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Il lavoro è dignità
16.00
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Qualcuno lo chiama «il Papa sindacalista», qualcuno dice che è «il leader della sinistra globale», ma la vera ispirazione di Francesco è il Vangelo. È da questa prospettiva che Francesco guarda ai problemi sociali di oggi, alle vittime della cultura dello scarto e di un’economia che uccide, ai giovani abbandonati alla precarietà, agli anziani trattenuti troppo a lungo al lavoro per pagarsi una pensione spesso non dignitosa, ai migranti che rischiano la vita per trovare un luogo in cui costruire un avvenire per sé e le proprie famiglie e faticano a trovare accoglienza. Francesco ama la concretezza e non ha paura di misurarsi con il conflitto sociale, che ci invita ad assumere. Per questo, quando parla di impresa, investimenti e finanza, non usa giri di parole, anche quando deve andare contro il pensiero dominante. E nella concretezza delle iniziative di solidarietà e di auto-organizzazione di chi sta ai margini sa riconoscere i semi di un’alternativa che sta già germogliando. In questo libro padre Giacomo Costa e Paolo Foglizzo raccolgono e commentano gli interventi più significativi del Papa sul tema del lavoro: ci viene offerto un quadro di riferimento adeguato alla realtà contemporanea, in cui collocare la nostra riflessione sul lavoro e la nostra azione a favore delle donne e degli uomini che lavorano. Come Papa Francesco stesso ha detto, «il nostro dovere è lavorare per rendere questo mondo un posto migliore e lottare».
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Gli spaesati
16.00
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I terremoti del centro Italia del 24 agosto e del 30 ottobre 2016, insieme a quello del 18 gennaio 2017, hanno devastato e cambiato per sempre uno dei cuori del nostro paese, quella geografia fatta di piccoli centri di montagna tra l’Umbria, il Lazio, le Marche e l’Abruzzo, alcuni dei quali completamente distrutti. Uno scrittore e un fotografo raccontano il loro viaggio durato otto mesi dentro il Cratere. Lo fanno rinnovando la pratica del reportage, che in Italia ha prodotto libri indimenticabili, a cominciare da Un paese di Cesare Zavattini e Paul Strand. Angelo Ferracuti e Giovanni Marrozzini attraversano le zone rosse, dove tutto improvvisamente è cambiato nella vita di intere comunità che per secoli hanno vissuto in simbiosi con la natura. Ma raggiungono anche le frazioni più remote, si spingono dentro il cuore della montagna attraversando luoghi di rara bellezza. Raccontano i paesaggi feriti, le strade abbandonate, le comunità provvisorie fatte da chi è rimasto e cerca di sviluppare strategie di sopravvivenza per non arrendersi alla malora. Lo fanno in modo naturale usando al minimo i mezzi espressivi. Ne viene fuori un racconto onesto nell’intersezione tra parola e immagine, dove la condizione umana vive un profondo spaesamento, tra esodi nelle strutture alberghiere della riviera adriatica e forme di resistenza. Un’epica minore nelle vite di Evaristo, che ha spostato le sue capre a valle, Daniele Testa, agricoltore e allevatore nella piana di Castelluccio di Norcia, il Cesetti, abile raccontatore delle macerie di Amatrice, il vecchio pastore Ezio Pierantozzi che abita in una roulotte a Nottoria, Francesca Leli, la pastora di Mascioni, il monaco Tadeusz Wrona, che vive solo nell’eremo di San Fiorenzo, incastonato dentro la montagna, l’uomo più vicino alla faglia. Un’Italia nascosta e più vera, cuore antico della nazione, che prima del terremoto sembrava non esistere.
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RPS N. 1/2018
16.00
€
La sezione monografica di questo numero di RPS esplora vari aspetti del welfare state italiano, mostrando e riflettendo sulle sue connotazioni e implicazioni di genere. Lo fa attraverso tre blocchi di contributi, ognuno dei quali si concentra su uno dei nodi sollevati dal dibattitto su genere e welfare. Il primo blocco si rivolge al nodo del diritto al lavoro, quello retribuito, come canale di indipendenza delle donne (e degli uomini), che per essere raggiunta richiede innanzitutto politiche di sostegno alla conciliazione. Il secondo blocco di contributi guarda al nodo del diritto alla cura, sia data che ricevuta, e sia per donne che per uomini. Il terzo blocco, sul diritto all’autonomia e alla diversità, sposta l’attenzione dalla questione della conciliazione e della cura per ragionare sui rischi di povertà (la cui struttura di genere è connessa alla questione della conciliazione e della cura ma non solo), o per concentrarsi su un’altra fase del corso di vita o su altri tipi di famiglia. La sezione Attualità affronta il tema dell’alternanza scuola-lavoro mente il Dibattito si concentra sul Bes e il rapporto tra benessere e politiche.
