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Agostino Marianetti
16.00
€
Agostino Marianetti conobbe subito il «bastone della fabbrica», prima per il licenziamento del padre per motivi politici e sindacali e poi personalmente come giovane operaio sedicenne. Una vera esperienza di lavoro che, seppure non necessaria, è comunque decisiva per chi, a vari livelli, svolge attività sindacale. Un’esperienza che lo accosta a Giuseppe Di Vittorio e a concezioni di riformismo concreto e non velleitario. Altra esperienza formativa del sindacalista sarà quella della convinta partecipazione al fervore ideale e progettuale del riformismo socialista ai tempi del primo centrosinistra. Esperienze che furono decisive e che egli trasmise con grande coerenza in tutta la sua intensa attività, come emerge dalla lettura degli scritti qui raccolti. Contrattazione e democrazia sindacale, democrazia industriale ed economica, democrazia sociale e politica sono per lui strettamente connesse. I rapporti convintamente unitari in CGIL e con le altre organizzazioni confederali pur nel franco confronto delle opinioni, la visione internazionalista e confederale contro ogni forma di chiusura nazionale e pretesa centralità di categoria, autonomia ma non indifferenza nei confronti della politica e soprattutto delle forze progressiste e di sinistra, chiamate ad un rapporto unitario, sono i punti fermi di Marianetti che succederà a Fernando Santi e a Piero Boni come segretario generale aggiunto della CGIL, a fianco del suo grande amico Luciano Lama. Una lezione di straordinaria attualità, comprese le delusioni patite soprattutto nella sua esperienza di partito e della sua deriva plebiscitaria, come francamente le analizzerà nel suo ultimo scritto autobiografico. Il volume riporta inoltre una sintesi della sua attività di parlamentare per tre legislature, alcune testimonianze sulla persona e le impegnate prefazioni di Giorgio Ruffolo e di Vittorio Emiliani a due suoi libri. Agostino Marianetti nacque a Tripoli nel 1940. Proveniva da una famiglia operaia. Il padre, operaio socialista alla Bombrini Parodi Delfino (BPD) di Colleferro, venne licenziato per aver occupato la fabbrica con altri lavoratori negli anni Cinquanta. A 16 anni andò a lavorare nella stessa fabbrica, a 18 entrò nella CGIL. Marianetti è stato consigliere comunale a Roma dal 1966 al 1969, anno in cui entrò a far parte del comitato direttivo nazionale della CGIL. Nel 1971 fu eletto segretario della Camera del lavoro di Roma, e proposto alla segreteria confederale. Nel 1975 fu nominato segretario nazionale della Federazione unitaria CGIL CISL UIL. Nel 1977, al congresso della CGIL di Rimini, venne eletto segretario generale aggiunto di Luciano Lama, carica che mantenne fino al 1983 quando fu eletto deputato. Fu rieletto alla Camera nel 1987 e nel 1992. Nel PSI ricoprì l’incarico di responsabile nazionale dell’organizzazione. È scomparso a Roma il 21 gennaio 2016. Aveva 75 anni ed era malato da tempo.
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Donne senza Stato
16.00
€
La figura della donna privata della protezione del proprio Stato, in cerca di asilo in un altro paese, non è una novità del nostro tempo. Molte donne nel corso della storia hanno fatto esperienza dell’esilio, e grandi pensatrici del Novecento come Hannah Arendt, Simone Weil, María Zambrano, Ágnes Heller hanno scritto opere di speciale originalità e profondità sulla condizione degli sradicati e dei senza Stato. Caratteristica del presente è la dimensione massiva delle migrazioni forzate femminili, a cui il diritto dei rifugiati, a settant’anni dall’approvazione della Convenzione di Ginevra, ancora stenta a offrire risposte adeguate. La figura della rifugiata mette in crisi concetti consolidati, come quelli di Stato, nazione, cittadinanza, e rappresenta in sé una critica alle norme che sovraintendono all’accoglienza e protezione di chi chiede asilo. Il libro indaga quindi la condizione delle «donne senza Stato» attraverso gli strumenti della teoria politica e del diritto internazionale, discipline che fino ad oggi troppo poco si sono interrogate sulla profondità della sfida che questa prospettiva comporta per le categorie giuridiche e politiche tradizionali. Per restituire vitalità all’istituto della protezione internazionale, in una congiuntura connotata dal rafforzarsi di tendenze repressive e autoritarie, che avanzano norme discriminatorie nei confronti delle donne e mettono al bando la prospettiva di genere nella ricerca così come nella politica, appare imprescindibile ricentrare il discorso pubblico sull’asilo partendo dall’esperienza femminile e dalla consapevolezza che ne deriva: non esiste un paese «sicuro» per le donne.
