• Un profondo malessere assedia oggi l’Unione Europea. In questi anni i suoi assetti interni sono stati posti a dura prova dall’incalzante crisi economica «globale». E sotto la spinta delle rivolte del Maghreb anche lo spazio di Schengen ha iniziato a scricchiolare. La libera circolazione delle persone e la moneta, le due più ambite conquiste dell’Unione, sono oggi entrambe in pericolo. Per la prima volta dalla sua fondazione il fallimento dell’Unione Europea non è più soltanto un’ipotesi immaginaria. Nell’arco di poco tempo, tutte le ambiguità e tutte le contraddizioni che avevano, in passato, plasmato il processo di integrazione sono venute improvvisamente allo scoperto: un’unione politica senza politica, una moneta senza Stato, una forma di governo senza governo, una democrazia senza demos, un patto di stabilità che non garantisce stabilità. L’Europa è oggi di fronte a un bivio: continuare a essere un opaco luogo di intese tecnico-normative (fra élites, giudici, poteri economici, lobbies finanziarie, governi) oppure voltare finalmente pagina, provando a rilanciare su basi democratiche il processo di integrazione.
  • La lettera blu

    12.00 
    La morte di Moro è sempre stata rievocata entro uno schema cromatico che poneva in conflitto il rosso delle brigate e il nero delle stragi e dei servizi deviati. Era come se non si potesse prescindere dai termini di una lunga guerra civile nazionale, mai completamente risoltasi. Questo libro, invece, ci parla di quel la guerra con una lingua compiutamente post-bellica. Il Moro di Mastrogregori – certo, nelle condizioni disperate nelle quali si trovò costretto negli ultimi giorni della sua esistenza – restò politicamente lucido, combattivo nei confronti dei suoi nemici, impegnato a costruire il terreno di un dialogo tra tutte le parti. Anzi, l’analisi filologica delle lettere – dove questa volta è il blu dell’inchiostro a guidare l’attenzione del ricercatore – sembra suggerire una chiave di lettura assolutamente originale. Insomma, il leader cattolico non si arrendeva affatto ai carcerieri, non ne propugnava il riconoscimento politico, ma recitava una parte, metteva in scena un personaggio, collaborava alla costruzione di se stesso come ostaggio, «accettando di pagare un prezzo per questo (dare corpo alla propaganda terroristica)». Sicché, se il rosso e il nero erano i colori con i quali poteva essere descritta la vittima-martire, il blu della lettera di Moro sembra raccontare la vicenda di un politico che non si arrese mai a un destino già scritto, perché voleva «assolutamente tornare libero […] perché non sopportava di non poter camminare».
  • Questa è la terza edizione del nostro manuale aggiornato dal lato dottrinario e giurisprudenziale al 2012. Il libro esamina il fenomeno del «mobbing» e del «bossing», strategia, quest’ultima, solitamente adottata dalle direzioni aziendali per realizzare l’obiettivo delle dimissioni della vittima, stremata dalle mortificazioni. Dopo aver illustrato la normativa vigente a tutela della professionalità, Meucci dà conto dell’ultradecennale, variegato, orientamento giurisprudenziale sul demansionamento e in ordine alla (pretesa) prova del danno da parte del lavoratore su cui si sono espresse le Sezioni Unite con la decisione n. 6572 del 24 marzo 2006 e con la successiva n. 26972 (e gemelle) dell’11 novembre 2008. Vengono quindi approfonditi il danno biologico, il danno psichico, il danno morale e il danno esistenziale. Viene analizzata inoltre la disciplina del danno biologico in sede Inail, evidenziandone le insufficienze per una reale tutela del lavoratore. Nella parte conclusiva del testo, in armonia con orientamenti giurisprudenziali e dottrinali del tutto affidabili, viene sostenuta e documentata la non imponibilità previdenziale e fiscale delle somme conseguite o disposte giudizialmente per risarcimento del danno da demansionamento e mobbing, biologico, morale, professionale, esistenziale e da perdita di chances, in quanto ristoratrici di «danno emergente». La parte espositiva è completata da una ricca Appendice di documentazione (d.d.l., pattuizioni dei Ccnl, risoluzioni Ue) e dalle massime delle più importanti sentenze della Cassazione e di merito rese nell’arco temporale 1990-2012 (il cui testo integrale è reperibile nel sito Internet dell’Autore), indispensabili per chi debba affrontare o patrocinare professionalmente casi concreti in ambito giudiziario.
  • Il libro racconta, attraverso testo e immagini, un viaggio in bicicletta dalla Spagna all’Africa dell’Ovest di una giovane coppia che si mette in cammino con la voglia di toccare con mano una parte del complesso continente africano. Per 5 mesi e più di 6.000 chilometri di pedalate, Tobias e Marianita si confrontano con paesaggi ed esperienze che li fanno riflettere sull’Africa e l’Europa, spingendo sempre più in là il confine tra i due continenti. Attraverso Spagna, Marocco, Sahara Occidentale, Mauritania, Senegal, Guinea, Mali e Burkina Faso, i due autori riflettono giorno per giorno sul senso del viaggiare oggi, sulla specificità di andare con lentezza, e su come la bicicletta sia una maniera, non solo per andare lontano, ma anche per sentirsi più a casa. Attraverso le montagne dell’Atlante e il deserto del Sahara, le pianure del Senegal e le colline della Guinea, il delta del fiume Niger e poi ancora le distese sabbiose del Sahel, il racconto comunica la voglia di mettersi in cammino, di rendersi disponibili all’incontro, di reimparare a viaggiare perché «Un viaggio del genere ti insegna prima di tutto qualcosa sul posto da cui vieni e poi sul posto dove vai».
