• Il presente Commentario al contratto collettivo dei metalmeccanici è un’opera che appartiene alla migliore tradizione di questo genere di pubblicazioni. Si tratta di un volume che contiene la versione integrale e ufficiale del contratto collettivo della metalmeccanica industriale, per com’è riconosciuta da Federmeccanica-Confindustria, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. Questa versione ufficiale è oggetto di un commento articolato per ciascuna norma del Contratto o, al massimo, per più norme strettamente correlate le une alle altre nella disciplina di un certo istituto contrattuale. Inoltre, per la prima volta si è proceduto a commentare alcune parti allegate al Contratto nazionale che, fino ad ora, non erano mai state commentate. I commenti degli autori, scritti da più di trenta giuristi del lavoro, professori e ricercatori universitari e legali, hanno una impostazione metodologica semplice e complessa allo stesso tempo. L’impostazione è semplice ed essenziale perché i commenti sono destinati innanzitutto a un pubblico di operatori che applicano questo contratto collettivo nazionale: rappresentanti sindacali metalmeccanici di ogni livello, direttori del personale di aziende metalmeccaniche industriali, consulenti del lavoro, ispettori del lavoro, nonché avvocati e Giudici del lavoro ai quali spetta il compito di interpretare le norme del presente contratto in caso di contenzioso giudiziario. Allo stesso tempo, però, l’impostazione del commentario è complessa perché gli autori non si sono sottratti, all’occorrenza, al compito di proporre analisi o interpretazioni utili alle parti sociali nella prospettiva politico-sindacale della dinamica contrattuale nell’evoluzione del sistema di relazioni industriali del settore metalmeccanico industriale.
  • QRS N. 2/2022

    22.00 
    Il sindacato nelle filiere
    • Il lavoro operaio digitalizzato
    • Ricerca e sindacato
    • Lavoratori poveri nelle attività domestiche
  • CM 6-2022

    12.00 

    Editoriale

    • Aldo Tortorella, Restaurazione dall’alto

    Osservatorio

    • Pasqualina Napoletano, Alla ricerca dell’Europa perduta
    • Vincenzo Vita, La guerra è stupida ma l’intelligenza è artificiale
    • Alberto Leiss, Malinconia sociale e impotenza politica

    Laboratorio culturale

    Gramsci, il fascismo, la «rivoluzione passiva»

    • Premessa a due scritti del 1972 su Gramsci e il fascismo
    • Valentino Gerratana, Il popolo delle scimmie tra reazione e rivoluzione passiva
    • Franco De Felice, Una chiave di lettura in «Americanismo e fordismo»
    • Guido Liguori, La tardiva fortuna del concetto di «rivoluzione passiva» (1972-1980)
    • Giulio Di Donato, Pier Paolo Pasolini e il Pci tra contraddizione e identificazione
    • Andrea Fedeli, Le rappresentanze sindacali: il soggetto nella dialettica oggettiva fra capitale e lavoro salariato

