• Oggetto di arte da secoli, la donna è stata spesso rappresentata come madre, moglie, amante, santa, rassegnata, sensuale, misteriosa, devota, fragile. Il tema della donna nell’arte rientra in quello più generale dell’uguaglianza tra uomini e donne: si assiste a una sorta di schizofrenia tra l’uso del corpo delle donne e al contempo la loro invisibilità. Le artiste e gli artisti con le loro opere hanno colto e spesso anticipato i mutamenti che andavano maturando nella società, e con essi le nuove pulsioni culturali che con lo sviluppo della società dei consumi e nell’era della globalizzazione avrebbero inciso profondamente anche sulle idee e condizioni di vita delle donne. Le donne diventano via via protagoniste e autrici di opere, andando ad arricchire il panorama culturale italiano […] Un lungo cammino, quello del «Lavoro delle donne», nella società, nel lavoro e nell’arte, che è sapientemente narratonella raccolta di capolavori della Cgil. […] Dalla presentazione di Susanna Camusso
  • La ricerca di Montali si avvale delle fonti ufficiali: libri, giornali, interviste, dichiarazioni pubbliche, testimonianze, e dei documenti interni, custoditi nell’Archivio storico della Cgil. Si inserisce in una serie di iniziative editoriali della Cgil, mostre, convegni che testimoniano l’attenzione e l’affetto della Confederazione per Luciano Lama. Potrebbe persino sembrare normale, visto il ruolo di segretario generale, la sua lunga militanza. Vorremo rendere evidente, invece, l’attualità del suo pensiero e delle sue scelte. Per questo abbiamo voluto ricordare quel periodo e quelle battaglie: pensiamo possano dire qualcosa anche oggi... Lama diventa segretario generale in una fase di avanzamento e rafforzamento sindacale nei luoghi di lavoro. Cambiano i rapporti di forza, e i nuovi strumenti di democrazia e contrattazione nei luoghi di lavoro, figli di un ciclo lungo e fortunato di lotte sindacali unitarie e dello Statuto dei lavoratori, sanciscono nuovi equilibri nel conflitto tra capitale e lavoro, conferendo al sindacato un potere significativo. Lama si batte per usarlo tutto quel potere, dentro e fuori dei luoghi di lavoro, per avviare una fase di riforme e investimenti: per cambiare, in meglio, il paese... Questa ostinata ricerca di una cornice generale, confederale, alle iniziative sindacali è la cifra del sindacato italiano: di un sindacato confederale, aperto, non corporativo, unitario, attento ai cambiamenti europei e a quel che succede nel mondo... Dalla prefazione di Susanna Camusso
  • Mentre il fenomeno del disagio lavorativo risulta in continua e forte crescita nelle aziende sia pubbliche sia private, su di esso si è andata invece registrando una progressiva e preoccupante caduta dell’attenzione generale. Sempre meno se ne discute nei convegni, non se ne occupano quasi più i mezzi di informazione e la stessa opinione pubblica sembra diventata pressoché indifferente. Tutto ciò mentre il mondo del lavoro in questi anni è cambiato profondamente e quasi sempre in peggio per la condizione dei lavoratori, con un corrispondente aumento anche delle patologie fisiche e psichiche correlate al disagio lavorativo. L’autore, studioso da sempre impegnato su queste tematiche, in questo nuovo volume amplia e approfondisce la trattazione della materia, soprattutto aggiornandola sulla base della mutata realtà e dei numerosi innovativi sviluppi normativi, giurisprudenziali e dottrinali avutisi in questi ultimi anni. Vengono inoltre riportati nel volume degli utilissimi «Quadri riassuntivi» delle varie partizioni del testo, che hanno peraltro una propria valenza autonoma in quanto, letti in successione, costituiscono essi stessi un testo più snello, adatto in particolare ai lavoratori per riconoscere il mobbing, lo straining e lo stress lavoro-correlato e sapere come comportarsi. Testo d’altra parte utile agli stessi «addetti ai lavori» per una ricapitolazione veloce della materia.
