• Nel corso del XX secolo i conflitti, inizialmente localizzati in Europa, si sono andati poi concentrando soprattutto nel Terzo Mondo. Alla loro diffusione ha contribuito un commercio delle armi senza regole né confini; alla loro pericolosità la tecnologia; mentre la popolazione civile è sempre più diventata il vero obiettivo dei belligeranti. E sono proprio queste le caratteristiche che l’autore prende in esame, seguendo l’andamento di alcuni parametri molto concreti: le spese per la difesa militare delle grandi potenze, degli USA, della NATO, del Patto di Varsavia, il traffico di armamenti, le forniture di armi ad alcuni paesi chiave tra cui l’Iraq; le vittime militari e quelle civili, dai grandi conflitti mondiali alle attuali «guerre lampo» combattute con «armi intelligenti»; il numero e i flussi dei rifugiati nelle diverse aree del pianeta interessate da azioni di guerra. Lo studio, forte di un importante corredo statistico, ricostruisce così il tributo di sangue pagato dall’umanità sullo scacchiere internazionale, partendo dagli albori del XX secolo per arrivare all’Iraq. Un percorso lungo il quale si compie il passaggio dall’equilibrio del terrore alla guerra del terrore condotta anche dagli eserciti regolari, e in cui il nuovo ordine internazionale, auspicato dopo i due conflitti mondiali e la fine del bipolarismo, pare oggi destinato ad assumere il volto primitivo e terribile della legge del più forte.
  • Si chiama LaSLo e vuol dire Laboratorio per lo sviluppo locale sostenibile. Nasce dall’iniziativa di un gruppo di docenti dell’Università «Roma Tre» che, in nome di una nuova strategia dello sviluppo territoriale, dà vita, insieme con i giovani formatisi nei loro corsi, a un articolato progetto di collaborazione con gli «attori» del quartiere in cui l’università è insediata. L’obiettivo è favorire la nascita e lo sviluppo di reti locali, ovvero di strutture formali e informali che abbiano come protagonisti i soggetti interessati a migliorare la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica dei luoghi in cui vivono e/o lavorano. Il volume raccoglie gli atti del workshop in cui il Laboratorio ha tracciato il bilancio delle diverse iniziative intraprese e delle ricerche svolte nel primo anno di attività, per valutare i risultati conseguiti e confrontarsi con gli attori locali sulle opportunità e le azioni da implementare nel futuro. Gli interventi, le ricerche, gli appunti per segnare i percorsi di ulteriori indagini, qui pubblicati, confermano che per creare sviluppo locale sostenibile è necessario esplorare strategie innovative, dove la partecipazione sia concretamente praticata e non solo enunciata.
  • Del mobbing non esiste una definizione universalmente riconosciuta. Le sue stesse cause sono ancora da chiarire e persino il numero delle vittime, indicato di solito per l’Italia nella cifra di un milione, è in realtà incerto. Nel libro vengono illustrati tutti gli elementi che compongono la violenza psicologica e descritte le fasi della persecuzione, le sue diverse modalità di attuazione, i sentimenti che affiorano nella vittima, i danni fisici e psichici che subisce e che segnano, spesso, la sua vita in modo permanente. Si tratta di un fenomeno complesso, con radici profonde nell’organizzazione sociale e del lavoro, ma che si può prevenire. Oltre alle norme di contrasto, già promulgate in diversi paesi europei e allo studio anche in Italia, è dunque necessario mettere in campo politiche di prevenzione, e nel libro se ne suggeriscono alcune. Una parte della trattazione è poi dedicata all’esperienza degli Sportelli sindacali antimobbing. Esperienza preziosa che permette di capire chi sono le vittime, in quali ambiti di lavoro è più facile che accadano vessazioni e perché, quali sono i danni che gradualmente subiscono le vittime. Il volume è infine corredato di un’appendice con leggi, codici, proposte di legge e siti fisici e virtuali a cui rivolgersi se si avesse il sospetto di essere vittima di una molestia morale.