  • Se il sindacato non riconquista il «centro» del lavoro e se il lavoro non riconquista il «centro» della società, l’Italia e l’Europa non riusciranno più a progredire. Ecco l’asse attorno a cui ruota questo libro, Viaggio al centro del lavoro, che Antonio Pizzinato ha scritto avvalendosi della collaborazione di Saverio Paffumi. Si tratta di un saggio un po’ fuori dagli schemi, essendo ricco di riferimenti biografici, sempre finalizzati, però, a trarre riflessioni utili per l’oggi e per il domani. Nell’anno del suo ottantesimo compleanno (8 ottobre 2012) Pizzinato, succeduto nel ruolo di segretario generale della Cgil a Luciano Lama, non ha voluto raccontare la sua vita, ha voluto «dire delle cose» attraverso l’esperienza che ha vissuto, dagli anni della Resistenza all’assunzione alla Borletti, alle prime lotte in Fiom, a Sesto San Giovanni, e poi via via – affrontando gli anni del terrorismo – fino al vertice della Cgil e alla remissione del mandato. Al centro del suo impegno, in quella fase, ci sono la ricostruzione dell’unità dopo lo scioglimento della Federazione Cgil, Cisl, Uil e un’idea di rifondazione della Cgil stessa e del movimento sindacale. Un grande cambiamento che non si è ancora del tutto compiuto come lui l’aveva immaginato e iniziato a costruire. Smessi i panni del sindacalista, nella sua agenda di parlamentare e sottosegretario entrano la sicurezza sul lavoro, i diritti degli immigrati e dei disabili, la messa al bando dell’amianto, un killer silenzioso non ancora sconfitto. L’ultimo capitolo è dedicato all’attualità e al futuro: dalla vicenda Fiat alla questione del peso, sul terreno della rappresentanza, del più grande sindacato metalmeccanico d'Italia, che rischia di restare escluso da ogni forma di governo dei processi reali per evidente volontà del vertice aziendale del Lingotto… Fino alle scelte del governo Monti, sulle quali Pizzinato esercita la sua critica puntuale, perché quel futuro non sia un drammatico, insensato ritorno al passato. In collaborazione con Saverio Paffumi. Testo conclusivo di Bruno Ugolini. Il volume è corredato da un prezioso inserto fotografico.
  • Il 10 dicembre del 2010 a Sidi Bouzid in Tunisia si dava fuoco il giovane venditore ambulante Mohamed Bouazizi per protestare contro i soprusi della polizia. Fu l’inizio di quella che è stata chiamata la Primavera araba: una serie di movimenti di protesta, di manifestazioni, di occupazioni che hanno coinvolto decine di milioni di persone, giovani e donne, in tutto il Nordafrica e il Medioriente. In alcuni casi la protesta è stata essenzialmente pacifica, in altri si è fatto ricorso alla violenza, in altri ancora – in Libia, Yemen e Siria – si è arrivati alla guerra civile. A distanza di quasi due anni dall’inizio delle proteste il bilancio è ancora incerto: in Tunisia, Egitto, Libia e Yemen sono stati rovesciati i regimi al potere da decenni; in altri paesi (Giordania, Marocco, Oman) le proteste hanno dato impulso a movimenti di riforma già in atto; in altri ancora (Arabia Saudita, Bahrein, Mauritania) le proteste non hanno prodotto apprezzabili risultati. In Siria la guerra civile ha assunto caratteri sempre più sanguinari. Laddove sono stati rovesciati i regimi e si sono tenute libere elezioni vi è stata l’affermazione di movimenti religiosi legati ai Fratelli musulmani, la forza politica meglio organizzata in tutto il mondo arabo; mentre in Algeria e in Libia hanno prevalso i partiti governativi di carattere «laico». Quali che saranno gli esiti ultimi dei vasti cambiamenti in corso, essi hanno rappresentato un risveglio della dignità e della volontà di autogoverno del mondo arabo, un prepotente bisogno di libertà e di sviluppo economico che ha indotto i paesi europei e gli Stati Uniti a cambiare le loro politiche estere e a cercare nuove forme di collaborazione. Nonostante la recente pubblicazione su internet di video oltraggiosi nei confronti dell’islam, che hanno provocato un’esplosione di violenza nei confronti del mondo occidentale, le «rivoluzioni della dignità» sono altra cosa e continueranno ad operare in profondità cambiando – sperabilmente in meglio – i rapporti tra mondo islamico e Occidente.
  • Chi costruisce le nostre città? Gli amministratori, i politici, gli immobiliaristi, gli urbanisti? Tutti costoro tracciano piani, elaborano progetti, disegnano e realizzano opere, ma poi sono le persone in carne ed ossa – coloro che la abitano – a produrre l’anima della città; anche di una grande capitale come Roma. C’è una Grande Storia fatta di personaggi e luoghi noti e c’è una piccola storia fatta anch’essa di luoghi e persone che non vengono raccontati dalla narrazione mainstream. La controffensiva liberista produce nelle nostre città desolazione, solitudini, individualismi, competizione, egoismi, insieme a quella che alcuni chiamano «modernizzazione», destinata ad emarginare ancora di più gli abitanti che non riescono a prendere il suo treno in continua e folle corsa verso un futuro oscuro. Quella che una volta era la città moderna, la cui aria «rendeva liberi», oggi è una città desertificata di individui che forse potremmo chiamare sconfitti, ma non perdenti, non rinunciatari, ancora non rassegnati. Queste singole esistenze senza una storia sono anche esempi di una irrinunciabile volontà di sopravvivere, di una eccedenza umana irriducibile alle omologazioni della città mercantile, che promette di crescere e diventare collettiva se si avrà la forza di non lasciarle ancora sole; l’inizio di una nuova e diversa storia delle nostre città. Dieci brevi storie di «pezzi» di periferia romana raccontate da un osservatore che ha rinunciato allo sguardo neutrale di urbanista, intrecciate a dieci racconti di vite marginali, solitudini nella folla anonima e silenziosa della città che un tempo fu eterna e, ora, solo moderna.
  • Che ne è, oggi, dell’articolo 3 della Costituzione nel suo secondo comma? I cittadini, e i lavoratori in particolare, riescono a partecipare effettivamente all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese? Questo è stato il punto di partenza della ricerca La partecipazione politica e sociale tra crisi e innovazione. Il caso della Toscana, condotta dal Dipartimento di diritto pubblico e dall’IRES Toscana, grazie al sostegno dello SPI-CGIL e della Regione Toscana. La ricerca, sebbene focalizzata sulla Toscana, Regione che ha sperimentato possibili risposte innovative – sia quelle introdotte dalla l.r. 69/2007, sia quelle avviate con altre esperienze autonome di vario tipo –, trascende la dimensione locale e mira a comprendere le trasformazioni in atto, le tendenze dei processi politici e sociali sia a livello nazionale che sovranazionale. L’indagine si è concentrata prevalentemente sulle espressioni partecipative relative all’esercizio delle forme più classiche della democrazia rappresentativa, su alcune manifestazioni dell’autonomia di base e sulle pratiche di «democrazia partecipativa». L’intento è stato quello di focalizzarsi sulle modalità più generali di partecipazione politica e sociale, su quelle che coinvolgono tutti i cittadini.
