-
Il libro ricostruisce la storia della Camera del lavoro di Genova dal 30 giugno 1960, giorno dello sciopero generale cittadino proclamato contro l’imminente congresso nazionale del Msi, al 24 gennaio 1979, giorno del barbaro assassinio di Guido Rossa, delegato della Fiom-Cgil nella fabbrica Italsider di Cornigliano, da parte delle Brigate rosse. Gli anni sessanta e settanta hanno rappresentato un ventennio cruciale per le sorti del capoluogo ligure. Attraverso una mole notevole di fonti a stampa e documenti inediti, provenienti per lo più dai fondi della Camera del lavoro e della Fiom di Genova, custoditi presso l’Archivio storico del Comune, il volume ripercorre le complesse vicende della Cgil locale, dalla ripresa operaia degli anni sessanta alla parabola decrescente degli anni settanta, passando attraverso lo straordinario ciclo di conflittualità sociale del 1968-1973. Gli avvenimenti sindacali vengono intrecciati alle diverse fasi economiche (il boom, la successiva congiuntura negativa, la deindustrializzazione e terziarizzazione del sistema produttivo) e alle differenti stagioni politiche (la crisi del centrismo, la parabola del centrosinistra, l’affermazione delle «giunte rosse»), con molteplici riferimenti anche ai mutamenti sociali e culturali che rendono particolarmente interessante il contesto genovese: un «caso di studio» certamente segnato dalle gravi difficoltà connesse al declino dell’industria pubblica, ma anche, o forse proprio per questo, capace di anticipare molti fenomeni italiani, e di spiegarli.
-
Ripercorrere la vita di Armando Magliotto è un’occasione per comprendere un pezzo di storia della città di Savona e, attraverso di essa, della cultura sociale e politica italiana della seconda metà del XX secolo. È una storia che aiuta a capire le dinamiche del presente, la genesi e la natura delle Istituzioni locali, delle forze politiche, dell’assetto socio-economico: si leggeranno in questo libro pagine di politica partecipata dai cittadini, di visioni programmatiche di ampio respiro, di lotta alle speculazioni e all’edilizia improduttiva, di battaglie sindacali e istituzionali per i lavoratori e per l’ambiente; riaffioreranno ricordi di emergenza migratoria e di accoglienza riuscita, di opposizione costruttiva in un co mune bisognoso d’interventi strutturali per la comunità. Questa storia ci ricorda oggi che è esistito e può esistere ancora un modo diverso di gestire le Istituzioni, affermandol’etica pubblica e i va lori democratici come fecero uomini di grande spessore umano e po litico tra i quali Armando Magliotto. Il volume è completato da una ricca appendice documentaria e fotografica
-
La sociologia ha fin dai suoi esordi ciclicamente individuato espressioni suggestive per descrivere il prodursi del mutamento sociale. In quest’ottica la descrizione del quadro attuale di riferimento deve fare necessariamente i conti con il precisarsi del cosiddetto paradigma «neoliberista». Più specificamente, il neoliberismo definisce un modello di governo sociale legato da un lato alla destrutturazione del tradizionale sistema di regolazione sociale dell’economia, dall’altro alla diffusione della competitività come criterio fondamentale di giudizio sul valore della soggettività. Tali processi, uniti alla crescente individualizzazione delle carriere di vita, delineano i contorni di un nuovo tipo di configurazione economica e sociale che possiamo definire con il termine di società della prestazione. Quest’ultima non solo manifesta la centralità crescente della retorica manageriale d’impresa nella società contemporanea, ma prefigura la nascita di una nuova antropologia e di un nuovo discorso sociale basato sulla centralità della performance come imperativo sociale.
