• Francesco Renda, che avrebbe dovuto tenere il comizio a Portella quel 1° Maggio del ’47, racconta, da testimone e da protagonista, la vicenda drammatica della strage di Portella della Ginestra per opera della banda di Salvatore Giuliano. Nella forma piana e avvincente della conversazione, a cui è sotteso tutto il rigore del grande studioso, egli sviluppa una chiave di lettura della strage che la colloca nella dimensione internazionale della «guerra fredda», mettendo in luce come, nell’intreccio perverso tra politica, mafia e banditismo, impegnati nella difesa degli interessi economici e politici degli agrari, all’indomani della grande avanzata del Blocco del Popolo nelle elezioni siciliane del 20 aprile 1947, al fondo della strage si inserisca l’esigenza imprescindibile degli Stati Uniti di esautorare le sinistre dai governi nazionali e regionali delle aree strategicamente rilevanti. Da Portella il racconto passa ai cento anni di storia della Cgil siciliana, che affonda le sue radici nel movimento dei Fasci dei lavoratori e che da lì è venuta poi tessendo per tutto un secolo una trama di lotte e di conquiste che hanno collocato la Sicilia e il popolo siciliano, come dice Renda, «sul davanti della storia nazionale e internazionale». Scenario questo che si è reso possibile anche perché quelle lotte sono state illuminate da grandi utopie che, pur non realizzandosi pienamente, hanno permesso di raggiungere risultati importanti. Terzo e conclusivo momento è quello dedicato all’Autonomia della Sicilia e al suo Statuto. A sessant’anni di distanza, conclude Renda, è innegabile che l’Autonomia abbia dato alla Sicilia un’identità che prima non aveva; è pure vero il fatto che alcune sue caratteristiche, come l’esclusività legislativa, sono all’origine di una pregiudizievole condizione di separatezza della vita dell’isola dal resto del paese.
  • Il codice civile e le leggi sul lavoro, oltre al mobbing, fanno riferimento specifico al cosiddetto straining. Il termine, derivato dall’inglese, significa «mettere sotto pressione»; il fenomeno è similare ma distinto dal mobbing. Gli aggressori, o strainers, possono essere esclusivamente il datore di lavoro e i superiori gerarchici. Le azioni tipiche dello straining sono spesso le stesse del mobbing, di regola non ad alto contenuto vessatorio o persecutorio ma piuttosto orientate a determinare discriminazione creando situazioni di stress forzato nel posto di lavoro. Si tratta soprattutto di isolamento sistematico e di cambiamento di mansioni, con il ricorso, in particolare, all’assegnazione a mansioni «prive di contenuto» o «irrilevanti»; al demansionamento; al confinamento in postazioni lavorative isolate, alla sottrazione degli strumenti di lavoro. Consiste sempre in una sola azione, ma con efficacia ed effetti perduranti. Lo straining è sanzionato da norme che consentono una difesa più puntuale degli specifici diritti lesi dei lavoratori. È inoltre regolato dagli stessi strumenti normativi applicabili anche al mobbing. La guida, nelle prime due sezioni, indirizza in primo luogo il lettore a riconoscere i fenomeni di mobbing e di straining, fornendo poi un’articolata disamina dei diversi strumenti di tutela contro di essi. Nella terza sezione della guida, l’insieme di tali indicazioni viene poi sistematizzato e raccolto in trenta tavole sinottiche di grande chiarezza e utilità.
  • Nell’arco di un percorso trentennale, che questo libro documenta nelle sue tappe più importanti, la Confederazione Europea dei Sindacati (CES) ha realizzato l’unità del movimento sindacale europeo e si è data le forme e gli strumenti di rappresentanza e d’azione che ne fanno oggi un’esperienza originale di sindacalismo sovranazionale nel contesto dell’Unione Europea. Se è vero che l’Europa sociale e del lavoro è ancora incompiuta, occorre tuttavia riconoscere che essa ha cessato di essere solo una legittima aspirazione del mondo del lavoro per cominciare a tradursi in realtà attraverso la legislazione europea e il dialogo sociale, grazie anche alla capacità d’influenza e di mobilitazione della Confederazione Europea dei Sindacati a sostegno delle rivendicazioni comuni dei lavoratori europei. I sindacati italiani sono stati e restano tra i principali protagonisti della costruzione della Ces e della sua progressiva trasformazione in una vera e propria organizzazione sindacale di livello europeo.