  • La Fiat è stata in questi anni al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. Lo è stato soprattutto il suo amministratore delegato Sergio Marchionne. Il suo stile, duro e diretto, la sua battaglia senza esclusione di colpi nei confronti del più grande sindacato operaio, la Fiom, le condizioni poste o imposte ai lavoratori in nome del bene e della sopravvivenza dell’azienda nel mercato mondiale, sono state considerate una novità politica, una rottura con le vecchie prassi sindacali che meritavano interesse. C’è stata invece in questi anni scarsa curiosità nei confronti di coloro che direttamente subivano le conseguenze delle sue decisioni, scarsa attenzione per come si è modificata la vita in fabbrica nell’era Marchionne e per come la Fiom ha retto questo scontro. Lo squalo e il dinosauro vuole coprire questo vuoto con un reportage su quello che finora è stato nascosto: la condizione operaia negli stabilimenti Fiat dominati dalla minaccia della chiusura. Un’inchiesta negli stabilimenti da Mirafiori a Melfi sulle nuove pesanti condizioni di lavoro, sulle conseguenze della cassa integrazione, sulla paura per il futuro. Un’analisi del conflitto che ha contrapposto la Fiat di Marchionne alla Fiom di Landini e che oggi vede il più grande sindacato operaio espulso dai luoghi di lavoro e alla ricerca di una nuova identità.
  • Oltre il ponte

    12.00 
    Per la generazione antifascista di cui cantava Calvino in «Oltre il ponte», il lavoro della memoria è stato un impegno incessante. Non è stato così per la generazione degli anni ’70, marchiata dall’immagine degli «anni di piombo» e incapace di rivendicare le grandi conquiste di libertà prodotte dai conflitti sociali di quel decennio. Le riflessioni raccolte in Oltre il ponte esplorano alcuni di quei conflitti dimenticati, attraverso la lente di un’esperienza personale vissuta sempre nelle zone di frontiera fra femminismo e altri movimenti. I testi coprono il periodo dal 1976 al 2001 e ruotano attorno a quattro nodi tematici: libertà/maternità, soggettività/lavoro, conflitti/guerra, diversità/diritti. Al volume è allegato l’audiolibro di Dita di dama, storia di due ragazzine di quarant’anni fa, una studentessa e l’altra operaia, nel turbinio dell’Italia che cambia.
  • È quello di Nello un racconto autobiografico... una grande casa di ringhiera nel quartiere «cinese», una periferia di Torino dove il suo corso non riuscirà mai più a chiamarsi, come un tempo, Parigi... Questo racconto narra di un «noi», di una specie umana e politica che ha attraversato il Novecento dentro e a ridosso della fabbrica, in una città-fabbrica, forse la sola del paese. Essa aveva ancora la memoria della prima industrializzazione, della grande guerra, della prima immigrazione, quella che affollò i ballatoi delle periferie dove ci si dava del lei anche dopo decenni di conoscenza, e si parlava solo in dialetto, della rivoluzione industriale… delle imponenti lotte operaie, degli interminabili scioperi… È il noi che diventa il protagonista diretto dell’antifascismo in fabbrica, della lotta di Liberazione e poi dei «Trenta anni gloriosi», in una Torino che cambia pelle ma che, anche dopo la sconfitta degli anni Cinquanta e la vergognosa repressione antioperaia della Fiat che trasforma la fabbrica in un vero e proprio regime auto ritario, resta Torino operaia, democratica e antifascista (e comunista). A testimoniarlo, in quegli anni chiusi. (dalla prefazione di Fausto Bertinotti) Ecco una stella rossa doppia, costruita, decostruita e ricostruita... ruota (la stella) verso il futuro; speranzosa come le memorie che ci aiutano a riprogettare un futuro senza troppi pentimenti. Stella rossa, ma non di vergogna. (dal messaggio di Gilberto Zorio a Nello Pacifico)
  • Aspro e sassoso, aggrappato alla cerniera montuosa dei monti Aurunci, che divide la Valle dei santi dalla Terra di lavoro. Santi (in Paradiso) e lavoro: proprio quello che al momento manca da queste parti». Questo libro racconta la storia di un piccolo borgo della provincia di Frosinone, Coreno Ausonio, al confine tra Lazio e Campania, e delle sue cave di pietra, tra storia e leggenda. Dalla prima, impiantata da uno scalpellino abruzzese nell’immediato dopoguerra, a quelle che furono aperte dopo, una dopo l’altra, cambiando la vita e la fisionomia del paese, toccato da un immediato benessere e da una repentina crescita economica. Le cave divennero così una specie di icona miracolistica alla quale immolare tutto: strade, paesaggio, tradizioni. A metà tra ricognizione di paesologia e narrazione sociologica, questo libro ondivago, al quale l’autore ha dato l’andamento investigativo di chi racconta camminando, dalla scrittura asciutta e tesa, descrive una delle tante piccole Italie, segrete e inaccessibili, sconvolte dal mito della crescita, dalla follia del sogno cieco e dall’epica della ricchezza, un sogno che per una intera comunità diventerà poi fino ai giorni nostri distruzione e incubo.
  • Viaggia con la carovana della Storia una terna ideale destinata a sconvolgere gli antichi assetti della politica, della legge, dell’etica. Non sono sorelle le idee di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza; se solo potesse, libertà farebbe volentieri a meno di uguaglianza e, per parte sua, uguaglianza è stata spesso tentata di far da sé allontanandosi – fino a perderla di vista – dall’idea di libertà. C’è stato e c’è un solo modo di tenerle dignitosamente unite nel viaggio della modernità: affidarne il compito ad un sentire fraterno o, comunque, ad un agire solidale. È la sfida delle Costituzioni del nostro tempo quando – sfinita, impolverata, eroica – la carovana della Storia è finalmente giunta a quelle spiagge. Sarà allora che ai suoi cittadini la Costituzione non chiederà di fermarsi ad ammirare il mare della democrazia – tanto faticosamente raggiunto – come si fa davanti a qualsiasi opera di compiuta bellezza. Chiederà loro di navigarlo – quel mare di libertà, uguaglianza, fratellanza – prendendo in diverso modo nelle vele il vento, seguendo rotte differenti, nell’ignoranza del porto d’arrivo, ma nell’ottemperanza a un superiore ordine di capitaneria: il progresso civile, economico, culturale e sociale. Una misteriosa, straordinaria avventura di mare verso mete ignote. Forse inesistenti, forse visibili un giorno al doppiare di un promontorio da parte di una qualche non immemore generazione futura.
