• Prima donna nella lunga storia del sindacato entrata a far parte nel 1980 della segreteria nazionale della Cgil su proposta di Luciano Lama e dell’intera segreteria confederale, Donatella Turtura è una delle figure di spicco del sindacalismo italiano. Lucida interprete dei profondi cambiamenti della società e del mondo del lavoro, il suo impegno nel sindacato è contrassegnato da una costante attenzione ai temi e alle politiche dello sviluppo. La sua intensa stagione politica e sindacale si intreccia con una parte importante della storia italiana del dopoguerra: a capo dell’Ufficio lavoratrici negli anni del boom economico, segretaria generale della Federbraccianti nella complessa fase del processo unitario, entra in segreteria confederale nel difficile tornante rappresentato dagli anni ottanta; ed è di nuovo a capo di una categoria, la Filt, in un momento cruciale per il sindacalismo confederale posto di fronte alla sfida dei sindacati autonomi, ma anche per l’Italia che si appresta ad entrare nell’Europa di Maastricht. La costituzione dell’Osservatorio socio-economico sulla criminalità del Cnel e la direzione del gruppo interdipartimentale «legalità economica» della Cgil la impegnano fino all’ultimo giorno della sua esemplare esistenza. Le analisi, le lotte e l’impegno appassionato di Donatella Turtura sono al centro delle riflessioni e delle testimonianze contenute nel volume, che si conclude con un’appendice documentaria in cui sono raccolti i suoi interventi e i contributi che ha apportato al sindacato, collaborando a ridisegnarne strategie, obiettivi e pratiche politiche.
  • Corciano

    12.00 
    Le domande che tempo fa poneva, da par suo, un grande scrittore come Italo Calvino sono una volta di più utili, oltre che intriganti, per la presentazione di un dibattito interdisciplinare, intenso e partecipato: «Cosa è, oggi, per noi la città? A chi serve? E qual è la sua funzione?». Gli interventi raccolti in questo volume costituiscono, per una parte, l’esito di un lavoro di selezione e rappresentazione di indizi sui caratteri di una trasformazione epocale che ha interessato un comune, piccolo ma strategicamente collocato nel territorio, e per la parte residua, ma non secondaria, il frutto di un dibattito spontaneo, vivace e appassionante. L’avere promosso un primo momento di riflessione sull’identità, il ruolo e le prospettive di Corciano, e l’aver poi deciso di serbarne la memoria con questa pubblicazione è da considerarsi auspicio per il lavoro di saggi e accorti amministratori, i quali, col dono di una visione strategica, sappiano promuovere un percorso di evoluzione della città e delle città che sia condiviso e realizzato dalla città e dalle città.
  • La transizione alla sostenibilità non è un processo indolore. Affermare che essa sarà possibile solo se si trasformeranno i sistemi di produzione e di consumo significa rimettere in discussione modelli culturali e sociali, equilibri economici e politici di enorme vastità e profondità. Non cogliere le implicazioni dirompenti di una simile affermazione può far comodo solo a quelle forze che non ne vogliono fare nulla. La Cgil, il sindacato italiano, non è tra questi. A dimostrarlo è la sua storia, dalla quale emerge la tensione sempre presente nel vivere il rapporto tra ambiente e lavoro. Una tensione, non priva di contraddizioni, che ha portato il sindacato ad avvicinarsi progressivamente, partendo dalle prime lotte per il diritto alla sicurezza nei luoghi di lavoro, passando attraverso l’odioso ricatto «O ambiente o lavoro», a un’idea di sicurezza più generale, tale da coinvolgere i luoghi delle attività produttive e il territorio, i lavoratori e i cittadini, come un fatto unitario e integrato. Per giungere infine a maturare l’orientamento che la qualità dello sviluppo, la sua sostenibilità, si misura con la capacità di garantire la sicurezza non solo ai lavoratori nei luoghi di lavoro, ma anche a tutti i cittadini nell’ambiente naturale. È questo un approdo che carica il sindacato di ulteriori responsabilità perché sarebbe ipocrita ignorare la strada che rimane ancora da fare per tradurre un indirizzo politico generale in una pratica quotidiana, condivisa e responsabile, di milioni di lavoratori e lavoratrici.
  • Orari e lavori

