• La nozione di mediazione civica è proposta dall’autore come ipotesi interpretativa per comprendere più correttamente alcuni aspetti delle moderne strutture democratiche e del sindacato. La competenza insita nella mediazione civica, in una realtà caratterizzata profondamente dalla frammentazione sociale, permette, alle organizzazioni e ai cittadini, di affrontare i problemi attraverso un processo di riconoscimento reciproco, nel quale si realizza una condivisione dei ruoli dell’ascoltare e del parlare. Attraverso quello che Rappl chiama l’agire dialogale si prefigura una più facile comprensione e risoluzione di situazioni problematiche. Tale approccio permette sia di comprendere meglio alcune delle modalità messe in atto dalle Camere del lavoro (la cui storia viene ricordata nel saggio), promosse dal sindacato, sia di fornire spunti di riflessione per scegliere con maggiore cognizione le strategie comunicative in sede di conflitto. La mediazione civica e la ricerca di nuove modalità di relazioni personali e istituzionali, le varie dimensioni mediali dell’agire dialogale, le relazioni mediate dal dialogo sono gli argomenti presi in esame nel saggio. Contributi di: Paolo Nerozzi, Nicoletta Rocchi, Bruno Roscano, Italo Stellon.
  • La complessità del processo di riproduzione sociale dipende dalla molteplicità delle forme di transazione che lo caratterizzano e dal coinvolgimento di risorse, beni di consumo e servizi, ma anche capacità personali, impegnate sia per la trasformazione degli stessi beni e servizi, sia per agire direttamente su altre e con altre persone. D’altro lato, da quando il lavoro salariato ha fatto la sua comparsa, la separazione tra processi produttivi e riproduttivi - scrive Montebugnoli - domina la scena economica e sociale. È possibile pensare a una loro ricomposizione? Quali strategie possono mettere in opera, a tal fine, la sinistra e il sindacato? Queste sono alcune delle tematiche e dei quesiti affrontati nel saggio e nei contributi presentati nel volume, a partire da un tentativo di definire con precisione il concetto di riproduzione sociale e di mettere in evidenza la peculiarità delle risorse e dei rapporti compresi nel suo ambito. Terreno di verifica di tutto il discorso è la questione del welfare e delle sue esigenze di rinnovamento. Contributi di: Luigi Agostini, Ferruccio Danini, Betty Leone.
  • Il volume contiene i risultati scaturiti dal progetto di formazione e ricerca su"La dimensione sociale della contrattazione", realizzato nel corso del 2001. Il progetto ha avviato una riflessione sui modi e sulle forme di rappresentanza, di tutela dei diritti, di sviluppo economico e sociale. Ha posto al centro della propria azione la dimensione territoriale quale riferimento utile per riflettere sulle strategie e sull’azione del sindacato. Il volume dà conto dello studio preliminare all’avvio del progetto, nato da un’intesa tra Cgil e Spi, precisa le caratteristiche del metodo di progettazione dell’azione e dell’indagine, riferisce della sperimentazione sul piano delle analisi e della sperimentazione sul campo.
  • Gli anni novanta in Italia costituiscono un periodo di riforme istituzionali, rese necessarie in seguito alla crisi del sistema politico. Tale crisi ha posto in luce tre questioni fondamentali: la necessaria rideterminazione dei rapporti tra rappresentanza e governo; l’esigenza di ridefinire l’assetto istituzionale, al fine di ridurre la ridondanza politico-amministrativa; l’importanza, infine, di ristabilire i rapporti tra dimensione politica e dimensione sociale e in particolare tra sistema politico e sistema sindacale, definendo un’essenziale riforma lavoristica specie nel settore privato. Data la parzialità e la mancata realizzazione di tutte le riforme prefigurate, i nodi da sciogliere rimangono molti. Come si può affrontare la questione della formazione della rappresentanza politica e del governo? Come si può ridurre la ridondanza istituzionale in termini di posti politici che continua a essere inefficiente e costosa e che necessita di una riforma del Parlamento in senso federale? Come si può ridefinire la dimensione sociale del nuovo assetto istituzionale in termini di regolamentazione della rappresentanza sindacale e dei rapporti tra sistema sindacale e sistema politico istituzionale? Come si può affrontare il progetto di riforma costituzionale presentato dal governo di centrodestra? Questi sono i principali temi e i principali interrogativi affrontati e approfonditi nel saggio di Luigi Mariucci e nei contributi presenti nel testo. Contributi di: Ettore Combattente, Michele Gentile, Giampaolo Patta, Bruno Pierozzi.
