• Viviamo in un’epoca in cui la progressiva e drammatica scomparsa della «città» va di pari passo con il sorgere di un aggregato urbano in continua e inarrestabile espansione. Un «mostro» che divora il territorio, i suoi paesaggi e la sua storia. Restituire la città alla società, ridurre l’edificazione allo stretto indispensabile per allargare lo spazio alla fruizione di tutti i cittadini: ecco l’obiettivo della CGIL vicentina. Comune agli autori di questo libro - e in particolare agli urbanisti Edoardo Salzano, Anna Marson, Marco Guerzoni e Giampaolo Bassetti - è la critica argomentata dello sprawl, ovvero di un modello insediativo disperso che non solo aggredisce la bellezza del paesaggio, ma produce anche uno sviluppo insostenibile, esasperando i fenomeni di separazione sociale e indebolendo il senso di appartenenza a una comunità civile. Di sicuro non sono solo «urbanistiche» - come ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi - le ragioni per cui è profondamente sbagliato ospitare in Italia altre basi USA. Ma le analisi contenute in questo libro sulla vicenda «No Dal Molin» dimostrano che la militarizzazione del territorio porta al suo grave e forse «incurabile» decadimento ambientale. Ecco perché la protesta è divampata così forte a Vicenza e nel Veneto. Qui se ne dà conto anche attraverso le testimonianze di autori come Mario Rigoni Stern, Noam Chomsky, Dario Fo, Moni Ovadia.
  • In questo volume, insieme ai documenti del Governo, delle Confederazioni sindacali e della Confindutria, che hanno presieduto alla ripresa della concertazione sociale nel tavolo generale di confronto «Crescita ed equità», sono riuniti tutti i materiali specifici del tavolo «Sistema delle tutele, mercato del lavoro e previdenza», di più immediato impatto sulla condizione e la prospettiva del lavoro nel nostro paese. I materiali così selezionati testimoniano in presa diretta delle posizioni degli attori, dei loro moventi e delle loro dinamiche. Sono materiali vivi, soggetti ad assumere contorni più precisi nel corso dello sviluppo del negoziato, e rappresentano un’importante documentazione utile per un’informazione completa e puntuale di tutti i soggetti che, a partire dai lavoratori, sono interessati a seguire contenuti e dinamiche del confronto, e non solo la sua conclusione con il raggiungimento o meno di una intesa tra le parti. In un ampio saggio introduttivo, Mimmo Carrieri - docente di Sociologia economica e del lavoro nell’Università di Teramo -, analizzando interrogativi, contenuti e prospettive del confronto, discute il posto che la concertazione sociale potrà occupare nei prossimi anni dentro l’agenda del post-fordismo, alludendo all’utilità di un suo sviluppo dal livello degli accordi ad un più robusto compromesso sociale.
  • Durante gli anni difficili della sua giovinezza, in un entroterra siciliano devastato e depresso, l’autrice, donna del popolo lavoratore, affida alla carta avvenimenti, emozioni e riflessioni: la guerra, l’amore, l’impegno sociale e politico, le prime rivendicazioni femminili. Presto responsabile di diverse associazioni di donne comuniste e di sinistra, è compagna di un dirigente politico e sindacale, Luigi Infuso, con cui condivide la passione e la tenacia di un’esistenza di lotte. I diari, più volte ripresi e rimaneggiati, sono stati ora definitivamente ordinati per non disperdere un importante patrimonio fatto di vita vissuta, di battaglie, conquiste sociali e testimonianze minute, che si snodano dal secondo dopoguerra fino agli anni sessanta, nella provincia di Caltanissetta. Ed è grazie all’intreccio costante della dimensione personale con quella storico-politica, andando anche oltre il mondo comunista nisseno, che il testo di Enrichetta Angela Casanova Infuso allarga il fuoco, facendosi autobiografia e storia insieme.
