• Innovazione

    7.00 
    Trasferimento tecnologico, Dematerializzazione, Fattori critici di successo, Sviluppo, Spin off, Minaccia, Rischio…espressioni usate oggi correntemente, ma dal significato a volte incerto. Il volume comprende 188 termini utilizzati nei campi del management, della ricerca, dello sviluppo, dell'innovazione, del trasferimento tecnologico e della politica scientifica e tecnologica, illustrando il significato di ognuno con ampia e precisa definizione. Si tratta cioè di un pratico glossario per ben operare nella gestione dell'innovazione: risponde all'esigenza di porre ordine in un vocabolario cresciuto in modo tumultuoso nel giro di un paio di decenni. Una ricca introduzione dell'autore illustra inoltre nascita e sviluppo del pensiero manageriale sulle attività di ricerca e sviluppo e sui processi di innovazione tecnologica. Per la sua agilità e completezza il volume si rivela indispensabile per tutti coloro, dal manager al sindacalista, dal ricercatore al funzionario pubblico, che, con diversi ruoli, sono attori dei processi di innovazione.
  • Il volume raccoglie le relazioni svolte in un seminario di studi sulla Costituzione europea tenutosi a Bruxelles il 10 e l'11 febbraio 2005. Il seminario, realizzato dal Segretariato per l'Europa della Cgil, ha costituito la fase finale di un progetto europeo promosso dalla Commissione europea, Direzione generale cultura ed educazione, che ha permesso anche la costituzione del sito internet "Eurocharta", con lo scopo di informare sulle questioni relative al Trattato costituzionale, a partire da quelle della sua ratifica da parte degli Stati membri dell'Unione Europea. Il seminario si è avvalso del contributo significativo di giuristi, economisti, parlamentari europei e dirigenti di organizzazioni sindacali europee e italiane. Particolare attenzione è stata dedicata alla politica sociale e dell'occupazione, al ruolo delle parti sociali, ai diritti fondamentali - quali enunciati nella Carta di Nizza -, alla coesione economica e sociale e alla riforma del Patto di stabilità e di crescita. Per rendere più agevoli la lettura e lo studio del Trattato costituzionale, il Cd-rom allegato al volume ne riporta il dettato integrale con opportuni rinvii alle varie parti del testo. Contributi di: Agnoletto, Arrigo, Bronzini, Cerfeda, Di Salvo, Gabaglio, Geroldi, Paciotti.
  • Con la Conferenza, di cui nel volume sono raccolti gli atti, la CGIL ha inteso contribuire al dibattito in corso nel paese, in merito a come superare le difficoltà che sempre più pesano sul fronte dello sviluppo della nostra economia. L’analisi parte dalla constatazione che la logica dei "profitti privati e oneri collettivi" con il tempo ha portato a scaricare sul sistema economico, produttivo e sociale nazionale una massa enorme di passività che assorbono fiumi di risorse finanziarie, umane, ambientali. Ne è responsabile un modello di crescita che, pur avendo prodotto nel passato ricchezza e benessere, anche in modo sperequato, è oggi gravato da diffuse e consistenti passività che debbono essere rimosse se si vogliono recuperare importanti risorse aggiuntive per rilanciare il sistema. In sostanza, si è voluto aprire un dibattito stringente su quella che potremmo considerare come una vera e propria "economia dello spreco" che drena una enorme quantità di risorse, e nel contempo si è provato a dimostrare come, investendo queste risorse, per così dire recuperate, sulla qualità del paese, sia possibile sviluppare più ricchezza, più lavoro, più benessere, in sintesi un sistema più sostenibile. Fra gli altri, i contributi di segretari di Federazioni di categoria e di Cgil regionali, di associazioni di imprese, di istituzioni e di: Agnello Modica, Berlinguer, Cantone, Decaillon, Della Seta, Di Salvo, Epifani, Falasca, Fati, Gutierrez Vergara, Gallino, Marcegaglia, Mattioli, Rocchi, Sachs, Soru.
  • Il Rapporto, realizzato dalla Associazione SocietàInformazione, è promosso dalla CGIL nazionale in collaborazione con il Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza (CnCa), con ARCI, Legambiente, Antigone e Forum ambientalista, vale a dire con le associazioni italiane tra le più autorevoli, rappresentative e territorialmente diffuse che sono impegnate sulle problematiche trattate dal Rapporto. Fotografa lo stato dei diritti e analizza le politiche utili per una loro maggiore affermazione a livello locale e globale, italiano e mondiale. È diviso in quattro sezioni, Diritti economico-sindacali; Diritti sociali; Diritti umani, civili e politici; Diritti globali ed ecologico-ambientali, articolate in diciassette capitoli. In ognuno dei capitoli viene analizzato e definito il punto della situazione e vengono delineate le prospettive del 2005. L’analisi e la ricerca sono corredate da ampie cronologie dei fatti, da approfondite schede tematiche, dai dati statistici più aggiornati, da un accurato glossario, dai riferimenti bibliografici e web e dall’indice dei nomi citati. Il Rapporto, unico nel suo genere, è uno strumento fondamentale per arricchire la formazione e supportare l’attività quotidiana di quanti operano nella scuola, nell’informazione, nella politica, nel mondo del lavoro, delle professioni sociali, del volontariato e del non profit. Contributi di: Antigone, Arci, Cgil, CnCa, Forum ambientalista, Legambiente.
  • 1° maggio 1947 verso le dieci del mattino, è la strage di Portella della Ginestra, trentotto tra morti e feriti, tra essi donne e bambini. La vicenda è nota: il Primo maggio, per la festa dei lavoratori, gli abitanti di tre paesi siciliani avevano l’abitudine di riunirsi nell’ampio pianoro tra le montagne dell’interno: qualcuno sparò sulla folla inerme e uccise. Il pianoro, di una rara bellezza naturale, era un punto di confluenza perfetto per fare ritrovare la gente dei paesi limitrofi. In quegli anni in Sicilia c’era stata l’occupazione delle terre e nelle campagna si respirava un’aria di festa, di liberazione, i siciliani con le loro lotte si schieravano sempre di più per il rispetto dei loro diritti, per il lavoro e la libertà. La strage, insieme al massacro di ottanta sindacalisti, segna per quegli anni la fine di ogni speranza. La Sicilia, lasciata alla mafia, ripiomba nella prigionia, nell’abbandono e comincia la grande emigrazione che impoverirà l’isola. A poco a poco la strage di Portella della Ginestra diventa per i siciliani un racconto del mito, una sorta di avventura del dolore fuori dal tempo e da ogni luogo, segna la caduta. Ed è questo sentimento di sconfitta che il poema di Beatrice Monroy, palermitana e scrittrice di teatro, ripropone nel tentativo di riprendere in mano una storia i cui mandanti sono ancora ufficialmente ignoti. Alcune foto realizzate dall’autrice vogliono segnare come pagine di un diario il volto attuale della Sicilia.
