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Il Sud che resiste
11.00
€
In vaste aree del territorio italiano la delinquenza organizzata condiziona lo sviluppo, «affama» i soggetti più deboli, crea emarginazione, impedisce ogni forma di vita associativa e nega ai giovani la speranza del futuro. Con la strage di sei giovani ghanesi a Castel Volturno si è raggiunto l’apice di un clima di violenza e di terrore, che ha portato alla ribalta dell’opinione pubblica una delle mafie più potenti del territorio casertano, quella dei cosiddetti «casalesi». Eppure in quelle realtà sono anche in campo esperienze diffuse di resistenza civile e di cittadinanza attiva rivolte a far progredire, attraverso l’educazione permanente, una cultura della legalità che possa realizzare un vero argine sociale di contrasto e di lotta ai modelli finora vincenti della camorra. L’autore racconta alcune di quelle esperienze facendoci constatare, con la memoria e l’aiuto di tanti protagonisti, come anche in un territorio così difficile sia possibile ricostruire percorsi di liberazione e messaggi di speranza. La sfida è assai ardua, ma è la sola che possa restituire prospettive di futuro e di dignità ai giovani e ad intere popolazioni di Terra di Lavoro e di grandi aree del Mezzogiorno. Le storie narrate nel volume dimostrano che oggi è possibile combattere e vincere la criminalità organizzata se, in questa battaglia, alle istituzioni si uniscono le strutture organizzate della società civile.
menzione speciale Premio Sele d’Oro Mezzogiorno - XXV ed.ne
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Bruno Trentin. Tra il Partito d’Azione e il Partito Comunista
15.00
€
Gli anni dell’università di Padova sono stati molto importanti per Bruno Trentin. A meno di due mesi dal suo rientro dalla Francia, dove fino ad allora aveva vissuto con il padre Silvio e la sua famiglia fuoriusciti a causa del fascismo, il 1° novembre del 1943 Trentin si iscrive alla Facoltà di giurisprudenza, dove si laurea il 16 ottobre 1949. In questo volume viene pubblicata per la prima volta la sua tesi di laurea, relatore Enrico Opocher, che reca il titolo «La funzione del giudizio di equità nella crisi giuridica contemporanea (con particolare riferimento all’esperienza giuridica americana)». Tra l’inizio e la conclusione della sua esperienza universitaria ci sono la guerra partigiana che Bruno Trentin combatte nel Veneto e a Milano nelle file di Giustizia e Libertà, e l’impegno politico come responsabile nazionale dei giovani del Partito d’Azione. Dopo lo scioglimento del PdA nel 1947 continua a fare politica, ma senza tessera. Si iscriverà poi al Partito Comunista e lo farà presumibilmente nel 1950. È allegato al volume un Dvd che ricostruisce il suo corso di studi e contiene la sua testimonianza sull’appello agli studenti contro il fascismo lanciato dal rettore Concetto Marchesi. Nel libro è presente, inoltre, un vero gioiello: una lettera inedita di Bruno Trentin a Gaetano Salvemini del 1952. Si tratta di una lunga lettera, che trae spunto da un articolo del professore, amico di suo padre e che Bruno aveva conosciuto a New York nel 1947, sul caso Angelo Tasca, accusato di doppiogiochismo e che Salvemini invece assolve e giustifica, al contrario di Bruno e dei suoi fratelli. Nella lettera Trentin, oltre a contestare la posizione di Salvemini su Tasca, illustra la sua visione della Resistenza, il suo stato d’animo nei confronti della guerra fredda già in atto nel mondo e annuncia la sua adesione al Partito Comunista.
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Città e lavoro
10.00
€
Il libro raccoglie una serie di saggi e interventi di urbanisti e sindacalisti. Nella prima parte si esaminano le caratteristiche di fondo delle trasformazioni attuali della città e del lavoro, le due vittime principali del neoliberismo, così come sono emerse alla fine del 2008 dall’European social forum di Malmö. Nella seconda parte del volume vengono poi esplorati alcuni aspetti nodali della situazione italiana: i processi di espulsione e di segregazione, la questione drammatica della casa, i problemi della dimensione sovracomunale, e alternative possibili allo «sviluppo» in atto. Nella terza parte si illustrano infine le esperienze di lavoro sulla città e sul territorio compiute dalle Camere del lavoro di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Padova, Venezia, Vicenza e Roma. Si tratta di esperienze assai significative, realizzate coinvolgendo gli abitanti dei diversi territori e affrontando le varie problematiche che, dagli sfratti all’assenza degli spazi pubblici, spesso in modo drammatico, vengono proposte ai cittadini e ai lavoratori dall’incalzare degli attuali meccanismi economici e di potere. Conclude il volume l’esposizione dei contenuti necessari a un’idea alta di pianificazione del territorio che, assicurando risposte adeguate ai diritti dei lavoratori e degli abitanti, riconduca la politica alla responsabilità dei cittadini, insieme con il documento approvato al Forum sociale europeo di Malmö.
