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Adesso il lavoro
10.00
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Combattere la precarietà, intervenendo sulla tassazione del lavoro per rendere l’assunzione a tempo indeterminato un’opzione realmente vantaggiosa per le imprese; garantire maggiori opportunità a donne e giovani per liberare risorse fresche e indirizzarle alla crescita dell’intera collettività; mettere le famiglie in grado di avere figli senza l’assillo di un domani troppo incerto, valorizzare il contributo di quei milioni di «giovani anziani» sempre più longevi, attivi, potenzialmente utili alla società; realizzare finalmente una rete di tutele e di ammortizzatori sociali per chi perde il posto di lavoro; assicurare un’assistenza di qualità ai disabili e ai non autosufficienti. In sintesi, scommettere sul futuro, guardando a quell’interesse generale di cui sembra non curarsi più il governo, che, forte di una maggioranza solida e di un consenso ancora molto elevato, gonfia, con una potente azione mediatica, la modesta sostanza del suo operato. Il volume, presentando un’importante raccolta di proposte di legge del Partito Democratico, vuole cominciare a render conto delle attività dell’opposizione sul terreno del welfare. Riuscire a costruire un welfare stabile sul piano finanziario, efficiente e moderno nell’erogazione dei servizi e delle prestazioni, giusto nella promozione di vecchi e nuovi diritti, costituisce l’obiettivo forse più importante per una forza politica che ha le possibilità e l’ambizione di diventare realmente maggioritaria nel Paese.
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Tutele e diritti dei lavoratori
9.00
€
Nel terzo millennio si rivela sempre più valida la scelta, operata nel gennaio del 1945 da Giuseppe Di Vittorio, dalla segreteria della Cgil e da Aladino Bibolotti, di dar vita ad uno specifico strumento, l’Inca, Istituto Nazionale Confederale di Assistenza, il Patronato sindacale della Cgil, per assicurare assistenza medico-legale e tecnico-amministrativa qualificata e gratuita al singolo lavoratore - senza discriminazione alcuna di sesso, razza, concezione religiosa - iscritto o no che sia al sindacato, ascoltandone le domande, facilitandone e organizzandone il rapporto con le istituzioni e gli enti previdenziali ed assistenziali, al fine di garantire effettività alla difesa dei suoi diritti previdenziali. Infatti il sindacato, che organizza i lavoratori per esercitare la contrattazione collettiva a tutti i livelli e sviluppare la rappresentanza nel rapporto con il padronato, con il governo ed il Parlamento per incidere sulle scelte di politica economica e costruire un moderno welfare state, ha la necessità permanente di assicurare, in ogni caso, la piena fruizione dei diritti individuali dei lavoratori e di promuoverne l’estensione. L’Inca ha dimostrato, in oltre sessant’anni di esistenza, con l’impegno e la professionalità dei suoi funzionari e dirigenti, di saper assolvere questo fondamentale compito attraverso il rapporto con milioni di lavoratrici e lavoratori, di giovani, donne, pensionati, e di saper promuovere su questa base l’estensione e la modernizzazione dell’assistenza e della previdenza sociale in una società in profondo cambiamento.
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Il Piano del Lavoro e il Mezzogiorno
9.00
€
«I lavoratori di fronte ad una azione diretta a promuovere la rinascita economica e civile dell’Italia, e pur trovandosi nelle condizioni che sappiamo, pur essendo essi i più sacrificati della società, sono giunti oggi nel nostro Paese ad un grado di maturità tale, ad un grado di sensibilità così elevata verso gli interessi generali della società nazionale, che questi lavoratori, pur soffrendo, sono disposti ad accollarsi un sacrificio supplementare per portare un proprio contributo al successo del Piano lanciato dalla Cgil... esso richiede uno sforzo da parte di tutti i cittadini proporzionale alle loro possibilità e quindi uno sforzo più elevato da coloro che hanno accumulato maggiori ricchezze... uno sforzo che deve portare l’Italia ad un nuovo risorgimento economico ha bisogno dell’entusiasmo e della volontà attiva delle masse popolari, ha bisogno di un governo che sappia mobilitare questo entusiasmo creatore delle masse popolari... In queste condizioni cosa diverrebbe il nostro Piano? Esso diverrebbe oltre che la leva principale per la rinascita economica dell’Italia anche la base per una vasta unione, e non solo per una distensione, effettiva e profonda di tutti i rapporti sociali, sindacali e politici, la base per un nuovo potenziamento nazionale che sarebbe nell’interesse di tutti gli italiani, nell’interesse generale del popolo... Vorrei dire alle classi dirigenti: Signori, liberatevi dalle vostre assurde prevenzioni, tanto queste prevenzioni non possono fermare il corso della storia. Apprezzate questa offerta che vi fanno i lavoratori, offerta morale, materiale, sociale e politica...». (Giuseppe Di Vittorio, 1950)