  • Il 2004 è stato occasione di ricorrenze di molti ed importanti eventi che in modo diverso hanno segnato la storia sociale e politica d'Italia lungo il Novecento. Con la loro celebrazione, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio ha inteso rileggerne criticamente genesi e impatto, allo scopo di contribuire, attraverso la ricostruzione della memoria, alla migliore e netta comprensione dei fondamenti dell'identità democratica del nostro paese. Il volume raccoglie i contributi e gli approfondimenti sviluppati per alcune delle iniziative più significative realizzate dalla Fondazione, le quali, per il dipanarsi lungo il corso del secolo degli avvenimenti ed anche delle tragedie a cui si riferiscono, forniscono una chiave di lettura unitaria di passaggi chiave del grande movimento sociale che si è espresso nel Novecento. Cominciando dal 1904, secondo scansioni decennali, vengono così presi in esame l'eccidio di Buggerru e la proclamazione del primo sciopero generale in Italia, la settimana rossa di Ancona e l'assassinio di Giacomo Matteotti, risalendo progressivamente lungo il secolo fino a scavare nell'operato di grandi personalità sindacali e politiche del nostro paese, quali Giorgio La Pira, Oreste Lizzadri e Agostino Novella.
  • Gli Annali della Fondazione Giuseppe Di Vittorio si propongono come strumento per l'analisi del mondo del lavoro. Un'analisi condotta in primo luogo sul piano storico che si integra con l'indagine economica e giuridica e si arricchisce con la strumentazione propria delle scienze sociali. Gli Annali hanno una struttura monografica flessibile che si articola in diverse sezioni. Questo primo numero si misura con il tema del welfare, nodo centrale del dibattito politico e sindacale attuale, ma al tempo stesso anche osservatorio privilegiato per ripercorrere, alla luce della comparazione tra i diversi modelli sociali esistenti, la storia del rapporto tra Stato, lavoratori e cittadini. Il numero comprende una lunga intervista in cui Bruno Trentin propone un ripensamento del Piano Beveridge in un'ottica di lettura del passato con lo sguardo al presente. Laura Pennacchi analizza poi l'economia e il welfare degli ani Novanta in Europa e negli Stati Uniti, confutando la tesi neoliberista di una crisi generalizzata del modello sociale europeo. Grande rilievo è assunto dalla comparazione internazionale delle diverse esperienze di welfare che, affidata a specialisti di prim'ordine dei diversi paesi, attraverso specifici saggi viene riferita a Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Francia, Germania, Spagna, paesi scandinavi, paesi in via di transizione dell'ex Unione Sovietica e Stati Uniti. Completano gli Annali tre lavori che rispettivamente forniscono una rilettura della produzione bibliografica sul welfare negli anni Ottanta e Novanta, la mappatura dei fondi sindacali che raccolgono documentazione sulle politiche di welfare, la costruzione di una puntuale sitografia sul welfare in Europa e negli Stati Uniti. Le sezioni degli Annali e gli autori dei saggi: Tra memoria e quotidianità: Alba Orti Verso un modello sociale europeo: Bruno Trentin, Laura Pennacchi Fili da tessere: John Monks, Richard Exell, Anton Hemerijck, Ian Olsonn, Katharina Müller, Carme Molinero, Marie Gottschalk Strumenti: Gianni Silei, Teresa Corridori, Maria Paola Del Rossi, Francesco Giasi.
  • Ritrovare l’Istria, raccontare tutta la storia di questa terra e guardare al futuro. È possibile fare tutte e tre queste cose insieme? Forse oggi la risposta è finalmente positiva. Caduti i muri della guerra fredda, le pagine bianche della nostra storia recente cominciano ad essere conosciute più largamente. E si possono affrontare il dramma delle foibe, l’esodo dei giuliano-dalmati, ma anche la guerra di aggressione alla Jugoslavia e la repressione fascista. Ma l’Istria è una sfida anche per il nostro presente. Come altre terre di confine nel nostro continente, questa regione può oggi tornare ad essere luogo di incontro pacifico tra popoli e culture diversi. Con l’integrazione europea i confini non si spostano con le armi: devono invece perdere sempre di più il loro significato di barriera e di esclusione. Riusciremo a costruire una riconciliazione piena che guardi al futuro e non sia smemorata? Le voci raccolte in queste pagine dedicate all’Istria dicono di sì: e il fatto che lo facciano con toni e ragioni diverse fa ben sperare. Sono stati intervistati: Giorgio Benvenuto, Silva Bon, Marina Cattaruzza, Gianni De Michelis, Riccardo Devescovi, Galliano Fogar, Roberto Gualtieri, Riccardo Illy, Predrag Matvejevi´c, Raoul Pupo, Gianni Oliva, Sergio Romano, Giacomo Scotti, Lucio Toth, Maurizio Tremul, Nevenka Troha, Luciano Violante, Demetrio Volcic.
  • Questa Guida Inca tratta la frammentata e contraddittoria materia dell’invalidità civile per offrire uno strumento di facile consultazione non solo agli operatori del settore ma a tutti coloro che vogliono saperne di più sia sulle prestazioni economiche sia sugli altri diritti esigibili da parte dei cittadini italiani e stranieri. Con particolare attenzione si individuano i soggetti aventi diritto alle prestazioni e si esaminano le varie fasi dell’iter amministrativo e il contenzioso giurisprudenziale. L’importante richiamo al processo di decentramento amministrativo di compiti e funzioni dallo Stato alle Regioni rende la guida uno strumento di grande attualità. Allegato al volume un CD rom che contiene un’ampia appendice legislativa.
