• Questo libro racconta con viva partecipazione la storia di una comunità, di tanti uomini e donne, dirigenti sindacali, delegate e delegati di fabbrica della Cgil, che hanno condotto fin dagli anni ’70 una incessante e difficile battaglia per l’affermazione del diritto alla tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo industriale Eternit. Alla chiusura della fabbrica di Casale Monferrato si arriverà nel 1986 e ad oggi la Procura della repubblica di Torino ha collezionato 2.272 fascicoli riguardanti altrettanti casi di decessi di lavoratori di quello stabilimento, di loro familiari, di cittadini di Casale uccisi dai tumori provocati dall’amianto. Finalmente si è aperto il processo penale contro la multinazionale del cemento proprietaria degli stabilimenti Eternit ma il suo esito, dati gli interessi in gioco, è tutt’altro che scontato. A Giampiero Rossi è stata assegnata la targa del Presidente della Repubblica per il premio "Piero Passetti-Cronista dell'anno 2009".
  • Nel 2008 non è scomparsa solo la Sinistra Arcobaleno, ma tutta la sinistra italiana. Nel sistema bipolare si conta se si governa o se si ha il peso per condizionare il governo. Le forze di centro sinistra oggi non sono maggioritarie. E allora o si fanno alleanze larghe o si conquistano nuovi consensi. Nelle ultime elezioni non si sono fatte alleanze e si sono persi consensi. Da qui la gravità della sconfitta. Ma questa crisi in realtà nasce da lontano, e investe soprattutto il rapporto con il mondo del lavoro e con i giovani. La tesi dell’autore è che gli elettori di sinistra non si siano spostati a destra, ma abbiano dato vita al secondo partito della sinistra: il partito dell’astensione. I voti sono, quindi, ancora recuperabili, ma solo con una profonda ricostruzione di strategie e comportamenti. È necessario, quindi, che la sinistra si faccia promotrice di uno stile di vita alternativo e di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale. Questa ricostruzione della sinistra, nel mondo multipolare che scaturirà dalla crisi che sta investendo l’intero pianeta, deve assumere una dimensione europea sia per non rischiare l’emarginazione sul piano economico, sia per riproporre i valori sociali che hanno caratterizzato le esperienze socialiste europee avviando una nuova stagione di diritti del lavoro e di cittadinanza.
  • La nascita del Sindacato dei pensionati, con il suo percorso irto di contraddizioni e contrasti, viene ricostruita in questa approfondita ricerca sulle radici storiche del movimento sindacale, che mette in relazione il ruolo e la funzione delle prime strutture sindacali, come le Leghe di resistenza di fine Ottocento, con la struttura organizzativa del Sindacato pensionati italiani di oggi, appunto basata sulle Leghe territoriali. Ne scaturisce una storia che ricompone vicende in parte note e altre assolutamente inedite. In particolare emerge il ruolo avuto dalle prime lotte femminili scoppiate in Toscana a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, che vedono protagoniste le sigaraie fiorentine e le trecciaiole dell’Empolese-Valdelsa, «nello spingere il movimento sindacale verso una nuova concezione del suo ruolo e della sua funzione di rappresentante collettivo degli interessi delle classi popolari». Esperienze che obbligheranno il sindacato a nuove scelte organizzative facendo evolvere finalità e compiti delle Camere del Lavoro nella direzione di un sempre maggiore radicamento nel territorio. E che costituiranno l’avvio definitivo di una storia ormai più che secolare della quale lo Spi Toscana è uno dei frutti più maturi e più avanzati.