  • Il fenomeno degli Indipendenti di sinistra, una vicenda finora mai studiata, ma che si intreccia con gli avvenimenti più importanti della storia dell’Italia repubblicana, ha una sua assoluta originalità in Europa e forse nel mondo: non ci sono altri esempi, infatti, di un partito politico, nella fattispecie il Pci, che abbia messo a disposizione tra il 10 e il 15 per cento dei propri seggi per l’elezione di candidati indipendenti, permettendo la costituzione di un gruppo autonomo, scisso da vincoli di appartenenza ideologica e con pieno diritto di dissenso. Dal Sessantotto a Tangentopoli la Sinistra indipendente rappresenta una pluralità di matrici culturali – socialista (come Lelio Basso, Stefano Rodotà, Gianfranco Pasquino), cattolica (come Mario Gozzini, Adriano Ossicini, Claudio Napoleoni), azionista (come Ferruccio Parri, Carlo Levi, Franco Antonicelli, Altiero Spinelli) – tentando di sintetizzarle in una terza forza alternativa, una sorta di riformismo «militante», che, da sinistra, rivendicava come valori irrinunciabili la libertà, la democrazia, il pluralismo, la laicità, rifiutando sia l’ideologismo e il centralismo democratico del movimento operaio, sia la stretta dipendenza dalla gerarchia ecclesiastica e l’interclassismo democristiano. La storia della Sinistra indipendente funziona bene da cartina di tornasole della società e della politica italiana degli anni Settanta e Ottanta, ed è stata ricostruita utilizzando i documenti reperiti in importanti archivi storici italiani, le testimonianze scritte dei suoi protagonisti e i racconti di quelli ancora in vita.
  • I beni comuni

    12.00 
    Quello di «beni comuni» è un concetto troppo spesso utilizzato, nella più recente letteratura scientifica come nel dibattito pubblico, in maniera impropria, quasi fosse una sorta di contenitore da riempire di volta in volta con significati diversi se non opposti. L’obiettivo del libro è dunque quello di chiarire il senso e il contenuto di questa categoria attraverso un’analisi storica e comparativa, da cui fare emergere la pluralità di usi e di interessi che hanno caratterizzato questa tipologia di beni nel tempo e nello spazio. Intorno ad essa sembra infatti emergere una certa «urgenza scientifica» imposta dall’attualità: basti pensare alle più recenti proposte di riforma del codice civile e alle trasformazioni del regime giuridico dei servizi pubblici locali, la cui disciplina, che prevedeva il conferimento della gestione in via ordinaria ai privati, è stata investita dal successo del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno 2011 e dalla campagna sul tema dell’acqua «bene comune».
  • Non tutti sanno che l’Italia detiene un primato internazionale nell’ambito della leadership femminile: dal 1904 al 1922 Argentina Altobelli ha guidato la prima e più importante organizzazione di massa presente nel nostro Paese, la Federazione nazionale dei lavoratori della terra. Nel volume viene così ripercorsa la storia della presenza femminile nel Sindacato agricolo. Quattro periodi storici differenti, quattro donne simbolo. Argentina Altobelli per i primi decenni del Novecento, Regina Terruzzi per gli anni del fascismo, Mina Biagini per gli anni dell’emergenza bellica, della Resistenza e della ricostruzione ed infine Donatella Turtura per il periodo del sindacato unitario, della liberazione sessuale e dell’emancipazione femminile degli anni Sessanta e Settanta. Per la prima volta carteggi privati, diari e articoli di giornali vengono messi a confronto con gli atti congressuali, i verbali delle riunioni e le circolari interne, ponendo l’accento sui meccanismi che hanno consentito alle protagoniste della ricerca di arrivare alla guida di una categoria di tradizionale appannaggio maschile. Il titolo del volume rappresenta il cerchio che lega insieme queste donne: fa riferimento ad uno dei più noti canti di classe nato durante le grandi proteste del 1906, che avevano l’obiettivo di ridurre la giornata lavorativa delle mondine e degli altri lavoratori delle risaie ad otto ore. La battaglia per l’orario di lavoro è iniziata sotto la guida di Argentina Altobelli e si è conclusa alla fine degli anni Settanta, con la conquista da parte dei braccianti della giornata lavorativa di 6 ore e 40 minuti, sotto la guida di Donatella Turtura.
  • Il diritto del lavoro, in tutti i suoi aspetti, appare minacciato da profonde trasformazioni che potrebbero tradire la sua funzione e la sua storia. Le tensioni che si avvertono nella dimensione europea e in quella nazionale riguardano sia la disciplina del rapporto che la dimensione collettiva, fortemente tentata da modelli finora ritenuti incompatibili con la nostra tradizione, e derivano sia dalla legge che dalla giurisprudenza, soprattutto da quella europea. Un gruppo di studiosi, italiani e spagnoli, si è riunito a Cagliari per discuterne a tutto campo. E molti sono stati pertanto i temi scandagliati nell’occasione. Il rapporto fra Corte di giustizia europea e diritto del lavoro è stato affrontato analizzando la giurisprudenza recente in tema di non discriminazione e di lavoro non standard. I diritti fondamentali sono stati di scussi come garanzia del principio di prevalenza del diritto dell’Unione Europea. La crisi del costituzionalismo europeo è stata letta alla luce dei diritti sociali. Sono anche state messe in evidenza le concordanze e le discordanze delle due riforme della contrattazione collettiva in Italia e Spagna e sono state indagate altresì la possibile declinazione locale di un welfare federale, le rappresentanze nei luoghi di lavoro, la contrattazione nel lavoro pubblico, le politiche salariali e retributive. Importante sarebbe stata la partecipazione di Massimo Roccella, che dei cambiamenti analizzati è stato acuto osservatore e, talora, premonitore. Massimo non c’era ed è a lui che sono dedicate le riflessioni raccolte nel volume.
