• In questo libro vengono raccolti quattro saggi che cercano di dare risposta alla seguente domanda: come si ridefinisce la sinistra in rapporto ad un mondo che pone al suo centro la destra? Nella prima parte, l’autore affronta il problema delle due comunità, la vecchia questione di Gramsci, e di come sia oggi possibile tornare a collocarsi tra di esse per ricomporre quella divaricazione tra élite e popolo, tra settori protetti e settori non protetti della società, che è alle origini della crisi della sinistra. Con quale filosofia, con quale antropologia è possibile avviare tale processo? Intorno a queste domande ruota la seconda parte del libro, nella quale viene difeso il pragmatismo di Marx, in un’analisi che però lo trascina nelle immediate vicinanze delle sue insufficienze, e questo perché, secondo l’autore, ci si può davvero collocare tra le due comunità solo se si esce dalla problematica antropologica di Marx, in quanto una reale interdipendenza delle soggettività può darsi solo quando si incomincia ad avere un altro rapporto con il mondo e con gli altri. Solo così, forse, si potrebbe rompere, oggi, l’egemonia della destra, una egemonia non congiunturale ma strutturalmente fragile, perché chi cerca a destra una qualche sicurezza, spesso non la incontra, dal momento che non ci può essere sicurezza in un mondo monocromico che apre solo a un destino privo di speranza.
  • Lo sviluppo diseguale che ha caratterizzato l’Unione europea ha determinato una vulnerabilità strutturale dell’intera Europa agli shock esterni che le crisi economiche innescate dalla pandemia di Covid-19 e dalla guerra hanno aggravato. La guerra segna anche un punto di svolta per l’ordine geopolitico globale. La globalizzazione, già colpita dal conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina e dalle perturbazioni seguite alla pandemia, sembra in ritirata e potremmo assistere alla polarizzazione dell’economia mondiale in due blocchi incentrati su Stati Uniti e Cina. In un mondo che sta frammentandosi, anteporre gli interessi nazionali a quelli comuni potrebbe rivelarsi suicida per l’Ue nel suo complesso e per i singoli paesi membri. Dopo aver ricordato brevemente i molteplici canali attraverso i quali il modello di crescita dell’Ue ha aumentato la dipendenza e alimentato la divergenza tra centro e periferia, si discute la probabilità che possano emergere nuove divisioni interne all’Ue nel nuovo contesto globale. Si conclude con un’analisi del ruolo che le politiche macroeconomiche e industriali possono svolgere per accelerare il processo di trasformazione strutturale e ridurre il divario tra i paesi membri e al loro interno.
  • Nel cuore degli anni Settanta, il duello a sinistra tra comunisti e socialisti non riguardò solamente le possibili direttrici di una riforma istituzionale e dello Stato, o l’approccio gramsciano e togliattiano al socialismo giudicato dai socialisti irreversibilmente compromesso dalla strutturale disattenzione neiconfronti del pluralismo e dalla doppiezza, ritenuta strumentale, nei confronti del metodo democratico. Il confronto teo-rico-politico tra i due partiti storici della sinistra italiana riguardò anche l’atteggia-mento nei confronti del movimento consiliare sorto sulla scia del 1969 e delle concrete forme attraverso cui strutturare e rendere stabile l’obiettivo della democrazia industriale nel contesto italiano. Il contributo mira a ricostruire i termini di questo dibattito, passandoin rassegna i diversi modelli di democrazia industriale avanzati da Pci e Psi, e mettendoli in relazione con la rispettiva cultura politica, colta nella sua evoluzione.
  • La legge delega n. 421/1993 sulla "contrattualizzazione del lavoro pubblico": un bilancio vent'anni dopo. Un excursus fra gli antefatti, il progetto, l'applicazione, gli ostacoli, l'attualità. "La sensazione oggi - scrive l'A. - è che ci troviamo di fronte a un passaggio assai difficile, tra l'eredità che quelle scelte e quelle vicende ci hanno consegnato e la necessità di individuare strade e soluzioni nuove, e che cominciare a riflettere, sia pure brevemente, sul tracciato percorso, possa aiutare a dipanare l'intricata matassa che abbiamo davanti".
  • La pandemia nel sistema penitenziario è stata solo in parte (e forse in minima parte) una questione di salute. Nel discorso pubblico e negli «atti» del decisore politico essa è stata trattata anche e soprattutto come una questione di sicurezza e ordine pubblico, ribadendo, di fatto, la subalternità del diritto alla salute rispetto alle istanze securitarie. La pandemia non ha prodotto nessun cambio di paradigma, ma significativi cambiamenti sul piano micro che possono durare anche nel lungo periodo.