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La partita eurasiatica
10.00
€
Dopo il tramonto della Guerra fredda, il panorama internazionale è rapidamente mutato. Nell’ultimo ventennio disgregazioni statali, globalizzazione, guerre asimmetriche, sicurezza energetica, potenze militari ed economiche emergenti hanno dato vita ad uno scenario nuovo e in continua evoluzione, prevalentemente nel continente eurasiatico. La posizione di Europa e Stati Uniti appare oggi meno solida che in passato. I problemi di forte dipendenza energetica e la rinascita politico-economica di Mosca sono tra le principali cause di questa nuova precarietà: la Russia riscopre la sua identità eurasiatica e cerca di acquisire potere e influenza sia in Europa, dove controlla i rifornimenti energetici ed esercita forti influenze economiche e politiche soprattutto ad Est, sia in Asia, dove, insieme ad altre potenze nucleari come Cina, India e Pakistan, tenta di contrastare il ruolo internazionale della Nato e degli Stati Uniti. Il libro ricostruisce e descrive il mutamento degli equilibri internazionali, lo spostamento del baricentro geopolitico da Occidente a Oriente, dimostrato anche dai tentativi di allargamento del G8, e le forti resistenze al processo in atto, che coinvolge più continenti in un gioco complesso e articolato i cui esiti sono ancora tutti da definire.
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Crisi? Per chi? Il lavoro dimenticato
12.00
€
Gli italiani, grazie alla loro grande capacità di risparmio, hanno accumulato un patrimonio che li colloca tra i ricchi del mondo. Sotto una situazione mediamente buona si scoprono tante disuguaglianze e situazioni di vera sofferenza. Negli ultimi 15 anni sono cresciute, più che in altri paesi, le differenze sociali. Gli operai, che continuano a essere la classe sociale più rilevante, non progrediscono dal 1992. L’Italia, vocata all’investimento immobiliare, è stata contagiata dal virus della finanza facile. L’abnorme peso della finanza è una delle ragioni dei bassi tassi di sviluppo del Paese dalla crisi del 1992-93. Nella bassa crescita i più ricchi vogliono mantenere alti margini, a danno di tutti gli altri. È già aperto il conflitto, su chi pagherà i costi della crisi. È iniziato l’assalto alla CGIL ostacolo alla riduzione delle retribuzioni e delle pensioni. La sinistra è in profonda crisi d’identità e di rappresentanza, mentre gli operai l’abbandonano. Il vuoto lasciato dai partiti di massa è riempito da una oligarchia sempre più ricca, proprietaria dei mezzi di comunicazione, che condiziona partiti sempre più mediatici. L’Europa potrebbe diventare il motore di un nuovo modello di sviluppo nella pace, capace di affrontare le grandi sfide demografiche, ambientali e sociali. Il libro, partendo da una rigorosa analisi dei dati oggettivi, traccia un quadro realistico della situazione individuando ricchezza e povertà in Italia e tenendo alta l’attenzione sulle diseguaglianze e sulle mistificazioni della finanza e dell’informazione che sono alla base dell’ultima gravissima crisi economica. Attraverso i numeri e le percentuali, porta a galla problematiche concrete alle quali vengono opposte alcune interessanti soluzioni.