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Un percorso di genere sui diritti sociali in Italia. Nota introduttiva
16.00
€
La sezione monografica di questo numero di RPS esplora vari aspetti del welfare state italiano, mostrando e riflettendo sulle sue connotazioni e implicazioni di genere. Lo fa attraverso tre blocchi di contributi, ognuno dei quali si concentra su uno dei nodi sollevati dal dibattitto su genere e welfare. Il primo blocco si rivolge al nodo del diritto al lavoro, quello retribuito, come canale di indipendenza delle donne (e degli uomini), che per essere raggiunta richiede innanzitutto politiche di sostegno alla conciliazione. Il secondo blocco di contributi guarda al nodo del diritto alla cura, sia data che ricevuta, e sia per donne che per uomini. Il terzo blocco, sul diritto all’autonomia e alla diversità, sposta l’attenzione dalla questione della conciliazione e della cura per ragionare sui rischi di povertà (la cui struttura di genere è connessa alla questione della conciliazione e della cura ma non solo), o per concentrarsi su un’altra fase del corso di vita o su altri tipi di famiglia. La sezione Attualità affronta il tema dell’alternanza scuola-lavoro mente il Dibattito si concentra sul Bes e il rapporto tra benessere e politiche.
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RPS N. 2/2018
16.00
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Leggi 180, 194 e 833: attualità e prospettive di tre grandi riforme Contrasto alla povertà e politiche di reddito minimo in Europa Populismo, democrazia e sistema politico italiano. Prova
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Quarant’anni di sfide e di trasformazioni. Nota introduttiva
16.00
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Rps dedica il numero 2 del 2018 a tre grandi leggi che hanno mutato profondamente le condizioni di vita degli italiani e delle italiane: la legge 180 (13 maggio 1978) che ha stabilito la chiusura degli ospedali psichiatrici (Op) e ridefinito il trattamento psichiatrico volontario e obbligatorio; la legge 194 (22 maggio 1978) che ha disciplinato l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) e potenziato i consultori; la legge 833 (23 dicembre 1978) che ha istituito il Servizio sanitario nazionale (Ssn) a base universalistica e solidale.[...]
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Neosocialismo
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Sono tre le date che hanno segnato i giorni che stiamo vivendo: dicembre 1989 che decreta il collasso definitivo del socialismo sovietico; agosto 2007 che, con il fallimento della Lehman Brothers, dà avvio alla più grande crisi del capitalismo dell’Occidente; 4 marzo 2018 che segna la più micidiale sconfitta della sinistra italiana nel dopoguerra. Il presente, in Italia e nel mondo, è tuttora dominato dagli effetti disordinanti di questi avvenimenti e l’accumulo di disordine sembra quasi inibire oggi, specie a sinistra, una visione razionale della politica. In tale disordine la destra ha un gioco più facile: l’America first sembra diventato lo scudo dietro cui si nasconde la destra di ogni angolo del mondo. Allo spazio chiuso della destra, la sinistra può rispondere solo con un’idea di spazio aperto ma governabile, che per la sinistra italiana può essere oggi solo lo spazio europeo, uno spazio politico in gran parte da conquistare. Ma questo è possibile solo reinterpretando la crisi innescata dal fallimento della Lehman come dinamica trasformativa dettata dalla rivoluzione informatica, che distorce, confonde e persino acceca la capacità di lettura delle contraddizioni che pure il suo avanzare continuamente produce. Per questo è sommamente necessario un «riarmo teorico» della sinistra sociale e politica. Pena lasciare il campo, nell’acqua sporca della crisi, a giullari e avventurieri di ogni risma. Questo lavoro è dedicato all’analisi della nuova «marca» di capitalismo e ha il suo ancoraggio nel Marx del capitolo dei Grundrisse sulle macchine, nella sua straordinaria e profetica attualità, e nel Gramsci di Americanismo e fordismo, oltre che nell’esperienza di dirigente sindacale e politico del suo autore.
