• Un racconto lungo una vita. Dall’infanzia in un piccolo paese dell’Appennino tosco-emiliano all’ingresso in seminario a nove anni, fino all’incontro che cambia il suo destino: non l’Africa che ne aveva ispirato la precoce vocazione missionaria, ma il Brasile. Dopo i primi anni nel sud del paese, trascorsi «in coerenza con i principi paterni», padre Sivano Sabatini compie brevi viaggi in Amazzonia, per ottemperare agli impegni amministrativi, ma soprattutto per incontrare quegli indios «selvaggi» e senza Dio di cui aveva letto nelle riviste missionarie. Decide quindi di unirsi all’impresa dei confratelli: salvarne qualcuno per salvare se stesso. Grazie a Gabriel, Davi e Umusin, che gli narrano le mitologie sulla creazione dell’universo, scopre però che Dio è già tra gli indios e ha tanti nomi: Macunaima, Omami e Yebá Buró. Un libro testimonianza che ci dice come quella di Silvano Sabatini sia una vita piena, perché vissuta nella continua ricerca della verità, generosa nella sua disponibiltà verso l’Altro e genuina perché conserva l’incanto di fronte al mondo anche quando arriva il m omento «di traslocare al piano di sopra». Completa il volume una serie di agile appendici sui popoli indigeni del Brasile e sulle organizzazioni religiose cattoliche in Ammazzonia, insieme ad un glossario e ad una cronologia comparata.
  • Lavoratrici e lavoratori domestici e assistenti familiari sono un esercito. Presidiano le case di moltissime famiglie, garantendo che siano pulite e accoglienti. Assicurano assistenza ad anziani e portatori di handicap. Tappano i buchi di un sistema di welfare carente. Fanno da zeppa a equilibri di coppia messi in crisi dalla difficoltà di ridefinire i ruoli di donne e uomini nella sfera familiare al crescere della partecipazione femminile al mercato del lavoro. Ma di quali diritti godono queste lavoratrici e questi lavoratori tanto importanti per il funzionamento della vita quotidiana? Frutto della collaborazione di studiosi con competenze diverse, questo libro ricostruisce il percorso che ha portato le lavoratrici e i lavoratori domestici a vedersi riconosciuti, seppur in ritardo e in modo parziale, diritti come ferie, tredicesima, contrattazione collettiva, ecc.: conquiste comunque importanti, alle quali pare però aver fatto spesso da contraltare l’allargarsi del ‘lavoro nero’. In questo scenario, gioca naturalmente un ruolo di rilievo la crescente presenza di immigrati. Il tema dei diritti di domestici e assistenti familiari sempre più s’intreccia, infatti, con quello dei diritti dei migranti. Ma si intreccia anche con il tema del welfare e dei diritti di chi, per trovare risposta al proprio bisogno di cura e assistenza, si avvale del loro lavoro. Il libro s’interroga, pertanto, su una possibile diversa organizzazione del lavoro domestico e di cura che assicuri maggiori diritti a colf e assistenti familiari e migliori prestazioni alle famiglie.
  • Dalla firma del rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori della gomma del febbraio 1968 fino alla firma dell’accordo aziendale sul cottimo del dicembre dello stesso anno, nel grande complesso industriale milanese della Pirelli si susseguono mesi di conflittualità operaia che mettono in discussione modi di produzione e organizzazione del lavoro connaturati al sistema di fabbrica del fordismo maturo. In questa lotta, per molti versi paradigmatica dell’iniziativa operaia del secondo biennio rosso del Novecento, si possono leggere le grandi novità che avrebbero caratterizzato il più intenso ciclo conflittuale dell’Italia repubblicana: un rinnovato protagonismo dei lavoratori, una conflittualità di fabbrica diffusa e capace di sperimentare forme di lotta innovative, nuove strutture di rappresentanza operaia, l’ampliamento progressivo dei diritti sindacali in fabbrica, nuove metodologie nelle trattative e nuove forme contrattuali. Tutte caratteristiche che rendono il 1968 l’Autunno caldo della Pirelli. In queste vicende il sindacato gioca un ruolo di primo piano, contribuendo in modo determinante a provocare quelle lotte, ad estenderle e a dare forma contrattuale alle conquiste che i rapporti di forza in fabbrica sanciscono, spesso attraverso la rottura di tradizionali modi di pensare e di organizzare la lotta e il rapporto con i lavoratori.
