• Recluse

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    Le donne rappresentano una percentuale minoritaria dell’intera popolazione detenuta italiana, appena il 4%. Questa loro scarsa presenza, invece di garantire una migliore gestione degli istituti che le ospitano, si traduce spesso in irrilevanza, e porta con sé un’omologazione all’immagine della detenzione maschile che cancella ogni differenza di genere e ogni analisi che la includa. Il libro si basa su una ricerca condotta nelle carceri di Sollicciano, Empoli e Pisa, e indaga la soggettività delle donne detenute dando loro voce, senza assecondare visioni «patologizzanti» del reato al femminile, né facili stereotipi sulla «debolezza» delle donne detenute. Al contrario, lo sforzo è di rintracciare nelle loro biografie, nelle loro autoriflessioni e valutazioni due diverse «mappe»: quella delle sofferenze, dei fattori di stress e dei momenti critici indotti dalla carcerazione, ma anche quella delle risorse, delle strategie personali, della forza che consente loro, nonostante tutto, di apprendere e immaginare un futuro. Le autrici compiono un’analisi critica dell’istituzione carcere che guarda a possibili trasformazioni: pur consapevoli dell’inevitabile sofferenza inflitta dalla detenzione, si muovono nel solco di un «riformismo disincantato», volto a contrastare la quota di «sofferenza aggiuntiva», inutile e ingiusta, basata su un insufficiente riconoscimento di diritti umani e civili inalienabili. Con l’obiettivo di promuovere una cultura e una prassi che supportino – invece di limitare o osteggiare – le strategie di «tenuta» che la differenza femminile mette in campo.
  • In questo lavoro sono analizzate le modalità di reclutamento e formazione dei dipendenti adottate all’interno delle piccole e medie imprese italiane. È evidenziato come tali attività siano realizzate seguendo un approccio soprattutto di tipo informale, contrariamente a quanto avviene nelle grandi imprese nelle quali il Management delle Risorse Umane si bassa su processi formali e sistematici.
  • Economisti, politici, sindacalisti a confronto sui nodi centrali dell’economia qui e ora: bassa crescita, alta inflazione, quale modello di sviluppo, quali i meccanismi e le scelte per l’accumulazione e la redistribuzione delle risorse. La crisi economica ha penalizzato le condizioni materiali delle persone e mortificato gli assetti produttivi: urgono quindi investimenti che immettano ricerca, innovazione, formazione nel sistema e dunque urge una differente politica delle entrate. Un sistema fiscale equo e redistributivo è questo: è il patto tra i cittadini e lo Stato perché le risorse pubbliche ritornino ai contribuenti in termini di sviluppo, crescita, servizi. Senza la coerenza e l’intrinseca solidarietà di quel patto è a rischio un intero sistema di politiche pubbliche necessario per costruire pari opportunità di accesso ed esigibilità dei diritti, superando le disparità che la crisi accentua e rimettendo al centro della riflessione e dell’agire politico la questione dell’uguaglianza. La posta in gioco è molto alta. Ne discutono, tra gli altri, Giuliano Amato, Guglielmo Epifani, Franco Gallo, Gianni Geroldi, Marcello Messori, Laura Pennacchi.
  • Il presente articolo si propone l’obiettivo di fornire un inquadramento generale dello stato delle politiche di reddito minimo nell’Unione europea. A tal fine vengono analizzati due aspetti principali. Innanzitutto si presentano l’evoluzione storica e i tratti fondamentali degli schemi di reddito minimo nei paesi membri. Inoltre si esamina il ruolo delle politiche di contrasto alla povertà nel dibattito europeo, ritracciando il percorso delle politiche di reddito minimo nelle fonti del diritto europeo (di hard e soft law). Alla luce dei principi idealmente indicati dall’Unione europea dagli anni novanta ad oggi, l’articolo delinea dunque un breve quadro comparativo dello stato dell’arte degli schemi effettivamente vigenti nei paesi membri.