  • Con il 2006 si conclude la fase di attuazione del ciclo di programmazione dei Fondi strutturali europei avviato con Agenda 2000, mentre, anche a fronte del processo di allargamento dell’Unione, del tutto aperto è il confronto tra gli Stati membri per l’impostazione del nuovo corso delle politiche di sviluppo regionale. Il volume della sociologa Grazia Moffa indaga nell’esperienza delle politiche comunitarie di coesione, fin dal loro primo impianto negli anni ottanta, mettendo in evidenza come il processo di integrazione europea punti soprattutto a ridimensionare i forti squilibri territoriali tra le diverse parti del territorio dell’Unione. Per questo esame sono stati analizzati i processi politici più direttamente ricollegabili allo sviluppo regionale nelle aree integrate e i concetti di «coesione» e di «convergenza», sottolineando l’importanza di un approccio privilegiato alla dimensione territoriale. Sono state inoltre confrontate le capacità di spesa e di efficienza amministrativa dell’Italia e della Spagna, nonché le ragioni storico-culturali e le scelte politico-organizzative che fanno complessivamente prevalere il paese iberico. Nelle conclusioni vengono tuttavia in evidenza alcuni indirizzi assunti in Italia che appaiono incoraggianti in merito alle prospettive future: si illustra infatti come, sulla base di Agenda 2000, l’esperienza in particolare dei Patti territoriali abbia segnato l’adozione nel nostro paese di scelte e strumenti più coerentemente finalizzati alla realizzazione di strategie di promozione dello sviluppo locale.
  • L’Ires presenta il suo secondo rapporto su contrattazione, retribuzioni e distribuzione del reddito in Italia e in Europa, dando in questo modo continuità al lavoro di monitoraggio sugli effetti delle politiche contrattuali avviato con il rapporto del 2003 (A. Megale, G. D’Aloia, L. Birindelli, La politica dei redditi negli anni ’90, Ediesse, 2003), e facendo dei suddetti temi uno dei cardini più qualificanti dell’attività di ricerca dell’Istituto. Il rapporto di quest’anno analizza le dinamiche fondamentali dell’economia e del lavoro – dall’andamento della produttività e della distribuzione del reddito al potere d’acquisto delle retribuzioni – e quelle della contrattazione nel tempo dell’euro, sia in Italia che in Europa, nel periodo compreso fra il 1998 e il 2004. In Italia la conclamata incapacità del governo di centrodestra di guidare il paese verso l’uscita dalla crisi più pesante degli ultimi decenni consegna al sindacalismo confederale, al sistema delle imprese, alle forze politiche del centrosinistra che credono nel valore della concertazione sociale l’inderogabile esigenza di definire un progetto per la rinascita nazionale e la dignità del lavoro. Obiettivi di tale portata possono realizzarsi solo ricostruendo un profilo alto del sistema delle relazioni industriali, in grado cioè di rilanciare, nel quadro di una nuova politica dei redditi, gli strumenti della concertazione, della partecipazione e della coesione sociale.
  • I modi con cui si sono sviluppate le relazioni sindacali nel nostro paese derivano da un sistema perennemente in transizione e perciò instabile. La storia delle forme di rappresentanza e rappresentatività evidenzia le contraddizioni e i problemi irrisolti della democrazia sindacale italiana. In particolare hanno pesato le divisioni tra le diverse concezioni della natura del sindacato: sindacato «generale» che riceve il mandato a contrattare da tutti i lavoratori o sindacato espressione degli associati a cui deve rendere conto in ultima istanza? La mancata risoluzione di queste contraddizioni comporta evidenti rischi per il sindacalismo confederale, soprattutto in una fase storica in cui la frammentazione del mondo del lavoro e la velocità dei processi economici, la cosiddetta globalizzazione, contribuiscono a rendere più deboli alcune conquiste democratiche fondamentali del Novecento. Partendo da questi presupposti il libro si propone un esame delle forme di rappresentanza e rappresentatività, i limiti e le differenze che le caratterizzano, indicando la necessità di nuove regole condivise da tutto il mondo del lavoro. Regole che potrebbero costituire un terreno più favorevole per un’evoluzione positiva dei diversi orientamenti e culture esistenti nel sindacalismo confederale, oltre a essere un fattore che contribuirebbe a dare maggiore stabilità e sviluppo alla democrazia del nostro paese.
  • Un viaggio alla scoperta di un’altra democrazia possibile. «Una ricerca di forme più forti di politica democratica con cui poter realizzare le riforme radicali alle quali molta gente sta dedicando il proprio lavoro quotidiano». Hilary Wainwright, giornalista di Red Pepper e collaboratrice del Guardian, studiosa di problemi della «global governance», riassume così il senso di questo libro che analizza premesse teoriche e attuazioni pratiche della democrazia partecipativa e che perciò rappresenta un contributo rilevante al dibattito intorno a un’alternativa concreta al neoliberismo. A partire dal caso più noto del bilancio partecipativo di Porto Alegre e arrivando alle esperienze meno note di grandi centri come Manchester, Luton, Newcastle, il libro illustra «come la gente sta attualmente reinventando la democrazia» e risponde alla domanda se la perdita di legittimità dei vecchi modelli istituzionali può trasformarsi in un’opportunità di realizzare nuove forme di potere democratico sia localmente che globalmente.
  • Amina, dodicenne bosniaca, e la sua vita prima e dopo la guerra, prima e dopo la pace. Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, e la sua storia in cento anni di vita, fra lo scoppio della prima guerra mondiale del 1914 e il possibile ingresso in Europa di tutta la ex Jugoslavia nel 2014. Le due protagoniste del libro, una bambina e la sua città, sono raccontate attraverso quattro tracce narrative: fotografie, liriche, corsivi informativi e il vero e proprio racconto, in un intreccio ritmico di invenzioni, di ricostruzioni storiche, di sospensioni del tempo e dello spazio, di proiezioni in un futuro probabile. A sei anni dalla prima edizione del volume, l’autore ne propone una nuova versione aggiornata, integrata e riletta alla luce delle celebrazioni dei primi dieci anni di pace in Bosnia dopo gli accordi di Dayton dell’autunno 1995.
  • Il decennio alle nostre spalle ha riproposto domande laceranti sul destino del lavoro. Sulla sua capacità, innanzitutto, di mantenere le antiche promesse di sicurezza, di cittadinanza, di reddito. Complice la crisi del vecchio compromesso fordista tra sicurezza e subordinazione del lavoro, che ha scompaginato sistemi di impresa, di relazioni industriali, di welfare. Complici, inoltre, storiche fragilità del capitalismo domestico e la miopia delle sue classi dirigenti. Non potendo più svalutare la moneta, si è scelto di svalutare il lavoro, rendendolo più precario. Contribuendo per questa via ad aggravare il declino competitivo del paese. Un'offensiva conservatrice che ha spiazzato il campo riformista, il quale è rimasto sulla difensiva. Per le numerose ragioni esaminate da Michele Magno - dirigente della Cgil prima e ora dei Democratici di Sinistra - tra cui ne spicca una: il rapporto non risolto tra lavoro e sviluppo, tra innovazione e giustizia sociale, nelle diverse culture politiche del riformismo italiano. In questo senso, come sottolinea Alfredo Reichlin nella prefazione, con il libro di Magno il problema del lavoro torna a interrogare la sinistra e il sindacato sui loro fondamenti sociali come sui loro valori e sulle loro prospettive strategiche.