  • Il volume offre un’interpretazione e spunti di riflessione sulla legge n. 92/2012 «Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita», come modificata dal c.d. decretosviluppo (legge n. 134/2012), da molti assunta quale ultimo prodotto della «modernizzazione» dell’edificio del diritto del lavoro italiano, costruito nel trentennio 1960-1990. Né la legge n. 30/2003 né il c.d. Collegato lavoro (legge n. 183/2010) avevano investito i due capisaldi della condizione lavorativa: la tutela «reale» di cui all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e le integrazioni salariali di lunga durata. Con l’articolo 8 della legge n. 148/2011 la regola di stabilità «reale» del contratto di lavoro a tempo indeterminato (articolo 18 Stat. lav., nella versione ante riforma 2012) poteva essere modificata con un contratto collettivo aziendale o territoriale. Con la legge n. 92/2012 si è preferito, invece, ricorrere ad un sistema più tradizionale, distinguendo i casi in cui resta la stabilità reale e i casi nei quali viene reintrodotta la stabilità c.d. «obbligatoria» anche nelle unità produttive con più di 15 dipendenti. Secondo un’opinione diffusa la modifica in senso peggiorativo dell’articolo 18 avrebbe una compensazione nella riduzione delle forme contrattuali «atipiche» e nel miglioramento delle tutele di sicurezza sociale. Sono ipotesi, queste, che vengono verificate nel presente volume, salvo poi essere riscontrate sul piano giudiziario.
  • CONSULTABILE INTEGRALMENTE ONLINE a questo link http://www.futura-editrice.it/CGIL-I-TUOI-DIRITTI-2013 La Guida La CGIL I tuoi diritti illustra tutte le novità introdotte dal Governo Monti sul lavoro subordinato e parasubordinato, sui diversi aspetti del rapporto di lavoro, sul sistema previdenziale e delle tutele, sul regime fiscale dei redditi da lavoro. Uno strumento di grande utilità pensato per i quadri del sindacato, i delegati di ogni settore, gli operatori del Sistema Servizi e il tesseramento 2013 alla CGIL. Realizzata con l’impegno diretto del Sistema Servizi della Cgil (INCA, UVL, CAAF, SOL) in collaborazione con NIdiL e il Dipartimento Politiche attive del lavoro della confederazione, la Guida rappresenta un vero e proprio manuale dei rapporti di lavoro, di grande utilità e di facile consultazione, in grado di fornire un’informazione compiuta e immediata sull’insieme delle normative che a tutto il 2012 insistono sul lavoro subordinato e parasubordinato sia per i diversi aspetti del rapporto di lavoro, sia per il sistema previdenziale e delle tutele, sia per il regime fiscale del reddito da lavoro dipendente e parasubordinato. La Guida è strutturata in cinque capitoli concernenti rispettivamente: - il lavoro subordinato; - il lavoro parasubordinato; - il sistema delle tutele, del sostegno al reddito e della previdenza; - il regime fiscale; - l’articolazione della Cgil e del Sistema dei servizi e delle tutele individuali.
  • A dieci anni di distanza dalla sua morte, il panorama editoriale italiano registra l’assenza di una presentazione della vita e del pensiero di Stephen Jay Gould, il paleontologo americano, storico e teorico della biologia, che è stato uno dei protagonisti del dibattito scientifico e culturale dell’ultimo quarto del secolo scorso. L’autore, stilandone la biografia intellettuale, analizza i temi salienti della sua parabola scientifica, attribuendo il maggior risalto possibile a quegli aspetti che hanno reso così inconsueta e affascinante la sua fisionomia. Nella volontà di raccordare la ricerca biologica ad una politica culturale più comprensiva, Gould ha inteso qualificare la propria opera sottolineando costantemente la dimensione sociale della scienza ed esprimendo l’opportunità di esperire modi e forme per ricucire lo strappo fra la cultura scientifica e quella umanistica. Il filo biografico condurrà il lettore attraverso le evoluzioni e le ricorrenze del pensiero gouldiano: dalla teoria degli equilibri punteggiati alla nozione di exaptation, dalla riflessione sulla natura della storia alla lotta contro le «sociobiologie» e a favore del «pluralismo darwiniano».
  • Droni, armi nucleari, aerei invisibili, mine antiuomo, cyberwar: dal secondo dopoguerra ad oggi, le tensioni internazionali, sotto forma di guerra fredda o sfociate in conflitti aperti, hanno provocato un aumento pressoché costante delle spese militari e una corsa ad armamenti sempre più sofisticati e letali. Contemporaneamente l’impegno per la distensione e la pace si è concretizzato in una serie di trattati internazionali tesi ad arginare tali politiche di riarmo pericolose per la stabilità internazionale. Si realizzano quindi spinte contrastanti con un’escalation bellicista da un lato e con una serie di accordi bilaterali o multilaterali volti a limitare e controllare quei fenomeni dall’altro. Si assiste contemporaneamente ad una proliferazione nucleare di difficile controllo (Nord Corea ed Iran) e ai tentativi di accordo internazionale in materia di commercio di armamenti convenzionali con l’Arms Trade Treaty in ambito ONU. Il libro ricostruisce le principali tappe delle politiche di disarmo e di controllo degli armamenti, evidenziandone i successi e i fallimenti, i compromessi e le innovazioni, mostrandone luci ed ombre, chiarendo il ruolo crescente che la società civile sta svolgendo in questo ambito sinora riservato agli addetti ai lavori.
  • Per comprendere le ragioni della vasta adesione all’antifascismo militante degli abitanti dei rioni popolari in Parma nuova, oltre a considerare le precarie condizioni in cui erano costretti a vivere, occorre ricercare anche nell’anima più profonda della working class di quei borghi. Si trattava certamente di tempi difficili per i ceti subalterni urbani obbligati a fare i conti con una situazione economica e sociale che li inchiodava ad una esistenza precaria, a tratti anche miserabile. Nel loro tentativo di contrastare le avversità a cui erano condannati tuttavia riaffiorò ancora una volta quell’antica volontà di riscatto sostenuta dalla intransigente avversione per il potere soverchiante, politico o economico che fosse, che da decenni alimentava insofferenza tra quelle comunità racchiuse nei loro borghi. Un senso di indignazione che in quegli anni così difficili e incerti sembrò irrompere con forza sulla scena della città, sospinto dalla determinazione di una nuova generazione di ribelli, la generazione rivoluzionaria del Venti, sostenuta da un robusto sentimento di rivolta.