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Fiat 1955
7.00
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...Sarebbe tuttavia un grave errore se noi, individuando e denunciando l’azione illegale e ricattatoria del grande padronato sottovalutassimo la gravità del colpo inferto alla FIOM e alla CGIL nelle recenti elezioni della FIAT; se noi, cioè, tentassimo di scagionare ogni nostra responsabilità nella sconfitta. Ciò non sarebbe degno di una grande organizzazione come la CGIL la quale affonda le sue radici in tutta la gloriosa tradizione del movimento sindacale italiano, ne rappresenta la continuità storica ed ha tutto l’avvenire davanti a sé... ...Una nostra responsabilità, pertanto, vi è certamente nella sconfitta subita alla FIAT. Il compito nostro è quello di scoprire, assieme a tutti i lavoratori della FIAT, quali sono stati i nostri errori, le nostre lacune, le nostre debolezze... Alla FIAT, dunque, hanno vinto momentaneamente i padroni, ha vinto la paura della fame... Nessuno si illuda che l’insuccesso del 29 marzo abbia inflitto un colpo decisivo alla CGIL. La più grande organizzazione, libera e unitaria, dei lavoratori italiani si è temprata e sviluppata nelle alterne vicende della lotta per l’emancipazione del lavoro. Essa è stata scalfita da vari insuccessi ma non è mai stata vinta... (Da «La "vittoria democratica" della FIAT», editoriale di Giuseppe Di Vittorio sul n. 15, del 10 aprile 1955, di «Lavoro», settimanale della CGIL).
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Parole di donne
12.00
€
Incuriosito dal protagonismo femminile, l’autore ha deciso di intervistare donne di diverse età con l’intento di conoscere più da vicino la loro esperienza, di scoprire come vivano il lavoro e i cambiamenti del mercato del lavoro, come si rappresentino se stesse e la vita, quali risposte e quale immaginario avanzino con loro. Avviato il percorso, è però accaduto che lo scambio e le relazioni con le donne intervistate abbiano lasciato il segno sulla linea di ricerca dell’autore mettendo in discussione concetti e categorie ritenuti inossidabili circa il lavoro, la vita, le motivazioni e i desideri. Ma lo scambio ha anche svelato come lo sguardo che cercava di capire cosa stesse capitando fosse quello di un uomo che stava provando a dialogare con donne, a mettersi in gioco, in un confronto non facile e spesso spiazzante, in tempi di ormai finalmente consolidata libertà femminile. Il libro è così cresciuto con le donne, con le protagoniste dei racconti e con alcune testimoni che, a partire dalla propria, hanno interrogato una generale esperienza femminile. Ed è questa esperienza che parla nel volume e che ha guidato, nella relazione stabilita dall’autore con le donne, il dipanarsi di tracce rilevanti di lavoro e di vita.
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Breve storia della Provincia di Modena
10.00
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Nel 2009 la provincia di Modena compie centocinquant’anni. L’ordinamento dell’Istituzione Provincia, così come quello delle amministrazioni comunali, risale infatti al Regno d’Italia, che ne formulò una prima organizzazione fra il 1859 e il 1865. Sebbene tali istituzioni vengano spesso dipinte come soggetti votati alla conservazione, i mutamenti degli scenari socio-politici hanno in verità prodotto, di volta in volta, profonde modificazioni sulla loro natura. Così sembra essere stato anche per la provincia di Modena, la cui storia viene qui ripercorsa nel contesto dell’Italia liberale, fascista e repubblicana. L’indagine, curata dall’Istituto storico di Modena, si muove su piani diversi cercando di analizzare, oltre ai ruoli e alle funzioni dell’Ente, la cultura degli amministratori e le politiche che hanno caratterizzato la finanza locale, i servizi sociali, l’istruzione, la creazione di infrastrutture, i rapporti tra centro e periferia, i nuovi bisogni posti dai processi di modernizzazione in relazione alla specificità del territorio.
