• Agli inizi degli anni ottanta si sono sviluppati per iniziativa delle organizzazioni sindacali, ma anche delle associazioni di volontariato e degli enti di formazione, i Centri di informazione e di orientamento al lavoro, che, in collaborazione con gli Informagiovani (centri promossi dagli Enti locali, soprattutto nel Centro Nord), forniscono informazioni ai giovani in cerca di lavoro. I Centri hanno avuto una larghissima diffusione perché offrono servizi, come l’orientamento, che l’Ufficio di collocamento non era in grado di fornire. Grazie al corso per orientatori organizzato nell’ambito del progetto Spes Nova è stato possibile riportare a modello l’esperienza in materia realizzata dalla Cgil. -Il volume si rivolge in primo luogo a coloro che, all’interno della Cgil, si occupano di politiche attive del lavoro e devono rendere operativi i deliberati della Conferenza di Fiuggi sui servizi per il lavoro. Ma anche per tutte le persone che all’interno dei servizi per l’impiego o nelle strutture si occupano di orientamento i materiali prodotti nel volume possono costituire un contributo per l’integrazione tra il momento puramente informativo e quello più significativamente orientativo.
  • A partire dalle grandi fabbriche di Sesto san Giovanni le lotte operaie per la salute e la sicurezza sul lavoro si sono sviluppate dall'idea di rifiutare la monetizzazione del rischio e della salute. Il volume ripercorre le esperienze della contrattazione per migliorare le condizioni di lavoro e di vita delle donne e degli uomini impegnati nei diversi settori produttivi. Una storia fatta di incidenti e morti (Seveso, Porto Marghera, Ravenna, i tanti cantieri edili), ma anche di nuove conquiste contrattuali e di un grande movimento che ha fatto avvicinare agli operai e agli impiegati tanti medici, avvocati, giuristi, esperti di progettazione meccanica che hanno permesso al sindacato di tutelare meglio le ragioni di chi lavora. Ciò si è reso possibile anche grazie all'opera svolta nei tribunali e in Parlamento, con l'istituzionalizzazione della Medicina del lavoro e con le indagini parlamentari sugli infortuni e sulle "morti bianche", a cui hanno dato un decisivo contributo Luciano Lama, Carlo Smuraglia e Antonio Pizzinato. Dopo 100 anni di storia, si può trarre un primo bilancio e ribadire l'impegno a mantenere alta l'attenzione su questi temi.
  • L’amore e il lavoro, scriveva Freud, sono i due elementi fondamentali per raggiungere un equilibrio personale. Ma nell’attuale società globale, dominata dall’economia, il lavoro contraddittoriamente risponde sempre meno all’esigenza di realizzazione soggettiva e ancora meno a quella dell’inclusione sociale, semplicemente sembra tornato a essere la principale (spesso scarsa) fonte di reddito. Al contempo i processi sociali d’individualizzazione e i sentimenti d’inadeguatezza e di solitudine avanzano. Persino la felicità, che Primo Levi nella Chiave a stella attribuiva al lavoro, nella società «liquida» sembra ormai raggiungibile solo all’interno della sfera del consumo. Stiamo dunque assistendo alla fine del valore sociale del lavoro? L’autore, per dare una risposta a questo interrogativo, ripercorre l’intero tragitto storico che ha condotto alla formazione del concetto stesso di lavoro. Successivamente ipotizza tre possibili linee di sviluppo delle politiche post moderne del lavoro. Ricordando quello che scrisse Gramsci, «prevedere non significa sapere quello che avverrà, ma fare in modo che avvenga, cioè predisporsi a progettare il futuro», Ranieri conclude che senza un caparbio orientamento all’analisi e alla progettazione i lavoratori rischiano di essere indotti ad auto-ingannarsi sulla loro reale condizione, riducendosi disarmati, davanti alla pressione del «capitalismo impaziente», a rispondere, come lo scrivano Bartleby del racconto di Melville: «Preferirei di no».
