• La vertiginosa crescita delle incarcerazioni nell’ultimo ventennio ha fatto esplodere il problema del sovraffollamento penitenziario, e con esso quello della qualità della pena nel rispetto della dignità della persona detenuta. Tra timide riforme e occasionali provvedimenti deflattivi, la costruzione di nuove carceri e la saturazione di quelle esistenti continuano a dominare l’agenda politica. La struttura architettonica, la qualità edilizia e la collocazione urbanistica del penitenziario corrispondono alla sua funzione e al modo di interpretare la pena privativa della libertà. Chi si propone di riformare la pena non può rinunciare, quindi, a ripensare lo spazio penitenziario, almeno fino a quando il carcere resterà dominante nelle nostre culture e nelle nostre pratiche punitive. Testi di Sebastiano Ardita, Vittorio Borraccetti, Cesare Burdese, Alessandro De Federicis, Patrizio Gonnella, Francesco Maisto, Corrado Marcetti, Alessandro Margara, Mauro Palma, Sonia Paone, Eligio Resta, Leonardo Scarcella, Adriano Sofri, Maria Stagnitta, Grazia Zuffa.
  • Le imprese cooperative rappresentano oggi circa il 7% del PIL, contano 12 milioni di soci, oltre un milione e centomila occupati, e vantano posizioni di eccellenza in molti settori dell’economia nazionale. F. Fabbri ne ripropone le vicende attraverso i 150 anni della storia d’Italia. Vengono ricostruite le tappe che condussero alla fondazione (1886) della Federazione delle società cooperative (poi Lega), e quindi al pieno riconoscimento sociale e legislativo durante l’età giolittiana. Nel primo dopoguerra, al momento del massimo sviluppo, la Lega fu attaccata dallo squadrismo fascista e, il 14 novembre 1925, fu sciolta dal prefetto di Milano che avviò l’inarrestabile «fascistizzazione» del movimento. La Lega delle Cooperative fu ricostituita nel 1945. Si affermò allora la leadership del Partito Comunista, anche se, fin dal 1962, fu avviato quel lento processo che l’avrebbe trasformata in un organismo autonomo dai partiti. A metà degli anni Settanta, anche al di fuori delle «isole rosse», la «terza via» dell’economia si proponeva già in alternativa a quella privata come a quella pubblica. Dagli anni Ottanta, il «sistema» delle cooperative e dei loro Consorzi, con l’esecuzione di rilevanti opere pubbliche, si affermava ormai nella sfera nazionale ed internazionale. Dopo la crisi dei primi anni Novanta, superato il meccanismo della «cooperazione di partito», fu avviata quella definitiva trasformazione della struttura organizzativa, produttiva e finanziaria che, nell’arco di un ventennio, ha reso Legacoop uno dei protagonisti indiscussi nel campo della più avanzata e diffusa imprenditorialità, pur nel rispetto dei principi fondanti della partecipazione economica e del controllo democratico dei soci. Non a caso, nella seconda parte del volume, dedicata alla Memoria, l’A. collega idealmente presente e passato attraverso la storia di province e personaggi rappresentativi: N. Baldini, G. Massarenti, C. Prampolini, G. Miglioli, per non parlare delle tante cooperatrici, protagoniste meno note ma altrettanto importanti. Rilevante fu dunque la presenza del movimento cooperativo nel corso di oltre 150 anni, come documenta la specifica e ricca guida bibliografica su La storiografia dall’Unità ad oggi, con cui si conclude il volume.
  • Un piccolo libro e uno stimolante Dvd per i nuovi italiani, gli stranieri-immigrati, ed anche per tutti i cittadini (adulti, giovani, adolescenti, anziani) che vogliono imparare o ricordare i passaggi principali della nostra storia unitaria: da soli, nelle scuole, nel sindacato, nelle associazioni, nei partiti, nelle università della terza età, nelle aziende. In particolare libro e Dvd si propongono come piacevole strumento di formazione e informazione di base per i milioni di uomini e donne provenienti da altri paesi che vivono e lavorano e studiano in Italia, che hanno bisogno e piacere di conoscere meglio sia la lingua italiana sia la storia dell’Italia unita. Nei prossimi mesi ed anni in tutta Italia aumenteranno per legge i corsi di italiano abbinati a momenti di informazione civica sulla storia e sulla Costituzione: Cortissima STORIADITALIA sarà un possibile supporto didattico a queste attività. I 10 capitoli illustrati nel libro e raccontati nel Dvd non riguardano solamente la «politica» ma i fatti più importanti e significativi di ordine sociale, culturale, economico, artistico, sportivo. Sono svolti inoltre con un linguaggio misto di parole, immagini, disegni, fotografie, legati da un testo base scritto in un italiano semplice, essenziale, comprensibile dal maggior numero di persone di ogni età e conoscenza minima della lingua. Ai 10 capitoli si aggiunge nel libro un’utile appendice con la riproduzione della Costituzione italiana.