  • Il ruolo di dirigente sindacale e politico di Sergio Garavini ha un po’ oscurato la sua attività di consigliere comunale di Torino dal 1956 al 1969, dagli anni duri delle discriminazioni e dei licenziamenti per rappresaglia politica e sindacale all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per gran parte della sinistra, quella situazione di democrazia negata nei luoghi di lavoro basta a spiegare la sconfitta della Fiom alle elezioni di Commissione interna del 1955 alla Fiat e l’indebolimento elettorale del Pci nel 1956. Da Torino, città laboratorio, Sergio Garavini è invece tra i pochi che ne individuano la causa nell’insufficiente percezione e analisi delle trasformazioni economiche intervenute dall’inizio degli anni cinquanta. Il suo contributo di studio e di elaborazione è determinante per la ripresa dell’iniziativa della Cgil e del Pci e costituisce anche l’ossatura del suo impegno di consigliere comunale contro il laissez-faire che allora subordinava gli atti dell’Amministrazione civica alle scelte dei poteri economici e le assecondava. I suoi 310 interventi in Sala Rossa raccolti in questo volume tracciano l’itinerario che porta alla riscossa del 1968 in fabbrica e alla riconquista del Comune da parte della sinistra nel 1975.
  • Nel volume vengono analizzati gli elementi fondamentali del rapporto di lavoro: le categorie, qualifiche e mansioni del lavoratore; il luogo della prestazione; il potere direttivo, di vigilanza e di controllo del datore di lavoro; l’obbligo di diligenza, obbedienza e fedeltà del lavoratore. Particolare attenzione è stata posta all’esercizio dello ius variandi da parte dell’imprenditore, soffermandosi sulle modificazioni del rapporto di lavoro che possono far sorgere il diritto del lavoratore all’inquadramento superiore o, in caso di demansionamento, il diritto a svolgere mansioni consone al proprio livello di appartenenza con la conseguente possibilità per il dipendente di richiedere il risarcimento dei danni per violazione dell’articolo 2103 del codice civile. Sono esposte inoltre tutte le ipotesi, previste sia dall’ordinamento giuridico sia dai contratti collettivi, di sospensione del rapporto di lavoro (malattia, infortunio, congedi, permessi, aspettative ecc.), approfondendo particolarmente il tema dei congedi parentali alla luce della normativa recentemente introdotta con il d.lgs. 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e paternità). Sempre in tema di novità legislative viene esaminata la normativa che tutela i diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di azienda, evidenziando la diversa nozione di azienda introdotta dal d.lgs. 2 febbraio 2001, n. 18, e sottolineando gli aspetti lesivi dei diritti dei lavoratori presenti nelle norme oggetto della recente delega al Governo.
  • Il prolungamento della vita lavorativa rappresenta un tema di riforma affrontato ormai da anni dall’Unione europea e in vario modo dai diversi Paesi che ne fanno parte. L’Italia, a questo riguardo, durante gli anni di governo del centro-sinistra ha avviato significative modifiche nell’ambito dei sistemi previdenziali e fiscali incrementando la convenienza dei lavoratori a prolungare il lavoro e riducendo l’onerosità del cosiddetto cumulo. Ciò che oggi differenzia l’Italia dal resto d’Europa rispetto alla questione del prolungamento della vita lavorativa è rappresentato da un’età di uscita dal mercato del lavoro inferiore alla media dei paesi europei e dalla debolezza delle politiche attive, in particolare di quelle formative. In questo contesto si inquadra l’indagine dell’Ires che, per la prima volta in Italia, getta luce sul rapporto lavoro/pensionamento così come viene vissuto dai lavoratori e dai pensionati. Sono state infatti raccolte ed analizzate le motivazioni dei lavoratori over 45 tanto nelle scelte di abbandono precoce dell’occupazione, quanto in quelle di eventuale prolungamento della vita lavorativa fino ed oltre la soglia dell’età pensionabile. I gruppi esaminati sono i lavoratori - lavoratori (persone ancora distanti dalla pensione), i lavoratori -quasi pensionati (persone in procinto di lasciare il lavoro per il pensionamento) e i pensionati - lavoratori (persone che hanno ripreso il lavoro in forma autonoma).
  • Chi lavora nei servizi sociali? Quali competenze sono richieste per migliorare i servizi? Quali professioni avranno possibilità di impiego negli anni futuri? Come progettare l’offerta formativa per rispondere alle esigenze effettive del Welfare locale? Questi temi vengono affrontati nella Guida, frutto delle esperienze di ricerca realizzate da due sociologhe in diversi contesti territoriali. La riforma del comparto sociale e del mercato del lavoro, il trasferimento delle funzioni dallo Stato alle Regioni e agli Enti locali hanno trasformato l’impianto complessivo del sistema professionale. Questa dispensa offre spunti di riflessione per tutti i soggetti che a diverso titolo si occupano di professioni sociali dal lato del lavoro e dal lato della formazione. Propone un sistema di governance per le Regioni che intendono programmare la formazione in modo coerente con la domanda espressa dai territori.