  • A sei anni dalla approvazione della legge quadro di riforma dei servizi sociale il giudizio sul suo stato di attuazione è insoddisfacente. Il governo di centrodestra, infatti, in questi anni ha ridotto in modo consistente i finanziamenti, in particolare la dotazione del Fondo nazionale per le politiche sociali, non ha emanato i provvedimenti di attuazione, ma soprattutto non ha definito i Livelli essenziali delle prestazioni sociali che debbono garantire l’esigibilità dei diritti per le persone e le famiglie in tutto il territorio nazionale. Ha così impedito di affrontare le più importanti emergenze sociali come l’assistenza alle persone non autosufficienti, la lotta alla povertà, la strutturazione di una rete di sostegno alle famiglie. - Anche a livello regionale e locale, pur emergendo esperienze positive, vi sono ritardi nel recepimento dei principi innovatori della Legge 328/2000 e nella organizzazione di una rete integrata di servizi. Cgil, Cisl e Uil, che sono state tra i promotori di questa importante legge, fanno il punto della situazione, nel Convegno di Roma, con i massimi rappresentanti delle Istituzioni nazionali, regionali, locali e del Terzo settore, e con esponenti del mondo scientifico.
  • Il volume raccoglie i documenti e il dibattito del XV Congresso nazionale della Cgil, tenutosi a Rimini dal 1° al 4 marzo 2006: 90 interventi che in quattro giornate di intenso lavoro si sono svolti di fronte ad una platea di 1.222 delegate e delegati e di migliaia di invitati provenienti da tutto il paese e da centinaia di luoghi di lavoro. -Sulla relazione svolta da Guglielmo Epifani, insieme ai delegati al Congresso intervenuti, si sono anche confrontati Luigi Angeletti e Savino Pezzotta, segretari generali di Uil e Cisl, Guy Ryder, segretario generale della Cisl internazionale, Eduardo Estevez, segretario generale aggiunto della Cmt e John Monks, segretario generale della Ces. -Nel volume trovano altresì collocazione gli interventi di ospiti prestigiosi del Congresso, come Romano Prodi e Oscar Luigi Scalfaro, insieme a quelli svolti nell'ambito dell'iniziativa congressuale "Il sindacato, la democrazia, la Costituzione", a cui hanno partecipato Giorgio Napolitano, Giuliano Amato, Luciana Castellina, Domenico Fisichella e Mino Martinazzoli. -L’intervento conclusivo di Guglielmo Epifani completa la discussione nazionale raccolta nel volume, che contiene anche il testo finale emendato dal congresso delle Tesi su cui si è svolto l'intero dibattito congressuale, articolatosi poi in oltre 50.000 assemblee congressuali a cui hanno partecipato circa 1 milione e 500 mila iscritte ed iscritti alla Cgil – degli ordini del giorno e del documento conclusivo approvati, dello Statuto della Cgil e degli organismi eletti dal XV Congresso.
  • Il tema dei licenziamenti per motivi economici - comprensivo dei licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo e dei licenziamenti collettivi - è affrontato già da diverso tempo secondo ottiche alternative. Da un lato, c’è chi tende a valorizzare la responsabilità sociale dell’impresa datrice di lavoro - e del gruppo societario cui questa appartiene - nella ricollocazione dei lavoratori eccedenti. In questa ottica si colloca la proposta di legge di iniziativa popolare avanzata dalla Cgil nel 2002: il licenziamento viene infatti concepito come ultima ratio - dopo aver utilizzato tutti gli ammortizzatori sociali conservativi (contratti di solidarietà e poi Cigs) - con obbligo di ricollocazione in posti disponibili nelle società del gruppo o, in mancanza, con obbligo di «accompagnamento» (corsi di riqualificazione, oneri di ricollocazione «esterna», bonus economico). Dall’altro lato, si sostiene che occorre liberalizzare la disciplina o tutt’al più mantenere l’attuale assetto, salvo irrobustire e generalizzare i trattamenti di disoccupazione; peraltro con un importante problema di copertura economica di oneri cospicui. Le relazioni e gli interventi sul tema che qui vengono riuniti illustrano e approfondiscono le due diverse posizioni. L’importanza degli argomenti è resa evidente dall’agenda dei lavori del Governo Prodi e dalle iniziative intraprese dall’Associazione italiana di diritto del lavoro. Contributi di: Alleva, Amato, Amoroso, Andreoni, Balletti, Mascarello, Mattone, Mazzotta, Perulli.
