• Il Piano del lavoro che Giuseppe Di Vittorio presenta ufficialmente nell’autunno 1949 affonda le sue radici negli anni contraddittori del secondo dopoguerra, all’interno di un paese che a fatica si trascina fuori dalle macerie materiali e morali prodotte dalla dittatura fascista e dal conflitto mondiale. La sua breve vicenda si attiva e si conclude in un importante momento di transizione della neonata Repubblica, sia sul versante delle dinamiche economiche sia sul versante di quelle politiche, nel pieno di uno scontro ideologico che per molto tempo condizionerà la storia politica nazionale e la storia del movimento sindacale. Muovendo dalla ricostruzione puntuale di questi aspetti, il volume passa ad affrontare l’effettiva declinazione che il Piano ha assunto su scala locale, fermando l’attenzione sul caso del Piano provinciale di Pesaro e Urbino che rappresenta un esempio paradigmatico di popolarizzazione del medesimo. In esso si colgono innovazioni, aspirazioni e limiti dell’organizzazione sindacale e delle forze politiche di sinistra, i cui rapporti, come in ambito nazionale, non furono privi di divergenze, nonché lo sforzo di aprirsi ad ampi settori della società testimoniato anche dal ruolo interpretato dagli esperti coinvolti nella preparazione del Piano. Infine si scorgono i tentativi di perseguirne, in una congiuntura politica sfavorevole, almeno alcuni obiettivi di fondo a livello locale da parte di amministratori e dirigenti politici delle forze socialcomuniste allora egemoni.
  • è l'estate del 1975 quando un gruppo di infermieri dell’ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà, ispirati dalle idee di Franco Basaglia, decide di occupare e autogestire uno dei padiglioni. Inizia così per quattordici infermieri del manicomio di Roma un’esperienza rivoluzionaria. Si trasferiscono con venti pazienti al Padiglione 25, osservano «il non rispetto delle vecchie regole», iniziano un lavoro lento e faticoso di reinserimento progressivo dei degenti nella società e scrivono un diario: un racconto in presa diretta di questa esperienza, da cui emerge con forza che cosa fosse il manicomio «e di cosa fosse fatto il lavoro per smontarlo», come scrive Maria Grazia Giannichedda, nella sua nota introduttiva al testo. Una «prova di liberazione» la definisce Tommaso Losavio nella postfazione: un tassello importante della memoria di quegli anni, un esercizio interessante per il presente, nonostante l’esito tragico e la violenza dei rapporti di potere, che vedrà i giovani infermieri lasciati completamente soli e ostacolati da un'istituzione interessata solo al fallimento dell’esperienza. Una vicenda esemplare per riflettere sulla condizione attuale di trattamentoe di cura del disagio psichico. A cura di Claudia Demichelis, il libro è accompagnato dal film documentario Padiglione 25, il diario degli infermieri, per la regia di Massimiliano Carboni. La voce di Giorgio Tirabassi guida lo spettatore nella lettura del diario e sono gli stessi infermieri a ripercorrere nelle interviste questa esperienza. Attraverso il contributo delle immagini dell’AAMOD e della Fondazione Franco e Franca Basaglia, l’archivio video degli infermieri stessi e le suggestive animazioni di Annalisa Corsi, il film fotografa un momento di passaggio importante nella vita di un’Italia che in quegli anni cominciava a liberarsi dai manicomi. Con il film documentario «Padiglione 25, il diario degli infermieri» Regia di Massimiliano Carboni
  • Ettore Scola, grande regista di film molto apprezzati, è stato al centro di un coro di voci, quelle dei tanti autori che hanno cercato di andare in profondità nella società italiana per capirla attraverso la chiave dell’ironia, del paradosso, della satira. Nomi famosi che hanno reso importante il nostro cinema nel mondo, vincendo una gran quantità di premi nei festival più prestigiosi – Venezia, Cannes, Berlino – e meritando l’Oscar con opere memorabili. Questi registi, e sceneggiatori, insieme a Scola – che ci ha lasciato nel gennaio del 2016 – hanno creato la commedia all’italiana, non solo un «genere» del cinema ma una rappresentazione articolata del nostro Paese dalla fine della seconda guerra mondiale all’inizio del terzo millennio. Uno spettacolo, un coro di talenti: oltre all’autore di Delitto della gelosia, C’eravamo tanto amati, Una giornata particolare, Brutti, sporchi e cattivi, ecco Pietro Germi, Luigi Comencini, Dino Risi, Mario Monicelli e tanti altri, fino ai nostri giorni. Nel coro sono compresi gli attori: Totò, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi. Il racconto si arricchisce poi di numerosi protagonisti di generazioni più vicine, testimoni preziosi (al lettore il piacere di scoprirli). Registi e interpreti che Italo Moscati raccoglie in un viaggio che evita la definizione superata di commedia all’italiana e propone più correttamente quella di «commedia degli italiani», perché quel cinema che ricordiamo sempre volentieri ha qualità da scoprire ancora, per esprimere meglio la realtà e i tanti retroscena della società italiana che continua a cercarsi.