  • È noto come il tessuto produttivo italiano sia caratterizzato, rispetto alle altre economie industriali moderne, dalla presenza di piccole e medie imprese operanti in settori tradizionali. Questo tratto peculiare dell’economia italiana è stato a lungo ritenuto un fattore di debolezza dello sviluppo. In realtà i sistemi locali di piccole imprese hanno mostrato una notevole capacità di adattamento incrementale ai mutamenti della domanda, aiutati in questo anche dalle politiche di svalutazione che hanno consentito di accrescere la profittabilità dell’export. Tuttavia, la base della crescita viene oggi decisamente spostata sulle dinamiche della produttività, perciò sull’innovazione, sulle possibilità di integrazione tecnologica, sulle capacità di creare e scambiare conoscenze astratte. Ma come possono le piccole e medie imprese italiane contribuire ad accrescere le dotazioni collettive di capitale umano e riuscire a incorporare nei prodotti e nei processi produttivi nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche? In quale misura esiste uno spazio reale di innovazione nei settori tradizionali del made in Italy e in che modo favorire la sua esplorazione valorizzando la varietà territoriale e l’apertura internazionale dei sistemi produttivi locali? Quali sono, in definitiva, le linee di una possibile politica industriale italiana all’interno del processo di integrazione europea e di crescita della concorrenza mondiale? Questi sono i principali interrogativi affrontati e discussi nel saggio di Giancarlo Corò e nei contributi offerti nel testo. Contributi di: Carla Cantone, Marigia Maulucci.
  • Le trasformazioni che hanno segnato la politica e l’economia non solo italiana ma europea, negli anni ottanta e novanta, hanno portato all’affermazione di forme diverse di contrattazione e concertazione. Tra gli aspetti che rendono la concertazione stessa, seppur con dei limiti, uno strumento innovativo, è possibile indicare l’affiancamento tra parti sociali e istituzioni pubbliche nel decidere di politiche e beni pubblici, il processo di decentramento, lo sviluppo locale, il "capitale sociale" quale precondizione dello sviluppo. Non mancano aspetti critici che riguardano soprattutto la concertazione di seconda generazione, in presenza di una disoccupazione crescente e delle difficoltà da parte dei sindacati di rappresentare la molteplicità degli interessi, all’interno degli accordi concertativi. Quali azioni il sindacato deve mettere in atto per salvaguardare forme diverse di concertazione? Come evitare il rischio che interventi concertativi si risolvano in semplici forme di compromesso, dettate principalmente dal coinvolgimento di molti soggetti partecipanti e firmatari? Queste sono alcune tematiche e alcuni quesiti affrontati nel saggio di Carrieri e nei contributi presenti nel testo. Contributi di: Guglielmo Epifani, Alberto Malavolti, Raffaele Minelli.