  • Il volume illustra i risultati della ricerca svolta da Cgil Toscana e Fondazione Devoto sul clima lavorativo percepito dai dipendenti di alcune aziende distribuite nel territorio della Toscana. A partire da una descrizione del mobbing come evidenziato nella letteratura scientifica, il fenomeno viene analizzato dalla ricerca in un’ottica di prevenzione e promozione della salute nei contesti lavorativi, e affrontato nei suoi aspetti legali e giuridici. La somministrazione anonima dei questionari ha consentito una raccolta sistematica delle variabili che caratterizzano il mondo del lavoro. Nelle conclusioni si discute se quanto emerso dalla ricerca possa essere considerato mobbing, secondo le definizioni non sempre univoche presenti in letteratura. La valorizzazione delle risorse e delle potenzialità del lavoratore viene indicata infine come una delle strategie di intervento possibili per far fronte al problema.
  • Il lavoro ben organizzato, oltre a produrre reddito, diventa una componente importante del welfare, in quanto assicura benessere ai singoli, donne e uomini, dando stabilità ai legami sociali e fiducia nel futuro. La guida propone alcune linee di intervento che attengono al welfare, ponendosi dal lato delle imprese e guardando soprattutto agli attori impegnati a creare benessere organizzativo. L’esperimento consiste nell’adottare un’ottica di genere per aprirsi a una visione sociale del lavoro, a vantaggio di donne e uomini. Dopo aver mostrato come la produzione di benessere all’interno delle organizzazioni trovi rispondenza nel contesto locale, si offrono chiavi di lettura per scoprire i tratti maschili, falsamente neutri, della cultura organizzativa, portando esempi di interventi nel settore pubblico e privato nei quali risalta il ruolo attivo delle donne, dirigenti e amministratrici di enti locali. L’attenzione si sposta poi sulla qualità del territorio, passando dai miglioramenti nelle aziende a quelli per la vivibilità fuori dal lavoro. La guida suggerisce come collocare le iniziative per rendere «gradevole» il lavoro nel contesto unitario del territorio; una sorta di «piano dei piani» per lavorare con piacere.
  • Il volume raccoglie una selezione dei saggi predisposti in occasione di una iniziativa complessa, articolata in più incontri, dal titolo «I diritti sociali nel progetto della Costituzione della futura Europa», che la Fondazione Di Vittorio ha svolto in collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea, nell’ambito delle azioni di informazione e comunicazione su «L’avvenire dell’Europa», promosse dalla Commissione europea. L’iniziativa, che ha visto protagonisti storici, giuristi ed economisti, si è tenuta in collaborazione con il Centro internazionale studi sociali (CISS), con la Fondazione Friedrich Ebert, con la Fondazione Alternativas e con l’Institute d’histoire sociale. Cuore dell’approfondimento è stato il lungo e accidentato processo di costituzionalizzazione dell’Unione; passaggio significativo nel percorso, non sempre lineare, di costruzione di una sfera pubblica europea incentrata sui principi di nuova cittadinanza, di sussidiarietà nella gerarchia dei poteri, di democrazia comunitaria. Ciò che emerge con chiarezza dai contributi raccolti nel volume è come la trasformazione istituzionale dell’Europa coinvolga diversi segmenti e settori della società in un incisivo cambiamento dando nuovo profilo a quella originale forma politica di democrazia transnazionale che è, appunto, l’Unione Europea, in un interessante intreccio coi problemi e le opportunità legate all’allargamento, compiuto il 1° maggio 2004, dell’Unione a dieci nuovi paesi.
