• Gli esodati sono lavoratori, che a seguito della riforma pensionistica del 2011, la cosiddetta Fornero, si sono trovati senza stipendio e senza possibilità di andare in pensione. Sono rimasti incastrati in un limbo, non per colpa loro, ma per disattenzione governativa. La vicenda ha interessato per qualche tempo le pagine dei giornali e i dibattiti televisivi, ma lontano dai riflettori ci sono ancora persone e famiglie che attendono un lieto fine. Per fare fronte a questo problema è nato in Camera del Lavoro di Milano, città storicamente laboratorio sociale, uno Sportello per gli Esodati che ha tentato di risolvere questa ennesima ingiustizia. Lavoratori, sindacalisti e professionisti si sono messi al servizio per aiutare coloro che senza colpa si sono trovati in una situazione di paradossale difficoltà. La solidarietà e l’umanità che questa storia ha generato, sono la dimostrazione che insieme si è più forti e che la lotta, anche se faticosa, può portare a superare tutti gli ostacoli.
  • La scarsa attenzione che in passato è stata dedicata al turismo non ha permesso di individuare e delimitare l’oggetto della disciplina normativa e, dunque, di giungere ad una tempestiva ed efficace regolamentazione del comparto. A lungo ritenuto una materia di scarsa consistenza giuridica, solo negli ultimi decenni la considerazione dell’alto rilievo economico e sociale del fenomeno ha portato ai primi tentativi di identificazione del suo ambito concettuale; tentativi che, il più delle volte, si sono risolti in elementi di confusione e frammentazione piuttosto che nella predisposizione di reali strumenti utili ad un’organizzazione fruttuosa. Il volume prende spunto dalla complessità legata ai problemi ambientali e allo sviluppo sostenibile con l’obiettivo di aprire un percorso culturale sempre più centrato sulla sostenibilità, e perciò in grado di assumere politiche efficaci volte a superare quei problemi. Viene così in evidenza come la strada maestra da percorrere debba condurre, più che a generiche politiche basate sull’imposizione di vincoli e norme generali, pure necessari, a un effettivo e consapevole coinvolgimento degli attori sociali rivolto alla condivisione di concetti e linguaggi relativi all’ambiente e all’assunzione di specifici sistemi di indicatori ambientali e di sostenibilità.
  • Il 1944 è stato un anno di svolta nella storia non solo del nostro paese: per tutti è l’anno che decide definitivamente la seconda guerra mondiale. Da noi si consuma il fallimento della Repubblica sociale di Salò, travolta certamente dalle vicende militari ma costretta in primo luogo a confrontarsi con la finzione della sua esistenza priva di prospettive politiche, ancoraggi sociali, indipendenza sostanziale. Il mondo del lavoro segna fortemente i caratteri della Resistenza. I grandi scioperi delle città del Nord Italia si riallacciano agli scioperi del 1943 e prefigurano le insurrezioni dell’anno successivo. I partiti e i sindacati si avviano alla propria ricostituzione e, sebbene ancora in nuce, prefigurano il loro posizionamento nella nascente democrazia. Per il sindacato, il 1944 significa la nascita della CGIL unitaria, prima e unica esperienza della nostra storia di una Confederazione sindacale nella quale convivono le anime della cultura comunista, socialista e cattolica come in una trasmissione a livello sindacale dell’anima del Comitato di Liberazione Nazionale. È anche l’anno delle stragi tedesche più violente e che lasciano le ferite più profonde. Questo libro prova a leggere il 1944 da tre avvenimenti: gli scioperi operai con epicentro Milano, la deportazione operaia con epicentro Genova e la ricostruzione della CGIL unitaria con il Patto di Roma.
  • In questo libro si mescolano memoria, racconto, incontro, momenti di autobiografia, pause emotive, viaggio alla ricerca di un accordo tra la speranza e l’umiliata certezza dell’impotenza e della natura umana. La scrittura conduce una silenziosa e insopprimibile battaglia: chi si trova lontano dalla sua poesia vive desiderando il ritorno, là dove un uomo diviene tutto, diviene pietra, diviene fiore.