  • l volume affronta il tema delle pratiche partecipative nel campo della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro soffermandosi in particolare sulla figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS). Il tema viene approfondito in chiave interdisciplinare esaminando il contesto normativo nazionale e internazionale, anche in una prospettiva comparata, nonché evidenziando le caratteristiche del ruolo del RLS sul piano organizzativo, attraverso un’indagine empirica. Il volume riporta i risultati dello studio interdisciplinare effettuato in occasione di una ricerca commissionata dalla Fondazione Rubes Triva e focalizzata sul settore dell’igiene ambientale. Si tratta della prima ricerca condotta in Italia che esamina in modo organico il ruolo ricoperto dal RLS nel processo partecipativo, in termini di attribuzioni previste dal Testo Unico della sicurezza, attività svolte, conoscenze e competenze possedute, relazioni con i lavoratori, con le OO.SS. e con gli altri soggetti del sistema della sicurezza. Considerato l’elevato tasso di partecipazione alla survey, i risultati dell’indagine possono essere considerati rappresentativi della realtà dei RLS operanti nelle imprese di medio-grande dimensione del settore analizzato. Gli esiti della ricerca costituiscono un tassello importante nella ricostruzione del quadro e delle modalità delle pratiche di coinvolgimento dei lavoratori sul tema della salute e sicurezza e forniscono indicazioni utili e interessanti per il miglioramento della efficacia del ruolo dei RLS.
  • La schiavitù

    14.00 
    Il libro si propone di indagare la storia della schiavitù da una prospettiva giuridica che, rispetto agli aspetti sociali, politici ed economici, è rimasta maggiormente nell’ombra. Eppure, il rapporto che permetteva di considerare un individuo proprietà di un altro e pertanto privo di ogni diritto o limitato nel suo esercizio era il frutto di una costruzione eminentemente giuridica. Sia il commercio degli schiavi che la loro condizione si basarono su un’attenta disciplina consuetudinaria e legislativa che, dietro le parvenze della neutralità e del rispetto, seppur minimale, dei diritti degli schiavi, manteneva e perpetuava una situazione di dominio di un uomo su un altro uomo. Il volume dunque, partendo dall’epoca classica, attraverso le servitù medievali, la schiavitù mediterranea e lo sviluppo del commercio atlantico, arriva fino alle nuove forme di schiavitù, che in maniera più subdola, ma non meno drammatica, caratterizzano la realtà contemporanea.