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Salari in crisi
20.00
€
La crisi dei mercati internazionali esplosa negli USA nell’ottobre del 2008, con la recessione di portata mondiale che quella crisi ha innestato, impone di impostare con urgenza le politiche economiche necessarie per impedire che le economie italiana, europea e mondiale si avvitino in una spirale recessivo-deflattiva. Il volume esamina pertanto le conseguenze e le prospettive della crisi e cerca di fornire proposte utili per difendere le condizioni di vita e di lavoro delle fasce più deboli, dei lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, dei precari senza protezioni sociali, salvaguardando i redditi più bassi sia da lavoro che da pensione. Dal Rapporto emerge come proprio l’aumento delle diseguaglianze di reddito rappresenti la ragione di fondo dell’esplosione della crisi finanziaria che scuote il mondo: si è tentato infatti di surrogare la caduta della domanda determinata dalla caduta dei redditi reali del mondo del lavoro, con una crescita della domanda fondata sul debito privato nel caso del modello USA, e di quello pubblico nel caso italiano. Con la crisi del 2008 si chiude rovinosamente la lunga egemonia delle politiche neoliberiste e di deregulation, inaugurate dall’era Reagan e Thatcher e portate avanti dai governi della destra negli USA e in Europa. Si è così aperta oggettivamente nella storia del mondo una fase in cui dovranno essere costruiti nuovi paradigmi e regole dello sviluppo economico e sociale tanto nei singoli paesi che a livello globale.
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Perché la sinistra ha perso le elezioni?
13.00
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L’obiettivo del volume, che coniuga lo stile diretto di un pamphlet con le riflessioni analitiche di studiosi dei media e dei processi politici, è mettere a fuoco le ragioni che hanno contribuito alla sconfitta delle sinistre, offrendo stimoli utili per rivedere le categorie con le quali le scienze sociali hanno tradizionalmente interpretato la società italiana e che oggi si rivelano inefficaci nel comprendere il mutamento in atto. Le ultime elezioni sono ricostruite criticamente attraverso alcuni snodi problematici: le ipotesi strategiche adottate dai soggetti politici che non hanno retto alla prova dei fatti; le scelte comunicative all’insegna del buonismo e del bon ton; la costruzione mediatica di un senso generalizzato di insicurezza. Gli autori esplorano poi le convinzioni, i giudizi, i consumi culturali degli elettori «indecisi», in particolare di sinistra, e cercano di rispondere a domande cruciali: quante Italie emergono dal voto? Quali contrapposizioni si cementano e quali si annullano? Che peso ha avuto il radicamento sul territorio? E quali scenari si aprono sul futuro, per recuperare il terreno perduto?
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Ho perso la sinistra
8.00
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Nel 2008 non è scomparsa solo la Sinistra Arcobaleno, ma tutta la sinistra italiana. Nel sistema bipolare si conta se si governa o se si ha il peso per condizionare il governo. Le forze di centro sinistra oggi non sono maggioritarie. E allora o si fanno alleanze larghe o si conquistano nuovi consensi. Nelle ultime elezioni non si sono fatte alleanze e si sono persi consensi. Da qui la gravità della sconfitta. Ma questa crisi in realtà nasce da lontano, e investe soprattutto il rapporto con il mondo del lavoro e con i giovani. La tesi dell’autore è che gli elettori di sinistra non si siano spostati a destra, ma abbiano dato vita al secondo partito della sinistra: il partito dell’astensione. I voti sono, quindi, ancora recuperabili, ma solo con una profonda ricostruzione di strategie e comportamenti. È necessario, quindi, che la sinistra si faccia promotrice di uno stile di vita alternativo e di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale. Questa ricostruzione della sinistra, nel mondo multipolare che scaturirà dalla crisi che sta investendo l’intero pianeta, deve assumere una dimensione europea sia per non rischiare l’emarginazione sul piano economico, sia per riproporre i valori sociali che hanno caratterizzato le esperienze socialiste europee avviando una nuova stagione di diritti del lavoro e di cittadinanza.
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Il sindacato, lo Stato nazionale e l’Europa
20.00
€
Nel volume si ricostruisce la posizione della Confederazione sindacale tedesca, il DGB, in relazione al processo di integrazione europea nel periodo che va dal 1945 al 1963, quando il congresso confederale di Düsseldorf, con la definitiva accettazione dell’economia sociale di mercato, costituisce un punto di svolta nel processo storico di rielaborazione della rappresentanza sindacale e politica all’interno della democrazia tedesca. Nell’ambito della cosiddetta «questione tedesca», l’Europa e la sua integrazione rivestono, per il movimento sindacale tedesco, un’importanza e un valore ideale centrali, destinati però ad evolvere con il passare degli anni. Nella fase iniziale il sindacalismo tedesco si pensa come soggetto politico capace di formulare un programma per disegnare i contorni di una società nuova. Ma progressivamente il DGB ripiega su una visione più tradizionale della politica sindacale, mentre il processo di integrazione militare apre una profonda discussione sul rapporto tra base e dirigenza. Il programma di azione del 1955 testimonia il ritorno dell’attenzione sindacale sui temi classici del suo agire e la relativa disaffezione dall’idea di Europa. Questo processo di ripensamento trova il suo approdo nel congresso di Düsseldorf, quando viene varato il programma che sostituirà quello deliberato al congresso di fondazione del DGB a Monaco di Baviera nel 1949: l’approccio all’integrazione europea si fa sempre più pragmatico e sempre meno caratterizzato da ideali di trasformazione della società e dell’economia.