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Rete nera
16.00
€
Se parliamo degli attentati del Bataclan, di Nizza, Bruxelles e Manchester, in Occidente tutti hanno immediata memoria del terrorismo islamico. La musica cambia se parliamo del terrorismo suprematista e xenofobo: Oklahoma City, Utøya, Christchurch, El Paso. I ricordi si fanno più confusi, in alcuni casi fuorvianti. Eppure sono attentati che hanno causato centinaia e centinaia di morti. Il libro
Rete nera
analizza le azioni, il pensiero dei killer suprematisti, i loro manifesti politici, che condividono sul web e non solo, i punti di contatto tra nazionalismo e xenofobia. Lo stragista di Utøya elencò già nel 2011 i partiti che avrebbero potuto dare una mano per prendere il potere: Russia Unita di Putin, il Front National di Le Pen, la Lega, Forza Nuova, Fpö, Pvv, Vlaams Belang. Una parte di queste forze avrebbe poi formato nel 2015 un gruppo unico all’Europarlamento e sarebbe anche andata al governo in alcuni Paesi, tra cui l’Italia. E che dire del killer di Christchurch, australiano, che si radicalizza in Europa e fa donazioni ai movimenti identitari di Francia e Austria? Il suo manifesto politico si intitola “La Grande Sostituzione”, come il saggio del francese Renaud Camus. La teoria di base è semplice: gli occidentali bianchi devono ricominciare a fare più figli e gli immigrati devono tornare a casa loro. Per svegliare le coscienze e respingere gli “invasori” ogni mezzo è lecito, stragi di innocenti comprese. Fino a qualche anno fa chi avrebbe potuto immaginare l’assalto al Congresso Usa? Gli Stati Uniti di Trump e la Russia di Putin soffiano sul fuoco del nazionalismo allo scopo di indebolire l’Unione europea? Terrorismo islamico e terrorismo suprematista alimentano allo stesso modo lo “scontro di civiltà” teorizzato da Samuel P. Huntington. Perché i media e l’opinione pubblica danno un peso diverso alle due facce della stessa medaglia? Il libro accende un riflettore su questi temi, finora trascurati e sottostimati.
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Un altro mondo è inevitabile
16.00
€
Le grandi mobilitazioni avvenute in Italia fra l’estate del 2001 e l’autunno del 2002 sono il centro di interesse del volume di Damiani e Framba. Mobilitazioni su temi «classici», quali la tutela dei diritti del lavoro aggrediti dalle ondate di ristrutturazione capitalista, come pure su questioni riguardanti l’ambiente, la pace, il moltiplicarsi delle diseguaglianze, la crisi democratica degli Stati nazionali. Dalla protesta in occasione del G8 a Genova nel luglio del 2001 alla grande manifestazione Cgil a Roma, nel marzo del 2002, in difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, al Social Forum di Firenze nel novembre 2002. A promuovere le iniziative di protesta nazionali del 2001-2002 sono soggetti e associazioni non abituate a confrontarsi fra di loro, con obiettivi e metodi di lotta differenti e anche, a volte, con radicali diversità di analisi, costrette a individuare terreni di incontro unitari. Gli autori ripercorrono, con il contributo essenziale di chi allora era in prima fila nelle varie organizzazioni sociali e sindacali, le vicende del biennio, anche al fine di riportare le riflessioni e gli approfondimenti che hanno caratterizzato quel periodo storico e che possono ancora contribuire, a distanza di vent’anni, a dare risposte ai problemi attuali.