    Schede critiche

    • Fiammetta Balestracci, Un convegno sulle donne comuniste
    • Mihaela Ciobanu, Leonetti tra Gramsci e la dissidenza comunista
    • Guido Liguori, Mussolini e la costruzione dello Stato nuovo
    • Sabato Danzilli, Lukács e Mészáros maestri di pensiero critico
  • Il volume raccoglie gli articoli scritti, nel corso degli ultimi decenni, dal premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi (per lo più per il manifesto). Dal nucleare all’Aids, dall’affidabilità dell’omeopatia alla morte di Nicola Cabibbo, passando per i deficit della politica italiana in materia di ricerca e i tagli della Gelmini. Con un tratto comune: la scienza e la ricerca non sono mai neutrali, ma, poiché svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo e la crescita civile di una società, implicano sempre un discorso politico. Lo studioso che emerge da queste pagine, dunque, non è mai super partes e per questo è chiamato a esprimersi e a rendere pubblica la propria opinione sui temi che di volta in volta risultano vitali per quella collettività di cui lui stesso fa parte.
  • Quando si parla di «autonomia differenziata», tornata di stretta attualità dopo la vittoria della destra alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, ci si riferisce alla possibilità – prevista dall’articolo 116 della Costituzione – di trasferire alle Regioni che lo richiedano, sottraendole allo Stato, potestà legislative e funzioni amministrative. Sulla base di questa norma Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno rivendicato a partire dal 2017 l’attribuzione a sé stesse di maggiore autonomia nell’ambito di un numero esorbitante di materie tra quelle indicate nell’articolo 117 della Costituzione (istruzione e tutela della salute comprese), «con la garanzia – come spiega Maria Cecilia Guerra nel suo contributo al libro – di poter gestire quote crescenti di gettito erariale senza vincoli di solidarietà». «Un autentico shopping istituzionale», lo definisce il curatore del volume Mauro Sentimenti, tramite il quale in modo ideologico «si chiede solo perché è possibile chiedere», spesso senza alcuna valida giustificazione di merito. Il volume, composto dai contributi di diversi autori (Mauro Sentimenti, Maria Cecilia Guerra, Francesco Pallante, Francesco Sinopoli, Massimo Villone) propone una critica dettagliata alle richieste presentate dalle tre Regioni – ritenute in grado di colpire l’unità della Repubblica e aggravare le diseguaglianze territoriali – indicando come possibile via d’uscita una riforma degli articoli 116 e 117 della Costituzione.
  • La letteratura ha ampiamente dimostrato che efficaci politiche educative e di cura per la prima infanzia apportano benefici non solo ai singoli, facilitando la conciliazione vita-lavoro delle famiglie e permettendo lo sviluppo delle capacità cognitive e non del bambino, ma gene-rano, allo stesso tempo, esternalità positive per la società, supportando la fecondità, l’occu-pazione femminile e contrastando la trasmissione intergenerazionale della disuguaglianza. Il presente contributo si propone di studiare i fattori determinanti il ricorso al nido nell’am-bito territoriale toscano: individuare le caratteristiche demografiche, educativo-culturali e so-cio-economiche dei nuclei familiari che ricorrono ai servizi educativi per la prima infanzia e investigare il ruolo e il valore a questi attribuito. Dall’analisi condotta si rileva la duplice funzione attribuita al nido dalle madri, la necessità di un sostegno nella custodia e l’oppor-tunità di sviluppo delle capacità sociali del bambino, e l’importanza di interventi di coinvol-gimento e sensibilizzazione ai benefici dei suddetti servizi.
  • L’Italia è il paese dell’Unione europea con la più alta percentuale di persone di 75 anni tra la popolazione ed è anche il paese in cui il problema degli anziani fragili è più pronunciato. A partire da questa evidenza, l’articolo rimarca come la promozione dei diritti delle persone non autosufficienti richieda la costruzione di un welfare sociale che sia basato sulla centralità della rete integrata dei servizi, superi la cultura dei bonus e dei trasferimenti monetari, valorizzi le relazioni umane, familiari, comunitarie e sociali, promuova le competenze di ciascuna persona e la partecipazione attiva dei cittadini e delle famiglie. La presa in carico delle persone non autosufficienti attraverso il progetto personalizzato e l’approccio olistico, biopsicosociale, ha come presupposto la continuità delle cure, l’integrazione dei servizi e delle prestazioni, il lavoro in squadra degli operatori sociali, sociosanitari e delle diverse figure mediche. Essa è dunque emblematica del processo di integrazione sociosanitaria e di una collaborazione tra i diversi livelli istituzionali. Per realizzarla bisogna incidere sui mecca-nismi di funzionamento del sociale e del sanitario e sulla cultura che ancora li governa. Si sottolinea poi come intercettare la domanda economica e sociale di questo «popolo» di anziani spesso soli, con scarse disponibilità economiche e senza aiuto, traducendola in un’offerta di servizi di sostegno, oltre ad assicurare loro una migliore qualità di vita, permetterà di evitare che la condizione di svantaggio si trasformi ed esploda come domanda sanitaria dalle dimensioni insostenibili.
  • Il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza propone l’introduzione del Sistema nazionale assistenza anziani (Sna), che comprende tutte le misure di responsabilità pubblica – sociali e sanitarie – per l’assistenza agli anziani non autosufficienti. Lo Sna si fonda su un finanziamento pubblico atto a garantire il diritto all’assistenza, attraverso adeguati Li-velli essenziali delle prestazioni sociali (Leps) e adeguati Livelli essenziali sanitari (Lea). Si prevede una sola valutazione per accedere allo Sna e un percorso semplice e unitario, per anziani e famiglie, nella rete del welfare. Le proposte del Patto delineano la riforma dei principali interventi esistenti, a partire da domiciliarità, residenzialità e indennità di accompagnamento.
  • Pandemia e guerra stanno travolgendo i paradigmi affermatisi con la globalizzazione neo-liberista al punto che le stesse domande intorno alle quali si sviluppa il dibattito pubblico sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – su cui si concentra il contributo con particolare riferimento al Mezzogiorno – assumono valore diverso quando non superate dalla realtà per come si sta manifestando. Con lo scoppio della guerra in Europa si molti-plicano le incognite con cui fare i conti. Ciò che purtroppo non muta sono la crescita delle diseguaglianze e dei divari nel contesto di un drastico peggioramento della crisi climatica. A questo occorre rispondere, sapendo che il tempo a disposizione è limitato; e a questo occorre guardare per valutare, e provare a correggere, il Pnrr e l’insieme delle politiche pubbliche di sviluppo.
  • L’esistenza di una corrispondenza tra brevetti, innovazione e benessere sociale è spesso assunta come un dato inequivocabile nel dibattito pubblico, nonostante un’ampia letteratura economica, teorica ed empirica, abbia evidenziato i molti limiti del sistema brevettuale come strumento al servizio del benessere collettivo. La pandemia da Covid-19 ha reso più evidenti alcuni di questi limiti, e la difficile conciliazione di brevettazione e giustizia sociale. In questo articolo, a partire dalla ricognizione di alcuni nessi tra proprietà intellettuale e disuguaglianze, si esplora uno degli aspetti più controversi messi a nudo dalla pandemia: la circostanza che le attuali prassi in materia di gestione dei diritti sui risultati della ricerca finanziata con fondi pubblici limitano e distorcono la capacità di perseguire gli obiettivi sociali che ne costituiscono la ratio. È necessario un ripensamento dell’interfaccia fra ricerca pubblica e ricerca privata in tutti i settori e per tutti i soggetti coinvolti. Definire i diritti sui risultati delle collaborazioni pubblico-privato ex ante, in modo prevedibile, vincolante e orientato alla massimizzazione dell’accesso alla conoscenza derivante dalla ricerca pubblica consentirebbe miglioramenti non solo sul piano dell’accesso equo a prodotti e servizi innovativi, ma anche e soprattutto su quello dell’innovazione continua.