  • Quale significato ha oggi la parola riformismo, dopo che è diventata un cavallo di battaglia della destra in Europa? La domanda chiama in causa le culture politiche della sinistra italiana. Mentre il berlusconismo sta volgendo al tramonto, le forze progressiste non sono ancora riuscite ad elaborare una risposta credibile alla crisi del rapporto tra democrazia e lavoro, accelerata da una globalizzazione senza regole. Se questo è vero, c’è addirittura un contratto sociale da riscrivere, e c’è un’alleanza tra economia di mercato e welfare da ristabilire, che si prendano cura anzitutto dei perdenti nella lotteria della vita. Il dovere del riformismo è quello di progettare e di fare le riforme. Altrimenti, diventa solo un logo che dice da dove si viene, ma non dove si vuole andare. Tra le tante prediche che l’autore rivolge al mondo politico e sindacale italiano, è quella che in fondo le riassume un po’ tutte.
  • Da sinistra

    22.00 
    Il libro – frutto di un lavoro di ricerca pluriennale condotto in numerosi archivi, di istituzioni e di privati – ricostruisce uno snodo tanto cruciale quanto sottovalutato dell’evoluzione del profilo culturale della Sinistra italiana tra la crisi del centrismo e l’emergere dei movimenti degli anni Sessanta. Al contrario di quanto sostiene un’assai diffusa opinione storiografica, infatti, negli anni ’50 il Partito socialista costituì il luogo di incontro e confronto di proposte politiche originali ed eterogenee, che il libro sceglie di affrontare seguendo l’itinerario dei gruppi di intellettuali che si raccolsero allora intorno alle iniziative di Raniero Panzieri. Il giovane dirigente socialista, impegnato nel rilancio della politica culturale del Partito nel segno di una «uscita a sinistra» dallo stalinismo, diventò il punto di riferimento di intellettuali quali Gianni Bosio, Giovanni Pirelli, Luciano Della Mea, Franco Fortini e i marxisti critici della rivista «Ragionamenti», tutti accomunati dalla ricerca di un modello di rapporti tra politica e cultura alternativo a quello comunista. L’analisi ravvicinata dei contenuti, delle occasioni e delle sedi dei loro dibattiti, la ricostruzione di fortune e fallimenti delle loro iniziative, la riflessione sulle diverse scelte dinanzi all’evoluzione riformista della politica del PSI consentono di veder emergere – intorno ai temi dell’autonomia del lavoro intellettuale, dei suoi rapporti con le strutture di partito e della sua funzione nel quadro del nascente neocapitalismo italiano – argomenti e metodi che, allora minoritari, sarebbero stati raccolti e rielaborati dalle nuove forme di militanza degli anni ’60.