  • Logistica

    12.00 
    La logistica è qualcosa di più delle funzioni di trasporto e distribuzione cui è solitamente associata. Le trasformazioni del processo produttivo, la diffusione su larga scala del container e dei principi dell’intermodalità e della multimodalità, l’intensificazione dei processi di digitalizzazione e la formazione di nuovi spazi infrastrutturali hanno portato ciò che ruota intorno alla logistica a conquistare un ruolo di primo piano nell’economia e nella politica globali. Porti, zone economiche speciali e corridoi sono così divenuti snodi cruciali all’interno di una nuova mappa del potere. Attingendo da molteplici fonti e approcci disciplinari, questo libro sostiene che la logistica sia da considerare tra gli elementi costitutivi della globalizzazione e – introducendo la categoria di «politica dei corridoi» – analizza il modo in cui essa è diventata un fatto politico che promuove nuove modalità di governo e decisione, spingendo a ripensare la forma Stato e le forme dell’agire politico.
  • L’androgino è uno degli archetipi che hanno formato la storia dell’umanità; il libro indaga sulla figurazione attuale di un mito che ha attraversato i secoli e le culture più diverse. Il tema dell’androgino oggi descrive una tendenza che, nelle sue più differenti espressioni, si sta rivelando molto presente. Le autrici e gli autori del libro colgono l’androginia nelle sue esplicite presenze, nella politica, nella moda, nello spettacolo, nei differenti linguaggi culturali, letteratura, arte, cinema e altro ancora, ma anche negli stili di vita, nelle scelte personali, relazionali e culturali. L’androgino è tra noi: immagini tradizionali di femminilità e maschilità vengono continuamente erose e nello stesso tempo esasperate, esibite, proposte a modello; le vite di donne e uomini si avvicinano, condividono spazi e tempi in forme impensabili per il passato; si moltiplicano le ricerche di identità sessuali, che rifiutano ogni stabile definizione, propongono l’ambiguità o l’ambivalenza come scelte di vita, mescolano ironicamente i modelli, si mostrano ormai refrattarie a ogni integrazione univoca e binaria. E al contempo viene messa in discussione una possibile onnipotenza dell’androgino sul proprio corpo. Differenti punti di vista si confrontano con queste tendenze: dal pensiero femminista, alle nuove riflessioni maschili, al pensiero lesbico, gay e queer.
  • Gli stupri di massa e le violenze sessuali nei conflitti armati sono stati e sono tuttora una potente e strategica arma di guerra per terrorizzare e distruggere il nemico – o l’‘etnia’ considerata ‘nemica’ – violando, umiliando, annientando ‘le donne del nemico’ e la comunità di appartenenza. Le autrici e gli autori del libro affrontano il tema con un approccio interdisciplinare e di genere. Solo dopo le guerre nella ex Jugoslavia e in Rwanda il reato viene definito ‘crimine contro l’umanità’: nel libro si analizzano gli statuti e la giurisprudenza dei tribunali penali internazionali, dei sistemi regionali di tutela dei diritti umani e l’esperienza della Corte penale internazionale. Se ne ripercorre la storia fino alla ‘terrificante modernità’ dell’oggi: dalle dominazioni coloniali al genocidio armeno, alle ‘marocchinate’ e alle ‘mongolate’ nell’Italia della Seconda Guerra Mondiale; e poi la ex Jugoslavia, il Rwanda, la Palestina, la Somalia, la Nigeria, l’India, la Birmania, il Darfur e le terre curde occupate dall’ISIS; l’America Latina. Ed anche gli ‘stupri di pace’ ad opera delle cosiddette forze di peacekeeping. Si considerano le teorie scientifiche e di ‘senso comune’, le conseguenze psico-sociali e sanitarie, le metafore nella storia dell’arte e delle immagini. Le iniziative di riscatto e di denuncia delle donne colpite e dei movimenti femministi. Vengono sintetizzati i risultati del progetto Lungo la Linea Gustav: le vittime delle violenze e dell’oblio – del quale la pubblicazione è parte integrante – e gli elaborati degli studenti e delle studentesse che vi hanno partecipato. Autrici e autori: Giusi Ambrosio, Pauline Aweto, Fabrizio Battistelli, Sabrina Bettoni, Ilaria Boiano, Patrizia Cecconi, Francesca Declich, Laura Fano Morrissey, Marcello Flores, Marina Forti, Daria Frezza, Maria Grazia Galantino, Francesca Romana Koch, Flavia Lattanzi, Nicolette Mandarano, Paolina Massidda, Arin Milano, Valentina Muià, Monica Musri, Patrizia Salierno, Ozlem Tanrikulu, Gianni Tognoni, Vittoria Tola, Chiara Valentini. All’interno immagine dell’opera Tormento di Giuliano Giuliani realizzata per il progetto. CON IL PATROCINIO DEI COMUNI DI AMASENO, VALLECORSA E VILLA SANTO STEFANO.