  • L’economia, le politiche sui redditi e quelle sociali, le trasformazioni del mercato del lavoro e la precarietà diffusa, la sicurezza sui luoghi di lavoro, il welfare e il diritto alla salute, lo sfruttamento minorile, il lavoro e il sindacato nel mondo, le nuove e vecchie povertà, il carcere e la giustizia, il volontariato, il Terzo settore e l’economia solidale, le libertà e i nuovi diritti, le migrazioni e i rifugiati, i nuovi movimenti e la globalizzazione, gli armamenti e le geopolitiche, le guerre infinite e i terrorismi globali, i diritti umani e le discriminazioni, le turboeconomie e le violazioni, l’Europa politica e quella sociale, lo stato del pianeta, lo sviluppo e le diseguaglianze, le politiche ambientali nel mondo e in Italia: sono alcuni dei tanti temi trattati nel Rapporto sui diritti globali 2007, giunto alla sua quinta edizione. * Prefazione di Guglielmo Epifani, introduzione di Sergio Segio, interventi di Paola Agnello Modica, Lucio Babolin, Paolo Beni, Carla Cantone, Luigi Ciotti, Roberto Della Seta, Luca De Fraia, Marco De Ponte, Fulvio Fammoni, Patrizio Gonnella, Maurizio Gubbiotti, Marigia Maulucci, Claudio Messina, Raffaele Minelli, Paolo Nerozzi, Nicola Nicolosi, Mauro Palma, Achille Passoni, Ciro Pesacane, Morena Piccinini, Francisco Sarmento, Maria Gigliola Toniollo.
  • Il Regolamento sull’autonomia didattica degli Atenei del 1999, che ha introdotto la formula del cosiddetto "tre + due", e i molteplici ulteriori provvedimenti varati dai ministri Ortensio Zecchino e Letizia Moratti avrebbero dovuto elevare il livello del nostro sistema universitario e, insieme, metterlo in condizione di operare in modo più razionale, efficace ed efficiente rispetto al passato. La pseudoriforma non sembra però aver centrato tali obiettivi, poiché il sistema universitario italiano versa in una crisi profonda, aggravata da elementi grotteschi e, talvolta, addirittura comici. Le 81 strutture universitarie, pubbliche e private, con le loro 545 Facoltà e i 3.076 Corsi di Studio, tenuti da 60.728 docenti di ruolo e 30.638 professori a contratto, sono passate al setaccio di un paziente e rigoroso lavoro di ricerca e di documentazione, che mette a nudo i tratti più salienti della condizione dell’Università italiana al termine del primo ciclo di applicazione della "riforma", portando alla luce incongruenze, errori, furbizie, favoritismi e perversioni, ma offre anche elementi utili per porre rimedio a situazioni di vera e propria patologia e per individuare linee e regole serie, il più possibile condivise, di riprogettazione sia dell’assetto complessivo degli studi universitari nel nostro Paese sia delle prospettive del loro sviluppo.
  • Questo libro nasce per celebrare i 100 anni del Sindacato ferrovieri italiani (Sfi), che venne fondato al congresso di Roma tenuto dal 26 aprile al 1° maggio 1907, unificando le precedenti organizzazioni della categoria. Dipendenti prima da poche grandi compagnie, poi, dopo il 1905, dall’azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato, i ferrovieri erano lavoratori nuovi, addetti al progresso tecnologico e inquadrati in un ambiente «paramilitare» rigidamente gerarchico, rimasto quasi immutato negli anni e ben percepibile dai berretti gallonati in uso fino a poco tempo fa. Tutti questi aspetti contribuirono a sviluppare un forte sentimento di corpo e a legare i lavoratori alla loro organizzazione sindacale, caratterizzata da una gelosa autonomia dai partiti, ma al tempo stesso espressione di un settore molto politicizzato. Confluito nel 1980 in una più ampia Federazione lavoratori dei trasporti (Filt), lo Sfi nel corso della sua storia è stato sempre contrassegnato dal collegamento tra l’azione sindacale e l’identità professionale della categoria, divisa in un centinaio di qualifiche ma unita dalla comune appartenenza a una «grande famiglia». Il rapporto stretto tra la consapevolezza del valore del lavoro, l’identità del mestiere e le più vaste lotte del movimento operaio ha rappresentato una costante nei lunghi e vivaci decenni di vita sindacale dei ferrovieri, analizzati nei saggi del volume dagli antefatti ottocenteschi fino ai giorni nostri.
