• Un racconto sulla vita, la carriera, gli amori e la passione per il gioco del grande regista Vittorio De Sica, vincitore di tre premi Oscar, uno degli autori e attori italiani più conosciuti nel mondo, un uomo versatile, spiritoso, di straordinario carisma e capacità di seduzione. Il libro ricostruisce, con il respiro del romanzo, denso di inediti e di notizie, la storia di De Sica. Ripropone i personaggi interpretati, le numerose e divertenti caratterizzazioni; il periodo dei cosiddetti film dei «telefoni bianchi»; la bella e poetica avventura del «neorealismo» cominciata con «I bambini ci guardano» e proseguita con «Sciuscià», «Ladri di biciclette», «Umberto D.»; le pellicole di successo mondiale come «La ciociara», «Ieri, oggi, domani», «Matrimonio all’italiana». Infine, la vita privata: le due mogli, i tre figli, le strane soluzioni adottate dal regista per non scontentare nessuno in famiglia; e le amanti, nonché la roulette che continuò ad attirarlo al tavolo dell’azzardo anche e soprattutto negli ultimi anni di vita, fino a pochi giorni dalla scomparsa, avvenuta nel novembre 1974. Una festosa biografia e, attraverso essa, un ritratto non convenzionale, anzi originale e pungente, del nostro paese.
  • In Italia esistono quasi 90 mila metri cubi di scorie radioattive che devono essere tenute isolate per circa 200.000 anni da qualsiasi contatto con le acque e con gli esseri viventi. Un adeguato cimitero per questi rifiuti dovrebbe dunque collocarsi in una zona a bassa densità di popolazione, con vie di accesso sicure e protette, immune da movimenti tellurici per migliaia di anni, sicura da infiltrazioni di acqua che potrebbero corrodere i contenitori e disperdere gli elementi radioattivi e tossici. Il deposito deve essere in grado di ventilare all'esterno il calore che si forma continuamente durante il decadimento radioattivo e va sottoposto a un continuo controllo militare, contenendo prodotti «appetibili» per organizzazioni criminali e terroristiche. Il sottosuolo di Scanzano, sulle rive del mar Jonio, in Basilicata, non è tale da garantire queste condizioni. La località inoltre è attraversata da vie di comunicazione così importanti che un incidente al deposito fermerebbe tutta l'Italia meridionale. La proposta di realizzare il deposito nazionale delle scorie radioattive a Scanzano ha dato vita a una crescente protesta che è culminata ai primi di novembre 2003 in una grande marcia popolare, con migliaia di adesioni. La localizzazione era stata decisa per decreto, senza preventiva consultazione della popolazione, ma la fermezza che questa ha dimostrato ha costretto il governo a fare marcia indietro. Il volume è la cronaca di quella battaglia, giorno per giorno, narrata dai protagonisti - cittadini, ambientalisti, sindacalisti, autorità locali - e illustrata da fotografie e documenti significativi.
  • La sempre maggiore diffusione di fondi pensione aziendali o professionali nei paesi dell’Unione Europea pone inevitabili interrogativi sul ruolo della previdenza complementare, che, oltre a costituire una fonte di risorse finanziarie indispensabili nel momento attuale di crisi dei sistemi previdenziali, rappresenta un diverso modello di solidarietà rispetto ai regimi previdenziali obbligatori. In questa prospettiva appare particolarmente utile l’analisi comparata della disciplina della previdenza complementare in alcuni Stati dell’Unione Europea, con l’obiettivo di individuare i tratti comuni e le criticità dei diversi sistemi. In questo volume, attraverso i contributi di esperti nazionali, si descrivono le principali caratteristiche di diversi regimi di previdenza complementare e dei loro rapporti con i regimi obbligatori. Oltre alla prospettiva comparata si è ritenuto indispensabile analizzare la dimensione comunitaria della previdenza complementare, specie in seguito all’emanazione della direttiva relativa alle attività e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali. L’intervento del legislatore comunitario in un’area tradizionalmente riservata alla competenza degli Stati membri è infatti un segnale importante della rilevanza del tema delle pensioni complementari, non solo all’interno dell’agenda sociale ma anche all’interno dell’agenda economica e finanziaria dell’Unione Europea.