  • Simona Baldanzi, nata in una famiglia di lavoratori del tessile, scrive un libro che è un percorso di studio e di ricerca che la porterà nel cuore della «condizione operaia» del Mugello, nei cantieri dell’Alta velocità prima, della Variante di valico poi. Sono le grandi opere che si snodano tra la Toscana e l’Emilia Romagna, in un territorio tra i più strategici e critici del Paese, in cui la maggior parte della tratta ferroviaria e autostradale è fatta di gallerie. Passa mesi nei campi base, laddove vivono i trasfertisti, a raccogliere dati, voci, volti, storie, polvere, solitudine; e ascolta i dialetti, soprattutto del Sud, traduce gli sradicamenti, studia il lavoro di questi nuovi minatori moderni, le squadre, la struttura dei campi base, il tempo libero. «Mentre prendevo coscienza che il mio territorio era danneggiato irrimediabilmente, decisi che la tesi l’avrei fatta sui lavoratori. Nelle gallerie rimanevano invisibili proprio come le falde e, forse, proprio perché nessuno li prendeva in considerazione, erano a rischio anche loro», racconterà in un passo. Oggi quella ricerca è questo libro esemplare, che ha il pregio di raccontarci un mondo sommerso di grande forza espressiva, riconnettendosi idealmente con due antenati scrittori, Luciano Bianciardi e Carlo Cassola, autori di un classico, I minatori della Maremma, fatto anche quello di città sotterranee, infortuni e morti, come una maledizione che si ripete. Perché, come scrisse George Orwell, «più di ogni altro, forse, il minatore può rappresentare il prototipo del lavoratore manuale (…) perché è così virtualmente necessario e insieme così lontano dalla nostra esperienza, così invisibile, per modo di dire, che siamo capaci di dimenticarlo come dimentichiamo il sangue che ci scorre nelle vene».
  • Il libro ricostruisce la vita di Argentina Altobelli, nata ad Imola nel 1866 e morta a Roma nel 1942, fondatrice nel 1901 della Federazione nazionale dei lavoratori della terra. Dopo aver delineato la realtà politica e sociale dell’area romagnola e bolognese nella fase di costruzione dell’Unità italiana, viene tracciato il percorso che porta l’Altobelli ad avvicinarsi al movimento socialista e ai problemi del mondo agricolo e se ne esamina l’impegno nel corso dei primi decenni dell’Italia unita, quelli cioè della costituzione dei partiti politici e delle organizzazioni sindacali. Pur con alcuni riferimenti alla sua vita familiare, viene seguito lo svolgersi delle sue molteplici attività, quale segretaria nazionale della Federterra e membro della direzione del PSI, nonché protagonista delle battaglie per il diritto di voto alle donne e per la parità salariale, in un intreccio continuo con la storia delle lotte contadine negli anni del Novecento, fino all’avvento del fascismo. Le vittorie e le sconfitte di questo impegno per il riscatto dei lavoratori della terra e per l’emancipazione femminile sono inquadrate nel contesto politico e sindacale e nelle travagliate vicende del partito socialista e dei suoi protagonisti di quegli anni.
  • Il lavoro è cambiato. Ma non è cambiato in modo adeguato il modo di regolarlo per affrontare con efficacia i nuovi problemi che sono proposti dai cambiamenti in corso. In questo volume viene mostrato il deficit di regolazione che connota il sistema sociale italiano: dalle relazioni industriali e dalla contrattazione, fino alla rappresentanza e alla carenza di un disegno ampio di protezione sociale capace di includere il lavoro instabile e precario. Nello stesso tempo viene rilevata la difficoltà di fornire risposte efficaci alle aspettative dei lavoratori (che riguardano tanto l’attesa di una migliore qualità del lavoro che la domanda di maggiore stabilità) da parte delle organizzazioni di rappresentanza: in modo particolare di quelle che si muovono nella sfera politica. Il mondo del lavoro immerso nell’economia globale manifesta una crescente insicurezza e richiede soluzioni meno congiunturali. In questa chiave l’autore propone l’esigenza di un nuovo patto sociale, capace di aggiornare un compromesso durevole ed efficace tra gli interessi delle imprese e le ragioni del lavoro, e più in generale tra democrazia e mercato.
  • La ricerca di Christian G. De Vito, compiuta attingendo a un notevole patrimonio umano e documentario di memoria, analizza la relazione fra Comunità dell’Isolotto e mondo operaio come momento emblematico del cambiamento di paradigma relativo al rapporto fra l’ambito operaio e la sfera cattolica: dall’estraneità aspramente contrappositiva alla reciproca positiva contaminazione. In quello storico mutamento essa individua lo snodo fondamentale per la definizione dell’identità della Parrocchia/Comunità dell’Isolotto nell’intero periodo dal 1954 al 2010. Scorrono così in successione nelle pagine del libro i molteplici significati assunti dall’esperienza di comunità: quella missionaria ed ecumenica degli anni Cinquanta, alla quale succedono prima la «Chiesa dei poveri», del periodo conciliare e del Sessantotto, e via via la comunità quartiere degli anni 1969-72, la comunità di base degli anni successivi, fino alla comunità in ricerca di fronte alle trasformazioni indotte dalla globalizzazione e al rapporto con i nuovi movimenti sociali dei giorni nostri. La ricerca di De Vito analizza l’esperienza specifica dell’Isolotto, ma supera intenzionalmente la frattura tra storia religiosa e storia sociale, traendo ispirazione e confrontandosi idealmente con la tradizione degli studi che a livello internazionale hanno indagato la questione del rapporto tra la storia delle classi subalterne e la religiosità popolare.
