• Ettore Reina, orfano allevato ai Martinitt, fin da ragazzo poeta, drammaturgo, attore di teatro con una giovanissima Dina Galli, divenuto tipografo scopre il socialismo nella Milano di Turati; incarcerato nel 1898, elabora un orientamento, riformista e unitario, fondato sulla convinzione che la lotta per la dignità del lavoro e la libertà di pensiero siano i basilari, inscindibili ingredienti del socialismo. È a capo della Federazione di mestiere dei cappellai dal 1901 e di quella internazionale dal 1921 al 1927. Impegnato anche nel mutualismo, nella diffusione culturale, nella cooperazione, dirige con Rigola, D’Aragona, Buozzi, la Confederazione Generale del Lavoro, dalle origini nel 1906 allo scioglimento nel 1927. Rappresentante operaio dal 1903 al 1923 al Consiglio superiore del lavoro, elabora vari progetti di leggi sociali. Viene eletto deputato alla XXV legislatura e partecipa alla preparazione della legge sul controllo delle fabbriche. Sposato e padre di cinque figli, considera la famiglia che ha creato con la moglie Adele uno dei suoi successi. Ritiratosi negli anni del fascismo, è inviato in campo di prigionia nel 1940; il figlio Ennio combatte nella Resistenza in Val d’Ossola ed è ferito gravemente. Nel dopoguerra, quasi ottantenne, aderisce al nuovo Partito socialdemocratico e al Movimento federalista europeo.
  • La bocciatura del Trattato costituzionale europeo da parte della Francia e dell’Olanda sembra aver definitivamente frustrato il tentativo di dare all’Europa una struttura istituzionale e un sistema di valori socialmente orientati. Il «deficit democratico» che da sempre affligge l’azione delle istituzioni europee sembra quindi essersi materializzato nel rifiuto scaturito dalle consultazioni popolari, come conseguenza dell’idea che questo Trattato costituzionale sia stato il frutto di scelte imposte dall’alto. In tale contesto, le opinioni sul futuro «costituzionale» dell’Europa oscillano, da una parte, tra la volontà di conservare quanto di buono è emerso dal Trattato costituzionale, valorizzandone i contenuti sociali e, dall’altra, il rigetto in toto dei risultati del lavoro della Convenzione, con l’obiettivo di cogliere nel rifiuto francese e olandese l’occasione per rifondare l’attuale sistema comunitario imperniato sul primato del mercato. Il libro dà conto di un ampio spettro di opinioni emerse nella dottrina e nel dibattito politico, animati dalla volontà di consegnare all’Europa un sistema giuridico primario attento alla salvaguardia dei diritti sociali, in armonia con le istanze che caratterizzano la nostra stessa Costituzione.
  • Conoscere, partecipare, programmare e quindi decidere. Sono queste le quattro fasi irrinunciabili di una nuova politica economica regionale. Esiste un filo rosso che concatena in modo indissolubile le quattro fasi l’una all’altra. Questo primo Rapporto sull’economia del Lazio è la base di conoscenza su cui in sequenza si andranno ad innestare le successive fasi di partecipazione, programmazione e decisione politica. Il rapporto sull’economia vuole essere lo strumento a disposizione delle cittadine e dei cittadini della Regione Lazio, affinché possano avere un quadro articolato della condizione economica e sociale in cui vivono e in cui si innestano le successive decisioni politiche. Vuole anche essere una sorta di atlante ragionato di dati a disposizione degli enti locali ai fini della loro programmazione economica, nonché un documento ad uso delle forze sociali e imprenditoriali per orientare la loro azione sindacale o di mercato. Infine, intende essere il presupposto documentale della Regione Lazio, utile a varare il successivo documento di programmazione economica e finanziaria non a occhi chiusi o semi-bendati. La predisposizione del Rapporto è stata curata dall'Assessorato al Bilancio, Programmazione economica e Partecipazione della Regione Lazio.