  • Allacciatevi le scarpe e partite. Il nuovo libro di Moscati parte da lontano, dal mitico On the Road, Sulla strada, di Jack Kerouac; e da molto vicino, dalla situazione in cui vive e si muove lo smaliziato spettatore della contemporaneità tra le immagini delle televisioni- e non più della televisione-, del cinema, delle navigazioni in Internet. La fantascienza è atterrata. La geografia non è più la stessa delle carte o dei mappamondi. La storia sembra smarrita, in cerca di bussole. Ed ecco il cammino costellato di racconti su cui si concentra il libro: un viaggio in otto tappe nell’America che non è più quella di Sulla strada e neanche quella che abbiamo conosciuto prima della ferita nel cuore di Manhattan; una Trilogia della paura, ovvero tre film-documento per la tv che da Manhattan sviluppano una ricerca dietro le cronache delle guerre combattute o annunciate o dimenticate; e infine alcune brevi guide nella foresta globale dei mass media. L’autore propone una sintesi dei percorsi che ci troviamo di fronte oggi, in un’epoca che lascia poco spazio alle illusioni e agli esotismi creati sia dal bianco e nero del cinema e della tv, sia dalle cartoline a colori che li hanno riproposti in una nuova luce. Esotismi, territori sottratti alla distanza, affidati al dominio delle immagini dell’attualità. Siamo in tempi di «breaking news», le notizie che irrompono all’improvviso sui video e ci spostano di colpo in Afghanistan e in tanti altri luoghi spesso oscuri, poco conosciuti, sfuggenti, dove si accendono drammi, tensioni, inquietudini. Le scarpe di Jack Kerouac entrano in una crescente dimensione di spostamenti che ci trovano impreparati e tuttavia ci riguardano.
  • C’è oggi una crescente consapevolezza di come il tema della pace e della guerra non possa essere separato da altre fondamentali questioni che attengono al rapporto tra l’Oriente e l’Occidente e tra il Nord e il Sud del mondo, a partire da quelle che chiamano in causa la distribuzione ineguale delle risorse nel pianeta e la dicotomia crescente fra concentrazione della ricchezza e diffusione di una condizione di povertà estrema. Pure all’interno di queste più generali dinamiche, rispetto alla questione della pace e della guerra, esiste però un ruolo specifico delle religioni, che a volte, come per la tragedia della distruzione delle due torri del World Trade Center a New York l’11 settembre 2002, viene invocato anche strumentalmente. In realtà, nel corso della storia, le religioni hanno svolto, e tuttora svolgono, un ruolo non neutro rispetto agli equilibri politici, sociali, economici e culturali e spesso differenze culturali e religiose hanno rappresentato il paravento dietro cui nascondere concreti e giganteschi interessi economici e politici. Questo libro, attraverso i saggi di quattro autorevoli esperti, si interroga invece sul contributo che le religioni, in particolare le grandi religioni monoteiste, possono dare oggi alla ripresa di un generale processo di pace che, per essere davvero tale, deve potersi realizzare in primo luogo come denuncia critica dell’ingiustizia e recupero del rispetto della differenza.
  • L’allargamento dell’Unione europea è alle porte. A partire dal 2004 altri dieci Paesi verranno ad aggiungersi ai quindici che già oggi la costituiscono. È stato detto che si tratta di un evento di portata storica, se non addirittura epocale. Cosa cambierà in seguito a questo evento nei Paesi della nuova Europa, e in particolare in Italia, nei prossimi anni e già nell’immediato futuro? Come peserà questo impatto sugli assetti economici e sociali complessivi dell’Europa e di ciascuno dei suoi Stati? Il libro si pone questi interrogativi e attraverso testimoni autorevoli, italiani e stranieri, avanza risposte con l’occhio rivolto non agli addetti ai lavori, ma al pubblico vasto dei cittadini. Il cuore della riflessione che si dipana lungo le pagine del volume riguarda le prospettive del lavoro e il modo in cui la sua organizzazione di rappresentanza, cioè il sindacato, si prepara ad affrontare le nuove condizioni determinate dall’allargamento negli assetti istituzionali e in quelli economici, sociali e del mercato del lavoro. Tira le fila delle diverse questioni aperte, scavandone specificità e connessioni, Walter Cerfeda, responsabile del segretariato europeo della Cgil, mentre sono dei protagonisti privilegiati della scena politica e sociale europea ad approfondirne i diversi spaccati. Così, fra gli altri, si segnalano gli interventi di Will Hutton e Jean-Paul Fitoussi per gli aspetti economici del cambiamento; quelli di Bruno Trentin e Giorgio Napolitano, invece, per le problematiche istituzionali e sociali; ed infine quelli di John Monks, di Michael Sommer e di Guglielmo Epifani per la rappresentanza sindacale. Completano il volume un breve glossario delle parole dell’Europa ed una storia sintetica dell’allargamento.