  • I preziosi dipinti dei fratelli Ducato sono giunti in Confederazione attraverso un percorso non previsto, ma nel contesto di un lavoro che stiamo conducendo per valorizzare la storia del rapporto fra noi e l’arte contemporanea. Avevamo un po’ trascurato questi aspetti, che si intrecciano con l’impegno per l’affermazione dei principi e dei valori del lavoro, ma i centenari delle Camere del Lavoro ci hanno richiamato alla conservazione e alla ricerca. È stato messo in atto un impegno che non ha pari, per estensione, anche se raffrontato a quello compiuto da importanti imprese italiane. Si può certamente dire che è in corso una riscoperta del rapporto intercorso fra il nostro lavoro, le lotte che conduciamo, i valori che ne sottendono la loro tenace perseveranza e, in particolare, lo sviluppo delle condizioni di vita dei lavoratori, con quello degli artisti e degli intellettuali più in generale. Non è quindi casuale che venga compiuto questo sforzo culturale mentre la nostra lotta per l’affermazione dei diritti dei cittadini e dei lavoratori ha raggiunto livelli così alti. ...le nostre lotte per l’emancipazione del lavoro sono state favorite dall’arte, dalla libera espressione creativa degli artisti. Durante questo lungo percorso tante sono state le fasi, ampio è stato il confronto su quale doveva essere il rapporto fra arte e lavoratori, fra artisti e organizzazioni sindacali e politiche, manifestandosi a volte attraverso accesi scontri e confronti… E poi, c’è un altro punto importante che quasi mai viene colto e che testimonia dell’importanza dell’arte. L’opera d’arte, quando è veramente tale, si offre a molte letture, non produce messaggi unidirezionali e perentori; è per sua natura un «principio democratico», dialettico, che accompagna alla riflessione, aiuta a costruire un modo di pensare alieno dalle certezze assolute. - …Anche per queste ragioni è bene avere la consapevolezza della necessità di un serio rapporto con gli artisti e con l’arte, in quanto contribuisce alla nostra crescita culturale, quindi delle donne e degli uomini che fanno la Cgil. Proprio per questo è giusto che la Camera del Lavoro di Palermo abbia nella propria sede le tavole dei Fratelli Ducato… (Dall’introduzione di Guglielmo Epifani)
  • Con la pubblicazione del suo terzo rapporto su immigrazione e sindacato, l’Ires si conferma come un istituto fra i più attenti e qualificati nello studio della presenza straniera nel mercato del lavoro italiano. Animato dall’obiettivo di condurre una ricerca-azione con e per le organizzazioni sindacali, il rapporto contiene una rassegna interdisciplinare di argomenti e contributi che, in questa terza edizione, gravitano intorno al cruciale tema della lotta alle discriminazioni nel mercato e nei luoghi di lavoro. Saggi di carattere giuridico offrono un agile riepilogo della normativa internazionale e interna, rilevando criticità e incongruenze di quest’ultima. Un’ampia ed originale inchiesta, condotta fra lavoratori e delegati stranieri e italiani, rivela attitudini e percezioni inattese nei confronti dei colleghi di nazionalità diversa, dei datori di lavoro, del sindacato. Alle politiche sindacali sono dedicati alcuni interessanti studi condotti a livello territoriale. Di grande interesse, infine, il capitolo che descrive le peculiari condizioni lavorative ed esistenziali in cui si svolge il lavoro domestico e di cura di colf e badanti.
  • La scossa

    9.00 
    Di fronte al rischio di declino economico del paese e al progressivo aggravamento della crisi, che la Cgil ha denunciato fin dal 1999 rivendicando il riposizionamento del nostro modello di specializzazione produttiva, il governo Berlusconi continua a restare inerte e ripropone, a fini elettorali, la logora ricetta del taglio delle imposte da finanziare con la riduzione del perimetro dell’intervento pubblico. Welfare e politiche pubbliche vanno invece rafforzate per rendere socialmente sostenibile la transizione verso la società dei servizi senza che ciò dia luogo, come purtroppo sta già accadendo, a pericolosi processi di deindustrializzazione. Pur tenendo conto della situazione di difficoltà in cui versa gran parte del nostro apparato produttivo, il reddito disponibile dei lavoratori deve crescere di più. Ciò, secondo Beniamino Lapadula, è necessario non solo per motivi di equità sociale, ma anche per far crescere la domanda aggregata depressa da un export che ha il fiato corto e dall’assenza di investimenti, bloccati dalla crisi di sfiducia che attanaglia il paese. Pensare però che questo obiettivo possa essere conseguito con una forte spinta salariale basata sui rapporti di forza è illusorio e sbagliato. Non c’è alternativa credibile ad una nuova politica dei redditi da rilanciare con un patto tra produttori capace di dare «una scossa» per rimettere in moto l’economia del paese.
