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Migranti e territori
15.00
€
Migranti e territori è una collettanea di ricerche condotte da docenti universitari, italiani e stranieri, ricercatori, giornalisti, funzionari pubblici e qualificati rappresentanti del Terzo Settore, che, con rigore metodologico e chiarezza espositiva, analizzano alcuni aspetti di particolare rilievo e attualità delle migrazioni contemporanee. Si tratta di indagini e ricerche aventi ad oggetto temi di grande complessità come il lavoro, i diritti, l’identità, i servizi sociali, l’accoglienza, le diaspore. Ampia è pertanto l’articolazione delle relative indagini: dal saggio sulle considerazioni degli italiani sulle famiglie immigrate al modello mediterraneo di immigrazione; dalla diaspora palestinese e bangladese all’analisi sulla politica della mobilità e il confine militare-umanitario nel Mediterraneo; dalla Primavera Araba in Giordania alla storia del bracciantato italiano e dei braccianti migranti di oggi, con focus sullo stato di alcuni lavoratori indiani in provincia di Latina; dalle condizioni di migliaia di profughi nelle carceri libiche alla residenzialità dei braccianti immigrati nel Mezzogiorno; dall’analisi sempre attuale sui rom all’assistenza sanitaria prevista dallo Stato italiano per tutti gli immigrati, sino al dramma dei profughi eritrei. Un lavoro di ricerca utile per comprendere meglio le migrazioni oggi, considerate una delle maggiori protagoniste del processo di formazione dell’attuale sistema mondiale, e riconoscere diritti e giustizia a quanti vivono condizioni di emarginazione, fragilità sociale e sfruttamento.
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A Nord, a Sud del Mediterraneo
15.00
€
A Nord e a Sud del Mediterraneo ci conduce il percorso dell’autrice. Charlie Hebdo segna a Nord una tragica frattura. A Sud irrompe il silenzio urlato di un’umanità negata. Uomini, donne, bambini, soldati e civili vittime di guerre, violenze e discriminazioni, dalla Palestina alla Slovenia, dal Rwanda ai rom, ai curdi, avanti e indietro nel tempo: dal «lutto rimosso» delle violenze sugli ebrei romani, a quel «cimitero chiamato Mediterraneo» dei naufraghi di oggi. Se c’è un elemento, un tratto che accomuna le poesie contenute in questa raccolta, questo elemento è il silenzio, ma della potenza del silenzio e della sua importanza ci accorgiamo solo alla fine della lettura. Nella prima parte del volume, infatti, la poesia civile di Marcella Delle Donne ci mette di fronte non al silenzio, ma ad un grido, al grido di un’umanità che nel corso della storia umana è stata innumerevoli volte violentata e soppressa… Ma è un grido che non rimane fine a se stesso, perché la poesia ci indica anche una salvezza, un «senso perduto», un riscatto che compare nella seconda parte della raccolta. Ed è qui che iniziamo ad ascoltare il silenzio.
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Gli anni Sessanta
15.00
€
Il volume propone gran parte dei documenti esposti nella mostra storico-documentale Gli anni Sessanta, la CGIL, la costruzione della democrazia – a cura di Archivio storico CGIL nazionale, Archivio storico FLAI ‘Donatella Turtura’, Archivio storico SPI CGIL – svoltasi a Roma, presso la sede della Confederazione generale italiana del lavoro, dal 29 settembre al 5 ottobre 2015. Attraverso fotografie e riproduzioni di documenti, molti dei quali inediti, illustra l’impegno, spontaneo e organizzato, che singole persone, movimenti e associazioni hanno profuso negli anni Sessanta per la costruzione della democrazia con iniziative e mobilitazioni, elaborazioni e pensiero, successi e sconfitte, idee e proposte. Gli anni Sessanta hanno segnato il momento decisivo della formazione politica di un’intera generazione: sono anni complessi, a partire dalla notevole quantità e densità di avvenimenti che si sono verificati a livello nazionale, all’interno di uno scenario globale in cui il processo di decolonizzazione contribuisce ad allentare le tensioni politiche e militari in Europa favorendo indirettamente anche il processo d’integrazione economica. Anni importanti che ci consegnano la lezione di un movimento sindacale sempre più unito nelle sue diverse organizzazioni, più autonomo dalle controparti, più democratico nel rapporto con lavoratrici e lavoratori, più impegnato in campo politico, divenuto ormai un interlocutore autorevole per le classi dirigenti e per le istituzioni dello Stato italiano. Il volume vuole offrire al lettore l’esperienza di un viaggio attraverso lo spazio e il tempo in un percorso che partendo dalla Genova del 30 giugno 1960 arrivi, passando dalla Milano di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, all’approvazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori del 1970, attraverso quattro temi sviluppati e declinati nelle loro diverse sfaccettature: i fatti del luglio 1960 a Genova, Licata, Roma, Reggio Emilia, Palermo e Catania; la riforma del sistema pensionistico; il ruolo e le conquiste delle donne; la crisi e la rinascita di fine decennio.