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Le parole e i corpi
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Gli scritti che compongono questo libro coprono un arco temporale di circa venti anni: dal 2000 al 2018. Venti anni è un tempo lungo, tanto più se scandisce la distanza con un presente profondamente mutato. Anche nel femminismo e sulle questioni qui affrontate. Il contesto attuale è contrassegnato dalla presenza di un movimento femminista, del quale sono protagoniste le generazioni giovani. Mi riferisco innanzitutto a «Non una di meno» e a «#Metoo», ma anche ad una più estesa e composita realtà di gruppi, centri, associazioni che operano nei luoghi e negli ambiti più diversi dell’esperienza. È una realtà che vie ne spesso definita come «nuovo» femminismo, proprio per marcare la discontinuità con il femminismo degli anni Settanta. Personalmente questo accento sul nuovo mi è risuonato come una «chiamata» alla mia generazione femminista a dare conto di sé. Voglio quindi dar conto, per me e dunque in modo parziale, del fem minismo della differenza che ho pra ticato nel pensiero e nella politica. Anche per capire se e come è pos si bile metterlo in relazione con altri femminismi, non solo quello più recente. Ripercor rere alcune delle tappe più significative del mio percor so è stato un modo per riflettere sulle politiche comuni tra femministe dif ferenti. Il punto di vista origina le del femminismo della differenza è la pratica del pensare, del significare le soggettività ed il mondo a partire dai corpi. E ho voluto evidenziarlo in questo libro, a cominciare dal titolo. Corpo pensante e pensiero incarnato. dalla Introduzione
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La rappresentanza del lavoro marginale
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Donne, immigrati e precari vivono con dizioni di lavoro particolarmen te difficili e la recente crisi economica ha ampliato il loro numero e ha reso la loro mancata tutela un problema sociale particolarmente avvertito. Gli stessi sindacati trovano difficoltà a rappresentarli sia per le instabili condizioni di lavoro sia per le complesse esigenze personali, e stan no svi luppando nuove strategie per ottenere il loro consenso. La maggior parte degli stu di si è soffermata tuttavia sulle scelte strategiche delle grandi organizzazioni mentre in questa ricerca viene adottata una prospettiva rovesciata che si interroga sui modi in cui gli stessi soggetti contribuiscono al cambiamento della rappresentanza. Nel volume vengono confronta te le forme di difesa del lavoro marginale in due metropoli, Milano e Buenos Aires, mol to diverse tra loro ma accomunate dagli stessi processi di precarizzazione tipici della condizione post-fordista. Per ciascu na delle due città sono stati scelti casi particolarmente significativi: a Buenos Aires sono stati studiati i raccoglitori di rifiuti urbani che hanno dato vita al sindacato dei cartoneros, le lavoratrici im migrate boliviane del comparto tessile che si sono liberate dal lavoro schiavo per fondare nuove cooperative, le colf che hanno dato vita a un sindacato di donne unico nel suo genere; di Milano vengono presentati i casi dell’Ortomercato – caratteristico per la presenza del lavoro clandestino –, delle donne delle pulizie negli ospedali e negli uffici pub blici, dei giovani ricercatori precari dell’Istituto nazionale dei tumori e dell’Istituto Car lo Besta. I casi considerati sfidano le forme tradizionali della rappresentanza e spingono i sindacati verso un rinnovamento culturale prima ancora che organizzativo.
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RPS N. 3/2018
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Mi ricordo e canto
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All’inizio della terza edizione di Ci ragiono e canto, registrata nel 1973 dal la Rai, Dario Fo spiega che le canzoni popolari che parlano del lavoro derivano direttamente, in tempi, lunghezze dei versi e delle strofe, dinamiche e ritmi, dalle operazioni del lavoro. Accompagnavano l’attività lavorativa mentre la si svolgeva e su di essa erano misurate. Ma non tutte le canzoni di lavoro sono inquadrabili in questa prima definizione, come ci avverte Roberto Leydi. Il mondo del canto popolare ispirato al lavoro è molto più ampio e variegato. Giulia Giannini ci offre in questo volume, evocativo fin dal titolo, Mi ricordo e canto, un panorama più ricco, sia dal punto di vista storico che da quello tematico, delle canzoni legate al lavoro. Nella sua esposizione si può seguire l’evolversi del tema del lavoro nelle varie condizioni economiche e sociali, influenzate anche dalla nascita di un movimento operaio organizzato. In origine prevale la denuncia delle condizioni di lavoro «nei campi e nelle officine». Dello sfruttamento, in termini di orari e fatica e di rischi per la salute e per la vita. Successivamente le canzoni di lavoro diventano canti di emancipazione e di lotta, in cui alle difficili condizioni individuali si affiancano i richiami alla battaglia dei lavoratori o le proteste per le tragedie collettive.
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RPS N. 4/2018
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Welfare abitativo: criticità e prospettive Lo stato della previdenza complementare in Italia Droghe, l’inutile repressione e i vuoti nella relazione al parlamento
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