  • Società di mutuo soccorso, Case del popolo, circoli cooperativi o aziendali: il mondo dell’associazionismo di base risorge libero nell’Italia del 1945, rivendicando il diritto di esercitare le sue funzioni senza impedimenti e senza subire vessazioni. Questa richiesta di democrazia, tuttavia, è destinata a fare presto i conti con un sistematico e stringente controllo degli apparati burocratici e di governo, e con pesanti logiche clericali le cui pratiche censorie condizionano pesantemente e limitano l’aperto dispiegarsi delle idee. Gli anni che seguiranno saranno costellati di tentativi di intimidazione, sfratti, soprusi, violenze, eppure ciò non impedirà a questo movimento di crescere e svilupparsi in un nuovo soggetto che sarà protagonista e costruttore di una nuova cultura nazionale: l’Associazione ricreativa culturale italiana (Arci), ultima delle organizzazioni nate nel solco delle culture ideologiche dell’Otto-Novecento, che reca nel suo DNA le ragioni della modernità contemporanea. Una ricostruzione minuziosa e accurata effettuata da un punto di vista inusuale, per comprendere il periodo della nostra storia nazionale che portò l’Italia fino al boom economico e alla soglie della società dei consumi, ma che fu anche teatro di forti contrapposizioni e tragici episodi di repressione e ingiustizia.
  • Nel volume vengono ricostruite le articolate vicende dell’atteggiamento delle due maggiori confederazioni sindacali d’Italia e di Francia verso i processi di integrazione europea, prendendo in esame il lasso temporale che dal 1957 - anno dei Trattati di Roma istitutivi del MEC - giunge al 1973 - anno in cui la CGIL in concomitanza con la costituzione della CES decide di mutare la propria collocazione internazionale cambiando il proprio status all'interno della FSM da «affiliata» ad «associata». Al centro del volume si situano le complesse e non sempre congruenti relazioni fra la CGIL e la CGT, dalla presenza nella maison comune, la Federazione Sindacale Mondiale, al fallimento del Comitato Permanente CGIL/CGT. Dopo un'iniziale convergenza di posizioni rispetto al processo di integrazione, si assiste, negli anni cinquanta e sessanta, a un progressivo accumulo di dissintonie dovuto alle differenti risposte date ai mutamenti intervenuti negli ambienti politici, in particolare in relazione al rapporto con i rispettivi partiti di riferimento e con le altre organizzazioni sindacali, e alle congiunture economiche critiche che avevano posto alle rappresentanze del movimento operaio l'esigenza di un riesame delle proprie concezioni teoriche, strategiche e organizzative. L’intera vicenda si inserisce, infatti, in uno dei periodi più ricchi e intricati della storia politica ed economica europea che va dalla rivolta ungherese agli avvenimenti del 1968, e che investe tutta la parabola del boom proprio fino al 1973, anno in cui il lungo ciclo di sviluppo delle economie europee giunge al suo termine simbolicamente e materialmente rappresentato dal primo shock petrolifero.
  • Perché il lavoro è spesso dolore e sofferenza? A cosa servono i sindacati? Quando, come e perché sono nati? Quali compiti hanno ancora oggi? Grandi domande con risposte semplici e divertenti: un libro a colori, di immagini e versi, ideato, scritto e disegnato da Sergio Staino per i bambini di Bobo e per i bambini di tutto il mondo. Una favola moderna che parte da un pallone dietro il quale si nascondono la cruda realtà del lavoro minorile e i volti anonimi di tanti bambini che lavorano in altre parti del mondo in condizioni talmente inumane da risultare addirittura impensabili. Nasce da qui la riflessione che Dodo, il piccolo protagonista della storia, svilupperà e che lo porterà alla fine, raccolte tante risposte a prima vista ovvie ma in realtà sbagliate, a capire che dietro un oggetto c’è sempre qualcuno che lavora, a volte anche con sofferenza. Il ricavato delle vendite del volume sarà devoluto per l’affidamento a distanza e la scolarizzazione quadriennale di 1.000 bambini in Libano, attualmente costretti a lavorare.