•   Il volume raccoglie gli atti del Forum Giusta Transizione della CGIL, tenutosi il 6 febbraio u.s. presso la CGIL nazionale, con le conclusioni del Segretario confederale, Christian Ferrari. Link  Politiche per il clima e giusta transizione              
  • Perché Giorgia Meloni vince le elezioni e un italiano su due non vota? Perché dal 1996, secondo Marco Revelli, si confrontano due destre: una destra populista e plebiscitaria, «fascistoide» (l’allora centrodestra di Berlusconi) e una destra tecnocratica ed elitaria, liberale (l’allora Ulivo di Prodi). Le due destre, apparentemente in conflitto tra loro, hanno uguali obiettivi: la svalorizzazione del lavoro, l’autonomia differenziata, la fine dell’intervento statale, il dominio del mercato e la privatizzazione dei servizi pubblici, in primis la sanità. Governi la destra populista o la destra liberale, per i non garantiti non cambia nulla e quindi non votano. Dopo il 1989 (fine dell’Urss) e il 1992 (Trattato di Maastricht), lo Stato non redistribuisce più: lo Stato privatizza, precarizza il lavoro e indebolisce i sindacati. La destra liberale guidata da Pds-Ds-Pd promuove misure come il pacchetto Treu e il Jobs Act. E quando la destra populista giunge al governo trova i lavoratori già indeboliti. Il Governo Amato inserisce in Costituzione l’autonomia con la «deforma» del 2001. E oggi Calderoli può aggravare il divario Nord-Sud con l’autonomia differenziata attuando la Costituzione deformata. Chi da sinistra ha criticato la destra liberale e tecnocratica ha alternato deficit cognitivo e primitivismo politico: gli intellettuali organici del socialismo sono scomparsi o sono diventati organici al liberismo. Il libro propone un programma di governo per recuperare il voto degli astenuti e battere le due destre. E chiarisce cosa dovrebbe fare la Sinistra al governo al posto di Monti, Renzi, Draghi, Meloni o Schlein.
  • Sempre di più le aziende ricorrono ad appalti, distacchi, forniture che nascondono dumping contrattuale, lavoro irregolare e, nei casi più estremi, sfruttamento. Addirittura arrivano a occupare direttamente lavoratrici e lavoratori irregolari, spesso ricorrendo a sistemi complessi, imprese serbatoio, finte cooperative. Come verificare se un appalto è genuino e se si sta applicando il Ccnl corretto? Cosa fare di fronte a casi di lavoro nero e/o di sfruttamento? Come accompagnare e tutelare chi denuncia, in particolar modo un lavoratore migrante? La guida prova a rispondere a queste domande fornendo strumenti pratici per gestire le vertenze.
  • Il libro raccoglie i testi del gruppo femminista del mercoledì, presentati in molti incontri in varie città, dal 2008, anno di inizio del percorso, ad oggi. Molti e diversi tra loro sono i temi affrontati. Così li riassume Viola Lo Moro nella postfazione: «dal rapporto con la sinistra e le istituzioni, alle questioni legate alle tecnologie riproduttive, dalla guerra alla cura per riappropriarsi di una responsabilità nei confronti del mondo, dal rapporto tra generazioni di femministe diverse, alle questioni linguistiche portate dalle soggettività trans e non binarie. Dalla globalizzazione al razzismo, dal capitalismo finanziario alla violenza sistemica contro le donne, alla coscienza del limite, all’ecologia». Nell’introduzione Letizia Paolozzi racconta la pratica politica del gruppo che intreccia il piacere delle relazioni alla passione delle idee, i legami e i conflitti che l’attraversano, la fecondità delle differenze tra le donne che ne fanno parte.
  • Il saggio affronta i problemi e le contraddizioni della legge sull’autonomia differenziata, prima della sentenza della Corte costituzionale di novembre 2024 (e prima della sentenza di gennaio 2025 della Corte che ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo sulla parte sopravvissuta della legge), che l’ha sostanzialmente affossata nelle sue disposizioni più importanti. Il testo analizza le possibili conseguenze negative dell'autonomia differenziata sui diritti sociali e l’unità del paese nella cornice delle permanenti diseguaglianze tra Nord e Sud e di un sistema di welfare insufficiente a rispondere alla realizzazione dei diritti costituzionali alla salute, all’istruzione, al lavoro. Il saggio evidenzia la pericolosità di un progetto politico e normativo rivolto a creare le condizioni di una separazione delle regioni ricche dal resto del paese, pur rivendicando le ragioni di un federalismo solidale e democratico capace di esaltare le specificità locali nel quadro di un paese unito e dai diritti indivisibili, geograficamente ed economicamente. Il progetto dell’autonomia differenziata invita le forze democratiche a pensare ad una prospettiva diversa e alternativa capace di coniugare autonomia e solidarietà.