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Un paese a metà
16.00
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Il volume di Antonio Sassu si occupa principalmente del ruolo che hanno avuto, e che ancora hanno, le istituzioni – soprattutto quelle economiche – sulla società e lo sviluppo del Sud. A partire dal la seconda metà dell’Ottocento, in un periodo di passaggio da un sistema economico-giuridico a un altro, sia il governo centrale, sia le amministrazioni locali hanno svolto un’influenza molto negativa sul progresso della società meridionale. C’è da dire che soprattutto in termini di risorse e di politiche, le istituzioni si sono comportate nel Sud in maniera nettamente diversa rispetto al Nord del paese. Oggi, e in particolare a partire dagli ultimi trent’anni, questa differenza è strumentalizzata dalla politica della Lega e da alcuni intellettuali e alimentata anche dalla corruzione, dalle mafie e dalla disuguaglianza dei redditi. Dopo un momento di scarsa attenzione verso la questione meridionale e il divario fra le due grandi aree del paese, attualmente il Pnrr fornisce più di 80 miliardi di risorse al Sud e potrebbe risvegliare l’interesse del paese e dell’Europa su un problema mai risolto in ben 160 anni.
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Perennial
16.00
€
«PERSONE IN GRADO DI ADATTARSI ALLE NOVITÀ E AI CAMBIAMENTI, A PRESCINDERE DALL’ETÀ ANAGRAFICA» Sono i perennial, definizione coniata negli Stati Uniti, sdoganata in Italia dall’enciclopedia Treccani, con cui si indica chi, nonostante le tante primavere alle spalle, ha ancora voglia di imparare, conoscere, confrontarsi, fare e darsi da fare. In un Paese come l’Italia che invecchia velocemente e in cui non si fanno più figli, da cui i giovani scappano perché non c’è lavoro e quel poco che è rimasto è precario, sbaglia chi vede negli anziani una zavorra o una casta privilegiata adagiata su pensioni faraoniche. Il libro di Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi-Cgil, passa al setaccio ogni angolo di questo mondo: 16 milioni di persone con un’aspettativa di vita che fortunatamente continua ad allungarsi, i pensionati rappresentano quel collante fondamentale chiamato a unire le diverse generazioni. Lo fanno tenendo allenati il fisico e la mente, adottando stili di vita salubri, dedicandosi al volontariato, partecipando attivamente alle dinamiche delle comunità e dei territori di cui fanno parte. C’è però anche chi se la passa meno bene. Sono i 3,5 milioni di non autosufficienti che per non spegnersi hanno bisogno di cure costanti. Per non abbandonarli a se stessi, all’operato spesso sottopagato e poco tutelato di badanti o alle Rsa andate in tilt durante la pandemia, serve rivoluzionare il sistema sanitario e il welfare sociale del nostro Paese: attraverso servizi che siano più di prossimità, formando meglio il personale sociosanitario, sfruttando le soluzioni offerte dalla robotica, dalla telemedicina e dalla domotica.