  • Un borghese che si definisce progressista assiste casualmente allo sbarco di una delle tante carrette del mare cariche di disperati che approdano sulle coste del nostro Sud. Un anno dopo lo ritroviamo in volo per Nuevo Laredo, Messico. Lavorerà in una missione di religiosi scalabriniani nel deserto al confine con gli Usa, la «Casa del migrante», che assiste uomini, donne, bambini che ogni giorno tentano di scavalcare il muro della morte o di guadare il Rio Bravo per entrare in Texas. Sarà un lungo, intenso ed emozionante periodo, in cui proverà a comprendere il problema dell’emigrazione, le sue cause e origini, andando a vivere dall’altra parte della barricata. Compagni di quei giorni saranno loro, i migranti. Emergono, attraverso alcuni ritratti, le loro piccole storie ricavate dalle interviste raccolte sul posto, vite esemplari che danno voce alle migliaia che voce non hanno. Un ventaglio di riflessioni etiche, politiche e religiose nate dall’osservazione dei tanti modi diversi in cui può diffondersi lo stesso messaggio evangelico, unite da un filo di indignazione e di speranza.
  • La valutazione dell’azione pubblica, oggi al centro di un intenso dibattito e di iniziative legislative in parte convergenti, da destra e da sinistra, acquista rilievo particolare nell’ambito delle politiche per l’impiego e dei servizi destinati al mercato del lavoro. Su questo terreno nel nostro Paese si sono registrati, negli ultimi tre decenni, i tassi più alti di «ineffettività» dell’azione pubblica. Questa situazione fallimentare ha potuto protrarsi così a lungo perché sono mancate quasi del tutto – in questo come in altri settori – la cultura e la capacità tecnica della valutazione e della misurazione. La valutazione si è appuntata assai di rado sui soggetti erogatori dei servizi al mercato del lavoro (i Centri per l’impiego), che dovrebbero costituire l’architrave delle politiche pubbliche in questo campo. Questo libro vuole contribuire a radicare la cultura della valutazione in Italia, e in particolare nel campo delle politiche del lavoro, attraverso lo studio delle esperienze straniere più significative svoltesi negli Stati Uniti, in Australia, in Gran Bretagna, in Svezia. Per mostrare che, sebbene tecnicamente complessa, la via della valutazione è percorribile e può realmente contribuire al miglioramento dell’azione pubblica sul mercato del lavoro.
  • Scrivere una storia del Primo Maggio non significa limitarsi a ripercorrere le tappe di una manifestazione che si ripete di anno in anno da più di un secolo. Significa anche raccontare la storia di una speranza di riscatto, di una utopia, quella socialista di una società di eguali e senza sfruttamento, che per un giorno sembra farsi reale nelle speranze e nei comportamenti dei lavoratori in festa. Tradotto sul piano locale, il Primo Maggio, dalle origini alla prima guerra mondiale, è la cartina di tornasole degli sviluppi del giovane socialismo bresciano: i difficili inizi, la repressione, la prime libertà, la conquista della città in alleanza con i liberali, le divisioni interne tra riformisti e rivoluzionari, lo scontro con il forte movimento cattolico e l’addensarsi delle prime nuvole belliche. Il Primo Maggio è tutto questo: speranza, riflessione e accesa lotta politica.