  • Il confronto con il tema della trascendenza costituisce un passaggio centrale della riflessione di Pasquale Serra, ed è esattamente tale confronto che colloca questo libro nello stesso contesto da cui sono emerse, negli ultimi anni, le novità più significative del dibattito contemporaneo intorno ai rapporti tra la politica e le inquietudini del mondo contemporaneo. Muovendosi all’incrocio tra diverse discipline, e a ridosso della tragedia storica contemporanea, l’analisi di Serra esplora i caratteri della odierna crisi della democrazia e individua nel concetto di trascendenza (in una nuova relazione tra trascendenza, politica e democrazia) non solo il concetto più adeguato all’attuale situazione storica, ma anche quello più produttivo per costruire una risposta non regressiva a tale crisi.
  • Il volume raccoglie testimonianze e saggi autorevoli che ricostrui scono il percorso di studioso rigoroso della pedagogia sociale, nonché l’impegno civico che ha contraddistinto la vita di Bruno Schettini, maestro di umanesimo. Si articola in tre sezioni tematiche che abbracciano tutti i filoni di interesse della sua attività scientifica e sociale. Risalta nel testo la passione etica e civile di una persona che non separava mai la sua attività di studioso da quella di militante impegnato in tante battaglie civiche, partecipe attivo delle molteplici ini ziative sociali promosse sul territorio, in primo luogo nel mondo del lavoro e del terzo settore. Docente sempre aperto al dialogo con i suoi allievi, studioso rigoroso e ricercatore «glocale» – un neologismo che gli piaceva molto – nel campo delle scienze umane e filosofiche, di lui va ricordata la capacità di «fare ricerca» nella Facoltà di Psicologia della SUN, a partire dalla sua curiosità epistemologica capace di sorprendere sempre. Riusciva a «fare ponte» tra discipline diverse, tra istituzioni, persone, storie di uomini passati e problematiche del presente. Ricercatore e uomo di relazione, profilo di intellettuale acuto e profondo, persona capace di «motivare all’umanità».
  • Italia 2013

    12.00 
    Il 2008 è stato l’«anno zero» per la sinistra italiana, sconfitta come mai prima nelle sue componenti «radicali» come in quelle «riformiste», le une estromesse dalla rappresentanza parlamentare, le altre a lungo afasiche di fronte a una destra dominante e tronfia. Da qui è partita l’esperienza del blog Italia 2013, che nel tempo ha perseguito due obiettivi: offrire una diversa interpretazione della realtà italiana ed elaborare proposte alternative per una nuova sinistra. Il volume è il punto di arrivo di questo percorso e vuole proporre una lettura originale dell’ascesa e della fine del berlusconismo, ma anche avanzare proposte per uscire dal trentennio neoconservatore in Italia e in Europa. Scritto a più mani, come nello stile del blog, il libro propone un’analisi delle forze che hanno portato alla caduta del governo Berlusconi e una proposta su come costruire una coalizione politica alternativa. Il sottotitolo del libro, che è anche lo slogan del blog, riassume lo spirito con cui sono state condotte le due imprese: l’idea che non bisogna chiedere all’Italia di essere altro da sé, ma solo di dare il meglio di se stessa, perché non è scritto da nessuna parte che sia un Paese «naturalmente di destra».
  • Il volume ripercorre la storia dei Rolling Stones in occasione del cinquantesimo anniversario del la loro nascita. Gli autori prendono le mosse dal ruolo di primo piano che il gruppo di Mick Jagger e Keith Richards ha svolto nella trasformazione dei costumi dei giovani a partire dagli anni sessanta. Dai primi concerti londinesi alla British Invasion negli Stati Uniti, dalla Swinging London fino al Sessantotto, la band incarnò un’immagine irriverente e iconoclasta, costruita in opposizione alla fama di bravi ragazzi attribuita ai Beatles dai media dell’epoca. Nei decenni successivi, l’immagine dei Rolling Stones trovò nella linguaccia riprodotta su ogni oggetto di consumo possibile uno dei marchi di fabbrica più diffusi al mondo. Grazie alle loro specifiche competenze, i due autori indagano con puntualità sia l’impatto della band sulle società opulente del secondo dopoguerra sia la sua straordinaria rivoluzione musicale, realizzata soprattutto nel periodo aureo che, iniziato nel 1968 con Beggars Banquet, raggiunse il punto più alto nel 1972, con Exile on Main St.
  • Il 4 novembre 2010 Susanna Camusso viene eletta segretario generale della CGIL: è la prima donna nella storia del sindacato confederale italiano a ricoprire tale incarico. Quali condizioni hanno reso possibile quest’avvenimento? Quali cambiamenti ha portato nell’azione sindacale? Il volume vuole offrire qualche risposta a queste impegnative domande attraverso una serie di interviste a testimoni privilegiati, a partire dalla stessa Camusso e da Guglielmo Epifani e Sergio Cofferati, passando per opinion leader come Maria Latella, Paolo Serventi Longhi, Roberto Mania, Enrico Cisnetto. E riporta i risultati di una ricerca sull’analisi del linguaggio di Susanna Camusso: espressioni linguistiche, sfumature di senso, metafore lessicali offrono uno spaccato inedito del modo di porsi di fronte ai problemi del mondo sindacale di un segretario generale che è «anche» donna.