  • Attraverso il racconto e l’analisi di molte esperienze del Sistema degli archivi storici, biblioteche e centri di documentazione della CGIL il volume esamina diversi aspetti come il rapporto tra la cultura e il mondo del lavoro con le relative metamorfosi delle strutture interne, degli apparati e dei dirigenti; la crescente attenzione verso la soggettività e la dimensione privata delle persone protagoniste della storia e dell’identità collettiva della CGIL; la ricerca di percorsi conservativi utili a fare emergere sia i fatti sia ciò che è invisibile del mondo del lavoro, a partire dalle speranze degli uomini e delle donne. Gli archivi storici, le biblioteche e i centri di documentazione della CGIL sparsi in tutto il territorio nazionale non sono musei e non si limitano a proporre il «patrimonio culturale» della Confederazione, ma sono contemporaneamente istituzioni di cultura e di garanzia che contribuiscono al benessere locale e alla convivenza. Fondare, organizzare e sostenere archivi storici, biblioteche e centri di documentazione è «come ammassare riserve» per affrontare il «duro inverno» del pensiero, come ci ricorda Marguerite Yourcenar in Memorie di Adriano, ed è utile per comprendere e migliorare il presente.
  • Gli scritti di Pietro Ingrao parlano una lingua viva, in grado di evocare, in modo diretto – e perfino sorprendente dopo venticinque anni – quei nessi con il presente che, su piani e in direzioni diverse, a seconda degli interessi e delle curiosità del lettore attento, fanno la trama dell’attuale e dell’inattuale. Diversi per genere, forma e destinazione, la maggior parte degli scritti raccolti in questo volume affronta i temi e le vicende che si svilupparono a partire dalla «svolta dell’Ottantanove», come venne allora chiamata, e che aprì ad anni densi di avvenimenti: dall’implosione dell’URSS alla guerra del Golfo, all’unificazione tedesca, sul piano internazionale; dalla fine del PCI alle inchieste giudiziarie sulla corruzione politica e agli effetti che esse ebbero nella scomposizione e ricomposizione dei partiti e del sistema politico italiano, all’affermazione del neoliberismo in ambito economico-sociale. Gli argomenti del libro – e specialmente le valutazioni sulla fine del Partito comunista italiano – sollevano questioni tuttora controverse sia in ambito di giudizio politico, sia riguardo a una valutazione di ordine storico e culturale.
  • Il libro ricostruisce la biografia di Fulvio Cerofolini, autorevole politico e sindacalista genovese. Di origine operaia, militante antifascista e socialista, nel dopoguerra egli diventa un importante dirigente della Camera del Lavoro di Genova, di cui è Segretario generale dal 1967 al 1969; nei primi anni ‘60, per breve tempo, ricopre anche l’incarico di vicesegretario nazionale della CGIL. Consigliere comunale dal 1960, Cerofolini è sindaco del capoluogo ligure dal 1975 al 1985. Nel 1987 viene eletto Deputato del PSI, mentre negli ultimi anni della sua vita ricopre importanti incarichi istituzionali e politici a livello regionale e comunale. I saggi che compongono il volume ripercorrono l’intera parabola biografica di Cerofolini, utilizzando un ricco materiale documentario, composto da fonti a stampa, carte d’archivio e testimonianze orali. Il primo saggio, di Fabrizio Loreto, analizza l’attività sindacale di Cerofolini; il secondo, di Federico Croci, esamina il suo ruolo di Amministratore locale; il terzo, di Donatella Alfonso, approfondisce gli ultimi anni del suo impegno politico-istituzionale. Dalla ricerca storica emerge la statura del personaggio, per oltre mezzo secolo rappresentante influente del mondo politico e sindacale sia ligure che nazionale. Inoltre, attraverso la sua figura e il suo pensiero, è possibile leggere la complessa evoluzione storica della realtà genovese e italiana, dalla Resistenza alla crisi della “Prima Repubblica”, dagli anni del boom all’attuale crisi economica.