-
Risorse (uomini, conoscenze, valori, relazioni) e territorio (am biente fisico, strade, ambiente produttivo, comunicazioni) so no variabili che stanno alla base di uno sviluppo economi co e sociale. Queste variabili sono dinamiche, cambiano continua men te per fattori endogeni ed esogeni. Alcune volte si evolvono per forza propria, altre si adattano o si integrano con efficacia con gli avvenimenti esterni. Non sempre le classi dirigenti e politiche di un paese (o di una regione) riescono a far cambiare risorse e territorio alla stessa velocità con cui cambiano i concorrenti. In tal caso non tutti sanno stare alla pari. Conseguentemente il divario fra gli attori si amplia. La Programmazione negoziata, benché sia stata un’occasione di accumulazione nel sistema economico del Mezzogiorno e della Sardegna in particolare, non ha dato i risultati attesi e ha determinato uno spreco di risorse e una perdita di tempo. Oggi, a distanza di vari anni dalla conclusione formale di quella politica, è stato possibile esprimere un giudizio più completo grazie a una nuova documentazione e a una valutazione più «distaccata». In questo volume si esaminano i risultati degli strumenti applicati alla Sardegna (Piani integrati d’area, Patti territoriali per l’occupazione, Patti territoriali, Progetti integrati territoriali e Leader) e si forniscono alcuni suggerimenti per non ripetere gli errori commessi. Con la collaborazione di Antonello Angius e Paolo Fadda
-
L’autore inserisce la crisi del Mezzogiorno nel dibattito sull’austerità in Europa. E compie una vera narrazione del Masterplan per il Sud. Smentisce il laburista olandese Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, secondo cui, i meridionali europei dilapidano i prestiti "in donne e alcool". Per esempio, il Fondo Sviluppo e Coesione è un fondo italiano destinato per l’80% al Mezzogiorno. L’Italia, con la «manovra» 2017, aumenta la dotazione del Fondo da 38 a 46 miliardi: nel contempo rinvia la spesa di 35 (di quei 46) miliardi a dopo il 2020. Un rinvio uguale a un taglio per il Sud. Perché? Per raggiungere il pareggio strutturale di bilancio nel 2019. Volendo risalire alla genesi, il volume ripercorre la storia dell’austerità dal 1992 ad oggi con l’attuale versione del Patto di Stabilità: dopo il suo irrigidimento nel 2011-2012 tramite il Fiscal Compact, il Two Pack e il Six Pack, il Patto ha ridotto la possibilità di indebitarsi per investire. L'austerità teutone allarga il divario Nord-Sud. Il Governo inaugura la variante di valico dell’A1 ma non completa le tre ferrovie principali al Sud: la Napoli-Bari-Lecce-Taranto, la Salerno-Reggio Calabria e la Messina-Catania-Palermo. L’austerità blocca gli investimenti e favorisce l’abbandono del Mezzogiorno. La classe dirigente meridionale investe poco e male gli unici soldi disponibili. Fino al 2023 il Meridione avrà 93 miliardi: come auspicato da Adriano Giannola nel dialogo conclusivo, occorre investirli in un Piano di sviluppo che crei lavoro vero. Nel segno di Giuseppe Di Vittorio.