  • Il volume raccoglie gli articoli scritti, nel corso degli ultimi decenni, dal premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi (per lo più per il manifesto). Dal nucleare all’Aids, dall’affidabilità dell’omeopatia alla morte di Nicola Cabibbo, passando per i deficit della politica italiana in materia di ricerca e i tagli della Gelmini. Con un tratto comune: la scienza e la ricerca non sono mai neutrali, ma, poiché svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo e la crescita civile di una società, implicano sempre un discorso politico. Lo studioso che emerge da queste pagine, dunque, non è mai super partes e per questo è chiamato a esprimersi e a rendere pubblica la propria opinione sui temi che di volta in volta risultano vitali per quella collettività di cui lui stesso fa parte.
  • Il volume raccoglie gli articoli scritti, nel corso degli ultimi decenni, dal premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi (per lo più per il manifesto). Dal nucleare all’Aids, dall’affidabilità dell’omeopatia alla morte di Nicola Cabibbo, passando per i deficit della politica italiana in materia di ricerca e i tagli della Gelmini. Con un tratto comune: la scienza e la ricerca non sono mai neutrali, ma, poiché svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo e la crescita civile di una società, implicano sempre un discorso politico. Lo studioso che emerge da queste pagine, dunque, non è mai super partes e per questo è chiamato a esprimersi e a rendere pubblica la propria opinione sui temi che di volta in volta risultano vitali per quella collettività di cui lui stesso fa parte.
  • Attraverso un ampio lavoro di ricognizione e mappatura delle realtà associative di stampo mutualistico operanti in Sicilia tra l’Unità e i primi del Novecento, il volume offre una panoramica sulla natura, l’attività e il ruolo esercitati da questi sodalizi nel contesto isolano. Nonostante un generale ritardo nella diffusione delle Società di Mutuo Soccorso rispetto ad altre regioni del Nord e del Centro del Paese, la crescita di questa forma di associazionismo popolare in Sicilia fu costante nel corso degli ultimi decenni dell’Ottocento, fondandosi su una tradizione risorgimentale sempre viva, nelle versioni sia democratica che liberale, su cui si andarono ad innestare successivamente la componente socialista e quella cattolica. Partendo dal quadro di riferimento nazionale, l’indagine si è focalizzata sul caso regionale secondo un’articolazione per provincia o incentrata su quelle realtà territoriali specificamente connotate nell’area siciliana. Dalle forme di assistenza erogata alle pratiche e rituali socializzanti (feste, banchetti, uso di simboli e bandiere) agli aspetti organizzativi, normativi e finanziari, l’esame del fenomeno mutualistico si rivela un’utile chiave di lettura per valutare dinamiche politiche e socio-economiche più complessive legate allo sviluppo del movimento dei lavoratori in Sicilia in età liberale.
  • La rivista propone un contributo che garantisca un'analisi il più possibile rigorosa dell'accordo per consentire di inquadrare i suoi diversi risvolti applicativi. Una pluralità di letture, introdotte e riassunte in questo contributo curato dai coordinatori del numero.
  • L’articolo mira ad analizzare le traiettorie lavorative dei soggetti vulnerabili che hanno beneficiato o meno di politiche sociali come il Reddito di inclusione e quello di cittadinanza. Utilizzando sinergicamente metodi quantitativi e qualitativi, si integrano le analisi statisti-che descrittive di un campione rappresentativo della popolazione di beneficiari del Reddito di inclusione nel 2018 – di cui la maggior parte sono diventati beneficiari del Reddito di cittadinanza – e quelle di un campione di controllo con le evidenze di uno studio etnografico realizzato in un’area marginale del Mezzogiorno d’Italia a partire da un gruppo di indagine composto da diversi percettori del Reddito di cittadinanza, anch’essi già beneficiari del Red-dito di inclusione in molti casi. Le analisi evidenziano la frammentarietà del lavoro, data da pessime condizioni contrattuali e scarsa quantità di «giornate lavorate» che il mercato del lavoro italiano riserva alla categoria di lavoratori più vulnerabili, e restituiscono l’im-magine di lavoratori poveri, intrappolati in traiettorie lavorative discontinue se non interrotte e mai più riprese. Si sottolinea, dunque, la necessità di intervenire a livello sistemico nel mercato del lavoro, superando l’errata aspettativa che le sole politiche attive del lavoro pos-sano permettere la fuoriuscita da una condizione di vulnerabilità.