  • Migranti e territori è una collettanea di ricerche condotte da docenti universitari, italiani e stranieri, ricercatori, giornalisti, funzionari pubblici e qualificati rappresentanti del Terzo Settore, che, con rigore metodologico e chiarezza espositiva, analizzano alcuni aspetti di particolare rilievo e attualità delle migrazioni contemporanee. Si tratta di indagini e ricerche aventi ad oggetto temi di grande complessità come il lavoro, i diritti, l’identità, i servizi sociali, l’accoglienza, le diaspore. Ampia è pertanto l’articolazione delle relative indagini: dal saggio sulle considerazioni degli italiani sulle famiglie immigrate al modello mediterraneo di immigrazione; dalla diaspora palestinese e bangladese all’analisi sulla politica della mobilità e il confine militare-umanitario nel Mediterraneo; dalla Primavera Araba in Giordania alla storia del bracciantato italiano e dei braccianti migranti di oggi, con focus sullo stato di alcuni lavoratori indiani in provincia di Latina; dalle condizioni di migliaia di profughi nelle carceri libiche alla residenzialità dei braccianti immigrati nel Mezzogiorno; dall’analisi sempre attuale sui rom all’assistenza sanitaria prevista dallo Stato italiano per tutti gli immigrati, sino al dramma dei profughi eritrei. Un lavoro di ricerca utile per comprendere meglio le migrazioni oggi, considerate una delle maggiori protagoniste del processo di formazione dell’attuale sistema mondiale, e riconoscere diritti e giustizia a quanti vivono condizioni di emarginazione, fragilità sociale e sfruttamento.
  • Il libro contiene gli atti del convegno «I cento anni dell’USI, Unione Sindacale Italiana» che si è tenuto a Parma il 6 dicembre 2012. Il convegno ha ripercorso la storia di una importante Confederazione sindacale che, nata nel 1912, ha scritto pagine di grande interesse per la storia del Paese, in particolar modo in relazione alla prima guerra mondiale e al suo tormentato dopoguerra. È una storia che, sebbene non abbia riscosso il dovuto riconoscimento nella letteratura di genere, è in realtà imprescindibile per chi voglia ritrovare le radici di tante correnti di pensiero che hanno esercitato la loro influenza nell’Italia del Novecento. Il sindacalismo rivoluzionario ha infatti introdotto nelle tradizionali concezioni sindacali e politiche del movimento operaio elaborazioni teoriche fortemente innovative, che ne hanno fatto, grazie anche a figure come Giuseppe Di Vittorio, che fu tra i fondatori dell’USI, uno degli at-tori più rilevanti della complessa dialettica del mondo del lavoro con le istituzioni dell’Italia liberale, capa-ce di interagire con l’intera vicenda politica nazionale tra la crisi del giolittismo e l’affermazione del nazionalismo. Il volume ricostruisce la vicenda dell’Unione Sindacale Italiana attraverso gli interventi di Maurizio Antonioli, Andrea Dilemmi, Giorgio Sacchetti, Jorge Torre Santos, Adolfo Pepe.
  • Cos’è il lavoro pubblico nel nostro paese? Come lo conoscono i cittadini, le donne e gli uomini che hanno bisogno di incontrare un’amministrazione pubblica? E i lavoratori dei servizi pubblici come si vivono, quale rapporto hanno con il proprio lavoro, quale ruolo immaginano nella società? La risposta a queste domande sta nel fatto che oggi i lavoratori pubblici si sentono costretti tra la spada di cittadini arrabbiati nei confronti di istituzioni non vissute come proprie e anzi avvertite come ostili, da una parte, e dall’altra la sordità e il muro della dirigenza e della politica. Federica Di Rosa ed Elisa Roson hanno compiuto un viaggio attraverso il lavoro pubblico incontrando operatori ecologici, agenti di polizia penitenziaria, infermieri e medici, cancellieri di tribunali e vigili del fuoco, educatrici di asili nido e impiegati dello sportello di un ufficio immigrati. Questi si sono raccontati con autoironia ma anche con una grande capacità critica sul proprio lavorare e sul funzionamento della macchina pubblica che, in preda all’eccessiva burocrazia, allo stratificato sovrapporsi di leggi e decreti contraddittori e generici, ostacola l’azione e costringe il lavoratore a diventare un funambolo che si muove continuamente su una linea sottile, in bilico tra le richieste del pubblico e la legge. Il volume si compone di 8 atti unici (+1) raccontando, in chiave metaforica, la condizione kafkiana che inserisce nello stesso meccanismo lavoratori e utenti dei servizi, che si rivelano, al contempo, eroi e vittime. Il libro è un contributo al più generale dibattito intorno ai temi del lavoro e della sua identità, della sua capacità di autorappresentazione. Uno sguardo dall’interno come stimolo a riconsiderare il valore primario del lavoro pubblico in quanto lavoro di persone che si occupano di altre persone.
