-
«Mannaggia la miserìa», con l’accento sulla seconda «i», è un’imprecazione ricorrente tra gli immigrati marocchini che vivono nel ghetto di San Nicola Varco, un mercato ortofrutticolo abbandonato nel cuore della Piana del Sele, vicino a Salerno. In quel mercato non si comprano né si vendono i prodotti della terra. C’è altra merce. Ci sono braccia, tante braccia. Con un linguaggio teso e una narrazione incalzante il testo denuncia le condizioni di vita e di lavoro estremamente degradate di un nucleo di settecento immigrati marocchini occupati in agricoltura. Storie raccontate in prima persona, descrizioni impietose di una quotidianità fatta di situazioni abitative disumane, in tuguri senza luce e senza acqua, e segnata da fatica e sfruttamento nelle campagne dominate dal caporalato e dal lavoro nero. Ricorrendo alla forma del racconto, il libro dà voce alle storie personali di una comunità inconsapevole di essere diventata tale. Prendono corpo così tante vite invisibili e sbriciolate, ma anche la voglia e il tentativo di delineare proposte e percorsi utili per la costruzione di un progetto di riscatto.
-
In vaste aree del territorio italiano la delinquenza organizzata condiziona lo sviluppo, «affama» i soggetti più deboli, crea emarginazione, impedisce ogni forma di vita associativa e nega ai giovani la speranza del futuro. Con la strage di sei giovani ghanesi a Castel Volturno si è raggiunto l’apice di un clima di violenza e di terrore, che ha portato alla ribalta dell’opinione pubblica una delle mafie più potenti del territorio casertano, quella dei cosiddetti «casalesi». Eppure in quelle realtà sono anche in campo esperienze diffuse di resistenza civile e di cittadinanza attiva rivolte a far progredire, attraverso l’educazione permanente, una cultura della legalità che possa realizzare un vero argine sociale di contrasto e di lotta ai modelli finora vincenti della camorra. L’autore racconta alcune di quelle esperienze facendoci constatare, con la memoria e l’aiuto di tanti protagonisti, come anche in un territorio così difficile sia possibile ricostruire percorsi di liberazione e messaggi di speranza. La sfida è assai ardua, ma è la sola che possa restituire prospettive di futuro e di dignità ai giovani e ad intere popolazioni di Terra di Lavoro e di grandi aree del Mezzogiorno. Le storie narrate nel volume dimostrano che oggi è possibile combattere e vincere la criminalità organizzata se, in questa battaglia, alle istituzioni si uniscono le strutture organizzate della società civile. menzione speciale Premio Sele d’Oro Mezzogiorno - XXV ed.ne
-
Gli anni dell’università di Padova sono stati molto importanti per Bruno Trentin. A meno di due mesi dal suo rientro dalla Francia, dove fino ad allora aveva vissuto con il padre Silvio e la sua famiglia fuoriusciti a causa del fascismo, il 1° novembre del 1943 Trentin si iscrive alla Facoltà di giurisprudenza, dove si laurea il 16 ottobre 1949. In questo volume viene pubblicata per la prima volta la sua tesi di laurea, relatore Enrico Opocher, che reca il titolo «La funzione del giudizio di equità nella crisi giuridica contemporanea (con particolare riferimento all’esperienza giuridica americana)». Tra l’inizio e la conclusione della sua esperienza universitaria ci sono la guerra partigiana che Bruno Trentin combatte nel Veneto e a Milano nelle file di Giustizia e Libertà, e l’impegno politico come responsabile nazionale dei giovani del Partito d’Azione. Dopo lo scioglimento del PdA nel 1947 continua a fare politica, ma senza tessera. Si iscriverà poi al Partito Comunista e lo farà presumibilmente nel 1950. È allegato al volume un Dvd che ricostruisce il suo corso di studi e contiene la sua testimonianza sull’appello agli studenti contro il fascismo lanciato dal rettore Concetto Marchesi. Nel libro è presente, inoltre, un vero gioiello: una lettera inedita di Bruno Trentin a Gaetano Salvemini del 1952. Si tratta di una lunga lettera, che trae spunto da un articolo del professore, amico di suo padre e che Bruno aveva conosciuto a New York nel 1947, sul caso Angelo Tasca, accusato di doppiogiochismo e che Salvemini invece assolve e giustifica, al contrario di Bruno e dei suoi fratelli. Nella lettera Trentin, oltre a contestare la posizione di Salvemini su Tasca, illustra la sua visione della Resistenza, il suo stato d’animo nei confronti della guerra fredda già in atto nel mondo e annuncia la sua adesione al Partito Comunista.