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Il testamento biologico
8.00
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È davvero così difficile elaborare un modo laico e liberale di affrontare il problema della rinuncia all’accanimento terapeutico? O è possibile riconoscere, senza infingimenti, che esiste un diritto all’autodeterminazione personale, che esiste il principio dell’autonomia del singolo individuo? Medici, giuristi, storici, scrittori, teologi e sindacalisti discutono su un tema appassionante come quello del cosiddetto testamento biologico, denso di implicazioni religiose, morali, culturali, giuridiche, costituzionali. Nell’ottica del riconoscimento di una sovranità personale che consenta libertà di decisione e anche eventualmente di rinuncia alle cure, emerge un punto di contatto tra laici e cattolici che si rinviene nel paradigma del rispetto della persona umana. In questa nuova luce finisce con il diventare secondaria quella distinzione che invece viene oggi drammatizzata nel dibattito e che costituisce oggetto di una contrapposizione quasi violenta anche nelle proposte di legge in discussione, e cioè la differenza tra trattamento medico in senso stretto e strumenti cosiddetti di sostegno, come l’idratazione e l’alimentazione artificiale.
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Rapporto sui diritti globali 2009
30.00
€
La crisi finanziaria globale e i rischi del protezionismo, l’economia, le politiche sui redditi e quelle sociali, le trasformazioni del mercato del lavoro e la precarietà diffusa, la sicurezza e la nocività sui luoghi di lavoro, il welfare e il diritto alla salute, lo sfruttamento minorile, il lavoro e il sindacato nel mondo, le nuove e vecchie povertà, la coesione sociale e il diritto all’inclusione, il carcere e la giustizia, i conflitti sul territorio e la sicurezza, le ronde e il neoautoritarismo, il volontariato, il Terzo settore e l’economia solidale, i diritti dei consumatori e degli utenti, il nuovo mutualismo e la cittadinanza attiva, la finanza etica e i nuovi stili di vita, la decrescita e il consumo responsabile, le libertà e i nuovi diritti, le migrazioni e i rifugiati, la multiculturalità e la cultura delle differenze, i nuovi movimenti e la globalizzazione, gli armamenti e le geopolitiche, le guerre infinite e i terrorismi globali, i diritti umani e le violazioni, i conflitti religiosi e le discriminazioni, l’Europa politica e quella sociale, lo stato del pianeta, lo sviluppo e le diseguaglianze, le politiche ambientali nel mondo e in Italia: sono alcuni dei tanti temi trattati nel Rapporto sui diritti globali 2009, giunto alla sua settima edizione. Un volume unico a livello internazionale per l’ampiezza dei contenuti, che propone una lettura dei diritti come interdipendenti. È uno strumento fondamentale di informazione e formazione per quanti operano nella scuola, nei media, nella politica, nelle amministrazioni pubbliche, nel mondo del lavoro, nelle professioni sociali, nelle associazioni. Il Rapporto, realizzato dalla Associazione SocietàINformazione, è promosso dalla CGIL nazionale in collaborazione con ActionAid, Antigone, ARCI, Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA), Forum Ambientalista, Gruppo Abele, Legambiente, vale a dire con le associazioni italiane tra le più autorevoli, rappresentative e territorialmente diffuse che sono concretamente impegnate sulle problematiche trattate dal Rapporto. In ognuno degli 11 capitoli viene definito il punto della situazione e vengono delineate le prospettive del 2009. L’analisi e la ricerca sono corredate da ampie cronologie dei fatti, da approfondite schede tematiche, dai dati statistici più aggiornati, da un accurato glossario, dai riferimenti bibliografici e web, dalle sintesi dei capitoli e dall’indice dei nomi e delle organizzazioni citate. Prefazione di Guglielmo Epifani, introduzione di Sergio Segio, interventi di Lucio Babolin, Paolo Beni, Susanna Camusso, Walter Cerfeda, Franco Chittolina, Luigi Ciotti, Vittorio Cogliati Dezza, Emilio Gabaglio, Patrizio Gonnella, Maurizio Gubbiotti, Vera Lamonica, Agostino Megale, Raffaele Minelli, Filippo Miraglia, Enrico Panini, Ciro Pesacane, Morena Piccinini, Nicoletta Rocchi, Fabrizio Solari, Iacopo Viciani.
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Lavoro pubblico: ritorno al passato?
10.00
€
La CGIL e le categorie della FP (Funzione Pubblica) e FLC (Lavoratori della conoscenza), unitamente alla Consulta giuridica, hanno voluto predisporre un primo materiale di commento «scientifico» ad una legge destinata ad influenzare negativamente non solo il sistema di contrattazione nei settori pubblici, ma anche una linea di azione che, dagli anni ’90, ha caratterizzato in modo innovativo l’agire del sindacato nel sistema delle Pubbliche amministrazioni con la «privatizzazione» del rapporto di lavoro. Il ritorno ad un passato fatto di negazione dei diritti del lavoro e di subordinazione delle amministrazioni alla volontà della politica, e un neocentralismo istituzionale sono gli effetti che si perseguono con un disegno destinato a peggiorare l’efficacia delle Amministrazioni pubbliche in un momento nel quale tutti i paesi investono nella qualità delle politiche pubbliche per affrontare la crisi economica e sociale.