  • Il libro è risultato finalista del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2013. Che cos’è la temperatura? Che cosa si nasconde dietro la nostra percezione di caldo e freddo? Le domande più semplici dischiudono la complessità del mondo. In questo caso, una riflessione attenta rivela che la temperatura è una proprietà fisica intimamente legata ad altre due grandezze fondamentali, l’energia e l’entropia. Queste nozioni sono il risultato di almeno tre secoli di ricerche: dall’ipotesi del fluido calorico alla teoria atomica, dalla termodinamica alla fisica statistica, l’evoluzione delle idee si è intrecciata con la nascita e la storia della società industriale. Il libro conduce il lettore alla scoperta di questa triade indissolubile di concetti fisici, fondamentali nella moderna visione della natura. Ancora oggi i ricercatori provano ad estendere i concetti di temperatura, energia ed entropia per descrivere sistemi complessi quali i mercati finanziari, gli ecosistemi o le reti sociali. Tuttavia, al di là delle nuove frontiere della ricerca, tali concetti si rivelano indispensabili per inquadrare e comprendere le sfide del nostro tempo: il problema energetico, i cambiamenti climatici e l’impatto sull’ambiente delle nostre economie.
  • Kotha, letteralmente «racconto» e/o «storia», vuole essere un libro di storie e rac conti. Musulmane, indù e cristiane, casalinghe e imprenditrici, madri e giovani nuove italiane, questo e molto altro sono le donne che le autrici del libro raccontano, attraverso le loro voci e i loro volti. Donne bangladesi immigrate a Roma con le quali le autrici, per storie personali e motivi di ricerca, hanno avuto l’opportunità di instaurare un forte legame di fiducia e amicizia, che ha consentito una conoscenza reciproca, una condivisione di emozioni e sentimenti, una riflessione comune nel segno del l’interculturalità. Il teatro è Roma, una città in continua trasformazione, la capitale del Sacro che mostra un volto nuovo, rinnovato, multi etnico e multireligioso, ma al contempo percorsa da contraddizioni e conflitti. È qui che si raccontano le donne bangladesi, donne migranti spesso invisibili, delle quali poco si parla. Il libro dà voce a queste nuove protagoniste di una comunità tra le più numerose nella Capitale. Sullo sfondo il Bangladesh e la diaspora, la storia, l’attualità. Con un reportage fotografico di Alice Valente Visco
  • L'Annale 2016, il primo vero anno della «nuova» Fondazione Giuseppe Di Vittorio, è dedicato all’attività che in Europa svolgono tante strutture che, in modo analogo alla nostra, per il sindacato si occupano di formazione e di ricerca storica e sociale. Abbiamo coinvolto istituti con i quali abitualmente cooperiamo, rappresentativi delle realtà del Sud, Nord ed Est Europa (ETUI, ISTUR CITUB, Fondazione Hans Böckler, INE-GSEE, Istituto Bento de Jesus Caraça IBJC, Fundación Cultural 1° de Mayo, SALTSA, ESRITU, DIEESE, SEWA Academy), ampliando – a livello internazionale – l’esame ad altri due importanti paesi come India e Brasile. La scelta di fondo nel lavoro degli istituti sindacali, riscontrabile nei saggi pubblicati, è rappresentata dalla necessità di rimettere al centro le persone e i lori diritti, le condizioni di vita e di lavoro, gli interessi e le domande che esprimono. Le attività si svolgono attraverso campagne di informazione, rapporti di ricerca, corsi di formazione sindacale, pubblicazioni e libri che aiutano a sviluppare reti di esperti sindacali, a formare i rappresentanti dei sindacati ed anche a sviluppare un rapporto con università ed altri centri di ricerca esterni al sindacato stesso. L’approfondimento, la conoscenza e i saperi, la loro divulgazione, costituiscono un obiettivo fondamentale di un sindacato moderno, favorendo la discussione e il dibattito sia interno che esterno, e rappresentano sempre più un caposaldo dell’attività del sindacato per il futuro.