  • Il volume racconta il lavoro nei call centres in una prospettiva comparativa europea. Il quadro che emerge è certo più complesso di quello presentato dalle cronache dei giornali. Sono presenti infatti in questo segmento di mercato del lavoro un’ampia varietà di skills, forme organizzative, pratiche di lavoro, forme contrattuali. Anche i diversi profili professionali mutano in relazione alle attività svolte nel call centre: "numeroverdisti", intervistatori telefonici, televenditori, addetti all’assistenza clienti, addetti al recupero crediti, consulenti finanziari e, in prospettiva, sempre più web call centres operators. Sebbene i numerosi call centres diffusi nei diversi paesi europei presentino un alto tasso di diversificazione, alcune problematiche e aspetti critici mostrano una non casuale ricorrenza. Dall’alto indice di presenza femminile che rischia di configurare una nuova forma di segregazione femminile, all’uso di una flessibilità sfrenata, a un elevato turn over. La serialità del lavoro, lo stress e l’assenza di prospettive di carriera sono i motivi che, più frequentemente, spingono i lavoratori ad andarsene, rendendo ancora più difficile la presenza e l’esercizio di azioni di tutela da parte del sindacato. La complessità di tale contesto di riferimento offre l’occasione per proporre delle linee guida che orientino l’azione del sindacato all’interno di questi ambienti di lavoro. Se ne deduce così che il sindacato dovrebbe adottare strategie innovative che, combinando le tecniche tradizionali con i moderni strumenti di marketing, possano rispondere alle esigenze dei lavoratori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
  • La Costituzione italiana ripudia la guerra. Eppure nell’ultimo decennio i conflitti bellici, ai quali l’Italia ha preso parte, sono aumentati con ritmo crescente. Fino alla recente missione militare in Afghanistan. Quali sono le ragioni dell’eclissi del dettato costituzionale? Come vengono prese le decisioni che hanno consentito in questi anni la partecipazione italiana alle nuove guerre? I bombardamenti americani possono essere considerati un’azione di legittima difesa? Quale sarà la sorte dei diritti costituzionali, oggi messi duramente alla prova dalle politiche di emergenza adottate in molti paesi occidentali? Che cosa è avvenuto a Guantanamo? Perché l’Onu è in crisi? Riproponendo i principali percorsi di riflessione del pensiero giuridico, il libro ricostruisce i vincoli posti dal diritto costituzionale interno e internazionale all’uso della forza, per poi affrontare alcuni nodi di carattere teorico indispensabili per comprendere la controversa natura delle nuove guerre: il richiamo alla guerra giusta, il rapporto tra guerra e diritti, il concetto di impero, il confronto tra la civitas maxima di Kelsen e il mondo pluriverso di Schmitt.
  • Attraverso la tecnica degli interrogativi e delle risposte, il libro fornisce una informazione compiuta della"questione kurda", rintracciandone le radici storiche, politiche, culturali, e correggendo le molte distorsioni che anche il difficile reperimento di fonti affidabili è venuto via via producendo. La ricostruzione della storia politica del Kurdistan - assieme alla disamina della sua geografia, della sua economia, dell’origine del popolo kurdo, della sua lingua e della sua cultura - conduce così al bivio oggi più che mai aperto per la questione kurda: la realizzazione dell’indipendenza nazionale o, in alternativa, la continuazione del dominio turco, persiano e arabo su quel popolo e sul suo territorio diviso. Eppure dalla soluzione della questione kurda passa anche la realizzazione di molte delle condizioni necessarie per restituire stabilità e pace all’intero Medio Oriente, e per dare risposta a grandi problemi concreti dell’intera regione, come quelli relativi al crescente contrasto sulle fonti idriche rispetto al quale il Kurdistan, da dove scaturiscono i principali corsi d’acqua, ha un’importanza strategica. Questa esigenza appare oggi più avvertita in primo luogo fra le forze politiche dell’Europa, e molti sono anche i fattori nuovi, interni alla regione kurda e internazionali, che premono - com’è negli auspici dell’autore - per il rispetto dell’identità nazionale del popolo kurdo e del suo diritto all’autodeterminazione, per la realizzazione di un sistema politico democratico e pluralista di base e garanzia alla costituzione di uno Stato kurdo sovrano e indipendente.