  • L’indagine raccolta nel volume intende contribuire a fare chiarezza sulle dimensioni dell’abbandono della scuola ed il costo economico patito per un fenomeno che comporta importanti rischi di esclusione lavorativa e sociale. Inoltre, per la prima volta rispetto a ricerche analoghe, si è provato a indagare la dimensione e il valore delle azioni che scuole e Terzo settore hanno in essere per contrastare il fenomeno. Secondo i dati dell’Unione Europea, gli early school leavers rappresentano oggi in Italia il 17%, mentre in Germania, Francia e Regno Unito la quota è sensibilmente più bassa. Anche se emergono progressi rispetto alla situazione del 2000, quando quella percentuale era del 25,3%, il nostro Paese continua ad avere un divario piuttosto rilevante rispetto agli altri Paesi europei. Questo fardello grava sull’economia e sulla crescita dell’Italia in modo pesante e il contrasto all’abbandono scolastico è perciò obiettivo esplicito del governo e di molti enti locali; importanti investimenti sono in at-to o sono attesi nei prossimi anni. Ma l’attore pubblico non è il solo ad adoperarsi in tal senso. Da decenni il Terzo settore (associazioni, fondazioni, parrocchie, oratori, enti religiosi, doposcuola informali, centri aggregativi giovanili, centri sociali, ecc.) è attivo per garantire il recupero scolastico. Eppure finora non ne è mai stato stimato il valore delle azioni che pure consentono di raggiungere e recuperare alla scuola migliaia e migliaia di ragazzi. Di questo impegno paziente, silenzioso, ma insostituibile, non si aveva finora pressoché traccia. Il volume, attraverso la valutazione quantitativa delle azioni del volontariato, permette di superare la lettura finora prevalentemente qualitativa e descrittiva dell’abbandono e delle azioni per affrontarlo, e fornisce una stima del valore economico delle azioni del Terzo settore a conferma del suo ruolo di alleato essenziale delle scuole per affrontare con efficacia un fenomeno complesso come quello dell’abbandono dei percorsi di istruzione e formazione.
  • Con l’invasione dell’Etiopia il consenso al fascismo raggiunse il suo livello più alto. Seguì, poco dopo, l’intervento di Mussolini nella guerra civile spagnola. Quindi, già prima del 10 giugno 1940, le popolazioni meridionali ebbero modo di misurarsi «dall’interno» con la tragedia della guerra, anche in seguito agli arruolamenti ingannevoli del regime. Era iniziato il «lungo decennio» del Mezzogiorno. Una memoria conservata, in particolare, nelle vicende umane dei soldati inviati in Africa, in Spagna, in Francia, nei Balcani, in Russia e dei civili sottoposti, in patria, alla minaccia quotidiana dei bombardamenti. Dopo l’8 settembre 1943, alla «morte dal cielo» si aggiunsero le rappresaglie naziste. Gli «otto milioni di baionette» si trasformeranno, alla fine, in un doloroso elenco di morti, di prigionieri, di reduci allo sbando. Dopo le rivolte antinaziste al Sud e i «venti mesi» della Resistenza al Nord, le ferite materiali e morali della «lunga guerra» cominceranno a cicatrizzarsi il 2 giugno 1946 con il referendum istituzionale. Solo allora, infatti, si concluderà il «lungo decennio della guerra» e inizierà, anche per il Mezzogiorno, il «decennio della ricostruzione». Con un innovativo approccio storiografico, il libro di Gloria Chianese «ricuce» lo sfondo della complessa fase storica 1936-1946 e offre la chiave di lettura per comprenderla.