• Frutto di un esteso lavoro sul campo che ha coinvolto aziende, lavoratori formali e informali, disoccupati, studenti e centri di formazione, lo studio offre un raro e aggiornato spaccato nel campo dei diritti e del mercato del lavoro in Eritrea, focalizzandosi sulla riqualificazione e formazione professionale nei settori dell’informatica, turismo e catena del freddo. La ricerca propone un’analisi dettagliata dei bisogni in merito alla formazione professionale in Eritrea, specificamente nei maggiori centri economici di Asmara e Massaua, allo scopo di fornire un tracciato completo utile alla preparazione di corsi di formazione per lo sviluppo di abilità professionali, tentando quindi di cogliere gli aspetti della domanda e dell’offerta nel mercato del lavoro nei settori dell’informatica, turismo e catena del freddo. Merito di questa ricerca non è solo fare luce su alcuni dati relativi al mercato del lavoro eritreo oggi, ma anche fare emergere quanto sia importante il ruolo della cooperazione e dello sviluppo per la promozione di una agenda per il lavoro dignitoso a livello globale, in un contesto geopolitico ricco di complessità.
  • The research is the result of an extensive fieldwork involving companies, formal and informal workers, unemployed people, students and training centres. It provides a rare and up-to-date insight into the field of labour rights and the labour market in Eritrea, focusing on upskilling and vocational training in the IT, tourism and cold chain sectors. The research provides a thorough analysis of the needs related to vocational training in Eritrea, specifically in the major economic centers of Asmara and Massawa, with the purpose of providing a comprehensive framework for the preparation of training courses to develop professional skills. It seeks to capture aspects of demand and supply in the labor market in the fields of information technology, tourism, and the cold chain. The merit of this research goes beyond shedding light on data concerning the Eritrean labor market today; it also highlights the importance of development cooperation in promoting a global agenda for decent work, in a complex geopolitical context.
  •   Il volume raccoglie gli atti del Forum Giusta Transizione della CGIL, tenutosi il 6 febbraio u.s. presso la CGIL nazionale, con le conclusioni del Segretario confederale, Christian Ferrari. Link  Politiche per il clima e giusta transizione              
  • Scarica il file gratuito al Link Occupazione, salari e lavoro povero nell’era della precarietà Il lavoro – fondamento costituzionale della Repubblica – ha perso negli anni il suo valore politico, economico e sociale. Questo è quanto emerge dal rapporto sulle tendenze dei salari e delle disuguaglianze in Italia e nel mondo dell’Ilo (2024) e dall’ultimo rapporto annuale dell’Istat (2024), che mostrano il progressivo declino dei salari reali e la crescente precarizzazione del mercato del lavoro in Italia. I cambiamenti economici e sociali portati dall’era della globalizzazione hanno contribuito a minare le sicurezze che un posto di lavoro riusciva a dare. La crescente deregolamentazione del mercato del lavoro, con l’obiettivo di migliorare la competitività, la graduale frammentazione delle catene della produzione, la progressiva terziarizzazione dell’economia sono tutti fattori che hanno favorito il diffondersi di una nuova occupazione precaria. Sono nate nuove forme contrattuali incentrate sulla discontinuità del rapporto di lavoro.      
  • In offerta!

    TEST INTERNO

    Il prezzo originale era: 1.00 €.Il prezzo attuale è: 0.01 €.
  • Ricorrendo i casi previsti dall’articolo 138 della Costituzione, ad ottobre si svolgerà il referendum sulle modifiche della Carta costituzionale apportate dalla legge Renzi - Boschi e per il quale è in corso la raccolta delle firme dei cittadini da parte del «Comitato per il NO nel referendum sulle modifiche della Costituzione». A supporto della capillare iniziativa in corso in tutto il Paese, questo volumetto elenca in modo semplice e chiaro 20 domande fondamentali ed altrettante persuasive risposte volte a convincere le elettrici e gli elettori a respingere le inaccettabili modifiche apportate alla Costituzione. E a votare quindi NO nel referendum costituzionale che avrà luogo ad ottobre.
  • Enakapata

    2.99 10.00 
    Cosa ci fanno assieme Ryoji Noyori, premio Nobel per la chimica, e zia Concetta? Piero Carninci, lo scienziato che ha messo in discussione il dogma del Dna, e don Peppe detto «Testolina»? Franco Nori, il genio che lavora al computer intelligente, e Gennaro detto «Topolino»? La risposta in Enakapata (espressione nippo-vesuviana, da «è ’na capata», letteralmente «è una testata», in senso figurato «è qualcosa che colpisce, è una cosa straordinaria»), il resoconto di un viaggio che comincia a Secondigliano e si conclude a Tokyo; un diario nel quale gli autori, padre e figlio, raccontano della controversa periferia napoletana e dell’organizzazione della scienza in Giappone, di luoghi e volti della capitale giapponese appena incontrata e dei suoi paesaggi metropolitani stupefacenti, di serendipity, ramen e shinsetsu, di operai e magliari, in un alternarsi e incrociarsi di voci, sensibilità, generazioni. Ne viene fuori un libro vitale, fisico, che afferra i sensi con una lingua prensile che, in maniera leggera, accattivante, divertente, paradossale, a tratti persino commovente, coinvolge il lettore e lo porta lontano, in mondi sconosciuti e affascinanti.
  • Da Roma a Roma