  • Poche discipline hanno avuto uno sviluppo rapido come quello della biologia contemporanea. La conseguenza è che si è compresa in pochi anni la natura del materiale genetico che determina l’essenza di tutti gli organismi viventi: il Dna. Ne conosciamo, quasi all’improvviso, la struttura, l’organizzazione, i meccanismi di autoriproduzione. Ne abbiamo compresa la qualità essenziale: quella di essere allo stesso tempo materia chimica inerte e materia vivente (il Dna si riproduce, si accresce, muore). La rapidità di queste scoperte ci ha impedito di acquisire fino in fondo consapevolezza che la natura degli organismi (e quella dell’organismo che ci interessa di più, l’Homo sapiens) è natura autocodificata, autogenita, autoreplicante. La lezione di libertà esistenziale che ne deriva, lungi dall’essere diventata patrimonio della cultura comune, non è ancora filtrata attraverso le coscienze. Entrambi i fatti (la autocodificazione e la mancanza di coscienza di questa autocodificazione) meritano una riflessione. Merita anche attenzione il fatto che, una volta decifrato il codice e capito come questo codice è fisicamente organizzato, l’Homo sapiens ha immediatamente iniziato a manipolarlo. Guardandoli con un minimo di prospettiva, suggerisce il libro, i dubbi, le moratorie, le proibizioni sembrano destinati a durare poco.
  • Con il II Rapporto, l’Ires conferma l’impegno di procedere al costante monitoraggio sugli scenari e le dinamiche del lavoro e dell’impresa nel Mezzogiorno. Quest’area, pur sperimentando nel corso della seconda metà degli anni novanta una spinta propulsiva in grado di innescare una favorevole dinamica del Pil, non è riuscita a eliminare i fattori di debolezza strutturale che la caratterizzano (gravi carenze infrastrutturali, un insufficiente assetto produttivo, un minor grado di apertura al commercio internazionale e interno, una significativa presenza della criminalità organizzata e così via). La ripresa risulta oggi frenata sia da una congiuntura economica sfavorevole, sia dall’incapacità da parte dell’attuale governo di attuare una strategia in grado di produrre una svolta di qualità nel governo dell’economia. Nel realizzare il presente Rapporto l’autore si è posto due differenti obiettivi: da un lato, fornire un quadro sintetico delle principali tendenze economiche che hanno interessato il Mezzogiorno nel corso degli ultimi anni; dall’altro, fotografare - con l’ausilio dei principali dati statistici disponibili - l’assetto economico-produttivo attraverso il quale il Sud si dispone ad affrontare la sfida dell’ampliamento dell’Unione europea.
  • Nei metalmeccanici fiorentini, lungo i decenni del dopoguerra e attraverso le diverse modalità produttive del territorio, si sono intrecciati in vario modo mito e realtà della categoria, mestiere e sindacato, identità professionale, cittadina e territoriale, politica e culturale. Il convegno promosso a Firenze dalla Fiom Cgil e dall’Associazione Biondi Bartolini, l’8 ottobre 2001, sul tema "Metalmeccanici fiorentini del dopoguerra" ricostruisce un complesso tessuto di relazioni industriali in aziende grandi, piccole e medie, e illustra un’ampia articolazione generazionale, sindacale e politica della figura operaia e tecnica, ripercorrendo la memoria storica sia con un approccio classico sia attraverso testimonianze altamente significative di quadri e di protagonisti delle diverse stagioni contrattuali. L’esame dell’attività della Fiom (ma anche della Fim e della Uilm) e delle sue radici storiche, ideali e d’identità, che si incentra sui casi della Galileo e della Pignone, particolarmente collegati alla storia fiorentina e alla vicenda nazionale, si estende al tessuto metropolitano rivelandone la vitalità storica. L’equilibrio tra coscienza operaia, identità sindacale e militanza politica, animato da una grande dialettica tra le varie componenti politiche e ideologiche - aree "di sinistra", partiti tradizionali, sindacato "di classe", Acli, altri sindacalismi cattolici e laici - ruota soprattutto intorno a un asse, il principio dell’autonomia sindacale in un possibile contesto unitario.