe che il volto sbarbato; meglio imputare l’omosessualità alla «decadente» cultura occidentale, e rinnegare in tal modo la sua matrice autoctona. In realtà, la storia dell’omosessualità nelle società musulmane è complessa e articolata, e presenta sostanziali variazioni nel tempo e nelle realtà socio-geografiche e una vasta gamma di atteggiamenti tra i musulmani stessi. Il presente libro offre una panoramica ampia ed esaustiva, spesso dissacrante e provocatoria, del rapporto omosessualità-islam. Partendo dall’analisi dei testi sacri musulmani (Corano e
hadith
), il volume affronta l’argomento con un’analisi condotta in prospettiva teorica, storico-sociale e letterario-artistica, con grande rigore linguistico nell’uso o nella traduzione di termini arabi e persiani. Ampio spazio è dato alla situazione attuale, soprattutto al dibattito che coinvolge milioni di musulmani che vogliono conciliare l’essere «diversi» con la propria fede.
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Incontrarsi
13.00
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Per chi emigra la parola ha una importanza decisiva e dop pia. La parola ha il compito di tenere vivo il ricordo, da una parte, e, dall’altra, di farsi spazio in un mondo nuovo. Chi emigra è così preso tra due «parole» e due lingue, una da ricordare, l’altra da imparare. Negli ultimi anni alcune donne, provenienti da paesi diversi e fra loro lontani, hanno compiuto una scelta coraggiosa: quella di utilizzare la lingua nuova, cioè la lingua straniera e «matrigna», non più soltanto in modo funzionale, per fruire al meglio delle opportunità offerte dalla società di accoglienza, ma per raccontare. Per queste migranti la scrittura, il racconto, la narrazione nella nuova lingua sono fondamentali strumenti di autorappresentazione e di «rappresentazione» dei mutamenti che intervengono in un contesto particolare come quello dell’emigrazione. Per chi ha alle spalle una famiglia di origine straniera, ma è da tempo cittadina del nostro paese, anche al di là del riconoscimento giuridico, scrivere è comunque anche un rapportarsi con una cultura e una terra più o meno lontane, con la propria identità mobile e ricca di esperienze. Anche le «native», sempre più spesso presenti e attive in associazioni interculturali, amano raccontare l’impatto che l’incontro con «l’altra» ha sulle loro vite. Questi racconti sono senz’altro una impareggiabile occasione di confronto e un momento di scambio reale e profondo attraverso la comparazione dei vari «punti di vista» e dei modi di narrare il nostro mondo comune. Per questo il «Caffè letterario» della Casa internazionale delle donne, con il sostegno e il patrocinio della Provincia di Roma, si è proposto di incoraggiare la «narrazione incrociata» tra migranti e native, residenti a Roma e provincia, tramite un apposito concorso letterario, rivolto alle donne, che avrà ricorrenza annuale. L’antologia è il primo risultato di questo lavoro. Con una prefazione di Cecilia D’Elia, assessore alla Cultura della Provincia di Roma, e l’introduzione delle componenti della giuria, contiene i dieci racconti delle vincitrici; la giuria ha comunque deciso di pubblicare tutti i 34 testi pervenuti, per il loro valore intrinseco. Sono infatti una preziosa testimonianza di quanto può essere lungo il cammino che ci porta alla reciproca conoscenza. E di quanto può essere ricco.
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Il brevetto
12.00
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Grazie al brevetto, un’invenzione cessa di essere un bene comune per diventare una merce da scambiare sul mercato. Secondo alcuni, il brevetto rappresenta uno stimolo fondamentale all’attività di innovazione tecnologica, ma, come tutti i monopoli, esso limita la competizione tra le idee innovative e può rallentare la diffusione del progresso. Per farsi un’opinione sui brevetti, dunque, occorre esaminarne costi e benefici sulla base di dati oggettivi e senza pregiudizi ideologici. Il dibattito sul brevetto dura sin dal Rinascimento e ha visto prevalere ora l’una ora l’altra posizione. Le nazioni e i gruppi sociali che dai brevetti traggono vantaggio o ne subiscono le conseguenze mutano continuamente. Gli Stati Uniti, l’Europa e il Giappone, che hanno scritto le regole del sistema brevettuale globale, devono ora fronteggiare la competizione della Cina, dell’India e degli altri paesi emergenti, che chiedono regole nuove. Gli sviluppi della tecnologia, dall’informatica alla genetica, spingono questo dibattito in territori finora sconosciuti e pongono nuove domande alla politica, al diritto e all’economia.
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Il delitto della pena
15.00
€
Soprattutto oggi e in Italia, quella della pena e della sua esecuzione è – per il Capo dello Stato Giorgio Napolitano – «una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile» che ha raggiunto un «punto critico insostenibile […] per la sofferenza quotidiana – fino all’impulso a togliersi la vita – di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo». Per restituire il carcere alla sua vincolante dimensione costituzionale, orientata al recupero sociale del reo e al pieno rispetto della sua dignità personale, è necessario tornare ai fondamentali del diritto e dei diritti, attraverso una riflessione plurale, documentata, non reticente. Il volume risponde a tale esigenza, proponendo gli interventi svolti nel ciclo di quattro incontri, promosso tra settembre e ottobre 2011 a Ferrara, per iniziativa del Dottorato di ricerca in Diritto costituzionale dell’Ateneo estense, sul tema del carcere, della pena e delle vittime (della detenzione e del reato). Adoperando come detonatore recenti pubblicazioni di larga diffusione (
Il diritto di uccidere
, a cura di P. Costa, Feltrinelli, 2010;
Contro l’ergastolo
, a cura di S. Anastasia e F. Corleone, Ediesse, 2009;
La Repubblica del dolore
, di G. De Luna, Feltrinelli, 2011;
Quando hanno aperto la cella
, di L. Manconi e V. Calderone, Il Saggiatore, 2011) i vari contributi si misurano – spesso dialetticamente – con alcuni dei limiti più estremi e insostenibili del momento punitivo ed espiativo: la pena di morte, l’ergastolo, lo statuto delle vittime del reato, le morti e le violenze in regime di detenzione e di privazione di libertà. Saggi di:
Marco Alessandrini, Alessandro Bernardi, Giuditta Brunelli, Stefania Carnevale, Pietro Costa, Franco Corleone, Federico D’Anneo, Giovanni De Luna, Daniele Lugli, Luigi Manconi, Riccardo Noury, Andrea Pugiotto, Paolo Veronesi.