  • Dal 1944 al 1962 la provincia di Ragusa vide il sorgere e poi il consolidarsi di una forte Cgil. Lo sviluppo delle campagne e delle industrie, il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, delle lavoratrici e dei pensionati furono al centro delle lotte organizzate dai gruppi dirigenti provinciali e dalle Camere del lavoro dei dodici Comuni della provincia negli anni difficili e ricchi di passione dell’immediato dopoguerra e fino agli inizi del boom economico. Sulla base di materiali in grandissima parte inediti tratti dall’Archivio di Stato di Ragusa, l’autore ricostruisce quasi giorno per giorno gli eventi di un ventennio ricco di avanzate, di sviluppo, ma anche di errori e passi indietro, tracciando il quadro degli scioperi e delle manifestazioni che portarono la Cgil a diventare una grande realtà in tutto il territorio della provincia. Si salvano così dall’oblio non solo fatti che contribuirono al profondo cambiamento economico e sociale della realtà ragusana, ma anche i nomi di decine e decine di dirigenti e militanti che con passione e dedizione contribuirono alla costruzione del sindacato, subendone a volte le dure conseguenze negli anni.
  • A cento anni di distanza dalla fondazione della Cgil, il volume ci restituisce modi e forme della presenza delle donne nel sindacato. A partire dalle prime organizzazioni delle lavoratrici, attraverso gli anni del fascismo e del dopoguerra, fino all’autunno caldo e alla nascita di nuovi soggetti collettivi, le trecento fotografie e i saggi si affiancano in una trama narrativa che intreccia, come spesso accade nella storia delle donne, linguaggi e fonti diverse. Alle fotografie che ci restituiscono i volti di alcune tra le principali protagoniste di questo secolo di battaglie sindacali, si accompagna la ricostruzione di importanti momenti di vita collettiva: lotte e mobilitazioni che hanno visto impegnate categorie «storiche» come le mondine, le tabacchine e le tessili, ma anche soggetti che esprimono l’articolazione della rappresentanza sindacale, come le lavoratrici a domicilio e le pensionate. Quello che emerge non è solo un parziale, pur nella sua importanza, aspetto della storia della Cgil, ma un inusuale punto di vista che ci permette di leggere quanto e come sia cambiata in un secolo la società italiana, e come le donne, cambiando se stesse, abbiano significativamente inciso su quel cambiamento. Trecento foto per raccontare un secolo di storia e saggi di: Nadia Caiti, Barbara Imbergamo, Francesca Koch, Simona Lunadei, Lucia Motti, Maria Luisa Righi, Maria Grazia Ruggerini, Anna Scattigno.
  • Il libro racconta i due mesi che hanno cambiato la recente storia francese, grazie alla mobilitazione dei giovani contro il Cpe (contratto di primo impiego) proposto dal primo ministro Dominique De Villepin, considerato l’anticamera verso la precarietà a vita. Una rivolta che ha acceso i riflettori di tutta Europa sulla Francia e sugli studenti che hanno animato la lotta. La consapevolezza di quel rischio è infatti maturata soprattutto nelle università, tanto che l’evento simbolico della mobilitazione è stato individuato nell’occupazione e nel successivo sgombero della Sorbona. Si descrivono i fatti accaduti, a partire dalla «rivolta delle banlieues», immediatamente precedente, fino al ritiro del provvedimento da parte del governo. Attraverso storie e interviste, si interrogano gli studenti, i lavoratori precari e gli stagisti, nuova frontiera del precariato. Il libro è inoltre corredato da una serie di interviste ad alcuni intellettuali francesi (Dubet, Bensaid, Castel, Fitoussi) e da un raffronto tra il mercato del lavoro francese e quello italiano, a cura di Alessandro Genovesi del Dipartimento Politiche attive del lavoro della Cgil.