  • Due professoresse e tre professori di Diritto del lavoro, una giudice del lavoro, una dottoranda e una studentessa: donne e uomini che partono dalla loro differenza sessuale per raccontarsi al lavoro e avanzare proposte, narrandoci le loro capacità e competenze, nonché affetti, parole, socialità e attenzione per gli altri. Relazioni da cui ricavare felicità ma anche disagio, piccole vittorie, acquisizione di consapevolezza di sé. Ci addentriamo così nelle contraddizioni che nascono dal portare un corpo al lavoro, senza separare la sfera relazionale da quella professionale, come propone anche il Manifesto «Immagina che il lavoro», scritto dal Gruppo lavoro della Libreria delle donne di Milano, con il quale si apre un dialogo da parte di alcuni giuslavoristi, continuando una fruttuosa – e difficile – discussione che «inquina» il lavoro e il diritto con la vita.
  • Debito e colpa

    14.00 
    «Austerità» è stata la parola d’ordine che ha prevalso nelle politiche economiche europee degli ultimi anni guidate dal «modello tedesco», promotore di una visione «colpevolizzante» dei paesi indebitati. Ma cos'è il debito? Uno strumento della governance globale. Il debito generalizzato non è altro che la manifestazione di una forma di potere capillare, non solo coercitivo e repressivo, fondato su un sistema di esclusione in cui Stato e mercato sono coimplicati. «L’indebitamento non è semplicemente una condizione da emendare. È uno stato che viene continuamente riprodotto e alimentato perché è ciò su cui è possibile investire unicamente oggi. Un debito infinito che proviene da forme ossessive di consumo». La questione del debito è sempre più di scottante attualità. Elettra Stimilli intende mettere a nudo i nodi teorici contenuti nella relazione semantica tra “debito” e “colpa”, attraverso un confronto con i più recenti studi sul debito. Seguendo la scia di ricerche già note – come quella classica di Max Weber o quella più recente di Michel Foucault – e ritornando sulle profetiche parole di un frammento di Walter Benjamin sul capitalismo come «culto indebitante», questo lavoro intende collocare il problema del debito in un contesto più articolato rispetto a quello strettamente tecnico della scienza economica, nel tentativo di condurre un’indagine in cui l’economia riacquisti il respiro più ampio che le spetta. Le forme di consumo illimitato basate sull’indebitamento privato sono diventate per lungo tempo il motore principale dell’economia americana, e non solo. Dal 2009, quando la crisi aveva ormai chiaramente coinvolto l’economia globale, si è poi assistito a una progressiva e gigantesca trasformazione: i problemi inizialmente legati a un inedito aumento del debito privato hanno coinvolto il debito pubblico di molti paesi economicamente avanzati. Fino ad arrivare ai debiti sovrani, l’ultimo stadio della “militarizzazione del capitalismo”. Se una forma di indebitamento planetario risulta alla base degli ingranaggi dell’economia mondiale, vale allora la pena chiedersi che cosa è in gioco in essa e perché la figura centrale che emerge ai nostri giorni è diventata quella del debito come colpa. Secondo l’autrice il paradigma del debito non è altro che un sistema in cui le soggettività vengono totalmente coinvolte: un dispositivo attraverso cui si esercita il potere neoliberista. La finanziarizzazione della vita quotidiana, ovvero la “democratizzazione” del credito, ha prodotto uno stato di indebitamento generalizzato che non è altro che il segno più evidente della violenza perpetrata da un sistema di potere e di esclusione. Ognuno è diventato “imprenditore di sé”, sia come lavoratore - o “risorsa umana” - sia come consumatore, diventando, così, debitore all’interno di un sistema che alimenta il potere assoluto del mercato. Il capitalismo è un culto che non consente espiazione, bensì produce colpa e debito (WALTER BENJAMIN 1921)