-
Il libro raccoglie una serie di saggi e interventi di urbanisti e sindacalisti. Nella prima parte si esaminano le caratteristiche di fondo delle trasformazioni attuali della città e del lavoro, le due vittime principali del neoliberismo, così come sono emerse alla fine del 2008 dall’European social forum di Malmö. Nella seconda parte del volume vengono poi esplorati alcuni aspetti nodali della situazione italiana: i processi di espulsione e di segregazione, la questione drammatica della casa, i problemi della dimensione sovracomunale, e alternative possibili allo «sviluppo» in atto. Nella terza parte si illustrano infine le esperienze di lavoro sulla città e sul territorio compiute dalle Camere del lavoro di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Padova, Venezia, Vicenza e Roma. Si tratta di esperienze assai significative, realizzate coinvolgendo gli abitanti dei diversi territori e affrontando le varie problematiche che, dagli sfratti all’assenza degli spazi pubblici, spesso in modo drammatico, vengono proposte ai cittadini e ai lavoratori dall’incalzare degli attuali meccanismi economici e di potere. Conclude il volume l’esposizione dei contenuti necessari a un’idea alta di pianificazione del territorio che, assicurando risposte adeguate ai diritti dei lavoratori e degli abitanti, riconduca la politica alla responsabilità dei cittadini, insieme con il documento approvato al Forum sociale europeo di Malmö.
-
Dopo il tramonto della Guerra fredda, il panorama internazionale è rapidamente mutato. Nell’ultimo ventennio disgregazioni statali, globalizzazione, guerre asimmetriche, sicurezza energetica, potenze militari ed economiche emergenti hanno dato vita ad uno scenario nuovo e in continua evoluzione, prevalentemente nel continente eurasiatico. La posizione di Europa e Stati Uniti appare oggi meno solida che in passato. I problemi di forte dipendenza energetica e la rinascita politico-economica di Mosca sono tra le principali cause di questa nuova precarietà: la Russia riscopre la sua identità eurasiatica e cerca di acquisire potere e influenza sia in Europa, dove controlla i rifornimenti energetici ed esercita forti influenze economiche e politiche soprattutto ad Est, sia in Asia, dove, insieme ad altre potenze nucleari come Cina, India e Pakistan, tenta di contrastare il ruolo internazionale della Nato e degli Stati Uniti. Il libro ricostruisce e descrive il mutamento degli equilibri internazionali, lo spostamento del baricentro geopolitico da Occidente a Oriente, dimostrato anche dai tentativi di allargamento del G8, e le forti resistenze al processo in atto, che coinvolge più continenti in un gioco complesso e articolato i cui esiti sono ancora tutti da definire.
-
Gli italiani, grazie alla loro grande capacità di risparmio, hanno accumulato un patrimonio che li colloca tra i ricchi del mondo. Sotto una situazione mediamente buona si scoprono tante disuguaglianze e situazioni di vera sofferenza. Negli ultimi 15 anni sono cresciute, più che in altri paesi, le differenze sociali. Gli operai, che continuano a essere la classe sociale più rilevante, non progrediscono dal 1992. L’Italia, vocata all’investimento immobiliare, è stata contagiata dal virus della finanza facile. L’abnorme peso della finanza è una delle ragioni dei bassi tassi di sviluppo del Paese dalla crisi del 1992-93. Nella bassa crescita i più ricchi vogliono mantenere alti margini, a danno di tutti gli altri. È già aperto il conflitto, su chi pagherà i costi della crisi. È iniziato l’assalto alla CGIL ostacolo alla riduzione delle retribuzioni e delle pensioni. La sinistra è in profonda crisi d’identità e di rappresentanza, mentre gli operai l’abbandonano. Il vuoto lasciato dai partiti di massa è riempito da una oligarchia sempre più ricca, proprietaria dei mezzi di comunicazione, che condiziona partiti sempre più mediatici. L’Europa potrebbe diventare il motore di un nuovo modello di sviluppo nella pace, capace di affrontare le grandi sfide demografiche, ambientali e sociali. Il libro, partendo da una rigorosa analisi dei dati oggettivi, traccia un quadro realistico della situazione individuando ricchezza e povertà in Italia e tenendo alta l’attenzione sulle diseguaglianze e sulle mistificazioni della finanza e dell’informazione che sono alla base dell’ultima gravissima crisi economica. Attraverso i numeri e le percentuali, porta a galla problematiche concrete alle quali vengono opposte alcune interessanti soluzioni.