  • La strage degli innocenti è un libro di inchiesta e di riflessione che parte dalla stridente contraddizione fra le teorie dei cosiddetti difensori della vita (caso Englaro, aborto, eutanasia ecc.) e il silenzio catacombale che incombe sul fenomeno raccapricciante che il libro intende denunciare. Questo fenomeno riguarda l’emarginazione sociale, la sofferenza, la reclusione in istituti e la morte di milioni di anziani e meno anziani socialmente fragili. L’insuffciente e soprattutto distorta assistenza riservata a queste fasce sociali più vulnerabili, mentre assicura lauti guadagni all’imprenditoria privata, produce quotidianamente un attentato alla vita di cui nessuno si occupa, tanto meno i cattolici fondamentalisti. Un attentato tanto più pericoloso e spietato quanto minore è la protezione sociale di chi ne è fatto oggetto. In questo senso rappresenta il più classico e scolastico esem pio di ingiustizia di classe. Il libro è arricchito da conversazioni che mettono assieme competenze diverse ma convergenti nel confermare la giustezza della denuncia di cui l’autore si fa promotore. Gli intervistati sono il senatore Ignazio Marino, il filosofo Umberto Galimberti, le dottoresse Francesca Moccia e Teresa Ierardi, il professor Massimo Palleschi e la segretaria dello Spi Cgil Carla Cantone. Con la collaborazione di Vittorio Bonanni
  • Una lettera del Forum degli Economisti che denunciava gli errori e i pericolosi limiti delle politiche europee è stata all’origine del Convegno «Crisi europea: cambiare strada per sconfiggere la recessione», la cui discussione viene riportata in questo volume. Gli economisti sostenevano, nella lettera, che «bisogna assumere uno sguardo più vasto, una prospettiva di lungo periodo […]. Il nodo che oggi si pone in Europa sta nel decidere se il riequilibrio inevitabile avverrà attraverso la “depressione” (con una ricaduta regressiva e democraticamente pericolosa) oppure con lungimirantiscelte di cooperazione, rilanciando l’originaria “spinta” europeista, evitando che i paesi in disavanzo non intervengano sui propri squilibri e, allo stesso tempo, che i paesi che hanno approfittato dell’euro (come la Germania) accumulino surplus invece di svolgere la funzione di locomotiva a cui sono tenuti in un contesto di moneta unica. La partita non è ancora chiusa, ma la risorsa tempo è drammaticamente scarsa. Occorre un salto di qualità nel promuovere e organizzare una proposta alternativa». La situazione odierna, sebbene meno drammaticamente segnata rispetto al quadro dell’anno passato, prospetta, tuttavia, gli stessi nodi strutturali che sono stati evidenziati, con lungimiranza e lucidità di analisi, nel Convegno e che, per questa ragione, conferiscono una particolare attualità a questo libro. Testi di: Nicola Acocella, Silvano Andriani, Danilo Barbi, Salvatore Biasco, Emiliano Brancaccio, Susanna Camusso, Sergio Cesaratto, Pier Luigi Ciocca, Maurizio Franzini, Alfonso Gianni, Elena Granaglia, Stuart Holland, Laura Pennacchi, Roberto Romano, Enzo Russo, Lorenzo Sacconi, Francesca Stroffolini, Lanfranco Turci, Vincenzo Visco.
  • In-flessibili

    13.00 
    «Riconosco che abbiamo sbagliato a non usare la forza collettiva dei più garantiti per difendere anche le persone senza contratto o con un contratto atipico. Bisogna continuare a domandarsi dove si è infranta la solidarietà tra i lavoratori stabili e non stabili, e quando ci si è rassegnati all’idea che i contratti non fossero più il luogo dove definire norme per il mercato del lavoro». Queste affermazioni di Susanna Camusso, segretario generale della CGIL, hanno aperto ufficialmente una discussione che coinvolge tutto il corpo dell’organizzazione per porre al centro l’inclusione e l’allargamento delle tutele. La guida chiarisce i motivi per cui il sindacato intende svolgere una forte azione contrattuale inclusiva per tutti i lavoratori a prescindere dalle modalità di lavoro utilizzate. Si mettono in luce le varie fasi della contrattazione, i possibili abusi, i punti di forza su cui innestare la contrattazione per professionisti ed atipici, ma anche i punti critici ai quali fare attenzione. In-flessibili fornisce anche un’ampia informazione sulle forme contrattuali atipiche e sui cambiamenti intervenuti con la recente riforma del mercato del lavoro, come anche sugli aspetti previdenziali e fiscali utili da conoscere. Nel volume si trovano modelli e suggerimenti su come gestire la contrattazione collettiva inclusiva sul lavoro atipico e professionale, ed esempi su come redigere gli accordi collettivi e individuali che riguardano lavoratori con partita IVA o con contratto a progetto.
  • Cosa è successo a via Canova? E che ci fanno assieme la cardarella e Jorge Luis Borges, la solidarietà e Murasaki Shikibu, la macchinista Giovanna e Italo Calvino? Le risposte in questo romanzo dai sentieri che si biforcano, che ha per protagonisti Libero e Cosimo, e la passione per il lavoro, la voglia di farlo bene a prescindere perché è così che si fa. Testa, Mani e Cuore è il romanzo dell’Italia operosa, quella che dà valore al lavoro, che mette impegno nelle cose che fa. L’Italia che le sue rughe se le guadagna ogni giorno, grazie a ciò che sa e che sa fare. L’Italia che vuole tornare a regalare al mondo intelligenza, arte, tecnologia, bellezza. L’Italia del lavoro ben fatto, di Rinalda e del vocabolario, di Lorenzo e della piazza, del tempo e di Alvise. L’Italia che c’è, è vera, esiste, bisogna solo raccontarla. L’Italia che... se non ci salva lei non ci salva nessuno. Questa stessa Italia è narrata anche nel film diretto da Alessio Strazzullo dispo nibile gratuitamente su www.leviedellavoro.org.
  • La fine del «secolo breve» ha portato con sé la riscoperta del carcere e della privazione della libertà, di cui il sovraffollamento penitenziario italiano è solo un episodio. Questo è stato l’esito di un trasferimento di risorse economiche e simboliche dal welfare state a quello che è stato chiamato il prisonfare. Determinante, in questo mutamento, il modo in cui l’ideologia neoliberista ha accompagnato il processo di globalizzazione, in nome di una flessibilità che si è risolta in precarietà sociale ed esistenziale, alimentando così una domanda di controllo penale della marginalità sociale. Al termine di un lungo ciclo durato più di trent’anni, le democrazie occidentali sono chiamate a fare i conti – anche in questo campo – con le loro promesse non mantenute, a partire dalla garanzia dei diritti fondamentali delle persone private della libertà. La mass incarceration è finita sotto processo e i nostri regimi politici sono di fronte a un bivio: continuare a perseguire politiche di sicurezza fondate sulla privazione della libertà o invertire la rotta e riscoprire politiche di sicurezza sociale compatibili con il rispetto dei diritti fondamentali di tutti i cittadini?