    2.99 10.00 
    Andrea Carraro è uno dei più interessanti narratori degli ultimi anni, autore di molti libri tra i quali Il branco, da cui Marco Risi ha tratto l’omonimo film, ma anche di altre narrazioni che non sono certo sfuggite ai lettori più attenti, come L’erba cattiva, La lucertola, Non c’è più tempo. Ma non è solo un narratore tout court. Infatti, nel tempo, ha affiancato la sua attività di romanziere a quella di acuto reporter, osservatore impietoso della società italiana, soprattutto per l’Unità e Diario, di cui è stato redattore assieme a un altro autore al quale lo lega una comune idea di letteratura, Sandro Onofri. Entrambi, infatti, hanno da sempre affabulato e cercato di attualizzare, in una sorta di riposizionamento linguistico e memoriale, i luoghi e i temi per eccellenza pasoliniani, con uno stile dal registro rigidamente realista. Anche questo libro – che ha il titolo ironico del «falso movimento» Da Roma a Roma, dove si spazia dal centro alle periferie della città alla ricerca dei nuovi portati di senso antropologico e delle trasformazioni urbanistiche – si apre e si chiude con il ricordo di Pier Paolo Pasolini, che, come scrive Carraro, della periferia romana «fu il primo cantore». Si parte dalla stele in memoria di Pasolini all’Idroscalo di Ostia e si finisce, dopo un lungo viaggio a zig zag, nella Torre di Chia, un rudere medievale, prossimo a Bomarzo, acquistato dallo scrittore nel 1970. In mezzo, le chiese di Centocelle, una scuola di Passo Corese, i tossici di Ostia e la Roma Bene dell’Olgiata e di via Due Ponti, oscure feste di piazza a Torvaianica e performance artistiche nel retroterra romano, e tanti altri luoghi nominati dalle cronache ma sconosciuti a molti di noi. Questi luoghi Andrea Carraro ora ce li fa conoscere con un racconto di prima mano, onesto e rigoroso; li attraversa con l’occhio curioso del viaggiatore, con quello impietoso del sociologo e quello visionario dello scrittore; li sviscera, rimettendo in circolo motori dell’immaginario come film, libri, fatti di cronaca; per ricomporre, infine, nel magma complesso di un mosaico, le trasformazioni avvenute in quella terra che sta ai margini di Roma, dove pulsa il cuore impazzito della contemporaneità.
  • Diario operaio

    2.99 10.00 
    Hanno presidiato le fabbriche, hanno fatto lo sciopero della fame, hanno occupato strade, stazioni e vecchie carceri, sono saliti sui tetti e sulle gru. Trascurati dalle tv e dai giornali, abbandonati dal governo e dalla politica, delusi dalla sinistra e a volte lontani anche dai sindacati, milioni di lavoratori, garantiti e no, hanno cercato in questa lunga e dolorosa crisi italiana di farsi sentire e di farsi vedere, di testimoniare con il loro impegno il diritto a difendere un’occupazione, un reddito dignitoso, una speranza di cambiamento. Hanno combattuto, e combattono, una battaglia forse fuori dal tempo, in un paese che non riconosce più il lavoro come un valore su cui costruire una società giusta e solidale. Le loro storie rappresentano l’altra faccia, quella vera, di un’Italia smarrita e delusa dalle promesse berlusconiane.
  • Il bambino con le braccia larghe

    2.99 10.00 
    Con una scrittura molto intensa e partecipata, questo libro racconta la storia di una famiglia alle prese con la malattia mentale e riassume in modo esemplare il trattamento della psicopatologia, l’impatto devastante degli psicofarmaci, gli effetti della legge 180 anche nella sfera privata, dalla sua prima applicazione ai tempi di Franco Basaglia fino a oggi, passando per tutte le esperienze intermedie (padiglioni aperti, chiusura del manicomio, comunità terapeutica, casa-famiglia, fino alla Residenza sanitaria assistita). Da osservatore direttamente coinvolto l’autore ricostruisce la vicenda personale di suo fratello Paolo – Il bambino con le braccia larghe –, sin dalla pubertà affetto da schizofrenia e morto nell’aprile del 2009 all’età di 59 anni, e nel contempo lascia emergere dallo sfondo il ritratto di un’epoca. Lo fa senza velleità di scrittore, né di scienziato o di sociologo, ma con la rigorosa puntualità del testimone. La scrittura è sobria, scarna e colloquiale, e in virtù di questa sua apparente semplicità diventa prensile e complice in un libro che può essere letto anche come un romanzo di formazione, esistenziale e politica, che il narratore vive dentro una famiglia della borghesia italiana, di cui vengono rievocati rapporti e dinamiche. Carlo Gnetti scrive senza risparmiarsi. Narra perché non può spiegare un mondo a molti di noi ignoto, di sofferenza e dolore. Prima di viverlo sulla sua pelle neppure lui poteva sapere che «nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta», come ci ha testimoniato in forma lirica la poetessa Alda Merini.
  • Bella Napoli

    3.99 10.00 
    Napoli e i napoletani non sono la stessa cosa, perché se è vero che la città è l’immagine di tutti, classi dirigenti e popolo, è altrettanto vero che dicendo classi dirigenti e popolo non si dice la stessa cosa, che non si può fare di tutta l’erba un fascio, né delle classi dirigenti, né, tantomeno, del popolo. Dove li mettiamo quelli che si sono aggrappati con le unghie, con la speranza e con i denti, alla possibilità di non chinare il capo, di non arrendersi alle inefficienze, al pressappochismo, al clientelismo, agli ismi senza fine che hanno ammorbato la città? Quelli che talvolta ne hanno fatto una questione etica, altre volte una regola di vita, altre ancora una ragione pratica? In Bella Napoli si racconta di loro, di chi ogni mattina non si veste da supereroe ma da artigiano, insegnante, operaio, scienziato, barista, perito chimico e così via. Di chi con la propria normalità mantiene accesa la speranza e rende meno evanescente la possibilità di cambiare. Persino quando non lo sa.