  • È oggi dai più riconosciuto il ruolo centrale della politica dei redditi e della politica contrattuale realizzata grazie all’accordo del luglio ’93, nel risanamento dell’economia italiana e nell’ingresso dell’Italia nell’area dell’Euro. Nel volume vengono analizzati gli effetti di quelle politiche sulla dinamica delle retribuzioni, sul loro potere d’acquisto, sul loro rapporto con la crescita della produttività e con la distribuzione del reddito, confrontandoli con le stesse dinamiche verificatesi negli altri principali Paesi europei, in Usa e in Giappone. Viene inoltre esaminato il ruolo svolto dalla contrattazione nazionale di categoria e da quella decentrata a livello di impresa nella dinamica delle retribuzioni, approfondendo i lineamenti fondamentali che hanno caratterizzato i due livelli di contrattazione lungo il decennio e in particolare nel quinquennio 1996-2000. Il quadro che ne emerge è quello di una tenuta problematica del potere d’acquisto delle retribuzioni; di una difficoltà delle retribuzioni di fatto a seguire la crescita della produttività; di una crescita delle retribuzioni reali nel nostro paese inferiore a quella registrata nei principali Paesi europei; di un ridimensionamento del peso del contratto nazionale e di una maggiore flessibilizzazione della prestazione lavorativa. Il problema che si pone è quale debba essere - nel nuovo quadro dell’unione monetaria europea - il modello di contrattazione, di relazioni industriali e di politica salariale, coerente con un progetto di crescita del paese e di una sua competitività fondata sulla qualità dello sviluppo.
  • Il Rapporto sui diritti globali fotografa lo stato dei diritti e analizza le politiche per una loro maggiore affermazione sia a livello locale che globale, con uno sguardo «strabico» rivolto agli avvenimenti del 2002 e agli scenari e prospettive del 2003. È diviso in quattro sezioni: Diritti economico-sindacali; Diritti sociali; Diritti umani, civili e politici; Diritti globali ed ecologico-ambientali. Le aree tematiche sono articolate in sedici capitoli: I diritti e il lavoro; Nuovi lavori, nuovi diritti; Il diritto alla salute e alla sicurezza sul lavoro; Lavoro e sfruttamento minorile; I diritti nel settore non profit e nelle imprese sociali; Welfare: politiche di inclusione e di cittadinanza; Welfare: la salute come diritto; Welfare: anziani e disabili tra attivazione e diritti; Le politiche per i minori, i giovani e l’istruzione; I problemi della giustizia e delle carceri; Nuovi conflitti e guerre dimenticate; Profughi, rifugiati e migranti; Le violazioni e le discriminazioni; Stato della popolazione; Stato del pianeta e diritti di accesso alle risorse; I diritti nella globalizzazione. In ognuno dei capitoli e per ogni tematica viene definito il punto della situazione e vengono delineate le prospettive; l’analisi è corredata da una cronologia dei fatti, dalle bibliografie, da un accurato glossario e da un quadro statistico. Il Rapporto, promosso dalla Cgil e dal Gruppo Abele e realizzato dall' Associazione SocietàINformazione, si completa con qualificate introduzioni ai temi trattati e con i contributi del segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani e di Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera. Il Rapporto, unico nel suo genere, è uno strumento fondamentale per pensare e agire globalmente, per arricchire la formazione e supportare l’attività quotidiana, locale e territoriale, dei militanti e delegati sindacali, degli operatori sociali ed economici, del volontariato e dell’associazionismo, del non profit e della cooperazione sociale; è inoltre rivolto al mondo della scuola, dell’informazione, ai nuovi movimenti di impegno sociale, politico e civile.