  • L’assistenza informale è la spina dorsale dei sistemi di long-term care (Ltc), ma raramente viene posta al centro delle politiche di questo settore. L’articolo propone un modello per la sistematizzazione e l’analisi delle raccomandazioni internazionali in materia di cura informale fornite dalle principali istituzioni che si occupano di politiche di assistenza agli anziani a livello europeo. La tassonomia delle raccomandazioni in ambito di informal care qui presentata ne consente la riproducibilità per fini scientifici e, allo stesso tempo, ne facilita l’adozione da parte dei policy maker per meglio indirizzare le politiche e gli interventi a supporto dei caregiver informali.
  • La maternità rappresenta un ostacolo significativo alla partecipazione femminile nel mercato del lavoro in Italia, dove il tasso di occupazione delle donne (63,8%) è tra i più bassi in Europa. Il calo delle nascite, scese sotto le 400.000 unità nel 2023, riflette la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, acuita da una carenza strutturale di servizi e politiche di sostegno. Le disuguaglianze emergono anche nell’occupazione: il 69% delle donne senza figli è attivo, contro il 58% delle madri, spesso relegate a part-time involontario (31,3%) o costrette a dimissioni per l’assenza di supporti adeguati. Il lavoro di cura non retribuito, pilastro trascurato delle società moderne, impegna le donne il doppio rispetto agli uomini e rappresenta un valore economico rilevante (12% del Pil in Italia). Questo scenario è alimentato da un sistema patriarcale e capitalista che perpetua disparità di genere, relegando le donne al ruolo di caregiver. Interventi strutturali, come il potenziamento dei servizi per l’infanzia e una riforma del congedo di paternità, uniti a un cambiamento culturale, sono cruciali per promuovere un sistema più equo e un mercato del lavoro che valorizzi pienamente le competenze acquisite dalle donne italiane e non solo.
  • L’inverno demografico è un tema ricorrente nel dibattito pubblico italiano, ma poco si pone l’accento sulle sfide quotidiane affrontate dalle madri per tenere insieme il carico di cura non retribuito che pesa sulle donne e la loro occupazione in un mercato del lavoro dove avere figli costituisce un ulteriore svantaggio nel gap di genere. Il contributo evidenzia come nel discutere di natalità occorrerebbe abbandonare retorica e politiche di bonus, per implementare una serie di misure che è possibile ricondurre a due ambiti fondamentali: conciliazione e condivisione. La prima include politiche di welfare per la prima infanzia e politiche lavoristiche, innanzitutto per permettere la permanenza delle madri al lavoro. La seconda promuove la condivisione tramite i congedi, il tempo e la compartecipazione al lavoro di cura. Ad essere rimarcato è ciò che si individua come la vera questione da affrontare: la necessità di rompere una segregazione orizzontale e verticale del mondo del lavoro e che riguarda la questione della cura, oggi classificata come attitudine femminile al massimo da supportare un po’, e che costituisce invece un nodo economico essenziale, un tema di sviluppo oltre che di qualità della vita. Ciò chiama in causa una politica per una genitorialità condivisa e la necessità di rivalorizzare lavori legati alla cura, continuando il cammino di un cambiamento in primis culturale.
  • Negli ultimi anni, l’attenzione rivolta al mondo della disabilità sul versante internazionale, europeo e italiano ha incentivato l’adozione di politiche incentrate a favorire la piena partecipazione e inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita. In Italia oggi si parla molto delle politiche in favore delle persone con disabilità. È in atto una riforma sostanziale che è stata definita, in maniera semplicistica, come «Riforma della disabilità», partendo dalla legge 22 dicembre 2021, n. 227 «Delega al Governo in materia di disabilità», e concludendosi per ora con il d.lgs. 3 maggio 2024 n. 62. Il titolo della nuova norma già delinea il perimetro degli interventi: «Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato». Inoltre, è essenziale che nel progetto di vita individuale personalizzato e partecipato abbia una importanza significativa il ruolo del lavoro. La nuova riforma deve essere analizzata nella sua interezza, valutandone anche le implicazioni nel mondo del lavoro e gli sviluppi che avrà sulla vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
  • Il saggio ricostruisce il processo storico nel quale si inserisce la recente riforma di una porzione significativa del sistema di welfare per le persone con disabilità, rintracciando le diverse logiche e forze sociali che si sono cristallizzate nella serie di provvedimenti normativi che la compongono. L’ipotesi è che, dietro divergenze all’apparenza minute, si celi un marcato disaccordo sullo statuto sociale delle soggettività disabili e sulle forme di convivenza.