  • A cento anni di distanza dalla fondazione della Cgil, il volume ci restituisce modi e forme della presenza delle donne nel sindacato. A partire dalle prime organizzazioni delle lavoratrici, attraverso gli anni del fascismo e del dopoguerra, fino all’autunno caldo e alla nascita di nuovi soggetti collettivi, le trecento fotografie e i saggi si affiancano in una trama narrativa che intreccia, come spesso accade nella storia delle donne, linguaggi e fonti diverse. Alle fotografie che ci restituiscono i volti di alcune tra le principali protagoniste di questo secolo di battaglie sindacali, si accompagna la ricostruzione di importanti momenti di vita collettiva: lotte e mobilitazioni che hanno visto impegnate categorie «storiche» come le mondine, le tabacchine e le tessili, ma anche soggetti che esprimono l’articolazione della rappresentanza sindacale, come le lavoratrici a domicilio e le pensionate. Quello che emerge non è solo un parziale, pur nella sua importanza, aspetto della storia della Cgil, ma un inusuale punto di vista che ci permette di leggere quanto e come sia cambiata in un secolo la società italiana, e come le donne, cambiando se stesse, abbiano significativamente inciso su quel cambiamento. Trecento foto per raccontare un secolo di storia e saggi di: Nadia Caiti, Barbara Imbergamo, Francesca Koch, Simona Lunadei, Lucia Motti, Maria Luisa Righi, Maria Grazia Ruggerini, Anna Scattigno.
  • Il libro narra le vicende storiche della sinistra sindacale, un’area eterogenea del sindacalismo italiano, trasversale alle tre principali Confederazioni, presente soprattutto in alcune categorie industriali e in alcune strutture territoriali, e portatrice di istanze radicali sia sul piano rivendicativo che organizzativo. La ricerca ricostruisce circa un ventennio di storia politica, economica, sociale e sindacale italiana, compreso tra i primi anni sessanta e la fine degli anni settanta, utilizzando un’ampia documentazione inedita d’archivio e un ricco materiale a stampa. Nel corso della sua parabola, la sinistra sindacale ha attraversato più fasi. Gli anni sessanta sono stati quelli della formazione culturale e politica, giunta a maturazione alla fine del decennio, quando, durante il più ampio ciclo di mobilitazione collettiva della storia repubblicana, la sinistra sindacale «storica» raggiunse il momento di maggiore visibilità e forza politica. Nei primi anni settanta, dopo il fallimento dell’unità sindacale organica e dopo la firma del Patto federativo, quest’area entrò in una fase «nuova»: essa perde influenza nel sindacato, ma mantiene un ruolo importante nell’ambito della sinistra extraparlamentare, soprattutto attraverso le iniziative e le analisi del CENDES. Dopo l’omicidio Moro nel 1978 e la sconfitta della Nuova Sinistra Unita nelle elezioni dell’anno successivo, la sinistra sindacale decide di istituzionalizzarsi all’interno della sola CGIL, dando vita alla «Terza componente», promotrice, insieme ai settori più radicali di CISL e UIL, della riunione degli autoconvocati di Firenze, nell’aprile 1980, che rappresentò l’ultima concreta manifestazione della sinistra sindacale in Italia.
  • Duecentoquarantanove archivi audiovisivi censiti, con relativi recapiti e contatti, e con informazioni sul patrimonio, i criteri di catalogazione, le condizioni di accesso, i diritti e gli argomenti principali inerenti al materiale conservato. Una mappa completa dell’intero sistema e delle sue specializzazioni settoriali e tematiche. Completano questo prezioso strumento tre saggi sull’esperienza e le prospettive del sistema degli archivi audiovisivi italiani.
  • CM 1-2/2025

    15.00 
    Comunismo e libertà. La lezione di Aldo Tortorella  
    Idee che restano
    • a.l., «L’esempio di Eva» e il «comunismo di cui non possiamo fare a meno»
    • Aldo Tortorella, L’esempio di Eva
    • Maurizio Landini, Il crinale odierno tra socialismo e barbarie
    • Stefano Petrucciani, Il confronto con Marx
    • Fabio Vander,  Alla «scuola» di Antonio Banfi
    • E. Igor Mineo, La questione dello storicismo
    • Mattia Gambilonghi, La ricerca sul nuovo socialismo: tra «terza via» e libertà solidale 
    La politica come vita
    • Luciana Castellina, L’amicizia di una vita tra liti e battaglie comuni
    • Gianni Fresu, Con Curiel nella Resistenza
    • Alexander Höbel, Tra Longo e Berlinguer
    • Alberto Leiss, La svolta che il Pci e «l’Unità» non seppero fare negli anni Settanta
    • Marco Doria, Il lungo percorso di un intellettuale militante
    • Corrado Morgia, Nel solco del «secondo Berlinguer»
    • Antonio Di Meo, L’innovazione nella ricerca: la centralità della scienza
    • Vincenzo Vita, Una rivoluzione culturale gentile
    • Gloria Buffo e Marco Fumagalli, Una pedagogia pratica per i giovani degli anni Ottanta
    • Giorgio Mele, Dalla Bolognina ai comunisti democratici
    • Antonella Palumbo e Attilio Trezzini, Il rapporto con l’economia critica 
    Dopo il Pci
    • Guido Liguori, La nuova serie di «Critica Marxista»
    • Piero Di Siena, I primi anni di vita dell’Ars e la lotta al neoliberismo 
    • Alfiero Grandi, L’Ars e la stagione dei referendum 
    • Elvira Di Meo, L’importanza della passione 
  • Quanto è presente il fenomeno mafioso in Lombardia? Qual è, più specificamente, il livello di infiltrazione della ’ndrangheta nella regione più popolosa, ricca e progredita d’Italia? Quale il suo grado di insediamento o – ancor più – di radicamento? Le parole non vengono mai a caso. E oggi più che mai dobbiamo usarle con scrupolo scientifico e responsabilità intellettuale, di fronte ai fatti, alle relazioni sociali, alle mentalità pubbliche e private messe a nudo dalla ricerca. Mafia ed economia. Il rischio criminale in Lombardia è un libro che non rimuove e non ambisce a stupire. Ma che responsabilmente sistematizza gli scomodi risultati di una recente, ampia ricerca su «Mafia ed economia in Lombardia» svolta dal centro Cross dell’Università degli Studi di Milano in partnership con Cgil Lombardia. Emerge l’ascesa degli interessi e delle logiche di mafia in un’area che un tempo ne era quasi immune. Si delinea la sagoma di un capitalismo pericolosamente ibrido. La cui realizzazione, come spiegano gli autori, va e può essere ancora contrastata.