  • Gli autori ripercorrono il lungo e intenso percorso di analisi ed elaborazione che la Cgil e la nuova Federazione dei lavoratori della conoscenza (Flc) hanno realizzato nel corso negli ultimi due anni e che ha dato luogo alle proposte contenute nel Programma per la Conoscenza. Il testo descrive con chiarezza e ricchezza di dati il quadro della situazione relativa alle politiche della formazione e della ricerca, spiega e ricostruisce le argomentazioni sottese alle scelte ritenute necessarie per sviluppare nel nostro paese la società della conoscenza. Gli otto capitoli del libro tracciano un quadro preciso del deficit formativo all’origine delle tendenze al declino del nostro paese, individuano e descrivono i motori del cambiamento necessario (sviluppo dell’autonomia, innalzamento dell’obbligo di istruzione, politiche per il diritto allo studio, valorizzazione dei lavoratori della conoscenza). Sono poi analizzate le politiche proposte per i singoli settori: scuola, università, ricerca, educazione degli adulti. Ad ogni tematica affrontata è allegata una ricca documentazione (dati, tabelle, schede, documenti politici). Uno strumento utile per comprendere le proposte della Cgil e per partecipare attivamente alla nuova fase delle politiche formative e della ricerca.
  • Artigiano ebanista, deputato, fondatore e segretario generale della CGdL, Rinaldo Rigola fu un personaggio complesso e controverso che, nonostante la precoce cecità, svolse un ruolo di eccezionale rilievo nell’attività organizzativa e nelle lotte politiche del movimento proletario. Quando, al termine della Grande Guerra e dopo quasi tre lustri al vertice del massimo organo sindacale del paese, lasciò la segreteria al suo più stretto collaboratore, Ludovico D’Aragona, non si ritirò affatto dalla scena: decise anzi di dedicarsi a un’intensa attività divulgativa, della quale le lezioni tenute presso la Scuola di Previdenza e di Legislazione Sociale della Società Umanitaria di Milano nel 1920-21 costituiscono un’importante testimonianza. Il Manualetto di tecnica sindacale, uscito a dispense nel 1922, ne è il compendio e viene qui per la prima volta ripubblicato in volume unitario nella versione originale (nel 1947 ne era uscita una seconda edizione). Destinato a un pubblico vasto, scritto con tono semplice e chiaro, tanto più interessante in quanto difficile da reperire, questo testo offre una sintesi ampia e articolata dell’elaborazione teorica e dell’azione pratica del sindacalismo riformista e, al tempo stesso, ripercorre con vigore polemico le controversie che divisero le principali correnti del movimento operaio dell’epoca. Il volume è a cura di Paolo Mattera.
  • Il manuale esamina i fenomeni del «mobbing» e del «bossing», strategia, quest’ultima, adottata dalle direzioni aziendali per provocare le dimissioni della vittima, stremata dalle mortificazioni. Dopo aver illustrato la normativa vigente a tutela della professionalità, vengono esaminati i diversi possibili comportamenti illegittimi dei responsabili aziendali o degli stessi colleghi di lavoro, e si dà conto del variegato orientamento giurisprudenziale sulla prova, da parte del lavoratore, del danno da mobbing e della professionalità. Sono quindi approfonditi il danno biologico, il danno psichico, il danno morale e la nuova categoria del danno esistenziale. Viene analizzata inoltre la disciplina del danno biologico in sede Inail, evidenziandone le insufficienze per una reale tutela del lavoratore. Si sostiene infine la non imponibilità previdenziale e fiscale delle somme conseguite o disposte giudizialmente per risarcimento del danno da mobbing, biologico, morale, professionale ed esistenziale, in quanto ristoratrici di «danno emergente». La parte espositiva è completata da una ricca Appendice di documentazione (d.d.l. presentati sulla disciplina del mobbing, pattuizioni inserite nei Ccnl, risoluzioni UE) e dalle massime delle più importanti sentenze della Cassazione e di merito - il cui testo integrale è reperibile nel sito Internet dell’autore - indispensabili per chi debba affrontare o patrocinare professionalmente casi concreti in ambito giudiziario.