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Territorio e rappresentanza sindacale in Toscana dall’Ottocento allo Spi
8.00
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La nascita del Sindacato dei pensionati, con il suo percorso irto di contraddizioni e contrasti, viene ricostruita in questa approfondita ricerca sulle radici storiche del movimento sindacale, che mette in relazione il ruolo e la funzione delle prime strutture sindacali, come le Leghe di resistenza di fine Ottocento, con la struttura organizzativa del Sindacato pensionati italiani di oggi, appunto basata sulle Leghe territoriali. Ne scaturisce una storia che ricompone vicende in parte note e altre assolutamente inedite. In particolare emerge il ruolo avuto dalle prime lotte femminili scoppiate in Toscana a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, che vedono protagoniste le sigaraie fiorentine e le trecciaiole dell’Empolese-Valdelsa, «nello spingere il movimento sindacale verso una nuova concezione del suo ruolo e della sua funzione di rappresentante collettivo degli interessi delle classi popolari». Esperienze che obbligheranno il sindacato a nuove scelte organizzative facendo evolvere finalità e compiti delle Camere del Lavoro nella direzione di un sempre maggiore radicamento nel territorio. E che costituiranno l’avvio definitivo di una storia ormai più che secolare della quale lo Spi Toscana è uno dei frutti più maturi e più avanzati.
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Enakapata
2.99
€
-
10.00
€
Fascia di prezzo: da 2.99 € a 10.00 €
Cosa ci fanno assieme Ryoji Noyori, premio Nobel per la chimica, e zia Concetta? Piero Carninci, lo scienziato che ha messo in discussione il dogma del Dna, e don Peppe detto «Testolina»? Franco Nori, il genio che lavora al computer intelligente, e Gennaro detto «Topolino»? La risposta in Enakapata (espressione nippo-vesuviana, da «è ’na capata», letteralmente «è una testata», in senso figurato «è qualcosa che colpisce, è una cosa straordinaria»), il resoconto di un viaggio che comincia a Secondigliano e si conclude a Tokyo; un diario nel quale gli autori, padre e figlio, raccontano della controversa periferia napoletana e dell’organizzazione della scienza in Giappone, di luoghi e volti della capitale giapponese appena incontrata e dei suoi paesaggi metropolitani stupefacenti, di serendipity, ramen e shinsetsu, di operai e magliari, in un alternarsi e incrociarsi di voci, sensibilità, generazioni. Ne viene fuori un libro vitale, fisico, che afferra i sensi con una lingua prensile che, in maniera leggera, accattivante, divertente, paradossale, a tratti persino commovente, coinvolge il lettore e lo porta lontano, in mondi sconosciuti e affascinanti.
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Caro Peppino
9.00
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L’iniziativa promossa dalla Camera del Lavoro di Reggio Emilia e dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio si è posta l’obiettivo di avvicinare le giovani generazioni al tema del lavoro e della sua storia nel nostro paese, attraverso la figura di Giuseppe Di Vittorio, la cui vita incarna la stessa evoluzione storica che il valore «lavoro» ha seguito nel secolo scorso, quale fattore di emancipazione, di progresso e di estensione della democrazia nel nostro paese. Semianalfabeta, si istruì da solo cogliendo la carica di liberazione insita nel sapere e nella cultura; lavorando nei campi sin da bambino, intuì che solo attraverso la rivendicazione di migliori condizioni di lavoro poteva aprirsi una prospettiva di dignità sociale e di libertà concreta per tutti i lavoratori. Di Vittorio rappresenta ancora oggi una grande figura di riferimento non solo per la CGIL ma anche per l’Italia. Eletto nel PCI all’Assemblea Costituente, si adoperò affinché nella Carta costituzionale fossero trasfusi i valori del lavoro e della democrazia economica. I valori che Di Vittorio ha sostenuto e messo in pratica nella sua vita personale e sindacale aiutano a comprendere e a fornire risposte anche alla condizione difficile e complessa che incontrano oggi i giovani. (Dall’introduzione di Mirto Bassoli, segretario generale della CGIL Reggio Emilia)
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