• L’articolo prende spunto dalla presentazione del rapporto commissionato dal primo ministro francese a un gruppo di esperti al fine di indicare un percorso di riforma della contrattazione collettiva volto a rendere più dinamica tale forma di regolazione sociale rispetto alla complessità delle nuove sfide economico-sociali. Malgrado le differenze strutturali, le sfide con cui i sistemi di contrattazione collettiva francese e italiano si confrontano nei due paesi sono simili: l’analisi delle criticità rilevate e le proposte avanzate in quel contesto possono quindi fornire alcune indicazioni utili anche per la riforma del sistema contrattuale nel nostro paese.
  • L’articolo prende spunto dalla presentazione del rapporto commissionato dal primo ministro francese a un gruppo di esperti al fine di indicare un percorso di riforma della contrattazione collettiva volto a rendere più dinamica tale forma di regolazione sociale rispetto alla complessità delle nuove sfide economico-sociali. Malgrado le differenze strutturali, le sfide con cui i sistemi di contrattazione collettiva francese e italiano si confrontano nei due paesi sono simili: l’analisi delle criticità rilevate e le proposte avanzate in quel contesto possono quindi fornire alcune indicazioni utili anche per la riforma del sistema contrattuale nel nostro paese.
  • Il Piano del Lavoro della CGIL – proposto nell’ottobre 1949 da Giuseppe Di Vittorio durante il Congresso nazionale di Genova, definito con i lavori della Conferenza di Roma del febbraio 1950 e ulteriormente precisato nel corso del Convegno di Milano del giugno 1950 – rappresentò per alcuni mesi uno dei temi più discussi nell’agenda politica italiana. • Come dimostra la presente antologia, che raccoglie una ricca selezione di articoli, editoriali e saggi, sul Piano del Lavoro intervennero uomini di governo e di partito, della maggioranza e dell’opposizione, imprenditori e sindacalisti, studiosi e intellettuali, giornalisti e opinionisti, che si interrogarono sulle cause che lo avevano determinato e sugli effetti che avrebbe procurato, sui contenuti che lo caratterizzavano e sulle modalità di finanziamento che ne avrebbero permesso la realizzazione. • Il saggio storico di Fabrizio Loreto introduce alla lettura dei testi, analizzando le diverse e molteplici posizioni in campo: di sostegno, di chiusura, di disponibilità al confronto.
  • Lotta per l’uguaglianza e liberazione del lavoro dalla condizione di merce sono le issue che hanno identificato la sinistra; la seconda rimane ora nell’ombra. Non è possibile definire il ruolo del lavoro nella società senza elaborare una teoria dell’impresa. La visione dell’impresa è mutata nel tempo in relazione al prevalere di politiche riformiste o politiche liberiste. Le teorie alternative alla shareholder value, dominante negli ultimi decenni, sono state elaborate in tempo reale, ma non hanno avuto voce nel dibattito politico a causa della subalternità culturale della sinistra. La rivoluzione tecnologica e l’emergere dell’economia della conoscenza, anche se non hanno finora intaccato il potere del capitale finanziario, nella governance delle imprese costituiscono una base oggettiva per ritematizzare il ruolo del lavoro nella prospettiva di definire le forme della partecipazione creativa all’attività produttiva e le forme di codeterminazione nella governance in imprese multistakeholder. Il limite dell’approccio marxiano sta in una sottovalutazione della funzione imprenditoriale intesa come distinta dalla proprietà. La sinistra deve elaborare una sua teoria positiva della funzione imprenditoriale.
  • Partendo dalla constatazione che oggi sempre più lavoro transita attraverso il web, l'Autore si interroga sulla possibilità di individuare nella Rete gruppi diversi di lavoratori digitali portatori di interessi collettivi, in grado di organizzarsi e di generare conflitti col fine di raggiungere, o per lo meno di intraprendere, percorsi di autotutela collettiva. In particolare nel saggio ci si domanda se, in qual misura e con quali modalità sia possibile riconoscere, alla luce dell'ordinamento costituzionale ed europeo, anche ai lavoratori che operano mediante piattaforme digitali un nucleo protettivo irrinunciabile di diritti collettivi, comprensivo della libertà di organizzazione, di associazione e di conflitto collettivo, necessario per assicurare a tali soggetti la possibilità di autodeterminarsi e di realizzarsi nel lavoro. Il fine dell'analisi è quello di comprendere quale latitudine possa assumere l'azione collettiva intesa come vettore di istanze protettive di nuovi attori del mercato del lavoro contrassegnati da condizioni di debolezza contrattuale e/o socio-economica.
  • Un viaggio alla scoperta di un’altra democrazia possibile. «Una ricerca di forme più forti di politica democratica con cui poter realizzare le riforme radicali alle quali molta gente sta dedicando il proprio lavoro quotidiano». Hilary Wainwright, giornalista di Red Pepper e collaboratrice del Guardian, studiosa di problemi della «global governance», riassume così il senso di questo libro che analizza premesse teoriche e attuazioni pratiche della democrazia partecipativa e che perciò rappresenta un contributo rilevante al dibattito intorno a un’alternativa concreta al neoliberismo. A partire dal caso più noto del bilancio partecipativo di Porto Alegre e arrivando alle esperienze meno note di grandi centri come Manchester, Luton, Newcastle, il libro illustra «come la gente sta attualmente reinventando la democrazia» e risponde alla domanda se la perdita di legittimità dei vecchi modelli istituzionali può trasformarsi in un’opportunità di realizzare nuove forme di potere democratico sia localmente che globalmente.
  • Il 4 novembre 2010 Susanna Camusso viene eletta segretario generale della CGIL: è la prima donna nella storia del sindacato confederale italiano a ricoprire tale incarico. Quali condizioni hanno reso possibile quest’avvenimento? Quali cambiamenti ha portato nell’azione sindacale? Il volume vuole offrire qualche risposta a queste impegnative domande attraverso una serie di interviste a testimoni privilegiati, a partire dalla stessa Camusso e da Guglielmo Epifani e Sergio Cofferati, passando per opinion leader come Maria Latella, Paolo Serventi Longhi, Roberto Mania, Enrico Cisnetto. E riporta i risultati di una ricerca sull’analisi del linguaggio di Susanna Camusso: espressioni linguistiche, sfumature di senso, metafore lessicali offrono uno spaccato inedito del modo di porsi di fronte ai problemi del mondo sindacale di un segretario generale che è «anche» donna.