  • Testi di: Eraldo Affinati, Edoardo Albinati, Cosimo Argentina, Franco Arminio, Andrea Bajani, Paolo Capodacqua, Enrico Capodaglio, Angela Flori, Mauro Francesco Minervino, Marco Moschini, Massimo Raffaeli, Marco Rossi-Doria, Emiliano Sbaraglia, Chiara Valerio. Foto di Ennio Brilli. Già nei primi anni sessanta un romanzo, Il maestro di Vigevano di Lucio Mastronardi, una delle opere più importanti della letteratura italiana del secondo Novecento, annunciava la fine di un’epoca e il prevalere prepotente dell’economia sulla cultura nell’Italia del boom. A quasi mezzo secolo dalla scuola raccontata in prima persona dal maestro Mombelli, e dalla sua figura cinematografica interpretata da Alberto Sordi, che ne tradusse la struggente melodrammaticità nell’omonimo film di Elio Petri, la percezione dell’istruzione nel nostro Paese è gradualmente andata sempre peggiorando. Tanto che il ridotto ruolo sociale dell’insegnante, e di conseguenza la sua frustrazione intellettuale in un mondo pieno di merci ma povero di senso, è inconfessabile dato di fatto nella scuola di adesso. Altri autori negli ultimi anni hanno ripreso il lascito del maestro lombardo raccontando con diversi generi narrativi un mondo da sempre complesso, difficile da decifrare, da Marco Lodoli a Domenico Starnone, da Sandro Onofri a molti altri narratori che compaiono anche in questo libro collettivo, come per esempio Edoardo Albinati ed Eraldo Affinati. Ma com’è la nostra scuola, oggi? Quali sentimenti, quali nuovi rapporti, quali esseri umani la abitano? In questo libro alcuni scrittori italiani, molti dei quali insegnanti nella vita, provano ad affrontare l’argomento in modo non ovvio. Ne esce fuori un ritratto a più voci inclemente e al contempo pieno di passione delle tante scuole che stanno nelle tante Italie: quelle dei maestri, dei professori, degli insegnanti che resistono al peggio. È anche un libro di luoghi, questo: il carcere, la scuola terremotata di L’Aquila, le città lontane delle gite scolastiche, i percorsi degli spostamenti quotidiani in automobile, o addirittura la strada, luogo della scuola nuova, quella che esce dall’aula e incontra il disagio dei ragazzi delle periferie. Nuova come quella raccontata con grande raffinatezza e forza nel reportage fotografico di Ennio Brilli, dove tra i banchi bambini di più continenti convivono sfidando l’Epoca.
  • Riccardo Lombardi, nel 1976, proponeva un’altra via per la sinistra italiana, diversa dal centrosinistra e dal compromesso storico, quella dell’alternativa socialista. Ne aveva parlato, con la suggestiva oratoria che gli era propria, nel congresso del PSI della primavera di quell’anno; tornava a rifletterci sopra, qualche settimana dopo, in un libro-intervista affidato all’attenta e partecipe cura dello storico Carlo Vallauri. Dopo più di un trentennio, quelle pagine – che proponiamo qui in una nuova edizione – sono il punto di partenza delle riflessioni di Fausto Bertinotti che, sottolineandone l’attualità, le rilegge con il dichiarato intento di coglierne spunti nuovi per la ricerca, sempre urgente, di un rinnovamento della sinistra, che non la allontani, grazie all’intelligente memoria dei Maestri, dalla sua aspirazione a costruire una società più giusta per tutti.
  • Lombardi

    10.00 
    Riccardo Lombardi è stato per generazioni di militanti della sinistra italiana un leader capace di coniugare rigore intellettuale, severità morale e fantasia politica. La biografia pubblicata da Miriam Mafai nel 1976 – che riproponiamo in questa nuova edizione, perché nel venticinquesimo della morte si rinnovi il ricordo di una delle grandi figure del socialismo italiano – ne ricostruisce la straordinaria avventura umana e politica, dall’antifascismo degli anni Trenta fino all’impegno riformatore nel periodo del primo centrosinistra, all’inizio del decennio Sessanta, passando per la Resistenza nelle file del Partito d’Azione, l’attività di dirigente politico e parlamentare della Repubblica, le brillanti esperienze giornalistiche come direttore dell’Avanti!. Una storia solo apparentemente di ieri, che le pagine di Miriam Mafai presentano nella sua sorprendente attualità.
  • Il volume raccoglie alcuni scritti di Vittorio Foa significativi per la comprensione del percorso intellettuale e politico di uno dei maggiori protagonisti della storia del nostro paese e della sinistra italiana del Novecento. In particolare sono riprodotte, con la relativa discussione, tre lezioni tenute da Foa nel 1988 ad altrettanti seminari organizzati dall’Università di Camerino su tre temi ricavati utilizzando alcune delle grandi codificazioni binarie che segnano l’universo della politica: fascismo/antifascismo, destra/sinistra, con- servazione/progresso. Nelle lezioni e nelle risposte di Foa al dibattito si di spiega una riflessione che investe le questioni del bene e del male, dei valori e dei disvalori, della tolleranza e dell’intolleranza nei progetti di trasformazione, fino all’analisi della collocazione del sindacato nella Costituzione della Repubblica. La seconda parte del volume è dedicata ad un ampio saggio in cui, con il titolo Il paradosso del lavoro, Foa ripercorre la sua esperienza di sindacalista della CGIL che, durata per 35 anni, ha occupato un posto centrale nella sua vita. Accompagnano questo saggio il commiato di Foa dalla CGIL, avvenuto al compimento del sessantesimo anno d’età, e un suo intenso e affettuoso ricordo di Giuseppe Di Vittorio.