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Le regioni dell’egoismo
16.00
€
Quando si parla di «autonomia differenziata», tornata di stretta attualità dopo la vittoria della destra alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, ci si riferisce alla possibilità – prevista dall’articolo 116 della Costituzione – di trasferire alle Regioni che lo richiedano, sottraendole allo Stato, potestà legislative e funzioni amministrative. Sulla base di questa norma Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno rivendicato a partire dal 2017 l’attribuzione a sé stesse di maggiore autonomia nell’ambito di un numero esorbitante di materie tra quelle indicate nell’articolo 117 della Costituzione (istruzione e tutela della salute comprese), «con la garanzia – come spiega Maria Cecilia Guerra nel suo contributo al libro – di poter gestire quote crescenti di gettito erariale senza vincoli di solidarietà». «Un autentico shopping istituzionale», lo definisce il curatore del volume Mauro Sentimenti, tramite il quale in modo ideologico «si chiede solo perché è possibile chiedere», spesso senza alcuna valida giustificazione di merito. Il volume, composto dai contributi di diversi autori (Mauro Sentimenti, Maria Cecilia Guerra, Francesco Pallante, Francesco Sinopoli, Massimo Villone) propone una critica dettagliata alle richieste presentate dalle tre Regioni – ritenute in grado di colpire l’unità della Repubblica e aggravare le diseguaglianze territoriali – indicando come possibile via d’uscita una riforma degli articoli 116 e 117 della Costituzione.
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Come farfalle nella ragnatela
16.00
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Molestie e minacce, condivisione di immagini intime senza il consenso della persona ritratta, intimidazioni, violenza verbale (rivolta anche contro le vittime di femminicidio), cyberbullismo e istigazione al suicidio: sono alcune delle forme di soprusi e violenze che si verificano sul web, che talvolta si rivela, soprattutto per le donne, una trappola dalla quale è difficile liberarsi.
Come farfalle nella ragnatela. Storie di ordinaria violenza digitale sulle donne
è uno studio socio-criminologico che analizza dinamiche, cause ed effetti del la violenza digitale, anche attraverso alcune storie che hanno scosso il Paese, ma che non sempre sono state rappresentate in modo corretto dalla stampa e dai media. Uno studio che nasce con l’intento di acquisire consapevolezza sui rischi che si celano nel web, per cambiarlo e liberarlo dalla cultura sessista del possesso, dalla violenza e dall’odio, non certo per demonizzarlo. Un obiettivo che con la volontà di tutte e tutti, a partire dalle istituzioni preposte ad affrontare l’emergenza, è possibile realizzare.
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Sicurezza, automazione e dignità del lavoro
16.00
€
Le autrici analizzano la trasformazione in corso nel mondo del lavoro, contrassegnata dall’emersione di nuove competenze e di nuovi fattori di rischio. La trattazione dei temi, non rivolta ai soli operatori del settore, è esposta con chiarezza e ricostruisce in modo rigoroso la realtà giuridica, dando conto della complessità delle questioni affrontate. Nella prima parte, il libro si occupa del tema della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori quale componente essenziale del processo educativo della persona, alla luce dei grandi cambiamenti del lavoro. Il tema è esaminato con una particolare attenzione ai giovani, sulla base della convinzione che il contrasto al lavoro insicuro, sommerso e alle nuove forme di schiavismo richieda un’effettiva presa di coscienza di tutti i cittadini. Nella seconda parte del testo vengono esposti alcuni aspetti più strettamente connessi con il rapporto di lavoro. Nello specifico, il trattamento dei dati personali, in particolare quelli biometrici; gli algoritmi in grado di gestire le prestazioni lavorative attraverso piattaforme digitali. Da ultimo, il libro riflette sulla questione relativa al sostentamento del lavoratore, come conseguenza della sostituzione algoritmica del suo ruolo.
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Raccontare la cura
16.00
€
La cura è un atto di potere, ma è anche una relazione in cui coesistono l’amore e il disgusto, l’odio e la tenerezza, la fatica e l’orgoglio, in cui sentimenti nobili si avvicendano ad altri spaventosi. Per questo la cura è un oggetto di studio così scivoloso, soggetto spesso a interpretazioni sentimentalistiche o tacciato di essenzialismo, perché il
care
, come dicono le esperte francesi citate in questo testo, ha conseguenze intime e politiche, sociali e domestiche. Di conseguenza, l’approccio di studio deve essere pluridisciplinare: solo un’analisi che sappia tenere insieme paradigmi diversi può riuscire nel tentativo di fornire una cornice teorica ampia al bisogno universale di cura e garantire per le
care workers
un posizionamento politico e simbolico adeguato. Questo testo muove dai
care studies
e approda alla critica letteraria, dimostrando l’importanza di integrare le problematiche della cura negli studi letterari e rimettendo in causa, in modo critico, la distinzione tra finzione e realtà: nella letteratura infatti si trovano spesso le risposte agli interrogativi sociali più complessi. L’esempio narrativo in questione è
Slow Man
di J.M. Coetzee, perché in quest’opera dello scrittore sudafricano premio Nobel emergono l’aspetto perturbante della cura, le dinamiche di potere da cui è investita, ma anche le discriminazioni di genere di cui sono vittime
care givers
… e scrittrici.