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Agromafie e Caporalato – Terzo rapporto
15.00
€
Il rapporto analizza il fenomeno del caporalato e dell’infiltrazione mafiosa nella filiera agroalimentare, fenomeni notevolmente cresciuti negli anni della crisi economica come dimostrano le recenti cronache giornalistiche. Il volume, in continuità con i due precedenti, fotografa la vita dei braccianti agricoli nelle campagne italiane, pervase da nord a sud da nuovo caporalato, grave sfruttamento e nuova schiavitù. Dalle raccolte del pomodoro all’ortofrutta, dal distretto vitivinicolo al settore delle carni, i diversi settori vengono analizzati attraverso la raccolta e l’analisi dei dati, nonché interviste agli operatori del settore e del sindacato, ai rappresentanti delle Istituzioni, delle forze dell’ordine, dell’associazionismo e con testimonianze dirette dei lavoratori vittime di caporalato. Particolare attenzione viene posta anche sui braccianti stranieri, siano essi extracomunitari o neocomunitari, e sul legame che c’è tra il caporalato e la tratta di esseri umani. Il terzo rapporto Agromafie e caporalato si concentra poi sull’azione di contrasto oltre che di denuncia. È così possibile trovare nel volume anche una mappatura delle azioni di “sindacato di strada” e delle buone pratiche messe in campo dalla FLAI CGIL in sinergia con tante realtà territoriali impegnate nel contrasto al caporalato e per l’affermazione dei diritti dei lavoratori. A ciò si aggiunge anche un approfondimento del legame esistente tra produzione agricola e globalizzazione, con l’intento di verificare se il fenomeno del caporalato sia presente solo in Italia o anche in altre realtà dell’Unione Europea e più in generale del mondo occidentale. Il rapporto è poi corredato da materiali multimediali consultabili sul sito www.flai.it. Coordinamento del gruppo di ricerca: Francesco Carchedi, Roberto Iovino, Alessandra Valentini. Contributi di: Franco Boldrini, Francesco Carchedi, Giorgia Cantaro, Stefania Crogi, Niki Deleonardis, Donato Di Sanzio, Umberto Franciosi, Ivana Galli, Roberto Iovino, Silvano Lanciano, Debora La Rocca, Cinzia Massa, Marco Omizzolo, Marco Paggi, Lucio Pisacane, Enrico Pugliese, Pino Rubinetto, Fabio Sorgoni, Gervasio Ugolo, Alessandra Valentini.
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Politiche per l’alta formazione e brain drain
15.00
€
Nelle realtà socio-economiche dei paesi occidentali il sapere e le conoscenze scientifiche rivestono un ruolo centrale nella produzione di beni materiali e immateriali, diventano esse stesse una forza produttiva, l’unica capace di produrre valore e vantaggi competitivi durevoli per la knowledge society. Dentro questo quadro teorico l’Unione europea si era prefissata l’obiettivo strategico (per il 2001-2010) di «diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo» e l’ha confermato con il Programma Europa 2020. È in tale contesto che assume una rilevanza significativa lo sforzo di investimento in formazione delle regioni meridionali italiane più svantaggiate, come il programma Master & Back promosso nell’ultimo decennio dalla Regione autonoma della Sardegna, per conferire maggiore spessore al capitale umano dei suoi giovani laureati attraverso esperienze di alta qualificazione al di fuori dell’isola ai fini di un successivo inserimento, una volta specializzati, nel mercato del lavoro locale. Il volume è un’attenta analisi dei meccanismi di una politica che ha guardato solo al lato dell’offerta della forza lavoro, del suo impatto sui livelli di occupazione e dei suoi effetti perversi, come il massiccio brain drain verificatosi alla fine dell’esperienza in seguito a un processo di mismatch con un tessuto produttivo inadeguato e impreparato ad accogliere personale altamente qualificato, o un notevole brain waste, ovvero una sottoutilizzazione delle risorse stesse.