-
La crisi dei mercati internazionali esplosa negli USA nell’ottobre del 2008, con la recessione di portata mondiale che quella crisi ha innestato, impone di impostare con urgenza le politiche economiche necessarie per impedire che le economie italiana, europea e mondiale si avvitino in una spirale recessivo-deflattiva. Il volume esamina pertanto le conseguenze e le prospettive della crisi e cerca di fornire proposte utili per difendere le condizioni di vita e di lavoro delle fasce più deboli, dei lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, dei precari senza protezioni sociali, salvaguardando i redditi più bassi sia da lavoro che da pensione. Dal Rapporto emerge come proprio l’aumento delle diseguaglianze di reddito rappresenti la ragione di fondo dell’esplosione della crisi finanziaria che scuote il mondo: si è tentato infatti di surrogare la caduta della domanda determinata dalla caduta dei redditi reali del mondo del lavoro, con una crescita della domanda fondata sul debito privato nel caso del modello USA, e di quello pubblico nel caso italiano. Con la crisi del 2008 si chiude rovinosamente la lunga egemonia delle politiche neoliberiste e di deregulation, inaugurate dall’era Reagan e Thatcher e portate avanti dai governi della destra negli USA e in Europa. Si è così aperta oggettivamente nella storia del mondo una fase in cui dovranno essere costruiti nuovi paradigmi e regole dello sviluppo economico e sociale tanto nei singoli paesi che a livello globale.
-
L’obiettivo del volume, che coniuga lo stile diretto di un pamphlet con le riflessioni analitiche di studiosi dei media e dei processi politici, è mettere a fuoco le ragioni che hanno contribuito alla sconfitta delle sinistre, offrendo stimoli utili per rivedere le categorie con le quali le scienze sociali hanno tradizionalmente interpretato la società italiana e che oggi si rivelano inefficaci nel comprendere il mutamento in atto. Le ultime elezioni sono ricostruite criticamente attraverso alcuni snodi problematici: le ipotesi strategiche adottate dai soggetti politici che non hanno retto alla prova dei fatti; le scelte comunicative all’insegna del buonismo e del bon ton; la costruzione mediatica di un senso generalizzato di insicurezza. Gli autori esplorano poi le convinzioni, i giudizi, i consumi culturali degli elettori «indecisi», in particolare di sinistra, e cercano di rispondere a domande cruciali: quante Italie emergono dal voto? Quali contrapposizioni si cementano e quali si annullano? Che peso ha avuto il radicamento sul territorio? E quali scenari si aprono sul futuro, per recuperare il terreno perduto?