  • Nel proporci i suoi sessant’anni di impegno politico e sindacale Roscani vuole evitare l’ennesima «storia dei gruppi dirigenti» comunisti o socialisti. Preferisce partire dai suoi «lampi di memoria», dalla sezione «storica» del Pci di Ponte Milvio, quella di Enrico Berlinguer, dalla moglie staffetta partigiana, dai mastri edili, dai metalmeccanici «di precisione», dai tranvieri. Da lì si avvia la militanza nel Pci insieme a Valentino Gerratana, a Maurizio e Giuliano Ferrara, a Giuseppe Loy, a Luciana Castellina, a Enrico Berlinguer, a Fausto Bertinotti, a tanti altri. Quindi il salto in Cgil, dove incontra, con Tonino Tatò, Giuseppe Di Vittorio, Franco Rodano, Claudio Napoleoni e dove inizia un percorso impegnativo, con tante e diverse responsabilità. Come scrive Andrea Ranieri: «Nel suo racconto i grandi avvenimenti di cui fu testimone sono parentesi della storia che lui sente più vera, quella del suo quartiere e della sua sezione, a cui resta fedele e partecipe, anche nei momenti più alti del suo impegno nazionale. È lì che ogni volta ritorna, ed è lì che ogni volta verifica, nei rapporti coi compagni ‘di base’, coi suoi fratelli, con gli amici, la verità di quello che nel mondo ha imparato. È lì che rimette coi piedi per terra le ‘verità’ della grande politica, che impara - è anche oggi la sua dote fondamentale - a vedere ogni volta le facce, le storie, che dietro i concetti del parlare politico spesso si nascondono e si perdono».
  • All’alba del 2008 il fenomeno del lavoro dei minori rappresenta ancora un grande e drammatico problema. La ricerca dell’Ires e di Save the Children Italia ha realizzato un confronto tra le tipologie di lavoro precoce dei minori italiani e alcune specificità delle attività lavorative svolte dai minori migranti. Si è messo così in luce che i lavori precoci dei minori stranieri si caratterizzano come esperienze «forti» nei contenuti, nelle modalità di svolgimento e nei significati loro attribuiti dai minori stessi, che per tali ragioni risultano quindi maggiormente esposti a rischi di marginalità e di esclusione. In tale quadro generale è stata poi integrata una micro-analisi di tipo monografico su una serie di caratteristiche del lavoro dei minori migranti, in particolare di quelli non accompagnati, in alcune aree del Lazio. Infine Save the Children ha approfondito le condizioni di lavoro dei minori stranieri a Roma attraverso una ricerca partecipata, basata sul diretto coinvolgimento di un gruppo di minori migranti lavoratori che hanno condotto l’indagine in prima persona. La ricerca ha rappresentato sia un’occasione di partecipazione diretta dei minori, sia un’opportunità per far emergere particolari sfaccettature del fenomeno, cogliendo il punto di vista e i significati che i minori migranti attribuiscono al loro lavoro e a quello dei ragazzi e delle ragazze che hanno coinvolto nella ricerca.
  • L’atlante dei distretti è un’analisi degli assetti produttivi presenti sul territorio italiano eseguita attraverso lo studio delle singole unità territoriali definite sistemi locali del lavoro. La scelta di studiare i fenomeni economici partendo dalle unità territoriali ha permesso di cogliere la trasformazione della struttura produttiva italiana avvenuta nel corso degli anni novanta. Un decennio particolarmente delicato per il modello produttivo che caratterizza il sistema economico nazionale: quello dei distretti industriali. L’atlante disegna quindi una vera e propria mappa dello stato dell’economia italiana a livello territoriale, definendo con particolare attenzione le diversità e i punti di convergenza che emergono dalle diverse aree che compongono il paese. Particolare attenzione è stata dedicata ai sistemi locali del Mezzogiorno, per cui sono stati individuati ulteriori criteri per definire quelli che potrebbero essere considerati come nuovi distretti industriali. Infine, si approfondisce una tematica che può rivelarsi di particolare interesse per lo sviluppo locale dei territori, quella dei distretti o cluster tecnologici. Concentrazioni territoriali di attività produttive che rientrano nell’ambito del comparto delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic) e che possono rappresentare un nuovo volano per lo sviluppo produttivo del paese.
  • Il 2007, nel cinquantesimo della scomparsa di Giuseppe Di Vittorio, vede un ricco fiorire di iniziative volte a ricordare e ad approfondire il pensiero e la vita politico-sindacale del grande dirigente della CGIL. La Federazione dei Lavoratori della Conoscenza della CGIL (FLC CGIL), la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, l’Associazione per il Centenario della Confederazione e l’associazione «Casa Di Vittorio», hanno promosso una ricerca tesa ad approfondire alcuni aspetti della personalità di Di Vittorio. Ne è derivata una lettura originale della figura del segretario della CGIL da cui emergono le sue naturali qualità di «maestro», i suoi valori di riferimento, la sete di conoscenza come occasione di riscatto individuale e collettivo, la passione per il mondo del lavoro, degli sfruttati; ed ancora la consapevolezza del valore del lavoro e della cultura per tutti per costruire un Paese democratico capace di chiudere per sempre l’esperienza del fascismo. Il volume raccoglie saggi e contributi di Baldina Di Vittorio, Carlo Ghezzi, Silvia Godelli, Nicola La Forgia, Vito Antonio Leuzzi, Enrico Panini, Giovanni Rinaldi, Angelo Semeraro, Paolo Serreri, Nicola Tranfaglia.