  • Ricostruire l’attività clandestina del gruppo di partigiani operante all’interno della società per azioni TIMO di Parma ha significato indagare quel vasto universo di donne e uomini lavoratori che operarono attivamente contro le forze d’occupazione e il governo fascista repubblicano. La storia che si è voluta raccontare, dunque, non è storia di eroici guerrieri fuori dal tempo e dallo spazio. È storia di giovani uomini che, in una società profondamente colpita dalla guerra totale, nella convivenza quotidiana con una pratica di soprusi e di morte, hanno saputo operare una scelta di campo e agire di conseguenza. Ragazzi che, con il loro bagaglio di esperienza e di errore, hanno accettato di mettersi in gioco, fino, in alcuni casi, al sacrificio della vita.
  • Il libro, basato sui risultati di un’indagine capillare svoltasi in tutta Italia e realizzata con il contributo del Ministero delle Pari Opportunità, racconta con forza e concretezza le storie di centinaia di ragazze nigeriane rese schiave e costrette con l’inganno a prostituirsi dall’alleanza fra mafia nigeriana e criminalità italiana. Sono tante le ragazze africane, soprattutto nigeriane, scomparse o uccise, ma questo non ferma il flusso illegale e ininterrotto di arrivi di migliaia di giovanissime, spesso minorenni, che da quasi vent’anni vengono condotte nel nostro paese. A tutte viene imposto un debito altissimo, fino a 80 mila euro, cui debbono far fronte nel tempo sotto la stretta e violenta sorveglianza della rete delle maman, diffuse capillarmente in tutto il territorio nazionale. Eppure sta crescendo il numero delle ragazze che, come l’autrice del libro, si ribellano al ricatto della mafia e, attraverso percorsi diversi, riescono a liberarsi dal suo dominio. Contributi significativi affiancano nel libro la denuncia della tratta: quelli dello scrittore Roberto Saviano, dei musicisti inglesi Michael Nyman e David McAlmont, dell’artista americana Martha Rosler, cui si accompagnano le riflessioni di Claudio Magnabosco e Gianguido Palumbo, due uomini italiani impegnati nelle reti e nelle associazioni contro la tratta per un cambiamento delle responsabilità maschili.
  • In occasione del cinquantesimo anniversario degli avvenimenti del giugno-luglio 1960, quando il Governo Tambroni, retto dai voti decisivi del MSI, fu costretto alle dimissioni da imponenti manifestazioni di piazza, il volume rilegge la successione di quegli eventi e ne esamina le ragioni. Si trattò di una svolta drammatica nella storia repubblicana, segnata dal sangue di dieci cittadini innocenti. La ricostruzione degli eventi è affidata ad un ampio saggio storico di Fabrizio Loreto, che analizza la crisi politica e istituzionale del 1960 ed esamina il ruolo dei diversi attori politici e sociali in campo, offrendo un’originale interpretazione anche sulla base delle acquisizioni storiografiche più recenti e di un ricco patrimonio documentario. Il volume raccoglie inoltre relazioni e contributi dei convegni realizzati nel 2010 dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio a Genova, Roma, Catania, Palermo e Reggio Emilia, cioè nelle città dove più alta si levò allora la protesta popolare in difesa della democrazia e della Repubblica. Fra i contributi, molti sono quelli di protagonisti diretti di quella stagione, di intellettuali e di studiosi come Pietro Ingrao, Guido Bodrato, Armando Cossutta, Alfredo Reichlin, Aldo Tortorella, Fulvio Cerofolini, Guglielmo Epifani, Marco Revelli, Adolfo Pepe, Curzio Maltese, Moni Ovadia, Fernanda Contri. Con un saggio di Fabrizio Loreto Nel volume è anche contenuto in omaggio un Dvd del film documentario di Mimmo Calopresti «1960 I Ribelli»..