  • In questo libro sono raccolte venti conversazioni con madri, figlie, sorelle e mogli, che ci riportano le figure di sindacalisti, magistrati, giornalisti, uomini delle forze dell’ordine e persone comuni, tutte per sempre costrette al silenzio per mano di mafia. È un percorso nella memoria storica siciliana che si compie in un momento difficile, come l’attuale, in cui da troppe parti si sostiene che parlare di mafia nuoce alla Sicilia e alla sua immagine. Le donne raccontano e si raccontano, andando al di là del dolore e affrontando anche temi di stringente attualità: l’impegno per la legalità e la convivenza civile, la difesa dei diritti di libertà e giustizia, la lotta alla connivenza e all’omertà. Poi da queste storie emergono anche emozioni diverse, con ricordi e aneddoti che ci fanno conoscere qualche cosa in più dell’aspetto umano e privato delle persone ricordate. È un racconto corale, con diverse protagoniste, nel quale, come sul palcoscenico di un teatro, ognuna aggiunge un tassello alla storia di tutte, cercando di colmare il vuoto di memoria che purtroppo accompagna tante di queste drammatiche vicende. Accanto alle parole delle donne, ci sono poi le fotografie che le ritraggono, spesso con oggetti e ricordi delle persone che non ci sono più. L’idea del libro è nata dall’incontro determinante avuto nel maggio 2003 dall’autrice con Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato. A lei, in particolare, il libro è dedicato.
  • L’istituto delle primarie, tipicamente americano, è ormai approdato su quest’altra sponda dell’Atlantico, anche nel nostro paese. Se dovesse espandersi esso non modificherebbe solo la modalità di selezione dei candidati, ma l’intero funzionamento del sistema democratico. Infatti, l’attrattiva che le primarie esercitano deriva dal fatto di essere viste come una possibilità di partecipazione più diretta dei cittadini alla vita politica. Ma siamo sicuri che queste aspettative siano ben riposte? E' proprio l’esperienza americana che dovrebbe invitare a una maggiore cautela. Servendosi di una documentazione di prima mano, questo libro ricostruisce appunto il contesto, le ragioni e le modalità che un secolo fa diedero luogo negli Stati Uniti alla prima comparsa delle primarie, per iniziativa del movimento progressista. E mostra come gli effetti di quest’innovazione abbiano deluso molte delle aspettative, provocando piuttosto una drammatica smobilitazione dei partiti e della partecipazione di massa. In base all’analisi di quest’esperienza, quindi, il libro avanza indirettamente una serie di domande sulle problematiche che l’uso delle primarie propone al di fuori del contesto originario in cui furono concepite.
  • Il processo lavorativo senza soggetto che ha contraddistinto i due secoli passati, in forza degli attuali mutamenti organizzativi e produttivi, tende a caratterizzarsi con la ripersonalizzazione del lavoro. L’attività lavorativa come atto d’essere della persona è sempre di più considerata come il dato di valorizzazione e qualificazione della nuova modernità del lavoro. In questo essere della persona sono contenuti il tempo reale delle tecnologie, i saperi e le esperienze, con modalità della prestazione di relazioni e informazioni, di polivalenza e di polifunzionalità che, distanziandosi dalla prestazione taylorista, segnano oggi i rapporti di lavoro industriali. Il sindacato è chiamato a rappresentare questo cambio d’epoca. In gioco è infatti un processo, secondo la tendenza delle aziende, di colonizzazione dell’anima e delle capacità cognitive delle persone, oppure l’occasione perché si affermi una personalità produttiva che si evidenzia con la libertà nel lavoro, con il tempo, con le possibilità della persona. Franco Farina, della Fondazione Metes della Flai-Cgil, traccia un quadro in cui il rigore e il segno innovativo dell’analisi si muovono in un intreccio originale tra aspetti conoscitivi, esperienze concrete e considerazioni sui temi sindacali, quali la professionalità, la produttività, il tempo di lavoro. Una elaborazione che si offre come un contributo all’attuale dibattito sindacale e scientifico sul futuro del lavoro.
  • Trent’anni dall’omicidio di Pier Paolo Pasolini e già si sente il rullare dei tamburi intorno a lui, alla sua tragica morte, al suo lavoro di poeta e di regista, alla sua appassionata capacità di intervento sui temi più acuti non solo italiani. È un rullare che spesso è soffocato dai toni sinistri e scandalistici delle cronache postume sulle circostanze della morte e da una difficoltà a chiarire molti aspetti della triste vicenda avvenuta il 2 novembre del 1975, ancora avvolta da dubbi e da sospetti. È una vicenda che resta aperta in attesa di parole serie e definitive, mentre la Tv, dando voce al suo assassino Pelosi, ha rilanciato l’ipotesi di un agguato omicida perpetrato da più persone. Ma chi era, anzi chi è, Pier Paolo Pasolini? Italo Moscati, che ha già studiato e raccontato il grande personaggio - amato soprattutto dai giovani senza distinzioni ideologiche, ma anche odiato e vilipeso da chi non gli perdona di avere sempre ubbidito al forte bisogno di cercare una parola di verità su cui discutere senza pregiudizi -, torna ad occuparsene, proponendosi di cogliere la lezione pasoliniana. Una lezione che consiste nel continuare a interrogarsi e a interrogare, senza rinunciare a prendere posizione. Quante volte, pensando a Pasolini, ci si è chiesti e ci si chiede: cosa penserebbe lui, lui autore dei mordenti «scritti corsari», della vita di oggi, dei temi della clonazione, della crisi della politica, del terrorismo internazionale, della guerra, anzi delle guerre, e così via. Avvolta da brume cupe, la storia del poeta e del regista diventa trasparente se la si esamina con il distacco del tempo e con l’onestà di riconsiderare e approfondire il personaggio e la sua storia.