  • L’economia industriale bergamasca affonda le radici del suo successo in un tessuto sociale e culturale che gli autori racchiudono nel termine sintetico «bergamaschità». Uno stile di vita e un modo di essere che ha espresso un’etica del lavoro, un’aspirazione al mettersi in proprio decisive, in passato, per il decollo e lo sviluppo del localismo industriale bergamasco. Bergamaschità che oggi, secondo gli autori, appare frenata da trappole consumiste e sembra evaporare per la mancanza di idee innovative e di sviluppo, spaesata nella nuova ambientazione competitiva globale. La stagnazione dell’economia bergamasca ci rivela i limiti di una comunità ricca (ma fino a che punto?), anziana e poco scolarizzata, in cui, al di là del «potere dei soldi», si impone la necessità di un «nuovo» municipio che governi il cambiamento di una realtà un po’ inceppata. L’analisi puntuale delle cifre e delle tabelle, che inquadrano la bergamasca nella realtà lombarda e nazionale, fa da sfondo oggettivo alle storie degli operai, delle tessitrici, dei nonni emigranti, degli extracomunitari, dei giovani, di questa opulenta città mitteleuropea che racchiude una storia di fatica, di dolore, di pudore, di solidità.
  • L’emergenza sociale è chiara: la situazione economica del nostro paese si è aggravata, gli italiani sono sempre più poveri e privi di tutele. Il welfare deve dunque tornare ad essere una priorità e la salute un diritto esigibile. Oltre 100 personalità del mondo della cultura, della politica, degli enti locali, dell’associazionismo e del sindacato, per iniziativa della Cgil, si sono interrogate su come affrontare un tema così rilevante, dando risposte e indicazioni che vengono raccolte nei cinque volumi del cofanetto. Non si tratta soltanto dell’opposizione all’attacco sistematico portato al sistema di protezioni sociali del nostro paese. In queste pagine vengono infatti illustrate proposte e strategie che indicano con chiarezza le direzioni di marcia dell’impegno riformatore. Due ne sono i temi centrali: la quantità di risorse necessarie e la qualità dell’intervento pubblico. Con alcune priorità ineludibili: l’aumento degli investimenti per il sistema sanitario, l’estensione e l’ampliamento delle protezioni, una maggiore qualità delle prestazioni, più equità. Occorre poi far crescere cultura e politiche della prevenzione strettamente connesse con la qualità dello sviluppo, la sicurezza nei luoghi di lavoro e la qualità della vita. Nello specifico delle politiche socio-sanitarie, la priorità indicata riguarda l’esigibilità del diritto ai livelli essenziali di assistenza sanitaria e la definizione di quelli relativi alle prestazioni sociali, la costituzione di un fondo nazionale per la non autosufficienza, la definizione di uno strumento non assistenziale di lotta alla povertà e all’esclusione, una politica di sostegno alla famiglia basata su una efficace e appropriata rete di servizi.
  • La crisi della partecipazione elettorale è ormai da qualche anno un tratto che accompagna le vicende politiche del nostro paese. Si presenta come fenomeno non contingente e neppure specificamente italiano, che ha a che vedere con le trasformazioni, le sfide e i pericoli che attraversano le democrazie contemporanee. Non va quindi sottovalutato né subìto come qualcosa di inevitabile (o addirittura salutare per la democrazia), ma studiato e compreso in tutte le sue dimensioni e implicazioni, anche per poterlo fronteggiare meglio. Del resto, come dimostrano le più recenti consultazioni, la capacità di riportare i cittadini alle urne si configura sempre di più come una decisiva risorsa strategica nella competizione elettorale (ancor più se di tipo maggioritario e bipolare). Comunque, riflettere sul declino della partecipazione elettorale è necessario e urgente soprattutto perché la progressiva de-inclusione di cittadini appartenenti ai ceti sociali «periferici» e svantaggiati, sempre più orfani di un’adeguata rappresentanza politica, implica l’ulteriore caduta della loro influenza politica e, alla lunga, potrebbe aprire una falla nel consenso verso la democrazia. Di tutto ciò si occupa questo libro, che - riallacciandosi a una prestigiosa tradizione di ricerca, e apportandovi nuove ipotesi e metodologie - analizza l’astensionismo in Italia, la sua evoluzione storica, le sue cause dirette e indirette, le sue diverse espressioni, le sue conseguenze.