  • I Fondi interprofessionali, nati e gestiti dalle parti sociali da soli tre anni, hanno impiegato risorse e formato lavoratori in misura quasi pari alla metà di tutti gli interventi organizzati da Stato e Regioni per i lavoratori occupati e, se le risorse complessive disponibili non aumenteranno, i Fondi si avviano a rappresentare il bacino di intervento di gran lunga principale per la formazione continua italiana. Questa condizione impone alle parti presenti nei Fondi un ruolo sociale pubblico di enorme rilievo, che non le può esonerare dallo sforzo di capire e far capire alla società gli esiti di questi interventi per i lavoratori, le imprese e lo sviluppo del paese. Valutare ciò che si fa, oltre ad essere necessario per migliorare, è quindi anche un dovere sociale da cui non ci si deve esimere. A questa esigenza vuole rispondere l’analisi qui condotta sui dati concreti dei primi due anni di attività di Fondimpresa, il più grande dei Fondi interprofessionali costituito da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, scegliendo in particolare due target prioritari: le donne e i lavoratori con più di 45 anni. Ne scaturiscono risultati utili a meglio definire i compiti che a ciascuno dei diversi attori - parti sociali, specialisti della formazione, mano pubblica - spettano per fare del diritto alla formazione per tutti, con la sua pratica effettiva, un potente strumento di civiltà essenziale per lo sviluppo del paese. Contributi di: Asfoco, Bednarz, Bignami, Bozzoli, Carrera, Mirabile, Ruggerini.
  • Il contributo dato dai lavoratori italiani e dalla loro organizzazione sindacale alla lotta di Liberazione e, contestualmente, alla ricostruzione del paese non è stato ancora oggi sufficientemente indagato dalla storiografia. A negare e ridurre quel contributo si è invece in vario modo e su più piani diretto un tentativo di revisione che ha preso le mosse già all’indomani della Liberazione dell’Italia, per riproporsi in modo strisciante o a volte più esplicitamente nel corso di questi decenni. Con la partecipazione di studiosi autorevoli, di dirigenti politici e sindacali e di testimoni dell’epoca, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, in occasione del sessantesimo della Resistenza e della Liberazione del paese, ha avviato un’articolata e diffusa ricognizione critica degli eventi di quegli anni e dei loro protagonisti. In questo volume si raccolgono gli approfondimenti compiuti a Bologna, dove il tema dell’indagine ha riguardato La stagione degli scioperi contro l’occupazione nazifascista e la ricostruzione della Camera del lavoro di Bologna, e a Napoli, dove si è affrontato il tema Dopo le quattro giornate: gli anni della ripresa produttiva, civile e morale di Napoli. Nell’uno e nell’altro scenario il ruolo svolto dai lavoratori e dalle strutture della Cgil ricostituita emerge come quello di un protagonista autonomo e determinante, che con il suo intervento cambia radicalmente il quadro di riferimento in cui agisce, rendendo il suo impegno elemento fondante e costitutivo della rinata democrazia italiana.
  • Molti e diversi sono stati i modi attraverso cui le lavoratrici e i lavoratori italiani hanno partecipato alla lotta di Resistenza e alla Liberazione del paese. Così, in quegli anni, l’impegno armato di tanti e di tante nelle formazioni partigiane è stato accompagnato, in moltissimi grandi e piccoli centri, dall’azione capillare e diffusa di centinaia di migliaia di lavoratori per salvaguardare i macchinari delle fabbriche e le infrastrutture civili e di collegamento dai piani di distruzione predisposti dai nazisti sconfitti e in fuga dall’Italia. Quest’ultimo è il tema dell’approfondimento raccolto nel volume e realizzato a Genova dalla Fondazione Di Vittorio nel quadro delle iniziative con le quali, in occasione del sessantesimo della Resistenza e della Liberazione dell’Italia, viene condotta un’ampia e articolata ricognizione critica sugli eventi di quegli anni e sui loro protagonisti. E protagonisti di primissimo piano sono stati i lavoratori, risultati determinanti anche per l’impegno eccezionale con cui hanno saputo salvare dalla distruzione fabbriche e infrastrutture, mettendo così in piena luce, come sostiene Guglielmo Epifani, «una radice morale straordinaria: quella cioè che è poi alla base della coscienza e del ruolo nazionale che il movimento dei lavoratori e la classe operaia italiana hanno saputo determinare per se stessi e per il paese. In queste scelte c’era la difesa della propria condizione, della propria identità e c’era un atto di fiducia nel paese liberato e nel paese democratico».
