• Il volume indaga, attraverso le fonti a stampa e documenti provenienti dai fondi della Camera del lavoro, della Prefettura e degli Archivi nazionali Cgil e Fiom, la crescita dell’industria metalmeccanica nel Parmense a partire dal 1945, la maturazione dell’organizzazione sindacale Fiom e lo sviluppo delle lotte operaie. Uno sguardo complesso, che punta a far emergere i ruoli delle diverse componenti aziendali e sindacali che hanno accompagnato la crescita di una realtà a lungo rimasta ai margini del processo industriale nazionale. Un «caso di studio», quindi, focalizzato su una delle «periferie» industriali del Paese, che narra la costituzione di un polo industriale robusto, sebbene contenuto, protagonista nella vita politica ed economica emiliana degli anni sessanta. Il racconto comprende i cicli di lotte che hanno attraversato i primi decenni del dopoguerra, il fallimento della più importante azienda metalmeccanica parmense (Salamini) nel 1969, il crescente protagonismo della Fiom Cgil nelle officine e nell’organizzazione sindacale parmense, fino al processo di unità sindacale che ha portato alla costituzione della Flm.
  • Bruno Trentin e David Sassoli erano personalità diverse, con storie e radici culturali che non permettono omologazioni, tuttavia le loro leadership hanno fatto emergere convergenze significative. E innovative. Sulla centralità della persona nel lavoro, nel welfare, nel modello sociale, sul contrasto al divario nelle conoscenze, sul rafforzamento dell’Unione Europea come attore globale e come motore di uno sviluppo davvero sostenibile. Questi temi sono stati discussi e approfonditi in un seminario promosso dalla Fondazione Achille Grandi e dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Il volume raccoglie i testi rielaborati dagli autori e le conclusioni di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, e di Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli.
  • Nel 2018 avevamo finalmente cominciato a sanare l’anomalia italiana di non avere uno schema di reddito minimo. Il 2023 segna il ritorno al passato. Il decreto lavoro e la successiva conversione in legge re-introducono misure categoriali di sostegno al reddito, che distinguono pesantemente fra poveri meritevoli e non meritevoli, a dispetto della Raccomandazione europea dello stesso anno relativa a un reddito minimo adeguato. Le responsabilità del governo di centro destra sono evidenti: la sua azione, tuttavia, è stata facilitata dal radicamento e dall’estensione, nel nostro paese, delle resistenze culturali nei confronti del reddito minimo. Attraverso un’analisi rigorosa, ma di facile lettura, il volume mira a fornire gli strumenti indispensabili per cercare di contrastare queste resistenze e cambiare rotta. Entra nel dettaglio delle principali configurazioni di reddito minimo e dei più complessivi redditi di base, intendendo, per reddito di base, un trasferimento monetario, liberamente spendibile, finanziato dalle imposte e finalizzato ad assicurare uno zoccolo di reddito a tutti e tutte. Esamina le più recenti evoluzioni in atto nell’Unione europea e nei paesi membri che la compongono, soffermandosi con particolare attenzione sul caso italiano. Presenta, infine, le tante ragioni che possono essere invocate a favore di un reddito di base, delineando le principali implicazioni per le politiche di contrasto della povertà. Al riguardo, difende con forza quello che viene definito un reddito minimo di cittadinanza.
  • Docente universitario, accademico italiano, il grande economista è stato un vero amico, spesso critico severo, ma sempre costruttivo, delle forze progressiste e del movimento dei lavoratori (per alcuni anni si è impegnato direttamente nella formazione sindacale con lezioni di cui è ancora vivo il ricordo). Le sue proposte erano rivolte alla soluzione delle pressanti esigenze degli uomini comuni, in particolare di quelli più svantaggiati. Il volume, curato da Giuseppe Amari e Nicoletta Rocchi, raccoglie un’ampia scelta di suoi scritti su varie tematiche, dall’epistemologia alla storia del pensiero economico, alla finanza, alla cooperazione internazionale, all’economia italiana, con particolare riferimento al lavoro e all’occupazione. Accanto ai saggi, agli articoli e agli scritti di Caffè, il libro, con la prefazione di Maurizio Landini e l’introduzione di Nicola Acocella, ospita interventi e testimonianze di Giuseppe Amari, Bruno Amoroso, Franco Archibugi, Giacomo Becattini, Andrea Bixio, Carmela D’Apice, Corrado Giustiniani, Augusto Graziani, Pier Luigi Guardati, Giovanna Leone, Siro Lombardini, Bruno Picker, Florina Pierelli, Paolo Pombeni, Alberto Spampinato, Sergio Steve, Nadia Tarantini, Roberto Tesi (Galapagos).
