• CM 1-2022

    12.00 

    Editoriale

    • Aldo Tortorella, L’origine della guerra e la lezione di Berlinguer

    Osservatorio

    • Paolo Soldini, Il conflitto in Ucraina e il patto non scritto tra Gorbaciov e Baker
    • Piero Di Siena, Il bis di Mattarella nella dirompente crisi organica italiana
    • Claudio Treves, Un primato italiano: bassi salari e bassa produttività
    • Davide Bubbico, Stellantis Italia: i rischi di residualità industriale e occupazionale

    Laboratorio culturale

    • Attilio Trezzini, L’archivio Garegnani: le tracce di un grande intellettuale
    • Alessandro Barile, Rossanda e la politica culturale del Pci negli anni Sessanta
    • Fabrizio Marino, Democrazia diretta e rappresentanza
    • Giorgio Pagano, Gramsci oltre Gramsci: il dibattito della sinistra nella seconda metà del Novecento
    • Maurizio Auriemma, Marx e la teoria politica

    Schede critiche

    • Fabio Vander, Il nome della sinistra
    • Francesco Marola, Letteratura e democrazia in Lukács
    • Vincenzo Galatioto, Per leggere Il capitale
  • CM 2/3-2022

    12.00 

    I cento anni di Berlinguer

    • Aldo Tortorella, Idee per il mondo nuovo
    • Francesco Barbagallo, Democrazia socialista e sviluppo equilibrato
    • Gianni Cuperlo, Segretario del partito, non partito del segretario
    • Marco Fumagalli, Un politico amato dai giovani e che cercò di comprenderli
    • Sergio Gentili, La difficile conquista di una coscienza ambientalista
    • Gianfranco Nappi, Un nuovo scenario per un mondo pacifico e giusto
    • Lalla Trupia, Dalla “questione” alla “rivoluzione” femminile
    • Livia Turco, Lo scambio con Bettazzi e la questione cattolica
    • Vincenzo Vita, 1984: George Orwell e l’anno orribile
    • Chiara Valentini, Klaus Pumberger, La vita di Berlinguer tradotta in tedesco

    Osservatorio - La guerra e la pace

    • Alberto Negri, La deriva continentale aperta dalla guerra
    • Pasqualina Napoletano, Stati Uniti d’Europa: il momento è adesso
    • Michele Mezza, Le tecnologie in battaglia possono cambiare la politica?
    • Elisa Marincola, L’informazione embedded
    • Alberto Leiss, «Le guerre giuste non esistono». La nonviolenza di Francesco

    Laboratorio culturale

    • Massimo Pivetti, Sulla teoria moderna del sovrappiù come economia politica neomarxiana
    • Marco Gatto, Lukács e Gramsci: un confronto sui temi letterari ed estetici
    • Lelio La Porta, Gramsci, Lukács e la critica a Bucharin