  • Fernando Santi

    14.00 
    «Fernando Santi è una delle figure più straordinarie del sindacalismo italiano del Novecento... La sua vita ha attraversato un cinquantennio di storia italiana: una fase cruciale compresa tra gli anni dieci e gli anni sessanta, segnata dalla crisi dello stato liberale nel primo dopoguerra, dall’avvento e dalla parabola della dittatura fascista, dal difficile impianto della democrazia repubblicana nel secondo dopoguerra... Santi fu riformista nel metodo, sempre improntato a un gradualismo privo di indecisioni, ritenendo improbabili ed illusorie le scorciatoie rivoluzionarie. Quanto ai contenuti della sua concezione socialista, maturata all’interno della grande tradizione riformista padana, il primo obiettivo doveva essere la rottura radicale degli equilibri del capitalismo ed il netto superamento delle iniquità sociali più odiose... Il lavoro di Francesco Persio, le cui fonti spaziano dalle carte archivistiche del Casellario politico centrale alle riviste degli anni sessanta, passando per le belle e toccanti pagine del diario personale di Santi, ci descrive allo stesso tempo l’uomo, il sindacalista e il politico. Una biografia completa costruita anche attraverso episodi inediti ed aneddoti particolari che rendono avvincente la narrazione, ma che soprattutto arricchiscono il quadro di una vita che fu piena di umanità, di coraggio e di speranza per un mondo migliore». (dalla prefazione di Guglielmo Epifani) Completa la biografia una raccolta, a cura di Sergio Negri, di saggi e testimonianze presentati in occasione della giornata di studi organizzata a Torino l’11 Ottobre 2004 dalla Cgil e dallo Spi Piemonte in collaborazione con l’Istituto «Fernando Santi» di Roma, con l’Ires «Lucia Morosini» del Piemonte e con l’Istituto di studi storici «Gaetano Salvemini» di Torino. Saggi e testimonianze di: Enzo BARTOCCI - Fausto BERTINOTTI - Piero BONI - Guido BODRATO - Guglielmo EPIFANI - Vittorio FOA - Federico FORNARO - Emilio GABAGLIO - Carlo GHEZZI - Rino GIULIANI - Pietro MARCENARO - Giovanni RAPELLI - Mario SCOTTI - Vincenzo SCUDIERE - Bruno TRENTIN - Roberto VILLETTI. Conclude il volume il ricordo di Santi scritto da Ferruccio Parri su «l’astrolabio».
  • Da anni il bacino del fiume Po è scenario di fenomeni che causano rilevantissimi danni, economici, sociali, sanitari e ambientali: l’alluvione dell’ottobre 2000, quando in Valle d’Aosta e in Piemonte la pioggia intensa ha determinato un’onda di piena superiore a quella del ’94, che a sua volta era stata superiore a quella del ’93 e a quella del ’51 che aveva causato il disastro del Polesine; la siccità dell’estate del 2003, che ha messo in evidenza il contrasto di interessi sull’utilizzo dell’acqua disponibile; la persistenza sul bacino di una sorte di nube rossa prodotta dalle varie forme di inquinamento atmosferico. Rispetto a questi fenomeni la Cgil ritiene prioritaria un’attività di prevenzione che, con l’opportuna gradualità, regoli l’insieme delle attività umane, produttive, di relazione e di uso del territorio dell’intero bacino in una prospettiva di sostenibilità. Un’attività che, in una realtà così vasta e complessa, può essere realizzata solo indirizzando l’azione di tutti i responsabili istituzionali all’obiettivo prioritario di indurre a comportamenti virtuosi i soggetti economici e sociali che in modo diretto e indiretto influenzano l’equilibrio del sistema. Il volume, curato da Claudio Falasca, coordinatore del Dipartimento Ambiente e Territorio, Salute e Sicurezza della Cgil Nazionale, vuole essere un contributo alla costruzione di un progetto sostenibile su una realtà strategica per il futuro del paese. Contributi di: Agnello Modica, Albonetti, Bardi, Battaglia, Bruschini, Camocardi, Caravella, Carnicella, Comella, Cremonini, Della Quercia, Claudio Falasca, Francesco Garufi, Indovina, Luccarini, Marinari, Nicolosi, Peroni, Rambelli, Ricciarelli, Saccardin, Scudiere, Serafini, Sommariva, Stolfi, Tampieri, Telesca, Trefiletti, Valdameri, Venturini.