  • Sono le 8 e 10 del mattino dell'8 agosto del 1956 quando, nel profondo pozzo nero di Le Bois du Cazier, in Belgio, a Marcinelle, comincia la tragedia che porterà alla morte per asfissia di 262 minatori bloccati in profondità. Li ucciderà il gas, il grisou, provocato dai fumi dell'incendio aspirati dal circuito di aerazione e diffusi nelle gallerie della miniera. 136 sono italiani. A 50 anni da quella terribile vicenda, il libro, voluto dall'Inca Cgil, ne ripercorre lo svolgimento, ricostruisce i passaggi del processo e le conclusioni della Commissione d'inchiesta promossa dai ministeri del lavoro e degli affari economici, che accerteranno le cause tecniche del disastro ma taceranno sulle responsabilità. Per l'Inca poi, si trattò di una grande prova. "Con un eccezionale slancio di professionalità e di generosità - scrive Epifani - gli operatori del Patronato della Cgil, costituito in Belgio da appena due anni, portarono i primi soccorsi, sostennero i familiari delle vittime, promossero l'azione giudiziaria per accertare le responsabilità penali del disastro, fornirono un contributo importantissimo al riconoscimento in Belgio della silicosi come malattia professionale, battaglia che prima ancora era stata svolta con successo dal Patronato anche in Italia". Insieme alla storia, il libro evoca problemi di grande attualità: dal ruolo insostituibile del sindacato e del patronato, al bisogno di difendere giorno per giorno le conquiste realizzate; dal diritto ad un lavoro dignitoso e sicuro, allo spazio fondamentale che deve essere assicurato alla prevenzione; dai nuovi compiti imposti dai processi migratori di oggi, alla necessità di affrontarli sulla base dei principi e dei valori che ispirano la storia centenaria del sindacato confederale nel nostro paese. Il libro è arricchito da un inserto di sedici pagine dedicate all'opera "où la lampe passe, le mineur doit passer" una scultura in bronzo patinato realizzata dal maestro Antonio Nocera, su richiesta dell'Inca Cgil, per il museo Le Bois du Cazier, in occasione del 50° anniversario della tragedia di Marcinelle. Contributi di: Fammoni, Franzina, Moins, Nocera, Novelli, Puppo, Saccone, Tricoli, Van Cauwenberghe.
  • Il dizionario si articola in 220 schede biografiche di sindacalisti attivi nelle Marche dal 1900 al 1970, ovvero nel periodo compreso fra la nascita della prima Camera del lavoro nella regione - quella di Ancona - e la conclusione delle lotte dell’Autunno caldo. Il volume racconta la storia non soltanto dei relativi biografati, ma in certa misura anche dell’intero movimento operaio e contadino marchigiano nelle diverse componenti (socialista, anarchica, repubblicana, cattolica, comunista ecc.) in cui esso venne declinandosi nei primi settant’anni del secolo scorso. A questo risultato si è giunti grazie a un paziente lavoro di équipe al quale hanno contribuito oltre cinquanta studiosi. Un lavoro che ha permesso di ricostruire i percorsi di vita dei maggiori dirigenti, nonché di tracciare un prezioso spaccato dei propagandisti sindacali operanti nelle Marche del Novecento. Emergono così nuovi spunti di riflessione e, insieme, si fa il punto su un tema comunque meritevole di ulteriori approfondimenti in sede storiografica.
  • Il volume illustra la prima indagine Ires rivolta ai giovani al lavoro. Una ricerca voluta dalla Segreteria della Cgil per rimettere al centro la questione giovanile intesa come sicurezza e prospettiva per il futuro, come riconoscimento del valore dell’istruzione e come avvio di un processo di rinnovamento generazionale dello stesso sindacato. Un guardarsi allo specchio per assumere con decisione i problemi, le ansie, le insicurezze, ma anche le tante aspettative di quel mondo di giovani che fa parte del popolo dei «1.000 Euro» disponibile a un lavoro flessibile ma non precario e che cerca, giustamente, nel lavoro stabile e meglio retribuito la prospettiva per il futuro.