  • Con questo volume, attraverso la sistemazione, la raccolta e l'utilizzo delle differenti fonti a disposizione, ci si è proposti di ricostruire e documentare la storia delle leghe contadine dei Castelli Romani e la memoria di chi le diresse, evidenziandone il ruolo svolto nelle lotte per la terra all’indomani del secondo conflitto mondiale e fino alla conclusione degli anni cinquanta. Il libro connette la ricostruzione e l’analisi locale con i tratti propri della contestuale vicenda nazionale sia sul piano politico e sindacale, sia rispetto grande alla trasformazione del mondo contadino e bracciantile che sotto la spinta di un radicale processo di modernizzazione industriale i Castelli Romani, il Lazio, Roma e l'Italia tutta si stavano avviando a conoscere. Trasformazione che in quegli anni vede il ribaltamento definitivo dell’asse rappresentato dal mondo dell’agricoltura e dei contadini a favore del comparto industriale e che conseguentemente, nello stesso settore agricolo, influenza una inevitabile progressiva trasformazione delle lotte, dei loro metodi e dei loro contenuti. La conclusione del grande ciclo delle battaglie per la terra e delle occupazioni avviene infatti con l’apertura di nuovi scenari e l’ingresso di nuovi protagonisti: l’avvio delle lotte volte alla conquista dei diritti sociali e di un quadro contrattuale stabile e definito, il protagonismo delle donne nel lungo percorso verso la parità salariale, la centralità dell’azione sindacale e politica messa in campo dai piccoli contadini produttori figli della legislazione di riforma varata a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta.
  • Il contributo dato dai lavoratori italiani e dalla loro organizzazione sindacale alla lotta di Liberazione e, contestualmente, alla ricostruzione del paese non è stato ancora oggi sufficientemente indagato dalla storiografia. A negare e ridurre quel contributo si è invece in vario modo e su più piani diretto un tentativo di revisione che ha preso le mosse già all’indomani della Liberazione dell’Italia, per riproporsi in modo strisciante o a volte più esplicitamente nel corso di questi decenni. Con la partecipazione di studiosi autorevoli, di dirigenti politici e sindacali e di testimoni dell’epoca, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, in occasione del sessantesimo della Resistenza e della Liberazione del paese, ha avviato un’articolata e diffusa ricognizione critica degli eventi di quegli anni e dei loro protagonisti. In questo volume si raccolgono gli approfondimenti compiuti a Bologna, dove il tema dell’indagine ha riguardato La stagione degli scioperi contro l’occupazione nazifascista e la ricostruzione della Camera del lavoro di Bologna, e a Napoli, dove si è affrontato il tema Dopo le quattro giornate: gli anni della ripresa produttiva, civile e morale di Napoli. Nell’uno e nell’altro scenario il ruolo svolto dai lavoratori e dalle strutture della Cgil ricostituita emerge come quello di un protagonista autonomo e determinante, che con il suo intervento cambia radicalmente il quadro di riferimento in cui agisce, rendendo il suo impegno elemento fondante e costitutivo della rinata democrazia italiana.
  • Molti e diversi sono stati i modi attraverso cui le lavoratrici e i lavoratori italiani hanno partecipato alla lotta di Resistenza e alla Liberazione del paese. Così, in quegli anni, l’impegno armato di tanti e di tante nelle formazioni partigiane è stato accompagnato, in moltissimi grandi e piccoli centri, dall’azione capillare e diffusa di centinaia di migliaia di lavoratori per salvaguardare i macchinari delle fabbriche e le infrastrutture civili e di collegamento dai piani di distruzione predisposti dai nazisti sconfitti e in fuga dall’Italia. Quest’ultimo è il tema dell’approfondimento raccolto nel volume e realizzato a Genova dalla Fondazione Di Vittorio nel quadro delle iniziative con le quali, in occasione del sessantesimo della Resistenza e della Liberazione dell’Italia, viene condotta un’ampia e articolata ricognizione critica sugli eventi di quegli anni e sui loro protagonisti. E protagonisti di primissimo piano sono stati i lavoratori, risultati determinanti anche per l’impegno eccezionale con cui hanno saputo salvare dalla distruzione fabbriche e infrastrutture, mettendo così in piena luce, come sostiene Guglielmo Epifani, «una radice morale straordinaria: quella cioè che è poi alla base della coscienza e del ruolo nazionale che il movimento dei lavoratori e la classe operaia italiana hanno saputo determinare per se stessi e per il paese. In queste scelte c’era la difesa della propria condizione, della propria identità e c’era un atto di fiducia nel paese liberato e nel paese democratico».
  • Fernando Santi

    14.00 
    «Fernando Santi è una delle figure più straordinarie del sindacalismo italiano del Novecento... La sua vita ha attraversato un cinquantennio di storia italiana: una fase cruciale compresa tra gli anni dieci e gli anni sessanta, segnata dalla crisi dello stato liberale nel primo dopoguerra, dall’avvento e dalla parabola della dittatura fascista, dal difficile impianto della democrazia repubblicana nel secondo dopoguerra... Santi fu riformista nel metodo, sempre improntato a un gradualismo privo di indecisioni, ritenendo improbabili ed illusorie le scorciatoie rivoluzionarie. Quanto ai contenuti della sua concezione socialista, maturata all’interno della grande tradizione riformista padana, il primo obiettivo doveva essere la rottura radicale degli equilibri del capitalismo ed il netto superamento delle iniquità sociali più odiose... Il lavoro di Francesco Persio, le cui fonti spaziano dalle carte archivistiche del Casellario politico centrale alle riviste degli anni sessanta, passando per le belle e toccanti pagine del diario personale di Santi, ci descrive allo stesso tempo l’uomo, il sindacalista e il politico. Una biografia completa costruita anche attraverso episodi inediti ed aneddoti particolari che rendono avvincente la narrazione, ma che soprattutto arricchiscono il quadro di una vita che fu piena di umanità, di coraggio e di speranza per un mondo migliore». (dalla prefazione di Guglielmo Epifani) Completa la biografia una raccolta, a cura di Sergio Negri, di saggi e testimonianze presentati in occasione della giornata di studi organizzata a Torino l’11 Ottobre 2004 dalla Cgil e dallo Spi Piemonte in collaborazione con l’Istituto «Fernando Santi» di Roma, con l’Ires «Lucia Morosini» del Piemonte e con l’Istituto di studi storici «Gaetano Salvemini» di Torino. Saggi e testimonianze di: Enzo BARTOCCI - Fausto BERTINOTTI - Piero BONI - Guido BODRATO - Guglielmo EPIFANI - Vittorio FOA - Federico FORNARO - Emilio GABAGLIO - Carlo GHEZZI - Rino GIULIANI - Pietro MARCENARO - Giovanni RAPELLI - Mario SCOTTI - Vincenzo SCUDIERE - Bruno TRENTIN - Roberto VILLETTI. Conclude il volume il ricordo di Santi scritto da Ferruccio Parri su «l’astrolabio».
