• Radicata, diffusa, necessaria. La presenza delle assistenti familiari, le badanti, continua ad accompagnarci. Nonostante la crisi e la perdita di potere d’acquisto delle famiglie, il lavoro privato di cura rimane una risposta essenziale alla non autosufficienza. Queste pagine rappresentano lo stato dell’arte sul lavoro privato di cura in Italia, bilancio di un percorso iniziato dai curatori dieci anni fa. Frutto della collaborazione di studiosi con competenze diverse, il libro ricostruisce l’emergere di questo lavoro, le sue dimensioni e caratteristiche, i progetti che lo riguardano e che interessano ormai molti soggetti. Badare non basta perché ci vogliono competenza e cura nell’assistere un anziano non autosufficiente; non basta perché ogni intervento puramente individuale finisce per rivelarsi incompleto, un solitario scontrarsi con infinite difficoltà; non basta perché la domanda d’aiuto riguarda anche famiglie e familiari caregiver. Come qualificare il lavoro di cura, come renderlo un fatto un po’ meno privato? Il volume propone risposte a queste domande, linee di intervento e di riforma delle attuali prestazioni sociali. Costituisce uno strumento di lavoro e di approfondimento sui servizi, i progetti, le politiche in atto.
  • Del Nepal, la più giovane repubblica del mondo, che sta conducendo un travagliato cammino per l’affermazione della democrazia e dei diritti sociali, poco si conosce. Con l’ascesa al governo, dopo un’inattesa vittoria elettorale, dell’ex guerrigliero Prachanda, che ha messo fine a dieci anni di guerra popolare, i maoisti hanno abbandonato le armi per partecipare al processo democratico. Conflitti sociali e politici, rivendicazioni territoriali ed etniche caratterizzano il complicato percorso di scrittura della nuova Costituzione, repubblicana, democratica, federalista. Mentre il piccolo paese, schiacciato tra i due sub-continenti cinese e indiano, fatica a trovare la strada per uno sviluppo sostenibile che sollevi una larga parte della popolazione dalla soglia della povertà. Il volume, nato dal racconto del viaggio compiuto nel paese nell’aprile del 2009, in occasione del congresso del sindacato Gefont, ci informa sulla storia recente del Nepal, nella speranza di risvegliare l’attenzione per quel vero e proprio crogiuolo di popoli che vive sul tetto del mondo.
  • L’articolo parte dalla presa d’atto che la fase di crescita dell’economia che abbiamo conosciuto per cinquant’ anni è finita. Suggerisce poi una tesi insolita, cioè che il calo di produttività sia un effetto e non la causa della crisi. Propone quindi di concentrare l’azione sindacale sulla redistribuzione del lavoro (riduzione e flessibilizzazione dell’orario) e del reddito (detassazione dei salari e introduzione di una patrimoniale). Si dice infine favorevole a insistere sull’adeguamento organizzativo delle aziende e contrario a nuovi accordi centralizzati.
  • Il Belgio è conosciuto per il suo sistema di regolazione dei salari fortemente istituzionalizzato e per la sua radicata cultura di dialogo sociale. Tuttavia i recenti cambiamenti politici e la pressione economica esterna hanno messo in discussione il modello tradizionale. La nostra ipotesi di lavoro è che, pur rimanendo intatta la struttura istituzionale, si sia creata una frattura tra l’estrema centralizzazione legata al tentativo da parte dello Stato di acquisire la regolazione dei salari a livello nazionale, da un lato e, dall’altro, l’innovazione del dialogo sociale a livelli decentrati come reazione al restringimento dei margini di negoziazione. Il paradosso è che le riforme mirate a liberalizzare l’economia hanno reso più complessa la contrattazione collettiva, e ne hanno ridotto l’indipendenza.
  • Bella Napoli

    Fascia di prezzo: da 3.99 € a 10.00 €
    Napoli e i napoletani non sono la stessa cosa, perché se è vero che la città è l’immagine di tutti, classi dirigenti e popolo, è altrettanto vero che dicendo classi dirigenti e popolo non si dice la stessa cosa, che non si può fare di tutta l’erba un fascio, né delle classi dirigenti, né, tantomeno, del popolo. Dove li mettiamo quelli che si sono aggrappati con le unghie, con la speranza e con i denti, alla possibilità di non chinare il capo, di non arrendersi alle inefficienze, al pressappochismo, al clientelismo, agli ismi senza fine che hanno ammorbato la città? Quelli che talvolta ne hanno fatto una questione etica, altre volte una regola di vita, altre ancora una ragione pratica? In Bella Napoli si racconta di loro, di chi ogni mattina non si veste da supereroe ma da artigiano, insegnante, operaio, scienziato, barista, perito chimico e così via. Di chi con la propria normalità mantiene accesa la speranza e rende meno evanescente la possibilità di cambiare. Persino quando non lo sa.