  • RPS Reddito minimo nel Sud Europa. Quali sviluppi con la Grande Recessione? Marcello Natili Tradizionalmente gli schemi di reddito minimo costituivano gli strumenti di politica sociale meno sviluppati tra i paesi appartenenti al cosiddetto modello Sud europeo di welfare. La Grande Recessione ha tuttavia portato con sé riforme che hanno contribuito a modificare – e in alcuni casi a erodere drasticamente – i sistemi di protezione sociale in questi paesi. Il presente contributo mira a verificare se questi eventi sono seguiti da un rafforzamento delle reti di sicurezza di ultima istanza, e se questo sia avvenuto in maniera simile in Grecia, Italia, Portogallo e Spagna.
  • L’articolo discute dell’ultimo libro di Anthony Atkinson (2015), mettendone in evidenza i molti meriti a partire dalla costruzione di una serie di proposte concrete e specifiche su un tema – la disuguaglianza – che, fuoriuscito analiticamente dal dimenticatoio in cui l’aveva confinato il neoliberismo dominante solo in conseguenza dei gravi effetti della crisi globale del 2007-2008 e solo grazie a lavori d’eccezione come quello di Piketty, politicamente tarda ancora a imporsi con la forza che sarebbe auspicabile e necessaria. In secondo luogo, Atkinson risale alle origini del deplorevole «stato del pensiero economico contemporaneo» tutto concentrato sul mercato del lavoro e assai disattento al mercato dei capitali, denuncia l’insufficienza quando non la fallacia delle misure standard, invoca «proposte più radicali» della semplice insistenza sull’innalzamento dell’istruzione della forza lavoro. Si spiega così come le proposte concrete di Atkinson siano disegnate con un mix stupefacente di radicalità e di pacatezza, il che conferisce loro il senso di un’audacia inconsueta e tuttavia realistica.
  • Ricorrendo i casi previsti dall’articolo 138 della Costituzione, ad ottobre si svolgerà il referendum sulle modifiche della Carta costituzionale apportate dalla legge Renzi - Boschi e per il quale è in corso la raccolta delle firme dei cittadini da parte del «Comitato per il NO nel referendum sulle modifiche della Costituzione». A supporto della capillare iniziativa in corso in tutto il Paese, questo volumetto elenca in modo semplice e chiaro 20 domande fondamentali ed altrettante persuasive risposte volte a convincere le elettrici e gli elettori a respingere le inaccettabili modifiche apportate alla Costituzione. E a votare quindi NO nel referendum costituzionale che avrà luogo ad ottobre.
  • Dopo la vittoria del centro destra nel 2008 l’Italia per molto tempo è sembrata attonita, quasi avesse smarrito la capacità di reagire. Recentemente però, con importanti iniziative – quella dei precari, in particolare della scuola; quella del 13 febbraio 2011, organizzata da un comitato di donne con lo slogan «Se non ora quando»; quelle dei metalmeccanici della FIOM e lo sciopero generale della CGIL –, si è fatto avanti un rinnovato protagonismo dell’opinione pubblica dopo quello che è sembrato un lungo letargo. L’esito dei referendum abrogativi sul nucleare, sull’acqua e sul legittimo impedimento ha poi confermato che qualcosa si è mosso nel profondo del paese, che ha ripreso gusto alla partecipazione attiva e ha reso possibile un risultato straordinario, da cui oggi si può ripartire con nuova fiducia ma anche con la consapevolezza che dalla vittoria nei referendum alla costruzione di un’alternativa politica alla destra ce ne corre. Alfiero Grandi sottolinea l’urgenza del cambiamento politico, prima che i guasti crescenti in cui si è fatto precipitare il paese si facciano irreparabili, e manifesta un esplicito atto di fiducia verso il centro sinistra, tutto, che vuole spingere ad avere coraggio ed aiutare a muoversi e a scegliere.