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Il sindacato nella città ferita
15.00
€
Il libro ricostruisce la storia della Camera del lavoro di Genova dal 30 giugno 1960, giorno dello sciopero generale cittadino proclamato contro l’imminente congresso nazionale del Msi, al 24 gennaio 1979, giorno del barbaro assassinio di Guido Rossa, delegato della Fiom-Cgil nella fabbrica Italsider di Cornigliano, da parte delle Brigate rosse. Gli anni sessanta e settanta hanno rappresentato un ventennio cruciale per le sorti del capoluogo ligure. Attraverso una mole notevole di fonti a stampa e documenti inediti, provenienti per lo più dai fondi della Camera del lavoro e della Fiom di Genova, custoditi presso l’Archivio storico del Comune, il volume ripercorre le complesse vicende della Cgil locale, dalla ripresa operaia degli anni sessanta alla parabola decrescente degli anni settanta, passando attraverso lo straordinario ciclo di conflittualità sociale del 1968-1973. Gli avvenimenti sindacali vengono intrecciati alle diverse fasi economiche (il boom, la successiva congiuntura negativa, la deindustrializzazione e terziarizzazione del sistema produttivo) e alle differenti stagioni politiche (la crisi del centrismo, la parabola del centrosinistra, l’affermazione delle «giunte rosse»), con molteplici riferimenti anche ai mutamenti sociali e culturali che rendono particolarmente interessante il contesto genovese: un «caso di studio» certamente segnato dalle gravi difficoltà connesse al declino dell’industria pubblica, ma anche, o forse proprio per questo, capace di anticipare molti fenomeni italiani, e di spiegarli.
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Un politico d’antan
15.00
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Ripercorrere la vita di Armando Magliotto è un’occasione per comprendere un pezzo di storia della città di Savona e, attraverso di essa, della cultura sociale e politica italiana della seconda metà del XX secolo. È una storia che aiuta a capire le dinamiche del presente, la genesi e la natura delle Istituzioni locali, delle forze politiche, dell’assetto socio-economico: si leggeranno in questo libro pagine di politica partecipata dai cittadini, di visioni programmatiche di ampio respiro, di lotta alle speculazioni e all’edilizia improduttiva, di battaglie sindacali e istituzionali per i lavoratori e per l’ambiente; riaffioreranno ricordi di emergenza migratoria e di accoglienza riuscita, di opposizione costruttiva in un co mune bisognoso d’interventi strutturali per la comunità. Questa storia ci ricorda oggi che è esistito e può esistere ancora un modo diverso di gestire le Istituzioni, affermandol’etica pubblica e i va lori democratici come fecero uomini di grande spessore umano e po litico tra i quali Armando Magliotto. Il volume è completato da una ricca appendice documentaria e fotografica
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La società della prestazione
15.00
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La sociologia ha fin dai suoi esordi ciclicamente individuato espressioni suggestive per descrivere il prodursi del mutamento sociale. In quest’ottica la descrizione del quadro attuale di riferimento deve fare necessariamente i conti con il precisarsi del cosiddetto paradigma «neoliberista». Più specificamente, il neoliberismo definisce un modello di governo sociale legato da un lato alla destrutturazione del tradizionale sistema di regolazione sociale dell’economia, dall’altro alla diffusione della competitività come criterio fondamentale di giudizio sul valore della soggettività. Tali processi, uniti alla crescente individualizzazione delle carriere di vita, delineano i contorni di un nuovo tipo di configurazione economica e sociale che possiamo definire con il termine di società della prestazione. Quest’ultima non solo manifesta la centralità crescente della retorica manageriale d’impresa nella società contemporanea, ma prefigura la nascita di una nuova antropologia e di un nuovo discorso sociale basato sulla centralità della performance come imperativo sociale.
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Lo sviluppo locale in Sardegna: un flop?
15.00
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Risorse (uomini, conoscenze, valori, relazioni) e territorio (am biente fisico, strade, ambiente produttivo, comunicazioni) so no variabili che stanno alla base di uno sviluppo economi co e sociale. Queste variabili sono dinamiche, cambiano continua men te per fattori endogeni ed esogeni. Alcune volte si evolvono per forza propria, altre si adattano o si integrano con efficacia con gli avvenimenti esterni. Non sempre le classi dirigenti e politiche di un paese (o di una regione) riescono a far cambiare risorse e territorio alla stessa velocità con cui cambiano i concorrenti. In tal caso non tutti sanno stare alla pari. Conseguentemente il divario fra gli attori si amplia. La Programmazione negoziata, benché sia stata un’occasione di accumulazione nel sistema economico del Mezzogiorno e della Sardegna in particolare, non ha dato i risultati attesi e ha determinato uno spreco di risorse e una perdita di tempo. Oggi, a distanza di vari anni dalla conclusione formale di quella politica, è stato possibile esprimere un giudizio più completo grazie a una nuova documentazione e a una valutazione più «distaccata». In questo volume si esaminano i risultati degli strumenti applicati alla Sardegna (Piani integrati d’area, Patti territoriali per l’occupazione, Patti territoriali, Progetti integrati territoriali e Leader) e si forniscono alcuni suggerimenti per non ripetere gli errori commessi.