  • Per gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori elaborare una scelta circa il tipo di percorso da affrontare successivamente non costituisce un’impresa semplice. In parte la variabilità delle scelte compiute dai giovani può essere spiegata a partire dal tipo di scelte già realizzate, dallo status socioculturale della famiglia di provenienza, dalle caratteristiche dell’offerta formativa dei contesti di riferimento. In parte essa sembra rispondere a logiche imprevedibili, spesso legate al valore che gli studenti attribuiscono ad esperienze personali vissute al di fuori del contesto scolastico e familiare. Emerge quindi l’esigenza di comprendere meglio come siano costruite le scelte dei giovani in relazione ai percorsi formativi e lavorativi ritenuti possibili al termine delle scuole superiori, quali siano le loro ragioni profonde di ordine sociale e culturale e le tattiche che le governano. Ciò significa non solo comprendere le strategie dei decisori, ma anche in che modo gli studenti costruiscono gli scenari e gli orizzonti all’interno dei quali le scelte vengono definite, ritenute sostenibili, messe alla prova dell’esperienza e in certi casi corrette sulla base di essa. La ricerca, i cui principali risultati sono presentati in questo volume, ha voluto indagare proprio le pratiche di scelta adottate dai giovani al termine delle scuole superiori e i loro diversi modi di compierle, con l’obiettivo di cogliere le modalità attraverso le quali gli studenti elaborano una tessitura simbolica di significati e valori, volta a colmare la lacuna fra il modo in cui si percepiscono nel momento presente e il futuro.
  • Clandestini

    10.00 
    Un viaggio tra le parole che fissano nell’opinione pubblica lo stigma del clandestino, dell’extracomunitario,dell’invasore, all’interno di un fenomeno descritto con una terminologia delittuosa. L’autore scandaglia la narrativa pubblica alla ricerca degli slittamenti semantici e svela una rappresentazione infarcita di stereotipi e luoghi comuni che, tuttavia, finisce per coincidere con la percezione reale del fenomeno. Un manuale di autodifesa – dalla A alla Z - contro quelle semplificazioni che individuano nel migrante il nemico simbolico a cui addebitare i mali della società. Dal libro Un libro pensato soprattutto per le scuole, per gli studenti, per gli adolescenti, ma anche per docenti, genitori, educatori, formatori, alle prese con un fenomeno che dovranno saper maneggiare nei prossimi anni senza scorciatoie, senza allarmismi e paura. Forse c’è un rancore remoto ancorato alla nostra visione etnocentrica del mondo e dei suoi popoli […]. Forse c’è un vizio antropologico dietro la presunzione e la supponenza di coniare un lessico per i nuovi arrivati. […] C’è stato negli anni un lento lavorìo sulle parole e sulla realtà che i media pretendevano di rappresentare, che ha cambiato le carte in tavola e capovolto la vicenda storica contemporanea, dimenticando che solo qualche secolo fa gli invasori eravamo noi. Il senso della minaccia è diventato l’unica chiave di lettura delle migrazioni, perché le altre culture parevano a tanti incompatibili e “diverse” dalla nostra […] Senza neanche accorgercene, abbiamo alimentato il lessico della paura, cresciuto come parassita e pronto a spuntare come lame affilate tra i nostri discorsi […].
  • La politica del diritto è quell’area del sapere giuridico che cerca di intuire e indirizzare l’evoluzione normativa e giurisprudenziale di una determinata realtà in un certo periodo storico. Quali sono gli ambiti giuridici attualmente messi in crisi e perché? Se da un lato certi diritti, come quello alla salute, al lavoro, all’autodeterminazione, sembrerebbero essere messi in discussione dalle conseguenze della crisi economica e dalla mutata sensibilità collettiva, dall’altro stanno emergendo nuove richieste di protezione di interessi giuridici in precedenza trascurati: si pensi all’evoluzione tecnologica o alla forte crescita del fenomeno migratorio. Come può reagire il diritto sia di produzione legislativa (nel predeterminare in via generale e astratta la disciplina delle fattispecie), sia di produzione giurisprudenziale (nell’applicare al caso concreto la corretta disposizione normativa)? Il panorama è reso più complicato dalla circostanza che le fonti del diritto hanno raggiunto una complessità multilivello dovuta alla presenza nell’ordinamento italiano di fonti giuridiche in concorrenza tra loro: Costituzione e trattati comunitari; leggi e decreti legislativi; ordinanze e decreti ministeriali, provvedimenti di natura amministrativa di vario genere e così via. Emerge quindi la necessità di una semplificazione. La redazione di questo glossario nasce dall’idea di offrire una lettura semplice e al contempo esaustiva dei principali argomenti dibattuti sul piano della policy giuridica.
  • A distanza di vent’anni dall’istituzione della cittadinanza europea (Maastricht, 1992), questo volume si propone di riflettere sulla natura e sul contenuto di tale istituto che, come affermato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, è destinato ad essere lo «status fondamentale dei cittadini degli Stati membri». L’indagine sul tema presenta evidenti elementi di peculiarità, considerato che l’idea di cittadinanza è tradizionalmente connessa all’appartenenza allo Stato/comunità politica nazionale. La cittadinanza europea, al contrario, rende necessario immaginare una diversa forma di appartenenza propria dello spazio politico europeo, non più esclusivamente dipendente dalla cittadinanza nazionale ma legata all’effettiva residenza nel territorio dell’Unione. La dimensione di appartenenza così definita non può non riguardare anche i cittadini di paesi terzi che vivono stabilmente nel territorio dell’Unione. La costruzione dello «spazio di libertà, sicurezza e giustizia» costituisce il contesto nel quale è possibile declinare questo nuovo modello di appartenenza. Tuttavia, alla luce delle conseguenze prodotte dalla crisi economica e dalle esigenze di rafforzamento della sicurezza, le aperture che si erano manifestate agli inizi del nuovo secolo sembrano oggi ridimensionate. Con la collaborazione di Laura Montanari