  • Le lavoratrici private, in gergo denominate «badanti», svolgono un nuovo mestiere. Assistono, solitamente in convivenza, persone non autosufficienti. Il loro lavoro è importante non solo per l’aiuto concreto, spesso insostituibile che danno alle famiglie, ma anche in quanto sviluppa nuove competenze professionali nel settore della cura e costruisce forti legami sociali tra le donne italiane e straniere. Tra i rischi di questo lavoro ci sono: sfruttamento e non rispetto del contratto, convivenze transitorie, isolamento, burn-out per i lunghi orari e per la coincidenza tra luogo di vita e di lavoro. Alcuni enti locali stanno costruendo una nuova linea di servizi per non lasciare soli i soggetti di queste nuove convivenze: anziano, familiare e lavoratrice. Gli interventi descritti nella Guida sono frutto delle esperienze di ricerca in diversi contesti territoriali. La dispensa offre spunti di riflessione nell’ottica di una diffusione di best practices per l’integrazione del lavoro di cura privato nella rete dei servizi pubblici professionali: agenzie di incontro domanda/offerta, sportelli informativi, affiancamento delle lavoratrici e delle famiglie, contributi economici e indicazioni di tipologie contrattuali per l’emersione del lavoro nero, formazione di base e continua per chi assiste, gestione delle sostituzioni.
  • L’apprendimento per tutto il corso della vita è una priorità dei nostri tempi, così importante da configurarsi come un nuovo diritto, sociale e individuale. Circoscriverlo alla sola formazione continua è riduttivo. Il Memorandum europeo sull’istruzione e la formazione permanente illustra con chiarezza sia la sua duplice finalità - l’occupabilità ma anche la cittadinanza attiva - sia le relazioni tra tenuta nel mercato del lavoro e partecipazione civile: e la portata strategica, per entrambe, della padronanza di strumenti culturali e professionali. Ciò è tanto più importante in Italia dove la deprivazione culturale di settori ampi di popolazione, anche giovane, determina rischi diffusi di marginalità sociale e lavorativa, e difficoltà individuali e collettive di vario tipo. Sono indispensabili, anche per rispettare gli impegni comunitari, politiche ad ampio raggio di sviluppo delle competenze della popolazione. Negli ultimi anni, in verità, i cantieri della formazione permanente si sono finalmente aperti. Si moltiplicano offerta e domanda, in collegamento con il lavoro e anche fuori, ma con limiti che denotano l’insufficienza delle culture politiche e sociali prevalenti. Questo libro offre un’informazione puntuale sullo stato dell’educazione degli adulti, ma anche strumenti per chi voglia utilizzare le opportunità esistenti o sia interessato, nei diversi ambiti, a svolgere ruoli attivi in questo campo.
  • Il volume raccoglie quarantasette storie di vita di donne e uomini il cui tratto dominante è costituito dalla militanza sindacale e politica. Storie di un impegno personale e sociale straordinario che oltrepassa lo stesso ambito sindacale per estendersi a tutto ciò che questa generazione «giovane» era chiamata a dover affrontare - spesso con immediate responsabilità che escludevano ogni apprendistato - per ricostruire l’intero tessuto civile, politico e istituzionale dopo il disastro materiale e morale della seconda guerra mondiale e del ventennio fascista. Storie che ci raccontano di una rivoluzione. Sì, una rivoluzione perché nella provincia di Modena, così come in molte altre zone della regione, ciò che avviene dopo il 1945 è qualcosa che rompe radicalmente con il passato, non solo con il passato fascista, ma con il passato dell’intera storia d’Italia. Per la prima volta prende corpo un ceto dirigente politico e amministrativo costituito in modo pressoché esclusivo da persone provenienti dalle classi popolari, dagli ambienti rurali della campagna modenese - soprattutto mezzadri e braccianti - e dai quartieri operai della città. Più ancora che in altre città dell’Emilia Romagna, a Modena il carattere «proletario» di questo nuovo ceto dirigente è marcato e si profila come un gruppo compatto socialmente e culturalmente ancor prima che politicamente.