-
Ma dove sta, alla fine, il nodo irrisolto, il punto cruciale che ha portato non solo al crollo dell’Urss e del suo impero, ma più largamente a una sconfitta del movimento operaio mondiale nel chiudersi di questo secolo: insomma dove sta l’errore strategico che ha condotto il comunismo allo scacco? Sta nella linea della dittatura militare imboccata subito e fatalmente dai bolscevichi nel 1917? Oppure ha la sua fonte nello stesso marxismo e socialismo europeo, prima ancora di Lenin, facendo salva (ma non proprio tanto) la barba augusta di Karl Marx? (Pietro Ingrao) Immaginazione nuova di istituzioni e «individualità». Sono temi e concetti ai quali Ingrao ha dedicato da gran tempo una costante riflessione rivolta alla soggettività umana, all’uomo quale universo multiforme. Una ricerca teorica legata ai quesiti emersi nel vivo e attivo operare ad una crescita ed espansione delle libertà, nella situazione storica determinata del «tragico» Novecento. A parere di Ingrao, infatti, è lecito convenire che le realtà, vuoi soggettive, vuoi di relazione, non solo si rivelano intimamente plurali e si affermano poliedriche e multiformi, ma producono complessità e come complessità agiscono. «Dar conto della complessità»: tale, dice, è il compito della politica. Della politica, puntualizza, che sia intesa a «esprimere un allargamento dell’esistere» e si faccia dunque capace di articolare una praxis che determini le condizioni di allargamento dell’esistere, ovvero di espansione delle libertà. Dove, a ben vedere, la locuzione allargamento dell’esistere par qui giunta a sussumere il termine comunismo. (dallo scritto di Alberto Olivetti)
-
Il lavoro negli anni della crisi è l’ingegnere neolaureato che ringrazia la sua buona stella per essere stato assunto come commesso in un supermercato e che fa il suo vero mestiere quando si rompe l’impianto di aria condizionata del punto vendita. È la ragazza trentenne, con laurea e master, che finisce per lavorare in una catena di abbigliamento come finta imprenditrice di se stessa. Poi ci sono gli operai, quelli come ce li immaginiamo, con la tuta da lavoro e i turni alle catene di montaggio. Più tecnologiche di una volta, ma con tempi di produzione sempre più stretti. Aziende in salute e aziende quasi decotte, fabbriche che viaggiano a pieno regime e fabbriche occupate per impedire il trasloco dei macchinari. Un mondo che è stato un piacere e un onore raccontare attraverso la lente di ingrandimento di chi non è solo lavoratore ma anche delegato sindacale, sempre in produzione. Nel segno di quella antica massima – l’unione fa la forza – che è alla base del movimento operaio fin dalla rivoluzione industriale.
-
Quali sono le dinamiche dei mercati finanziari? Che vogliono dire default e spread ? E, soprattutto, quali rischi comportano gli strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, derivati…) che ci vengono proposti? Comprendere i concetti base della finanza ed entrare nei suoi meccanismi essenziali è il primo passo per prendere decisioni consapevoli quando ci troviamo di fronte a scelte che coinvolgono le nostre esi genze finanziarie, come la gestione dei nostri risparmi, il cui risultato è incerto e si rivelerà soltanto a posteriori. Spesso trascurati, i rischi finanziari hanno invece avuto negli ultimi anni un impatto devastante sui redditi individuali e sui bilanci degli Stati. È importante quindi disporre di un bagaglio minimo di conoscenze per affrontare la complessità dei diversi prodotti finanziari. L’obiettivo di questo volume è offrire, anche ai lettori digiuni di nozioni economiche, un’introduzione ai concetti chiave del funzionamento degli strumenti di base e dell’universo della finanza.
-
Questa terza indagine sui lavoratori si è svolta mentre è alle porte la rivoluzione digitale. I lavoratori italiani si mostrano preoccupati per gli effetti dell’introduzione delle nuove tecnologie, ma ancora di più appaiono insicuri e ansiosi per i problemi che stanno affrontando «ora»: in particolare per la tenuta dei loro redditi e per la stabilità dei posti di lavoro. Il ritratto che emerge dai dati dell’indagine costituisce un catalogo molto ampio delle diverse facce dei cambiamenti in atto tra i lavoratori italiani. Esso conferma alcuni aspetti noti ed importanti, come il buon livello di soddisfazione espresso da questi verso il loro lavoro e l’apprezzamento diffuso verso i miglioramenti ergonomici introdotti dentro l’organizzazione produttiva. Nello stesso tempo si manifesta nella percezione dei lavoratori il rafforzamento di alcuni problemi ormai cronici. Primo tra tutti quello dei bassi salari, che sovente diventano bassissimi, e che attecchiscono sempre più anche tra i lavoratori autonomi (ai quali viene per la prima volta dedicato un focus approfondito e di grande interesse). L’indagine ritrae – attraverso dati drammatici – anche un grande cambiamento in atto da tempo, che viene definito come «evaporazione della politica»: l’aumento della distanza tra lavoratori e politica e il loro sentimento crescente di essere trascurati e non rappresentati adeguatamente nel la sfera pubblica. Un mondo del lavoro insicuro e bisognoso di nuove garanzie: che rivela però, insieme alle sue preoccupazioni, anche una inedita e rilevante domanda di nuovi beni pubblici e di riforme di grande spessore.