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Immigrazione e sindacato – V Rapporto Ires
17.00
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L’inserimento dei lavoratori immigrati nel mercato del lavoro italiano ha assunto una centralità politica e sociale crescente nel corso degli ultimi anni. Il V rapporto su «Immigrazione e sindacato» pubblicato dall’Ires si propone come un interessante strumento di analisi e documentazione rispetto ad un fenomeno così ricco di suggestioni e potenzialità, ma anche di forti contraddizioni e paradossi. L’obiettivo del rapporto è stato quello di analizzare il mondo del lavoro attraverso l’ottica delle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori stranieri che hanno scelto l’Italia come paese in cui vivere e lavorare. Le riflessioni e le inchieste che sono riportate nel volume mostrano un mercato del lavoro strettamente vincolato alla presenza di manodopera proveniente dall’estero ma anche fortemente segmentato e discriminante. Il differenziale retributivo, l’alta incidenza di infortuni e morti bianche, le discriminazioni razziali e religiose sui luoghi di lavoro, il fenomeno del lavoro irregolare, la cosiddetta «segregazione occupazionale», che vede la maggior parte dei lavoratori stranieri confinati in determinati ambiti e a determinati livelli di qualifiche, sono alcune delle problematiche affrontate. In un contesto così complesso e articolato, in cui da un lato emerge un mondo del lavoro dove la realtà immigrata è sempre più consolidata e in cui si scorgono percorsi di inclusione e integrazione, mentre dall’altro continuano ad evidenziarsi comportamenti discriminatori ed escludenti, questo volume fornisce una riflessione sullo stato attuale della condizione lavorativa degli immigrati.
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Salari, il decennio perduto
17.00
€
Tra il precedente Rapporto,
Salari in crisi
, e questo attuale la recessione ha colpito pesantemente l’apparato produttivo italiano e le condizioni materiali delle famiglie e dei lavoratori, determinando un ritorno, in termini di reddito disponibile, occupazione e prodotto lordo, alle posizioni di un decennio fa. Con la crisi l’Italia perde ulteriori posizioni, accentuando quanto di negativo già era emerso nei precedenti Rapporti, a causa di una bassa crescita e di una produttività stagnante. Nel Rapporto si osserva come le risposte alla caduta della domanda aggregata, provocata dalla contemporanea caduta degli investimenti e dei redditi reali di grandi segmenti della popolazione – risposte affidate ad una supposta capacità taumaturgica della finanza –, si siano rivelate più costose per i bilanci pubblici delle dimenticate politiche keynesiane. L’irrisolta «questione salariale» si integra con la questione fiscale, e resta un nodo fondamentale da cui ripartire per sanare le debolezze strutturali del sistema-paese e per riprendere a crescere. Il Rapporto, che come sempre conduce le analisi su una prospettiva temporale ampia, mette in evidenza, da una parte, gli impatti occupazionali della recessione ed i suoi effetti sulla disponibilità di reddito, e illustra, dall’altra, come l’aumento delle diseguaglianze e della povertà, la stagnazione delle retribuzioni reali, lorde e nette, siano tendenze che hanno segnato il governo dell’economia in una prospettiva decennale, al di là della crisi dell’ultimo biennio.
Ha collaborato Riccardo Sanna.
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