  • In Italia le disuguaglianze crescono senza sosta dagli anni novanta. Aumenta il numero di persone in povertà, assoluta e relativa, e allo stesso tempo aumenta il numero dei miliardari. Ma le disuguaglianze non sono soltanto di natura economica, patrimoniale o retributiva. Disuguaglianze significative, infatti, si registrano anche nell’accesso allo studio e ai saperi, all’energia, alle cure mediche, nelle condizioni ambientali di vita e di lavoro, nella quantità e qualità del tempo libero e in altre dimensioni ancora. Le disuguaglianze, soprattutto, non sono solo una questione di quantità e gli indicatori numerici, per quanto indispensabili e preziosi, non riescono da soli a rappresentare la complessità di questi fenomeni. E le conseguenze non ricadono solo sulle per sone e le famiglie che le vivono o le subiscono, ma hanno ripercussioni economiche e sociali sull’intero sistema paese. Il presente volume, frutto del lavoro dei ricercatori della Fonda zio ne Giuseppe Di Vittorio e dell’Istituto di Studi Politici «S. Pio V», intende trattare il tema tanto sul piano economico quanto su quello sociologico, storico, filosofico, dando rilevanza alla dimensione quantitativa usando i dati come mezzo e non come fine e inserendola in una sfera ben più ampia, di natura prevalentemente politica. A partire da una lettura storica che utilizza come filo conduttore i tre eventi giubilari degli ultimi cinquant’anni (1975-2000-2025), e passando per una rigorosa analisi dei dati, il volume avanza alcune proposte con l’ambizione di contribuire al dibattito su come dare corpo e sostanza alla «speranza» di migliorare l’esistente.
  • CM N. 2-3/2024

    15.00 
    Editoriale
    • Aldo Tortorella, Occhi ridenti 
    Osservatorio
    • Pietro Folena, La lezione di Berlinguer per le sfide odierne e la lotta contro la guerra 
    • Alfonso Gianni, “Sorvegliare e punire” o della governance europea 
    • Massimo Cavallini, La rivolta degli studenti Usa per Gaza tra i fantasmi del ’68 e del maccartismo 
    • Anna Maria Merlo, Contro la destra in ascesa Macron gioca la carta della guerra 
    • Denis Y. Sindete, L’Africa che cerca la pace. Luci e ombre nel ruolo delle istituzioni continentali 
    • Maria Turchetto, Sul “tutto strutturato” della guerra e della pace capitalista 
    • Alberto Leiss, Il patriarcato, la violenza maschile e la violenza bellica 
    Laboratorio culturale
    • Roberto Finelli, L’utopia della terza via. La lezione politica della psicoanalisi
    L’antifascismo di Matteotti, a cento anni dal suo assassinio  
    • Andrea Ricciardi, L’eredità di Giacomo Matteotti 
    • Fabio Vander, Matteotti: le deformazioni di un centenario 
    Da Lenin a Gramsci  
    • Guido Liguori, Il concetto di rivoluzione da Lenin a Gramsci 
    • Gianni Fresu, Lenin, Gramsci e il paradosso ermeneutico dell’egemonia 
    • Giacomo Tarascio, La questione agraria dalle «Tesi di aprile» alle «Tesi di Lione»
  • Il volume, corredato da un’ampia introduzione di Claudio De Fiores (che ne è anche il curatore), raccoglie i saggi e i discorsi più significativi di Pietro Ingrao sulla Costituzione (relativi agli anni che vanno dal 1953 al 1978). Ne viene fuori uno spaccato quanto mai significativo delle grandi questioni «costituzionali» che hanno attraverssato i primi decenni della storia repubblicana: la fase costituente, la legge «truffa», le mobilitazioni degli anni Sessanta, a cui corrispose l'avvio del processo di attuazione della Costituzione, l'istituzione delle Regioni, la crisi della Repubblica. Particolare rilievo rivestono in questo volume i discorsi tenuti da Pietro Ingrao in qualità di presidente della Camera dei Deputati sulla centralità del Parlamento, sul principio costituzionale del lavoro, sulla capacità di tenuta delle istituzioni repubblicane di fronte al terrorismo.