  • ll volume introduce il lettore all’epigenetica, lo studio biologico della continuità tra organismi e ambienti, attraverso la sua storia e le sue attuali applicazioni nella salute pubblica e nella ricerca scientifica. Sulla scia della divisione del mondo nei blocchi delineati durante la guerra fredda, l’epigenetica venne osteggiata dalle più importanti istituzioni scientifiche occidentali di inizio Novecento e dimenticata fino alla fine degli anni sessanta. Uno dei motivi di questo ostracismo da parte degli ambienti accademici risiedeva nel carattere di forte interdisciplinarità della sua genesi – prerogativa propria della scienza sovietica – mentre nell’assetto scientifico del blocco occidentale la specializzazione disciplinare e il conseguente ruolo degli esperti nelle istituzioni democratiche iniziava a prendere piede. Dopo aver percorso le tappe storiche dello sviluppo dell’epigenetica, vengono analizzati casi di studio in cui questa disciplina interagisce con la zoologia, la botanica e la sfera della salute pubblica per le generazioni presenti e future, nonché le linee di ricerca più recenti che aprono al ripensamento dei cardini culturali e scientifici delle nostre stesse società.
  • A quindici anni dalla sua scomparsa, l’interesse per l’opera di Bourdieu è così vivo da far sì che lo studioso francese sia oggi annoverato tra i classici della sociologia contemporanea. Il volume esplora, ripercorrendone la genesi e lo sviluppo, le categorie analitiche e i concetti di uno dei più controversi intellettuali del nostro tempo. Per rendere appieno la complessità della figura intellettuale di Bourdieu, analizza i rapporti tra teoria, concettualizzazione e ricerca empirica nell’opera del sociologo francese, individuando fecondità e limiti, luci e ombre, felicità e criticità relativamente al rapporto tra teoria e ricerca e tra concetti e loro traduzione operativa. Molteplici sono i riferimenti agli autori e alle principali scuole di pensiero che hanno esercitato un’in fluenza fondamentale su Bourdieu.
  • Una tappa storica nella vita di un popolo, che si proietta nell’avvenire come un progresso». Così nel 1946 Giuseppe Di Vittorio si augurava dovesse diventare la Carta Costituzionale, «fondata sul lavoro», che due anni dopo, a conclusione dei lavori della Costituente, sarebbe entrata in vigore il 1° gennaio 1948. E di fronte al dramma della disoccupazione aggiungeva: «[...] La Confederazione generale del lavoro non chiede allo Stato sussidi, ma chiede che si creino condizioni tali da dare lavoro ai disoccupati». A distanza di settant’anni, di fronte a uno scenario cupo per l’occupazione, la cui precarietà si esprime in un’articolazione infinita di modelli contrattuali, incontrollati e incontrollabili, che minano il rispetto della dignità della persona umana, di ogni singolo lavoratore, è legittimo chiedersi quale forza abbiano ancora quelle disposizioni volute dai Costituenti, quanto siano state attuate e, all’estremo, se siano davvero attuabili. Insomma, se anche i giovani millennials possano davvero dire, come l’umile Mugnaio di Sans-Souci: c’è un giudice a Berlino.
  • Questa memoria è la mia storia di militante comunista intrecciata con la storia del PCI, attraverso i leader che ho conosciuto più da vicino e che più mi hanno coinvolto per la loro personalità e originalità. Ho scelto di raccontare il partito attraverso i suoi leader maggiori come li ho visti io, i rapporti, anche critici, che ho avuto con loro, le suggestioni, i pensieri e, perché no, gli insegnamenti che mi hanno dato. Ne ho scelti dodici, quelli che, secondo me, hanno pesato di più nella vita del partito e soprattutto nella mia vita. La loro peculiarità era la serietà e persino la severità verso se stessi, prima che con gli altri e con il partito. Il che comportava una notevole autodisciplina e coerenza nei comportamenti e prima di tutto nel lavoro e nello studio. Non ignoro che vi era anche una punta di compiacenza elitaria... In tutti c’era un tratto comune che, a mio parere, era il collante principale, che, pur nel confronto più acceso, determinava la coesione e l’unità del gruppo dirigente: la ricerca di un comunismo democratico, prefigurazione viva e concreta della società del domani, in cui tutti, anche i più deboli e più umili, si sentissero utili e valorizzati. Inoltre un rapporto di verità con gli strati popolari fondato sulla coerenza tra parole e fatti: cercare di fare esattamente quello che si dice e di dire esattamente quello che si può fare. L’esatto opposto dell’odierno populismo.