  • La vita di Giuseppe Di Vittorio narrata dalla viva voce dei personaggi che l’hanno conosciuto. Dal loro punto di vista prende forma una complessa vicenda umana e politica: mamma Rosa; il maestro Perreca; Mineo, il compagno di partito; Carolina, la prima moglie; Anita, la seconda; Baldina, la figlia. Persone reali che l’hanno vissuto e amato, ma anche altre che hanno avuto solo un breve contatto con lui, da Anna Magnani a Eduardo De Filippo, i cui dialoghi nascono dalla rielaborazione creativa del materiale documentario rinvenuto dall’autrice del libro. Un mosaico in cui ogni frammento di memoria è un pezzo di storia del nostro Paese. Il romanzo segue un percorso circolare: inizia da Lecco, la città dove Di Vittorio tenne il suo ultimo comizio, e si conclude a Lecco. Nel mezzo, il lungo percorso intrapreso dall’uomo e dal politico per la realizzazione del suo sogno: la crescita culturale delle masse e l’unità di tutti i lavoratori sotto un’unica bandiera sindacale.
  • L’industria sta cambiando rapidamente, in Italia, in Europa e nel mondo. Le nuove tecnologie trasformano prodotti e sistemi produttivi, le attività si spostano da Occidente a Oriente. In questo contesto anche il lavoro muta profondamente, sia nella quantità che nella qualità dell’occupazione; la questione ambientale assume un ruolo di assoluta centralità, mentre ritornano sulla scena le politiche industriali dei governi. Il volume di Vincenzo Comito analizza queste trasformazioni e le conseguenze per l’Italia, con approfondimenti su tre settori: l’alta tecnologia dei semiconduttori, la transizione dell’automobile verso l’elettrico, la produzione di carne, che assume forme sempre più industriali. Tra le strategie delle grandi imprese multinazionali e il declino industriale italiano, si delinea dunque un quadro economico, sociale e politico molto incerto.
  • La pubblicazione dal titolo: Europa digitale. La sfida di un continente, nasce da una collaborazione tra l’Area delle politiche europee ed internazionali e l’Ufficio Progetto Lavoro 4.0, per realizzare un testo di raccolta dell’estesa normazione sul digitale da parte dell’Unione europea. Gli articoli, redatti da vari autori, spiegano brevemente e commentano i contenuti delle norme che negli ultimi anni hanno regolato la trasformazione digitale.
  • Non lavorano, non studiano, non si formano. Sono i NEET (Not in Education, Employment or Training): giovani che vivono in una condizione di estrema fragilità e vulnerabilità il delicato passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro, rimanendone ai margini. Da oltre un decennio i dati istituzionali ratificano una situazione di emergenza costante per le e i giovani. La crisi economico-sociale mondiale innescata dalla pandemia e potenziata dal conflitto in corso, ha ulteriormente peggiorato la questione giovanile in Europa e, soprattutto, in Italia. Questo Rapporto, nato nell’ambito delle attività di partenariato tra CGIL e ActionAid, analizza il fenomeno NEET nel nostro Paese e propone alcune raccomandazioni tese a influenzare le politiche nazionali e territoriali, a partire dalle lezioni apprese dai principali programmi di intervento, tra cui Garanzia Giovani. Nonostante le tante risorse investite, infatti, restiamo il Paese con il più alto numero di NEET, con cifre che aumentano al Sud, tra le donne, tra chi ha bassi titoli di studio e tra i giovani immigrati.