  • Da anni il bacino del fiume Po è scenario di fenomeni che causano rilevantissimi danni, economici, sociali, sanitari e ambientali: l’alluvione dell’ottobre 2000, quando in Valle d’Aosta e in Piemonte la pioggia intensa ha determinato un’onda di piena superiore a quella del ’94, che a sua volta era stata superiore a quella del ’93 e a quella del ’51 che aveva causato il disastro del Polesine; la siccità dell’estate del 2003, che ha messo in evidenza il contrasto di interessi sull’utilizzo dell’acqua disponibile; la persistenza sul bacino di una sorte di nube rossa prodotta dalle varie forme di inquinamento atmosferico. Rispetto a questi fenomeni la Cgil ritiene prioritaria un’attività di prevenzione che, con l’opportuna gradualità, regoli l’insieme delle attività umane, produttive, di relazione e di uso del territorio dell’intero bacino in una prospettiva di sostenibilità. Un’attività che, in una realtà così vasta e complessa, può essere realizzata solo indirizzando l’azione di tutti i responsabili istituzionali all’obiettivo prioritario di indurre a comportamenti virtuosi i soggetti economici e sociali che in modo diretto e indiretto influenzano l’equilibrio del sistema. Il volume, curato da Claudio Falasca, coordinatore del Dipartimento Ambiente e Territorio, Salute e Sicurezza della Cgil Nazionale, vuole essere un contributo alla costruzione di un progetto sostenibile su una realtà strategica per il futuro del paese. Contributi di: Agnello Modica, Albonetti, Bardi, Battaglia, Bruschini, Camocardi, Caravella, Carnicella, Comella, Cremonini, Della Quercia, Claudio Falasca, Francesco Garufi, Indovina, Luccarini, Marinari, Nicolosi, Peroni, Rambelli, Ricciarelli, Saccardin, Scudiere, Serafini, Sommariva, Stolfi, Tampieri, Telesca, Trefiletti, Valdameri, Venturini.
  • Il nuovo disegno dei rapporti tra Stato, Regioni e Autonomie locali, incentrato sulla sussidiarietà e su relazioni di tipo cooperativo e basato sul presupposto della leale collaborazione istituzionale tra tutti i componenti della Repubblica, stenta a delinearsi. I disposti costituzionali che disciplinano la partecipazione delle Regioni e degli Enti locali all’attività dello Stato restano in gran parte inattuati. Risultano, al contrario, sensibilmente aumentati i conflitti tra Stato e Regioni, che rendono, tra l’altro, evidenti i limiti delle attuali Conferenze interistituzionali, Stato-Regioni, Stato-Città e Autonomie locali e Unificata. Il volume di Giovanni Caprio e Giulia Pavese, giornalisti ed esperti di politiche locali, «racconta» l’evoluzione dei rapporti tra i diversi livelli di governo del nostro paese e delinea alcune ipotesi di riforma dei modelli di relazione interistituzionale. Gli autori evidenziano anche i ritardi delle Regioni nel dotarsi di un organo comune previsto dalla Costituzione, in grado di superare gli equivoci, le disfunzioni e le anomalie della loro attuale Conferenza.
  • In questi ultimi decenni, la rivoluzione biomedica ha imposto quale oggetto della riflessione etica il tema nodale di una libertà esistenziale dai contorni inediti e spesso indefinibili. L’errore più rovinoso che potremmo commettere sarebbe proprio quello di entrare nella nuova epoca con il bagaglio teorico e morale tradizionale, applicando ai problemi attuali soluzioni maturate in una fase storica diversa e senza definire ipotesi adeguate. Saggi di Giovanni Berlinguer, Ernesto Di Mauro, Eugenio Lecaldano, Sebastiano Maffettone, Maurizio Mori, Demetrio Neri, Uberto Scarpelli, Peter Singer, Carlo Augusto Viano.
  • È il 12 settembre del 1943 quando Mussolini viene liberato dalla prigione di Campo Imperatore sul Gran Sasso con un colpo di mano delle SS tedesche. Trasportato in Germania, viene immediatamente trasferito al quartier generale di Hitler e lì, da radio Monaco, annuncia la costituzione del Partito fascista repubblicano e di una repubblica nelle regioni dell’Italia settentrionale occupate dai tedeschi. -Rientrato pochi giorni dopo in Italia forma un nuovo governo che avrà sede a Salò, in provincia di Brescia, sulle rive del lago di Garda. Il nuovo Stato fascista, la Repubblica sociale italiana, resterà quindi noto anche come Repubblica di Salò e, attraverso i «seicento giorni» della sua esistenza, rappresenterà uno dei passaggi più torbidi e drammatici della storia nazionale di quegli anni. -Questa esperienza, tragica ed effimera al tempo stesso, nata in realtà per volontà e decisione di Hitler in reazione all’armistizio dell’8 settembre, avrà per teatro i territori occupati dai tedeschi fino al 1945. Infatti il 25 aprile si compie, con la Liberazione, il cammino iniziato nel marzo del 1943 con gli scioperi degli operai del triangolo industriale e poi sviluppatosi nella forte partecipazione proletaria e popolare che caratterizzerà l’organizzazione e l’azione della Resistenza. -I saggi degli storici, dei docenti e dei ricercatori, raccolti nel volume, a sessant’anni dalla sua conclusione, delineano un quadro compiuto di quell’esperienza e ne esaminano i diversi spaccati con un taglio non puramente rievocativo, bensì attento a cogliere gli aspetti di pregnante attualità politica di quel tratto di storia italiana. -Contributi di: Sandro Antonini, Marco Borghi, Riccardo Caporale, Mimmo Franzinelli, Dianella Gagliani, Francesco Germinario, Franco Giannantoni, Dino Greco, Adolfo Mignemi, Raffaele Mantegazza, Adolfo Pepe, Pier Paolo Poggio.