  • Buen vivir

    3.99 10.00 
    La crisi attuale mette in luce l’insostenibilità politica e sociale di un modello di sviluppo che ha dimostrato la sua inadeguatezza e che pone domande forti, legate alla sopravvivenza stessa dell’uomo sul pianeta. Domande come: esiste un’alternativa al modello capitalista? è realizzabile migliorare la vita di miliardi di persone tenute ai margini? si può coniugare l’economia con la difesa dell’ambiente? è possibile sperimentare un nuovo patto sociale e ripensare le forme della rappresentanza? Dall’America latina all’Asia, all’Africa, a molte comunità e territori del Nord del mondo i conflitti ambientali e sociali hanno creato le condizioni per la formazione di una risposta nuova che, a partire dalla democrazia deliberativa e dalla responsabilizzazione collettiva, lavora alla costruzione di un nuovo paradigma di civiltà, fondato sul buen vivir – cioè su una vita in armonia con la natura, della quale tutta la comunità è parte – che è oggi tra i principi fondanti delle Costituzioni della Bolivia e dell’Ecuador. Educazione popolare, autogoverno, orizzontalità, giustizia sociale, mutualismo, creatività e decolonizzazione del potere sono gli strumenti e le pratiche che l’ecologismo dei poveri utilizza per costruire una democrazia della Terra. Oltre alla postfazione di Gianni Minà, giornalista, direttore della rivista Latinoamerica e tutti i sud del mondo, il libro si fregia della prefazione di Adolfo Pérez Esquivel, intellettuale argentino, Premio Nobel per la Pace nel 1980 per l’attività di denuncia contro la dittatura militare svolta negli anni Settanta.
  • «Sarebbe venuto giù il diluvio, se parole come queste le avesse scritte “uno del nord”: il diluvio. Ma proprio perché è calabrese, Minervino può permettersi di dire cose scomodissime. Sulle quali farebbero bene a riflettere tutti». Gian Antonio Stella, «Corriere della Sera» 21 gennaio 2009. Antropologo prestato alla letteratura, nato nell’officina di «Nuovi Argomenti», Minervino racconta, con impegno civile e fuori dalle approssimazioni mediatiche, una regione dell’Italia di oggi. Immagini di una Calabria che si situa tra passato e presente, notazioni storiche e filosofiche, echi letterari, diari di viaggio e fatti di attualità commentati in presa diretta, in un flusso lavico che ricompone lo spirito di un luogo, la sua presunta e perduta identità. Con una lingua tesa, affilata, e un tono sempre caldo e partecipato, l’autore racconta i ragazzi di Paola, la fe rocia di Duisburg, il mare amato da Enzo Siciliano, la Calabria di Mario Soldati e i suoi vini, le operazioni mediatiche di Oliviero Toscani, e naturalmente i fuochi, gli incendi e i roghi che ogni anno con sinistra cadenza divampano in un paesaggio arcaico e insieme «modernissimo». Come ha scritto Franco Arminio nella prefazione al testo: «La Calabria di Minervino è una regione potente, un luogo in cui la bellezza e la devastazione della bellezza sembrano sfuggire a ogni tentativo di cercarne rimedi e ragioni». «La Calabria brucia, la Calabria va a fuoco, in tutti i sensi. Ci sono immagini, archetipi, che in questi giorni di roghi divampanti riemergono con inquietudine dall’inconscio collettivo. Sembra una prova generale dell’Apocalisse di Giovanni, in cui l’elemento dominante, come ricorda spesso James Hillman, è proprio quello del fuoco che viene dal cielo e del fumo nero che sale dalla terra e brucia ogni cosa.» Nota alla seconda edizione di Gian Antonio Stella. Poscritto dell’autore alla seconda edizione.