    Ripensando il passato

    • Corrado Morgia, «Ho fatto quello che si doveva fare». Intervista a Marisa Cinciari Rodano
  • Il movimento sindacale, è questa la tesi che accompagna il libro, deve molto ai lavoratori e alle lavoratrici edili, al loro spirito resistente, alla loro dignità e capacità di farsi corpo unico, nonostante le difficoltà, la discontinuità, la fatica, la precarietà. E deve molto ai lavoratori delle cave, delle fornaci, del legno. Partendo dalle intuizioni di fine Ottocento, passando per le elaborazioni politiche di inizio Novecento (le Casse Edili) e l’incontro con il socialismo, fino all’avvento del fascismo. E poi le lotte per la ricostruzione e per il Piano del lavoro, per la conquista dello Statuto dei lavoratori, le lotte per la casa e per la riforma urbanistica e oggi per la rigenerazione delle città e il rilancio del Sud Italia. Numerosi sono stati i contributi dei lavoratori delle costruzioni (tra i fondatori della Cgil) al Paese e al movimento sindacale. Contributi che la Fillea ha continuato a portare avanti promuovendo battaglie importanti: dalla lotta al lavoro nero e per la sicurezza alla rigenerazione urbana, dalla centralità dei contratti collettivi alle tutele negli appalti, dall’integrazione dei migranti alla difesa di vecchie e nuove professionalità, e non ultimo per la pace e per la giustizia.
  • Il volume, unendo al rigore dell’indagine storica l’agilità dell’esposizione e la vivacità offerta dal copioso materiale documentario e iconografico, racconta in modo sintetico e divulgativo la storia centenaria della Confederazione generale italiana del lavoro, collocandola all’interno della più generale vicenda italiana, fatta di avvenimenti politici, trasformazioni economiche, mutamenti sociali e culturali. Seguendo il filo conduttore della storia della CGIL il volume esamina così il ruolo delle classi dirigenti politiche ed economiche, la natura delle istituzioni, l’evoluzione del sistema produttivo, la dialettica tra le classi sociali, le culture popolari, le identità territoriali e professionali. Al centro dell’affresco storico fornito dal volume si collocano i due concetti costitutivi della CGIL: il valore sociale del lavoro, cioè la sua capacità di agire in modo organizzato e collettivo per ridurre le disuguaglianze e per promuovere le libertà; e il valore della confederalità, attraverso il quale il sindacato riesce a rappresentare e tutelare l’interesse generale delle classi lavoratrici. Il testo si compone di quattro parti: La CGdL e l’età liberale, dall’Ottocento alla crisi dello Stato liberale nel primo dopoguerra; La CGdL e il fascismo, che esamina il ventennio della dittatura; La CGIL e la costruzione della democrazia, che ripercorre il secondo dopoguerra, fino agli anni sessanta; La CGIL nella crisi italiana e globale, che analizza le vicende che a partire dalla crisi degli anni settanta del Novecento arrivano ai primi anni del nuovo millennio. Completano il volume le conclusioni, La CGIL del tempo presente, che rivisitano le cronache degli ultimi venti anni. La narrazione viene arricchita con la riproduzione di interessanti documenti storici, nonché di brani di dirigenti o personaggi pubblici idee fondamentali del sindacalismo; il testo è inoltre impreziosito da foto, quadri, citazioni e schede che espongono di approfondimento. Al termine di ciascun capitolo, sono inserite pagine di storiografia e brevi bibliografie di orientamento, nelle quali sono indicati sia i «classici», sia gli studi più recenti di storia del movimento sindacale.
  • RPS N. 1/2022