-
«"Spezza il tuo bisogno e la tua paura di essere schiavo, il pane è libertà, la libertà è pane". Già Luciano Lama indicava nei versi di Albert R. Parsons, dirigente di primo piano del sindacalismo statunitense, "la definizione più pura e più universale del significato del Primo Maggio". In effetti, le parole proclamate da uno dei "martiri di Chicago", di fronte ad un tribunale che lo condannava all’impiccagione per essere stato a capo del movimento per le otto ore, racchiudono il senso che ancora oggi, a centoventitré anni di distanza da quel drammatico 1° maggio 1886, comunemente attribuiamo alla Festa internazionale del lavoro: una celebrazione che per oltre un secolo, da quando venne istituita nel 1889, ha ribadito i valori della pace, della fratellanza e della solidarietà internazionale, del progresso sociale ed economico, della lotta per l’emancipazione e contro lo sfruttamento dei lavoratori, che rappresentano il patrimonio culturale e civile del movimento operaio… «Dobbiamo ancora una volta essere grati a Francesco Renda per avere messo a disposizione di tutti noi la sua competenza scientifica e la sua sensibilità umana, con l’obiettivo di ricostruire in modo rigoroso e puntuale le vicende storiche sviluppatesi intorno alla Festa del lavoro, dalle origini ad oggi... il cammino è stato, è e sarà tortuoso, difficile, irto di ostacoli; le conquiste, una volta ottenute, vanno difese con la forza, con la lotta, con il diritto… «...occorre agire in modo ancora più deciso che in passato per rilanciare il 1° maggio quale simbolo del valore sociale del lavoro, di quel lavoro che oltre sessant’anni fa i costituenti vollero mettere a fondamento della Repubblica democratica"». (Dalla prefazione di Guglielmo Epifani)
-
Duecentoquarantanove archivi audiovisivi censiti, con relativi recapiti e contatti, e con informazioni sul patrimonio, i criteri di catalogazione, le condizioni di accesso, i diritti e gli argomenti principali inerenti al materiale conservato. Una mappa completa dell’intero sistema e delle sue specializzazioni settoriali e tematiche. Completano questo prezioso strumento tre saggi sull’esperienza e le prospettive del sistema degli archivi audiovisivi italiani.
-
Il volume illustra i risultati della ricerca svolta da Cgil Toscana e Fondazione Devoto sul clima lavorativo percepito dai dipendenti di alcune aziende distribuite nel territorio della Toscana. A partire da una descrizione del mobbing come evidenziato nella letteratura scientifica, il fenomeno viene analizzato dalla ricerca in un’ottica di prevenzione e promozione della salute nei contesti lavorativi, e affrontato nei suoi aspetti legali e giuridici. La somministrazione anonima dei questionari ha consentito una raccolta sistematica delle variabili che caratterizzano il mondo del lavoro. Nelle conclusioni si discute se quanto emerso dalla ricerca possa essere considerato mobbing, secondo le definizioni non sempre univoche presenti in letteratura. La valorizzazione delle risorse e delle potenzialità del lavoratore viene indicata infine come una delle strategie di intervento possibili per far fronte al problema.
-
Il lavoro minorile, se non adeguatamente contrastato, è un fenomeno destinato a crescere anche nel nostro paese. Questioni di natura economica (il bisogno) si intrecciano a situazioni di degrado culturale: l’aumento del livello di povertà in molte zone d’Italia, che comporta l’esplosione di un’offerta di lavoro precoce rivolto al sostegno materiale delle famiglie più deboli; le regolarizzazioni degli immigrati extracomunitari, che, così come normate dalla Bossi-Fini, non garantiscono il riconoscimento di cittadinanza all’intera famiglia del lavoratore immigrato, presupposto essenziale di tutela del figlio minore; l’aumento dell’abbandono scolastico, destinato a incrementare l’attività lavorativa di bambini e adolescenti. Il volume fornisce un’analisi mirata delle varie tipologie di lavoro minorile in tre aree metropolitane: Milano, Roma e Napoli. A Milano l’indagine si è incentrata sulla relazione tra lavoro precoce e dispersione scolastica individuando i ragazzini e le ragazzine che, fino alla scuola dell’obbligo, lavorano e vanno a scuola, per poi abbandonare il percorso formativo superiore, rischiando di restare incastrati in circuiti di esclusione sociale. A Roma si è studiato il lavoro precoce tra i minori immigrati: le storie di bambine e bambini cinesi o provenienti dall’Europa dell’Est hanno permesso di indagare le esperienze di lavoro minorile in diverse culture etniche. A Napoli, infine, l’analisi si è concentrata sul lavoro dei minori in relazione alle situazioni di povertà familiare e territoriale. I risultati qui presentati configurano un importante approfondimento delle diverse culture territoriali che determinano condizioni favorevoli allo sviluppo del lavoro minorile, portatrici talvolta di destini difficilmente reversibili.