Con la collaborazione di Antonello Angius e Paolo Fadda
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SUD COLONIA TEDESCA
15.00
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L’autore inserisce la crisi del Mezzogiorno nel dibattito sull’austerità in Europa. E compie una vera narrazione del Masterplan per il Sud. Smentisce il laburista olandese Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, secondo cui, i meridionali europei dilapidano i prestiti "in donne e alcool". Per esempio, il Fondo Sviluppo e Coesione è un fondo italiano destinato per l’80% al Mezzogiorno. L’Italia, con la «manovra» 2017, aumenta la dotazione del Fondo da 38 a 46 miliardi: nel contempo rinvia la spesa di 35 (di quei 46) miliardi a dopo il 2020. Un rinvio uguale a un taglio per il Sud. Perché? Per raggiungere il pareggio strutturale di bilancio nel 2019. Volendo risalire alla genesi, il volume ripercorre la storia dell’austerità dal 1992 ad oggi con l’attuale versione del Patto di Stabilità: dopo il suo irrigidimento nel 2011-2012 tramite il Fiscal Compact, il Two Pack e il Six Pack, il Patto ha ridotto la possibilità di indebitarsi per investire. L'austerità teutone allarga il divario Nord-Sud. Il Governo inaugura la variante di valico dell’A1 ma non completa le tre ferrovie principali al Sud: la Napoli-Bari-Lecce-Taranto, la Salerno-Reggio Calabria e la Messina-Catania-Palermo. L’austerità blocca gli investimenti e favorisce l’abbandono del Mezzogiorno. La classe dirigente meridionale investe poco e male gli unici soldi disponibili. Fino al 2023 il Meridione avrà 93 miliardi: come auspicato da Adriano Giannola nel dialogo conclusivo, occorre investirli in un Piano di sviluppo che crei lavoro vero. Nel segno di Giuseppe Di Vittorio.
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Memoria
15.00
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Ma dove sta, alla fine, il nodo irrisolto, il punto cruciale che ha portato non solo al crollo dell’Urss e del suo impero, ma più largamente a una sconfitta del movimento operaio mondiale nel chiudersi di questo secolo: insomma dove sta l’errore strategico che ha condotto il comunismo allo scacco? Sta nella linea della dittatura militare imboccata subito e fatalmente dai bolscevichi nel 1917? Oppure ha la sua fonte nello stesso marxismo e socialismo europeo, prima ancora di Lenin, facendo salva (ma non proprio tanto) la barba augusta di Karl Marx? (Pietro Ingrao) Immaginazione nuova di istituzioni e «individualità». Sono temi e concetti ai quali Ingrao ha dedicato da gran tempo una costante riflessione rivolta alla soggettività umana, all’uomo quale universo multiforme. Una ricerca teorica legata ai quesiti emersi nel vivo e attivo operare ad una crescita ed espansione delle libertà, nella situazione storica determinata del «tragico» Novecento. A parere di Ingrao, infatti, è lecito convenire che le realtà, vuoi soggettive, vuoi di relazione, non solo si rivelano intimamente plurali e si affermano poliedriche e multiformi, ma producono complessità e come complessità agiscono. «Dar conto della complessità»: tale, dice, è il compito della politica. Della politica, puntualizza, che sia intesa a «esprimere un allargamento dell’esistere» e si faccia dunque capace di articolare una praxis che determini le condizioni di allargamento dell’esistere, ovvero di espansione delle libertà. Dove, a ben vedere, la locuzione allargamento dell’esistere par qui giunta a sussumere il termine comunismo. (dallo scritto di Alberto Olivetti)
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Con parole loro
15.00
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Il lavoro negli anni della crisi è l’ingegnere neolaureato che ringrazia la sua buona stella per essere stato assunto come commesso in un supermercato e che fa il suo vero mestiere quando si rompe l’impianto di aria condizionata del punto vendita. È la ragazza trentenne, con laurea e master, che finisce per lavorare in una catena di abbigliamento come finta imprenditrice di se stessa. Poi ci sono gli operai, quelli come ce li immaginiamo, con la tuta da lavoro e i turni alle catene di montaggio. Più tecnologiche di una volta, ma con tempi di produzione sempre più stretti. Aziende in salute e aziende quasi decotte, fabbriche che viaggiano a pieno regime e fabbriche occupate per impedire il trasloco dei macchinari. Un mondo che è stato un piacere e un onore raccontare attraverso la lente di ingrandimento di chi non è solo lavoratore ma anche delegato sindacale, sempre in produzione. Nel segno di quella antica massima – l’unione fa la forza – che è alla base del movimento operaio fin dalla rivoluzione industriale.
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