• L’Ires presenta il suo secondo rapporto su contrattazione, retribuzioni e distribuzione del reddito in Italia e in Europa, dando in questo modo continuità al lavoro di monitoraggio sugli effetti delle politiche contrattuali avviato con il rapporto del 2003 (A. Megale, G. D’Aloia, L. Birindelli, La politica dei redditi negli anni ’90, Ediesse, 2003), e facendo dei suddetti temi uno dei cardini più qualificanti dell’attività di ricerca dell’Istituto. Il rapporto di quest’anno analizza le dinamiche fondamentali dell’economia e del lavoro – dall’andamento della produttività e della distribuzione del reddito al potere d’acquisto delle retribuzioni – e quelle della contrattazione nel tempo dell’euro, sia in Italia che in Europa, nel periodo compreso fra il 1998 e il 2004. In Italia la conclamata incapacità del governo di centrodestra di guidare il paese verso l’uscita dalla crisi più pesante degli ultimi decenni consegna al sindacalismo confederale, al sistema delle imprese, alle forze politiche del centrosinistra che credono nel valore della concertazione sociale l’inderogabile esigenza di definire un progetto per la rinascita nazionale e la dignità del lavoro. Obiettivi di tale portata possono realizzarsi solo ricostruendo un profilo alto del sistema delle relazioni industriali, in grado cioè di rilanciare, nel quadro di una nuova politica dei redditi, gli strumenti della concertazione, della partecipazione e della coesione sociale.
  • Il saggio esamina il nuovo volto dei Servizi per l’impiego italiani a seguito dell’entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2015, di attuazione del cd. Jobs Act. Le linee portanti della riforma italiana sono confrontate con i tratti salienti delle esperienze europee e internazionali di maggior successo nella gestione del mercato del lavoro. Il lavoro si conclude rilevando che il quadro normativo nazionale è ormai in linea con le buone prassi emergenti dal contesto comparato, ma molto resta ancora da fare sul piano operativo.
  • I sindacati possono contribuire alla formazione degli orientamenti ideologici e delle preferenze politiche dei loro associati? Questo tema non è mai stato esaminato nel nostro paese con l’utilizzo di dati di sondaggio concernenti l’intero universo dei cittadini elettori. Il presente articolo è un piccolo contributo mirante a colmare la carenza di studi sull’argomento. La rilevazione empirica è stata effettuata con l’esame degli orientamenti politici e dei comportamenti di voto degli iscritti ai sindacati italiani utilizzando i dati ricavati da tre round delle survey biennali promosse dal consorzio inter-universitario European Social Survey (Ess), con riferimento agli anni 2001, 2006 e 2013, gli unici finora disponibili relativamente al caso italiano. In particolare sono stati esaminati gli orientamenti della membership sindacale nei confronti della democrazia e delle istituzioni democratiche. È stato, poi, controllato il grado di fiducia che gli iscritti ai sindacati ripongono nei confronti del ceto politico e dei partiti italiani; e quanto interesse mostrano nei confronti della politica. Abbiamo, inoltre, interrogato i sindacalizzati sul tema sensibile della immigrazione. In ultimo, abbiamo affrontato l’esame della autocollocazione politica e dei comportamenti di voto dei lavoratori sindacalizzati. In una sezione conclusiva sono state tirate le somme sui risultati emersi dall’analisi.
  • La crisi e le sue ripercussioni sul discorso ideologico neoliberista. Per il professore irlandese la sostituzione graduale della democrazia con modalità tecnocratiche di governance non è inevitabile. Ma a condizione che i lavoratori organizzati, dal canto loro, sappiano ripoliticizzare il processo decisionale pubblico. Una prospettiva che sappia coniugare radicalità e pragmatismo. Una prospettiva neo-polanyiana, volta a ripristinare il primato della società sull'economia. I conflitti sindacali dovrebbero potere nuovamente crescere in una prospettiva di "risorgenza del conflitto di classe".
  • L’articolo esamina le recenti forme di rappresentanza dei lavoratori distinguendo tra sindacati confederali e autonomi e alcune nuove forme di auto-organizzazione dei lavoratori emerse di recente. A partire da alcuni risultati ottenuti dall’analisi di dati relativi alle azioni collettive dei lavoratori registrate in Italia tra il 2008 e il 2018 e i risultati di una ricerca condotta tra il 2021 e il 2023 su alcune forme di rappresentanza e organizzazione alternativa nel settore agricolo in Italia, si delinea un quadro che segnala la diversità delle pratiche sindacali e di auto-organizzazione dei lavoratori. I sindacati confederali sono attivi in forme di conflitto istituzionale mediante un’ampia partecipazione alle contrattazioni con la controparte datoriale e politica e negli scioperi; i sindacati autonomi sostengono sia lo sciopero che forme di protesta più dirompente come le occupazioni. La novità è rappresentata dalla diffusione di forme alternative e innovative di auto-organizzazione e rappresentanza dei lavoratori agita all’interno di forme partecipative comunitarie
  • I decreti d’urgenza emanati dai governi nell’ultimo decennio hanno potenziato gli strumenti emergenziali che le amministrazioni locali possono impiegare per controllare i propri territori, incidendo anche su questioni legate all’immigrazione. La sicurezza urbana è la locuzione che va a giustificare, politicamente e giuridicamente, interventi restrittivi di diverse libertà personali. L’iscrizione anagrafica e gli strumenti volti a negare ad alcune categorie di individui l’accesso a determinate aree comunali sono due ambiti su cui le norme emanate negli ultimi anni hanno prodotto conseguenze evidenti. Anagrafe e controllo della mobilità infra-comunale costituiscono forme, diverse ma complementari, di costruzione di confini interni ai comuni, attorno alle quali si sta giocando una partita politica di fondamentale importanza. Il contributo qui proposto ha l’obiettivo di analizzarla, ricostruendo la storia dell’incremento dei poteri sindacali per poi focalizzarsi sulle ultime vicende: gli effetti del decreto Salvini sull’iscrizione anagrafica delle persone richiedenti asilo.