    22.00 
    L’azione sociale oggi in Italia
    • Volontariato, cooperazione, movimenti sociali e mobilitazione civile
    • Assegno unico e universale tra equità e sostegno alla natalità
    • Quale Riforma per il sistema previdenziale
  • L’articolo parte dalla norma legislativa che riflette l’estensione dell’universo dei volontari in tutti gli ambiti della vita sociale, dalle forme organizzate a quelle nuove di partecipazione civica informale nel campo dei «beni comuni», fino ai singoli impegnati nella solidarietà di prossimità. Cerca di spiegare questa evoluzione nel tempo: dalla legge 266/1991 che contemplava un fenomeno di organizzazioni di volontariato alla Riforma del Terzo settore che valorizza la risorsa umana volontaria in ogni formazione. L’allargamento della base volontaria, con la crescita delle realtà del Terzo settore e dell’impegno dei cittadini per lo sviluppo delle comunità locali, deve fare i conti con una tendenza a considerare «volontari » anche soggetti che, pur svolgendo attività di «utilità sociale», non hanno tutti i requisiti di spontaneità, gratuità e solidarietà propri dell’identità specifica del volontariato, che va tutelata. Tuttavia si tratta di un fenomeno di partecipazione dei cittadini e di democrazia dal basso da incoraggiare anch’esso.
  • Gli immigrati, spesso confusi con i richiedenti asilo sbarcati sulle coste italiane, sono esposti a rappresentazioni stereotipate: come predatori delle risorse nazionali, oppure come poveri da assistere. Il nesso tra immigrazione e volontariato è declinato come un insieme di attività svolte da organizzazioni e cittadini italiani a favore degli immigrati. Questo articolo presenta invece i risultati di una ricerca che ha indagato il versante opposto: la partecipazione ad attività di volontariato da parte di persone di origine immigrata: sono stati raccolti 658 questionari e 89 interviste in profondità, a livello nazionale. Il fenomeno è interpretato alla luce della letteratura sulle esperienze di cittadinanza dal basso. Mediante il volontariato, i protagonisti rivendicano piena appartenenza e volontà d’integrazione nella società italiana. Lo fanno a volte esibendo consapevolmente simboli identitari, come il velo islamico. Oppure dando un significato micro-politico alle attività svolte, per esempio aiutando i nuovi arrivati a navigare nei meandri della burocrazia dell’accoglienza. Altre volte ancora, più esplicitamente, collegando le attività solidaristiche con la militanza associativa e l’attivismo politico.
  • Il contributo propone una riflessione sul volontariato organizzato in Italia negli anni tra la crisi del 2008 e quella pandemica. Si compone di due parti. La prima ricostruisce i mutamenti più significativi nell’identità delle organizzazioni di volontariato in Italia, mettendo in evidenza l’eterogeneità interna di questo pezzo di solidarietà organizzata e le tendenze nel campo delle attività e delle azioni di tutela dei diritti. La seconda parte, attraverso documenti e banche dati di fonte Caritas, propone un focus sul volontariato di base tra le due crisi e indaga il cambiamento nell’ambito dei servizi e in quello dell’advocacy. Ne emergono considerazioni conclusive sia sulla tendenza adattiva delle organizzazioni di volontariato sia sulla presenza di alcune tracce di innovazione riferibili al rafforzamento dell’advocacy e alla partecipazione di volontari giovani.
  • Sono passati trent’anni dall’approvazione della legge sulla cooperazione sociale. Se si considerano le prime esperienze degli anni ’70, ben più lungo è il cammino di questo poliedrico attore sociale. E molteplici sono i tratti caratterizzanti che via via si sono aggiunti: aziendalizzazione, ibridazione profit e finanza di investimento, riconfigurazione dei rapporti con la pubblica amministrazione ecc. Attore multiforme anche per la variabilità di dimensioni, culture organizzative, vision e mission ecc. che lo caratterizzano. Tutto ciò ha legami e impatta sul radicamento territoriale, suo elemento distintivo. Fondamentale, quindi, risulta essere la questione del se e come la cooperazione sociale possa continuare ad abitare e appartenere a un territorio. A partire dai dati disponibili, il contributo offre: una profilatura del mondo della cooperazione sociale sia di inserimento lavorativo che di erogazione di prestazioni sociali, sanitarie e educative; un approfondimento dei processi trasformativi endogeni, e di contesto, di maggiore rilevanza per le seconde; la focalizzazione su alcuni interrogativi e sfide nella relazione con i sistemi di welfare locale, particolarmente stressati dalla pandemia da Covid-19.
  • Le molte forme di solidarietà e mutualismo dal basso che si sono manifestate in questi anni, sia nel contesto della crisi economica sia in risposta alla pandemia di Covid-19, dalle grandi organizzazioni sociali alle occupazioni abitative, dai gruppi di acquisto solidale alle fabbriche recuperate, passando per i centri sociali e le sperimentazioni di welfare dal basso, sono state spesso interpretate come fenomeni del tutto spoliticizzati, forme di «resilienza» incapaci di produrre resistenza e alternativa, risposte automatiche di un corpo sociale che si adatta a contesti emergenziali senza sviluppare pensiero critico e traiettorie di attivazione collettiva di lungo periodo. Questo articolo propone uno sguardo più complesso su questi fenomeni, concentrandosi su quelli più strettamente legati a un background e una prospettiva di movimento, e analizzandoli dal punto di vista dello studio dell’azione collettiva, trattandoli come casi di azione sociale diretta. L’analisi, basata su un lungo lavoro di ricerca sul campo, permette di far emergere i processi di interazione tra percorsi di politicizzazione di lungo periodo e momenti di attivazione di massa emergenziale. Un quadro d’insieme che indica alcune tendenze di fondo di trasformazione dell’azione collettiva all’inizio XXI secolo.
  • Le forme di azione collettiva si modificano con il mutamento della società. Così, nel terzo decennio del XXI secolo, i movimenti sociali urbani e le azioni dirette presentano caratteristiche tanto peculiari quanto ambigue: frammentazione, depoliticizzazione, ricerca del consenso più che di conflitto, professionalizzazione della partecipazione. Il presente contributo, seguendo un’ipotesi originale di costruzione tipologica fondata sul doppio binomio «consenso-conflitto» e «società-comunità», offre una prospettiva di analisi di alcune, recenti, esperienze di azione diretta, mettendone in luce proprio la loro «natura ibrida».