  • L’economia di oggi alla portata di tutti: dall’inflazione al Pil, dalla distribuzione del reddito, ai consumi. I numeri, le leggi, i temi di attualità dell’economia nella globalizzazione: per capire la crisi, per affrontarla. «...intuendo che l’attuale mondo dell’informazione e della comunicazione richiede di essere alfabetizzati in molte discipline, l’autore ha deciso di rivolgersi al “pubblico in generale” anziché agli addetti ai lavori. Ne è venuta fuori una descrizione ragionata divertente e accessibile anche a chi sia digiuno di teoria economica e abbia poca dimestichezza con i concetti astratti. ...i maggiori pregi del “libretto” di Eduardo Carra sono tre: il coraggio della semplificazione, l’ingegnosità dell’esemplificazione e la capacità di desumere un nucleo di nozioni e di strumenti concettuali dagli esempi fatti. Pur di entrare in sintonia con i suoi lettori, l’autore aggredisce temi e problemi difficili con il linguaggio quotidiano e con un insieme di esempi che sono calzanti e acuti. Così egli riesce a raggiungere un obiettivo importante: offrire ai suoi lettori una chiave per comprendere le notizie economiche dei quotidiani e della comunicazione televisiva e per incominciare a valutarle con occhio critico». Marcello Messori.
  • [...] non dimentichiamo mai questa grande ed eroica prova vissuta dal nostro popolo: vite spezzate, sofferenze e sacrifici indescrivibili, una lotta senza sosta che pareva, a volte, senza speranza. Qui è la radice prima della nostra libertà riconquistata e della nostra democrazia. In questo contesto di guerra guerreggiata da tre anni, di occupazione tedesca tante volte spietata e sanguinosa, si è preparato, studiato e portato a temine il patto di unità sindacale noto come il Patto di Roma. Un fatto non solo di valore sindacale del tutto eccezionale, ma soprattutto di grande valenza politica [...] Fu dunque questo patto una nuova e più pesante sfida alla dittatura ormai in crisi irreversibile. Diventa evidente che l’apporto del mondo del lavoro alla risurrezione della nostra libertà è stato vasto, ben determinato, essenziale. Fondamentali gli scioperi del 1943 e 1944. Non era solo una ribellione alla dittatura che aveva scritto nel Codice penale lo sciopero come reato, ma per la prima volta si manifestava una contestazione corale del mondo del lavoro di fronte al prepotere del regime [...] (Dalla prefazione di Oscar Luigi Scalfaro) Il volume raccoglie le relazioni svolte a due importanti convegni: - quello di celebrazione del Patto di Roma, firmato il 3 giugno 1944 da Di Vittorio, Grandi e Lizzadri, che nell’Italia divisa dalla guerra segna la rinascita del sindacato unitario; quello di celebrazione degli scioperi delle lavoratrici e dei lavoratori milanesi del marzo 1943 e 1944, da cui venne un grande contributo alla liberazione nazionale dal nazifascismo. La terza parte del libro è costituita da un saggio di ricostruzione del primofesteggiamento del 1° Maggio dell’Italia liberata, che fu quello celebrato a Roma appunto il 1° maggio 1945. I saggi e i contributi raccolti nel volume sono di: Luigi Angeletti, Aldo Aniasi, Maria Luisa Cassanmagnago, Guglielmo Epifani, Francesco Morisano, Adolfo Pepe, Savino Pezzotta, Alfredo Reichlin, Gianni Salvarani, Paolo Serventi Longhi, Carlo Vallauri, Sergio Zaninelli.
  • Francesco Renda, che avrebbe dovuto tenere il comizio a Portella quel 1° Maggio del ’47, racconta, da testimone e da protagonista, la vicenda drammatica della strage di Portella della Ginestra per opera della banda di Salvatore Giuliano. Nella forma piana e avvincente della conversazione, a cui è sotteso tutto il rigore del grande studioso, egli sviluppa una chiave di lettura della strage che la colloca nella dimensione internazionale della «guerra fredda», mettendo in luce come, nell’intreccio perverso tra politica, mafia e banditismo, impegnati nella difesa degli interessi economici e politici degli agrari, all’indomani della grande avanzata del Blocco del Popolo nelle elezioni siciliane del 20 aprile 1947, al fondo della strage si inserisca l’esigenza imprescindibile degli Stati Uniti di esautorare le sinistre dai governi nazionali e regionali delle aree strategicamente rilevanti. Da Portella il racconto passa ai cento anni di storia della Cgil siciliana, che affonda le sue radici nel movimento dei Fasci dei lavoratori e che da lì è venuta poi tessendo per tutto un secolo una trama di lotte e di conquiste che hanno collocato la Sicilia e il popolo siciliano, come dice Renda, «sul davanti della storia nazionale e internazionale». Scenario questo che si è reso possibile anche perché quelle lotte sono state illuminate da grandi utopie che, pur non realizzandosi pienamente, hanno permesso di raggiungere risultati importanti. Terzo e conclusivo momento è quello dedicato all’Autonomia della Sicilia e al suo Statuto. A sessant’anni di distanza, conclude Renda, è innegabile che l’Autonomia abbia dato alla Sicilia un’identità che prima non aveva; è pure vero il fatto che alcune sue caratteristiche, come l’esclusività legislativa, sono all’origine di una pregiudizievole condizione di separatezza della vita dell’isola dal resto del paese.
  • Il codice civile e le leggi sul lavoro, oltre al mobbing, fanno riferimento specifico al cosiddetto straining. Il termine, derivato dall’inglese, significa «mettere sotto pressione»; il fenomeno è similare ma distinto dal mobbing. Gli aggressori, o strainers, possono essere esclusivamente il datore di lavoro e i superiori gerarchici. Le azioni tipiche dello straining sono spesso le stesse del mobbing, di regola non ad alto contenuto vessatorio o persecutorio ma piuttosto orientate a determinare discriminazione creando situazioni di stress forzato nel posto di lavoro. Si tratta soprattutto di isolamento sistematico e di cambiamento di mansioni, con il ricorso, in particolare, all’assegnazione a mansioni «prive di contenuto» o «irrilevanti»; al demansionamento; al confinamento in postazioni lavorative isolate, alla sottrazione degli strumenti di lavoro. Consiste sempre in una sola azione, ma con efficacia ed effetti perduranti. Lo straining è sanzionato da norme che consentono una difesa più puntuale degli specifici diritti lesi dei lavoratori. È inoltre regolato dagli stessi strumenti normativi applicabili anche al mobbing. La guida, nelle prime due sezioni, indirizza in primo luogo il lettore a riconoscere i fenomeni di mobbing e di straining, fornendo poi un’articolata disamina dei diversi strumenti di tutela contro di essi. Nella terza sezione della guida, l’insieme di tali indicazioni viene poi sistematizzato e raccolto in trenta tavole sinottiche di grande chiarezza e utilità.
