• Sebbene gli italiani siano in larga misura proprietari delle abitazioni in cui vivono, paradossalmente si ripropone una «nuova questione abitativa». Nella prima parte dell’articolo vengono esaminate le ragioni demografiche, economiche e sociali di questa nuova «emergenza» e quanto su di essa abbiano influito le distorsioni del mercato abitativo. Dal quadro che ne deriva si sottolinea l’urgenza di una strategia di sviluppo di lungo respiro con particolare attenzione all’edilizia pubblica e a quella sociale. Nella seconda parte, sulla base dell’esperienza di «Abitare e Anziani», si esamina la nuova domanda di qualità abitativa espressa dalla crescente popolazione anziana che, nella sua componente di non autosufficienti, si configura come una emergenza nell’emergenza. Qui si esamina il profilo di questa nuova domanda, si riportano le esperienze internazionali e nazionali da cui trarre utili spunti e si indica, infine, un’agenda delle cose da fare e su cui il sindacato potrebbe dare un grande contributo.
  • In una fase, quale è quella attuale, in cui l’evoluzione del sistema italiano di welfare è tutt’altro che scontata, la comunità locale è sempre più spesso invocata e celebrata come soluzione a molti problemi. Promuovere fiducia, solidarietà e coesione sociale nei contesti locali implica appropriate interazioni tra diversi attori e richiede un innovativo impegno ai professionisti. Dopo aver evidenziato alcuni temi salienti che compongono lo scenario di riferimento dei mutamenti del welfare, l’articolo prende in esame il servizio sociale di comunità, inteso come dimensione collettiva, concentrando l’attenzione sulla necessità di superare approcci settoriali al welfare e promuovere pratiche «capacitazionali» nei servizi e nelle politiche sociali. Le conclusioni del saggio indicano alcuni tratti rilevanti e utili a un cambiamento di paradigma.
  • La politica economica dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni in Italia si è orientata a un taglio delle imposte accompagnato da politiche di contenimento della spesa come ricetta per far ripartire la crescita economica. La direzione di marcia – sostenuta anche da proposte radicali di riforma portate avanti da think-tank privati – sembra essere dunque quella verso un modello di welfare state con meno Stato e un po’ più mercato. L’articolo si sofferma sulle opzioni per l’organizzazione delle politiche sociali, su cosa stiano facendo gli altri paesi, su come conciliare la visione di un welfare «assicurativo» con quella di un welfare «redistributivo», nonché sui vincoli aggiuntivi alla riforma dovuta di un modello corporativo datato per il nostro paese.
  • Il volume, corredato da un’ampia introduzione di Claudio De Fiores (che ne è anche il curatore), raccoglie i saggi e i discorsi più significativi di Pietro Ingrao sulla Costituzione (relativi agli anni che vanno dal 1953 al 1978). Ne viene fuori uno spaccato quanto mai significativo delle grandi questioni «costituzionali» che hanno attraverssato i primi decenni della storia repubblicana: la fase costituente, la legge «truffa», le mobilitazioni degli anni Sessanta, a cui corrispose l'avvio del processo di attuazione della Costituzione, l'istituzione delle Regioni, la crisi della Repubblica. Particolare rilievo rivestono in questo volume i discorsi tenuti da Pietro Ingrao in qualità di presidente della Camera dei Deputati sulla centralità del Parlamento, sul principio costituzionale del lavoro, sulla capacità di tenuta delle istituzioni repubblicane di fronte al terrorismo.
  • Tra gli anni Sessanta e Settanta il Sannio ha subìto, in poco più di un decennio, una repentina trasformazione passando da società prevalentemente agricola a società postindustriale. Un cambiamento radicale e accelerato che ha polverizzato molto spesso la memoria di ciò che era stato prima e ha bruciato tappe e scansioni di modelli economici tradizionali, lasciando poco spazio alla sedimentazione del tessuto sociale e producendo forti elementi di lacerazione, come l’intenso flusso migratorio dai piccoli centri rurali. In questo volume si ripercorre la storia di questo rapido mutamento attraverso la lente di ingrandimento del lavoro, utilizzando un’ottica interdisciplinare. L’analisi storica, economica e sociologica si intreccia così all’etnomusicologia, l’iconografia e la cinematografia, per recuperare esperienze tradizionalmente escluse dalla narrazione storica ufficiale.
  • Dopo sessanta anni di war on drugs è evidente il fallimento delle politiche proibizioniste sulle droghe. Queste sono sempre di più, prodotte in maggior quantità e consumate da un numero di persone che cresce a ritmo doppio rispetto alla popolazione mondiale. A partire dalle violazioni dei diritti umani, l’evidenza dei danni diretti e indiretti della repressione, sinora al centro delle politiche pubbliche sulle droghe, ha incrinato il fronte proibizionista. Riconducendosi all’obiettivo delle convenzioni sulle droghe, la tutela della salute, alcuni Stati hanno avviato politiche di regolamentazione legale della cannabis, ritenendolo un modo migliore di controllare la sostanza più diffusa e consumata. Uruguay, Canada, 19 Stati Usa e più recentemente Malta hanno avviato politiche che mirano a sottrarre alle narcomafie il mercato della cannabis, garantire la qualità della sostanza per coloro che la consumano e prevenire in modo più efficace gli usi problematici della stessa. I primi risultati sono positivi, sia in termini di salute e sicurezza pubblica, che dal punto di vista economico. La legalizzazione della cannabis non può più considerarsi un salto nel vuoto ma una alternativa efficace alla repressione.
  • L’articolo si concentra sulle ragioni sociali e politiche che hanno spinto a proporre il referendum per la cannabis legale, e risponde alle obiezioni della Corte Costituzionale che lo ha dichiarato inammissibile. In particolare, sono discussi i vincoli che deriverebbero dalle Convenzioni internazionali al cambiamento della normativa, per via referendaria e per via parlamentare. Infine, si indicano le prospettive politiche per la più vasta riforma delle politiche di contrasto a (tutte) le droghe, dietro la spinta del movimento per la legalizzazione della cannabis.
  • L’emergere di un’economia basata sulla produzione e sulla circolazione di conoscenza è considerato uno dei fatti fondamentali della società attuale. Il contributo approfondisce il rapporto tra impresa e società che si configura nel «capitalismo della conoscenza» e le sue ambivalenze principali: quelle tra mercato e cooperazione, tra partecipazione e verticalizzazione dei processi decisionali, tra autonomia del lavoro e neotaylorismo. In secondo luogo analizza le caratteristiche principali delle mobilitazioni nell’ambito dei settori della conoscenza avvenute in Italia in questi anni, ponendole in relazione con queste ambivalenze. Se la conoscenza è un elemento rilevante del capitalismo contemporaneo, infatti, i lavoratori della conoscenza ne sono l’elemento chiave, la cerniera tra settori tradizionalmente ad alto contenuto di conoscenza e gli altri settori. L’analisi del rapporto tra impresa e società nell’economia della conoscenza declinato attraverso i «lavoratori della conoscenza» – e in particolare i lavoratori dell’università e dello spettacolo – mostra che le rivendicazioni, l’autonarrazione e i frame proposti incorporano una specifica analisi del ruolo della conoscenza nelle dinamiche produttive delle società contemporanee, e si collocano al centro delle ambivalenze di tali dinamiche.