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Rosso rosso
10.00
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Dopo il fortunato esordio narrativo
Mannaggia la miserìa
, che denunciava le condizioni di lavoro e di sfruttamento della comunità marocchina del ghetto di San Nicola Varco di Eboli molto prima dello sgombero, e il successivo
Graziemila
, che racconta dal di dentro i tormenti degli ottocento braccianti africani cacciati con violenza dalla polizia, Anselmo Botte chiude con
Rosso rosso
la sua trilogia nelle terre dove Levi scrisse il suo memoriale civile. Anche questo nuovo libro, che ha la forma del romanzo, usa lo stesso travestimento formale, dove l’autore utilizza le storie e l’esperienza sul campo di sindacalista per raccontare la condizione umana delle operaie stagionali del pomodoro, quelle 12.000 donne che «come formiche, correvano verso un nuovo giorno di lavoro, in molteplici fabbriche dell’Agro Nocerino-Sarnese, sotto il Vesuvio, a due passi da Salerno». Nella capitale mondiale del pomodoro pelato, terra di caporali e
caporale
, in una fabbrica dove si spettegola e si lotta per la sopravvivenza quotidiana, vive e racconta in un registro a volte comico-grottesco, in altre sentimentale, la protagonista-narratrice di
Rosso rosso
, cioè l’operaia Lucia. Parla e straparla del suo bell’Antonio e dell’amore nella terra dei
pommarolari
, spietati padroni avvezzi a rapporti di lavoro feudali, dove «la mezzadria e la colonia apparivano gli unici criteri di valutazione dell’economia», nel contesto desolato e barbarico della Statale 18, territorio di pomodori e camorra. È proprio lì che il suo amore, nato in quelle fabbriche, diventa metaforicamente esistenziale «come il pomodoro: quando è fresco ti offre tutta la sua fragranza e il suo profumo ti inebria, quando viene conservato nei barattoli, scade inesorabilmente dopo qualche anno e se lo assapori ti inguai la vita per sempre».
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Unità e libertà nell’Europa delle nazioni
14.00
€
Il volume, ripercorrendo a grandi linee il processo di formazione di due Stati nazionali unitari, l’Italia e la Germania, esamina il contributo portato al Nation Building dai rispettivi movimenti operai. Al centro della riflessione le questioni della libertà, dell’unità nazionale, dell’integrazione sopranazionale, che non possono essere risolte senza riferimento alla giustizia sociale, alla solidarietà e alla democrazia economica nel quadro di un’Europa sociale e coordinata. Poiché l’Europa, ieri come oggi, è la cornice entro la quale la Germania e l’Italia devono pensare la loro storia, le prospettive del processo di integrazione del continente saranno l’asse intorno al quale rileggere il passato per progettare il futuro.
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Verde, bianco e rosso
14.00
€
Il volume è un compendio di tutte le iniziative che la CGIL, insieme alle sue strutture territoriali e di categoria e alle organizzazioni ad essa collegate, ha realizzato nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Susanna Camusso sottolinea nella prefazione l’ampiezza e il livello dell’impegno profuso che, per un intero anno, ha fatto della CGIL uno dei soggetti più attivi dell’intero panorama nazionale, mentre Carlo Ghezzi ne illustra la continuità storica ripercorrendo, con quelle del centocinquantesimo, le iniziative messe in campo nel 1911 e nel 1961 per il cinquantesimo e per il centenario dell’Unità nazionale. Il saggio di Enrico Panini, sulla base di un’attenta analisi del materiale iconografico e fotografico prodotto dalla confederazione, rivela spessore, significato e prospettiva di un legame mantenuto senza salti nel corso dei decenni fra la politica della Confederazione ed i simboli attraverso i quali si manifesta l’identità del nostro paese, in particolare la sua bandiera, ricavando dalla loro permanente attualità una chiara indicazione per il futuro che supera la stessa occasione delle celebrazioni per il centocinquantesimo. Il percorso delle manifestazioni della CGIL delinea un vero e proprio viaggio lungo tutta la penisola tra nodi irrisolti, conquiste di diritti, ferite ancora aperte, partecipazione emotiva e criticità pericolose. Così la CGIL ha deciso di rappresentare le proprie iniziative: come la descrizione del viaggio compiuto da un iscritto immaginario affidata alla penna di Paolo Andruccioli. Il libro contiene inoltre tre relazioni degli storici Stefano Musso, Emilio Gentile e Giuseppe Galasso, a convegni nazionali organizzati dalla CGIL e dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio sui temi «Lavoro e democrazia», «Stato e nazione» e «Questione meridionale», che hanno costituito i grandi filoni di approfondimento su cui si è deciso di lavorare. Completano l’opera un’importante appendice fotografica curata da Ilaria Romeo e, a cura di Elisa Castellano, una cronologia delle iniziative realizzate nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
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