  • Gli scritti di Pietro Ingrao parlano una lingua viva, in grado di evocare, in modo diretto – e perfino sorprendente dopo venticinque anni – quei nessi con il presente che, su piani e in direzioni diverse, a seconda degli interessi e delle curiosità del lettore attento, fanno la trama dell’attuale e dell’inattuale. Diversi per genere, forma e destinazione, la maggior parte degli scritti raccolti in questo volume affronta i temi e le vicende che si svilupparono a partire dalla «svolta dell’Ottantanove», come venne allora chiamata, e che aprì ad anni densi di avvenimenti: dall’implosione dell’URSS alla guerra del Golfo, all’unificazione tedesca, sul piano internazionale; dalla fine del PCI alle inchieste giudiziarie sulla corruzione politica e agli effetti che esse ebbero nella scomposizione e ricomposizione dei partiti e del sistema politico italiano, all’affermazione del neoliberismo in ambito economico-sociale. Gli argomenti del libro – e specialmente le valutazioni sulla fine del Partito comunista italiano – sollevano questioni tuttora controverse sia in ambito di giudizio politico, sia riguardo a una valutazione di ordine storico e culturale.
  • Ci sono tante storie, dentro la storia dell’Alfasud di Pomigliano d’Arco. Il breve sogno industriale di Nicola Romeo, ma soprattutto la parabola dell’intervento pubblico in Italia: dalla nascita dell’IRI alla fine delle Partecipazioni statali, e poi ancora fino alla grande stagione delle privatizzazioni. Ci sono i tanti sforzi – e i tanti errori – per modernizzare il Mezzogiorno. C’è un secolo di industria e di politica: di tayloristi e fordisti, da Gobbato a Luraghi; di democristiani e comunisti, da Leone a Moro, da Berlinguer a Prodi. C’è un secolo di società italiana: dal grande boom al conflitto operaio, dal liberismo all’italiana fino all’ultima grande crisi. Questo saggio prova per la prima volta a tracciare un profilo complessivo della storia di Pomigliano, che non può essere ricostruito solo attraverso documenti d’archivio. Il dibattito che accompagna da sempre questa grande fabbrica del Mezzogiorno impone infatti di sfogliare cronache e studi, ascoltare protagonisti del mondo operaio e dell’industria, della politica e del sindacato. Per capire che questa non è una storia «meridionale», ma una grande storia italiana; e che riguarda il futuro, molto più del passato.
  • Il bilancio sociale è lo strumento attraverso il quale le imprese danno conto agli stakeholder del livello della loro responsabilità sociale. Per molti è un documento che risponde a una necessità di comunicazione e punta a costruire una buona immagine dell’azienda, per altri serve a migliorare la gestione interna rendendola più consapevole e trasparente intorno alle finalità da raggiungere, per altri ancora è un modo per misurare la coerenza del proprio operato rispetto alla mission che ci si è data. Il sindacato, stakeholder che rappresenta alcuni tra i destinatari principali della rendicontazione sociale (i dipendenti dell’impresa ma anche la comunità più in generale), dopo una fase di iniziale cautela sull’argomento, ha scoperto tutte le potenzialità del bilancio sociale e moltiplicato le occasioni di studio e discussione. Il testo – più volte citato nella letteratura delle discipline economico-aziendali italiane ed utilizzato in diverse università e corsi formativi – illustra i concetti fondamentali della responsabilità sociale e dell’accountability, approfondisce la teoria degli stakeholder, ricapitola i passaggi essenziali della storia del bilancio sociale, in particolare in Italia dove nell’ultimo decennio ha conosciuto un positivo e forse inatteso sviluppo. E suggerisce come il sindacato possa farne un uso corretto, sia per arricchire i contenuti della propria contrattazione sia per rendicontare ai propri stakeholder (gli iscritti e tutti i lavoratori) la propria missione, gli obiettivi assegnati, l’attività realizzata, i risultati raggiunti.