  • Il libro indaga il grado di innovazione organizzativa e tecnologica e le forme di partecipazione dei dipendenti e delle rappresentanze sindacali ai processi decisionali in due grandi imprese alimentari italiane, Barilla e Parmalat. Lo studio si basa sulle interviste realizzate nel 2004 mediante questionari strutturati alle rappresentanze dei dipendenti negli stabilimenti situati nella provincia di Parma. Dall’analisi emerge un significativo deficit di coinvolgimento sulla gestione economica e finanziaria delle imprese e sugli obiettivi strategici, mentre politiche di coinvolgimento si affermano sugli aspetti più operativi e di organizzazione del lavoro (adozione di innovazioni organizzative nella produzione, nella gestione dei mercati interni del lavoro, nei sistemi retributivi). Mentre in Barilla ha prevalso un modello debole di coinvolgimento nel quale le prerogative sono sostanzialmente rimaste alla direzione aziendale, in Parmalat situazioni critiche sul piano produttivo sono state affrontate con l’apporto significativo delle rappresentanze e dei dipendenti, che restano comunque esclusi da temi economico-finanziari di tipo strategico. Le due esperienze partecipative e l’evoluzione recente delle due imprese suggeriscono anche riflessioni sul modello di partnership invitando a considerare con nuovo interesse forme di partecipazione di tutti gli stakeholders alla conduzione dell’impresa.
  • L'Italia, dopo gli Stati Uniti, è il secondo produttore mondiale di armi piccole e leggere. Tale fiorente industria esporta in tutto il mondo armi di tipo sia militare sia civile. Mentre il settore militare (mitra, fucili d'assalto, mitragliatrici, lanciagranate, mortai, ecc.) è sottoposto ad una normativa abbastanza restrittiva (legge 185/90), nel campo civile (pistole, revolvers, carabine e fucili concepiti per la caccia , lo sport o la difesa personale) le disposizioni della legge 110/75 continuano ad essere drammaticamente inadeguate. Infatti, con un miliardo e mezzo di euro nel solo quinquennio 1999-2003, il made in Italy si è conquistato un posto di rilievo nell'export di armi leggere ad uso civile, non solo verso gli USA e l'UE, ma anche verso paesi in guerra o dove i diritti umani sono violati. La ricerca che ha dato occasione al volume è stata realizzata all'Istituto di Ricerche internazionali Archivio Disarmo, nell'ambito della campagna internazionale Control Arms. In allegato una mappa dettagliata delle esportazioni italiane per paese di destinazione dal 1999 al 2003, il planisfero e il quadro dei paesi in stato di conflitto armato, sottoposti ad embargo o condannati per gravi violazioni dei diritti umani che hanno importato dall'Italia armi comuni da sparo, munizioni ed esplosivi negli anni 1999-2003.
  • Il processo lavorativo senza soggetto che ha contraddistinto i due secoli passati, in forza degli attuali mutamenti organizzativi e produttivi, tende a caratterizzarsi con la ripersonalizzazione del lavoro. L’attività lavorativa come atto d’essere della persona è sempre di più considerata come il dato di valorizzazione e qualificazione della nuova modernità del lavoro. In questo essere della persona sono contenuti il tempo reale delle tecnologie, i saperi e le esperienze, con modalità della prestazione di relazioni e informazioni, di polivalenza e di polifunzionalità che, distanziandosi dalla prestazione taylorista, segnano oggi i rapporti di lavoro industriali. Il sindacato è chiamato a rappresentare questo cambio d’epoca. In gioco è infatti un processo, secondo la tendenza delle aziende, di colonizzazione dell’anima e delle capacità cognitive delle persone, oppure l’occasione perché si affermi una personalità produttiva che si evidenzia con la libertà nel lavoro, con il tempo, con le possibilità della persona. Franco Farina, della Fondazione Metes della Flai-Cgil, traccia un quadro in cui il rigore e il segno innovativo dell’analisi si muovono in un intreccio originale tra aspetti conoscitivi, esperienze concrete e considerazioni sui temi sindacali, quali la professionalità, la produttività, il tempo di lavoro. Una elaborazione che si offre come un contributo all’attuale dibattito sindacale e scientifico sul futuro del lavoro.