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Vita attiva?
13.00
€
–
18.00
€
La vita si è allungata e con essa anche la vecchiaia è divenuta più estesa e sfaccettata, imponendo alla ricerca sociale, alla politica e al sindacato una ridefinizione del ruolo economico e sociale degli anziani. Anche per questo nell’ultimo quindicennio le pressioni per un allungamento della vita lavorativa si sono imposte nel discorso pubblico, tendendo ad oscurare le numerose ragioni che nel nostro paese si frappongono alla realizzazione di questo obiettivo, non ultimi la persistente marginalizzazione della manodopera adulta e il ricorso delle imprese alle uscite anticipate. Non solo. Nella stessa società i profili della vecchiaia – anagrafico, biologico, sociale, funzionale – tendono a diversificarsi in base alle condizioni di salute, alla regolazione istituzionale del corso di vita, allo status. Per questo le lunghe durate lavorative (ovvie e in qualche misura «irrinunciabili» per le fasce della popolazione più in alto nella scala sociale e professionale) sono divenute argomento ricorrente dei dibattiti sulla riforma del welfare con termini evocativi quali attivazione e occupabilità. Meno incisivi i richiami per un ruolo socialmente utile degli anziani, che comunque rappresentano la componente generazionale più consistente nel volontariato e nelle attività partecipative. Un apporto dato in un contesto regolativo e di offerta pubblica ancora da sviluppare, che ancor oggi in Italia vive largamente di una capacità organizzativa scarsamente incentivata. Il libro raccoglie e rielabora una fitta serie di risultati di ricerca realizzati dall’Ires grazie alla costante collaborazione con lo Spi e con altri istituti e network di ricerca. Dalle analisi pubblicate emerge preoccupazione per una nuova declinazione del rischio sociale della «seconda metà della carriera», mentre si sottolinea il ruolo di pubblica utilità svolto dagli anziani attraverso le attività volontarie e partecipative.
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Malapolitica
10.00
€
A partire dagli anni cinquanta, e di fatto fino ai nostri giorni, si è affermata in Calabria una visione distorta della politica intesa come leva decisiva, se non unica, del superamento dei gravi problemi della regione. Gaetano Lamanna, che vi è stato dirigente del PCI e della CGIL, ripercorre alcuni momenti significativi della storia recente di un territorio che ha vissuto mutamenti molteplici, e racconta le tappe che hanno segnato l’instaurazione di un sistema politico e di potere tanto forte quanto di basso profilo civile e morale. Se la Calabria, ancora oggi, è in testa nei primati negativi e ultima nelle graduatorie positive, la ragione di fondo va cercata nei limiti di un ceto politico che ha assunto direttamente la rappresentanza degli interessi, costruendo una fitta rete di controllo finalizzata ad elargire favori e a raccogliere voti. I calabresi, a questo punto, per imboccare una strada diversa, dovrebbero liberarsi da ogni forma di tutela e di «dipendenza», ridare alla politica dignità e, insieme, un ruolo meno invasivo. È necessario suscitare una battaglia delle idee, credere nei giovani, promuovere cultura e innovazione in tutti i settori. Il presupposto di tutto ciò è però un «salto», una discontinuità vera, non solo proclamata.
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Novecento contemporaneo
15.00
€
Il volume raccoglie contributi originali di ricerca e di studio dedicati al percorso intellettuale e politico di uno dei maggiori protagonisti della storia della sinistra italiana e internazionale del Novecento. Insieme e oltre ai temi e ai periodi storici trattati, il dato di originalità è rappresentato dal punto di osservazione degli autori: tutti appartenenti a una giovane generazione che non ha vissuto i contesti culturali e politici della biografia di Lelio Basso. Ciò ha permesso uno sguardo più libero che si confronta con maggiore forza con le domande del presente. La seconda parte del volume è dedicata all’esperienza dei Comitati di solidarietà democratica, dal 1948 impegnati nel patrocinio dei processi penali e civili intentati contro i partigiani, di cui Basso fu protagonista e di cui si offre una prima importante guida archivistica. Promosso dalla Fondazione Basso, il volume è curato da Giancarlo Monina e contiene contributi di Claudio Corradetti, Sergio Falcone, Antonio Fanelli, Andrea Mulas, Tommaso Nencioni, Michela Ponzani, Ilaria Romeo.
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