-
Ingrao mi riceve in un salottino, attorno a un tavolinetto basso. Lui mi sta seduto di fronte, in poltrona. Dialogando con lui sulla sua esperienza di pensare e fare il Comunismo avevo l’impressione che quel che diceva fosse meno di quel che pensava e viveva. Sentivo una passione a monte del suo discorso, che il discorso smorzava e riduceva a semplici parole. Sto dicendo che, in un certo senso, chi ha vissuto tutta una vita per fare il comunismo, contrae un’esperienza che in un tempo non comunista non è dicibile e non è comunicabile. C’è tanto d’incomunicabile, al fondo di Ingrao, e forse per questo lui ha tentato le vie della poesia: la poesia suppliva all’impotenza della politica. Anche lui deve aver sentito la sperequazione fra ciò che voleva e doveva dirmi, e ciò che effettivamente diceva. Non ne era contento. Finiti gl’incontri, questa insoddisfazione lo spinse a chiedermi che non fossero pubblicati. (dalla Premessa di Ferdinando Camon)
-
- - La provincia di Pesaro e Urbino ha vissuto negli ultimi due decenni il mutamento del suo modello di sviluppo, tuttora in sospeso tra la tradizione dei distretti industriali e gli effetti riorganizzativi, e spesso laceranti, della globalizzazione. Il sistema delle imprese, del lavoro, dell’organizzazione produttiva nel suo complesso, e dell’amministrazione, della società e della cultura ne ha risentito, con modalità e forme diverse, condividendo però lo «spaesamento» per una trasformazione in continuo mutare, da governare, con strumenti spesso inediti e non sempre efficaci. In questa complessa transizione decennale, mutano la trama e l’ordito della provincia di Pesaro e Urbino.
- - Il volume riflette sulle cause e le conseguenze di questa mutazione portando al centro dell’analisi il tema della crisi economica e del cambiamento del modello di sviluppo, la riflessione sulla Terza Italia e i distretti industriali, l’imprenditorialità femminile, lo sviluppo urbano, quello locale e la frattura di genere, la crisi politica della «zona rossa», e la crescita verde e sostenibile coniugata anche al femminile. I saggi che compongono il volume invitano perciò ad una riconsiderazione a tutto tondo, fornendo un quadro organico della provincia da cui emerge la necessità di riportare al centro della riflessione economica e politica dello sviluppo locale, non solo di Pesaro e Urbino, il lavoro, la crescita sostenibile e il benessere.
-
Le città sono ecosistemi in cui l’uomo interagisce con numerose altre specie preesistenti allo sviluppo urbano o che hanno colonizzato il nuovo ambiente proprio grazie alle opportunità da esso offerte. Nelle città si trovano così a convivere, insieme agli umani, rare specie di piante e insetti confinate in minuscoli frammenti di habitat seminaturali e specie opportuniste o invasive, quali piccioni, ratti o scarafaggi. Tra inquilini vecchi (come gli alberi secolari) e nuovi (come la zanzara tigre), le città si presentano come ecosistemi mutevoli e complessi, il cui studio ha portato alla nascita della cosiddetta «ecologia urbana». Sviluppatasi negli Stati Uniti soprattutto come analisi dei flussi di energia e materia, e in Europa maggiormente sotto il profilo dello studio della diversità biologica, l’ecologia urbana è ancora poco coltivata nel nostro Paese. Questo libro, il primo in Italia ad affrontare in modo ampio e organico questi argomenti, è indirizzato non solo a chi si trova a «lavorare» con l’ecosistema urbano (come urbanisti e amministratori pubblici), ma anche a tutti coloro che vogliono vedere con occhi diversi la città in cui vivono.