  • Il contributo dato dai lavoratori italiani e dalla loro organizzazione sindacale alla lotta di Liberazione e, contestualmente, alla ricostruzione del paese non è stato ancora oggi sufficientemente indagato dalla storiografia. A negare e ridurre quel contributo si è invece in vario modo e su più piani diretto un tentativo di revisione che ha preso le mosse già all’indomani della Liberazione dell’Italia, per riproporsi in modo strisciante o a volte più esplicitamente nel corso di questi decenni. Con la partecipazione di studiosi autorevoli, di dirigenti politici e sindacali e di testimoni dell’epoca, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, in occasione del sessantesimo della Resistenza e della Liberazione del paese, ha avviato un’articolata e diffusa ricognizione critica degli eventi di quegli anni e dei loro protagonisti. In questo volume si raccolgono gli approfondimenti compiuti a Bologna, dove il tema dell’indagine ha riguardato La stagione degli scioperi contro l’occupazione nazifascista e la ricostruzione della Camera del lavoro di Bologna, e a Napoli, dove si è affrontato il tema Dopo le quattro giornate: gli anni della ripresa produttiva, civile e morale di Napoli. Nell’uno e nell’altro scenario il ruolo svolto dai lavoratori e dalle strutture della Cgil ricostituita emerge come quello di un protagonista autonomo e determinante, che con il suo intervento cambia radicalmente il quadro di riferimento in cui agisce, rendendo il suo impegno elemento fondante e costitutivo della rinata democrazia italiana.
  • Molti e diversi sono stati i modi attraverso cui le lavoratrici e i lavoratori italiani hanno partecipato alla lotta di Resistenza e alla Liberazione del paese. Così, in quegli anni, l’impegno armato di tanti e di tante nelle formazioni partigiane è stato accompagnato, in moltissimi grandi e piccoli centri, dall’azione capillare e diffusa di centinaia di migliaia di lavoratori per salvaguardare i macchinari delle fabbriche e le infrastrutture civili e di collegamento dai piani di distruzione predisposti dai nazisti sconfitti e in fuga dall’Italia. Quest’ultimo è il tema dell’approfondimento raccolto nel volume e realizzato a Genova dalla Fondazione Di Vittorio nel quadro delle iniziative con le quali, in occasione del sessantesimo della Resistenza e della Liberazione dell’Italia, viene condotta un’ampia e articolata ricognizione critica sugli eventi di quegli anni e sui loro protagonisti. E protagonisti di primissimo piano sono stati i lavoratori, risultati determinanti anche per l’impegno eccezionale con cui hanno saputo salvare dalla distruzione fabbriche e infrastrutture, mettendo così in piena luce, come sostiene Guglielmo Epifani, «una radice morale straordinaria: quella cioè che è poi alla base della coscienza e del ruolo nazionale che il movimento dei lavoratori e la classe operaia italiana hanno saputo determinare per se stessi e per il paese. In queste scelte c’era la difesa della propria condizione, della propria identità e c’era un atto di fiducia nel paese liberato e nel paese democratico».
  • Il nuovo disegno dei rapporti tra Stato, Regioni e Autonomie locali, incentrato sulla sussidiarietà e su relazioni di tipo cooperativo e basato sul presupposto della leale collaborazione istituzionale tra tutti i componenti della Repubblica, stenta a delinearsi. I disposti costituzionali che disciplinano la partecipazione delle Regioni e degli Enti locali all’attività dello Stato restano in gran parte inattuati. Risultano, al contrario, sensibilmente aumentati i conflitti tra Stato e Regioni, che rendono, tra l’altro, evidenti i limiti delle attuali Conferenze interistituzionali, Stato-Regioni, Stato-Città e Autonomie locali e Unificata. Il volume di Giovanni Caprio e Giulia Pavese, giornalisti ed esperti di politiche locali, «racconta» l’evoluzione dei rapporti tra i diversi livelli di governo del nostro paese e delinea alcune ipotesi di riforma dei modelli di relazione interistituzionale. Gli autori evidenziano anche i ritardi delle Regioni nel dotarsi di un organo comune previsto dalla Costituzione, in grado di superare gli equivoci, le disfunzioni e le anomalie della loro attuale Conferenza.