  • Nell’arco di un percorso trentennale, che questo libro documenta nelle sue tappe più importanti, la Confederazione Europea dei Sindacati (CES) ha realizzato l’unità del movimento sindacale europeo e si è data le forme e gli strumenti di rappresentanza e d’azione che ne fanno oggi un’esperienza originale di sindacalismo sovranazionale nel contesto dell’Unione Europea. Se è vero che l’Europa sociale e del lavoro è ancora incompiuta, occorre tuttavia riconoscere che essa ha cessato di essere solo una legittima aspirazione del mondo del lavoro per cominciare a tradursi in realtà attraverso la legislazione europea e il dialogo sociale, grazie anche alla capacità d’influenza e di mobilitazione della Confederazione Europea dei Sindacati a sostegno delle rivendicazioni comuni dei lavoratori europei. I sindacati italiani sono stati e restano tra i principali protagonisti della costruzione della Ces e della sua progressiva trasformazione in una vera e propria organizzazione sindacale di livello europeo.
  • Nel proporci i suoi sessant’anni di impegno politico e sindacale Roscani vuole evitare l’ennesima «storia dei gruppi dirigenti» comunisti o socialisti. Preferisce partire dai suoi «lampi di memoria», dalla sezione «storica» del Pci di Ponte Milvio, quella di Enrico Berlinguer, dalla moglie staffetta partigiana, dai mastri edili, dai metalmeccanici «di precisione», dai tranvieri. Da lì si avvia la militanza nel Pci insieme a Valentino Gerratana, a Maurizio e Giuliano Ferrara, a Giuseppe Loy, a Luciana Castellina, a Enrico Berlinguer, a Fausto Bertinotti, a tanti altri. Quindi il salto in Cgil, dove incontra, con Tonino Tatò, Giuseppe Di Vittorio, Franco Rodano, Claudio Napoleoni e dove inizia un percorso impegnativo, con tante e diverse responsabilità. Come scrive Andrea Ranieri: «Nel suo racconto i grandi avvenimenti di cui fu testimone sono parentesi della storia che lui sente più vera, quella del suo quartiere e della sua sezione, a cui resta fedele e partecipe, anche nei momenti più alti del suo impegno nazionale. È lì che ogni volta ritorna, ed è lì che ogni volta verifica, nei rapporti coi compagni ‘di base’, coi suoi fratelli, con gli amici, la verità di quello che nel mondo ha imparato. È lì che rimette coi piedi per terra le ‘verità’ della grande politica, che impara - è anche oggi la sua dote fondamentale - a vedere ogni volta le facce, le storie, che dietro i concetti del parlare politico spesso si nascondono e si perdono».
  • All’alba del 2008 il fenomeno del lavoro dei minori rappresenta ancora un grande e drammatico problema. La ricerca dell’Ires e di Save the Children Italia ha realizzato un confronto tra le tipologie di lavoro precoce dei minori italiani e alcune specificità delle attività lavorative svolte dai minori migranti. Si è messo così in luce che i lavori precoci dei minori stranieri si caratterizzano come esperienze «forti» nei contenuti, nelle modalità di svolgimento e nei significati loro attribuiti dai minori stessi, che per tali ragioni risultano quindi maggiormente esposti a rischi di marginalità e di esclusione. In tale quadro generale è stata poi integrata una micro-analisi di tipo monografico su una serie di caratteristiche del lavoro dei minori migranti, in particolare di quelli non accompagnati, in alcune aree del Lazio. Infine Save the Children ha approfondito le condizioni di lavoro dei minori stranieri a Roma attraverso una ricerca partecipata, basata sul diretto coinvolgimento di un gruppo di minori migranti lavoratori che hanno condotto l’indagine in prima persona. La ricerca ha rappresentato sia un’occasione di partecipazione diretta dei minori, sia un’opportunità per far emergere particolari sfaccettature del fenomeno, cogliendo il punto di vista e i significati che i minori migranti attribuiscono al loro lavoro e a quello dei ragazzi e delle ragazze che hanno coinvolto nella ricerca.
  • L’atlante dei distretti è un’analisi degli assetti produttivi presenti sul territorio italiano eseguita attraverso lo studio delle singole unità territoriali definite sistemi locali del lavoro. La scelta di studiare i fenomeni economici partendo dalle unità territoriali ha permesso di cogliere la trasformazione della struttura produttiva italiana avvenuta nel corso degli anni novanta. Un decennio particolarmente delicato per il modello produttivo che caratterizza il sistema economico nazionale: quello dei distretti industriali. L’atlante disegna quindi una vera e propria mappa dello stato dell’economia italiana a livello territoriale, definendo con particolare attenzione le diversità e i punti di convergenza che emergono dalle diverse aree che compongono il paese. Particolare attenzione è stata dedicata ai sistemi locali del Mezzogiorno, per cui sono stati individuati ulteriori criteri per definire quelli che potrebbero essere considerati come nuovi distretti industriali. Infine, si approfondisce una tematica che può rivelarsi di particolare interesse per lo sviluppo locale dei territori, quella dei distretti o cluster tecnologici. Concentrazioni territoriali di attività produttive che rientrano nell’ambito del comparto delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic) e che possono rappresentare un nuovo volano per lo sviluppo produttivo del paese.
  • Il 2007, nel cinquantesimo della scomparsa di Giuseppe Di Vittorio, vede un ricco fiorire di iniziative volte a ricordare e ad approfondire il pensiero e la vita politico-sindacale del grande dirigente della CGIL. La Federazione dei Lavoratori della Conoscenza della CGIL (FLC CGIL), la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, l’Associazione per il Centenario della Confederazione e l’associazione «Casa Di Vittorio», hanno promosso una ricerca tesa ad approfondire alcuni aspetti della personalità di Di Vittorio. Ne è derivata una lettura originale della figura del segretario della CGIL da cui emergono le sue naturali qualità di «maestro», i suoi valori di riferimento, la sete di conoscenza come occasione di riscatto individuale e collettivo, la passione per il mondo del lavoro, degli sfruttati; ed ancora la consapevolezza del valore del lavoro e della cultura per tutti per costruire un Paese democratico capace di chiudere per sempre l’esperienza del fascismo. Il volume raccoglie saggi e contributi di Baldina Di Vittorio, Carlo Ghezzi, Silvia Godelli, Nicola La Forgia, Vito Antonio Leuzzi, Enrico Panini, Giovanni Rinaldi, Angelo Semeraro, Paolo Serreri, Nicola Tranfaglia.