    12.00 
    Le trasformazioni in atto nelle imprese hanno conseguenze particolarmente visibili sugli orari di lavoro. L’organizzazione temporale del lavoro è diventata per le imprese uno strumento per competere sul mercato, mentre sembra appannarsi la capacità delle organizzazioni sindacali di elaborare politiche rivendicative su questo tema. Gli stessi recenti interventi legislativi, dalla direttiva europea 93/104/CE al decreto legislativo 66/03, rendono più complessa la materia, stabilendo nuovi parametri di riferimento alla contrattazione collettiva. Questo manuale vuole essere uno strumento utile per la contrattazione sindacale sui regimi d’orario: senza avere la pretesa di indicare una precisa politica rivendicativa, si propone di mettere in evidenza gli aspetti più problematici e le soluzioni individuate dai contratti nazionali e aziendali nelle aziende industriali e nei servizi paraindustriali. A questo scopo il testo è accompagnato da un CD Rom che, con aggiornamento al dicembre 2006, contiene tutte le normative a cui fa riferimento: testi contrattuali, leggi, circolari e sentenze della magistratura.
  • Nel quadro delle grandi trasformazioni di inizio Novecento, quali l’avvento della società di massa e l’avvio dell’industrializzazione, i contadini e gli operai sono al centro di quella grande stagione di scioperi che, all’alba del nuovo secolo, rivelò la molteplicità delle istanze «di base» e la frammentazione del proletariato italiano. Pari importanza assumono le vicende dei quadri attivi nel periodo immediatamente successivo, quando furono compiute scelte importanti, compendiate nel progetto di fondare un nuovo organismo, la Confederazione Generale del Lavoro. Obiettivo del volume è dunque tracciare le linee di una «storia sociale dell’organizzazione», volta a ricostruire i concreti meccanismi di funzionamento della CGdL. Ne emerge uno scenario appassionante, fatto non solo di mozioni congressuali e piattaforme politiche (finora del resto esaurientemente illustrate), quanto di donne e uomini animati da passioni ideali e interessi materiali, capaci di forti slanci unitari, ma anche di aspri scontri: una storia di grandi scioperi e di quotidianità minuta, sullo sfondo del conflitto sociale e del rapporto fortemente dialettico tra sindacato e partito socialista. Un intreccio complesso, capace comunque di produrre effetti profondi nella società italiana.
  • Viviamo in un’epoca in cui la progressiva e drammatica scomparsa della «città» va di pari passo con il sorgere di un aggregato urbano in continua e inarrestabile espansione. Un «mostro» che divora il territorio, i suoi paesaggi e la sua storia. Restituire la città alla società, ridurre l’edificazione allo stretto indispensabile per allargare lo spazio alla fruizione di tutti i cittadini: ecco l’obiettivo della CGIL vicentina. Comune agli autori di questo libro - e in particolare agli urbanisti Edoardo Salzano, Anna Marson, Marco Guerzoni e Giampaolo Bassetti - è la critica argomentata dello sprawl, ovvero di un modello insediativo disperso che non solo aggredisce la bellezza del paesaggio, ma produce anche uno sviluppo insostenibile, esasperando i fenomeni di separazione sociale e indebolendo il senso di appartenenza a una comunità civile. Di sicuro non sono solo «urbanistiche» - come ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi - le ragioni per cui è profondamente sbagliato ospitare in Italia altre basi USA. Ma le analisi contenute in questo libro sulla vicenda «No Dal Molin» dimostrano che la militarizzazione del territorio porta al suo grave e forse «incurabile» decadimento ambientale. Ecco perché la protesta è divampata così forte a Vicenza e nel Veneto. Qui se ne dà conto anche attraverso le testimonianze di autori come Mario Rigoni Stern, Noam Chomsky, Dario Fo, Moni Ovadia.
  • C’è una ragione speciale che ha indotto la Camera del Lavoro di Brescia e il suo Archivio storico a coronare le celebrazioni del centenario della CGIL con una ricerca sulla strage di piazza della Loggia. Essa risiede nel fatto che quell’episodio rappresenta non soltanto - dal punto di vista storico e politico - il punto culminante della strategia stragista, dell’offensiva materialmente e simbolicamente più tracotante ed efferata portata contro la democrazia, ma anche il luogo dove straordinariamente forte e cosciente di sé si erse la risposta popolare e, in essa, di una classe operaia matura e capace, per diversi giorni, di farsi «Stato», di destituire e sostituire sul campo - perché sola autorità morale riconosciuta - i rappresentanti delle istituzioni, nei quali si individuarono, con immediato istinto politico, i responsabili di inerzie, tolleranze o, peggio, depistaggi, collusioni, nel cui brodo aveva potuto attecchire e alimentarsi l’attacco eversivo. (Dalla prefazione di Dino Greco)
  • Mario Trozzi

    12.00 
    «Civiltà vuol dire Socialismo», scriveva nel 1919 Mario Trozzi, una figura di altissimo rilievo troppo a lungo sottovalutata dalla storiografia locale e nazionale: dagli esordi nella vivacissima sezione socialista di Sulmona fino al doppio mandato parlamentare nelle file del Partito socialista (1919 e 1921), Trozzi sviluppò un’intensa azione politica che lo vide durissimo oppositore della guerra di Libia e poi di quella mondiale. Fu infaticabile organizzatore - nell’arretrata realtà abruzzese del tempo, la stessa descritta da Silone nei suoi romanzi - del partito e del sindacato tra il nascente proletariato regionale, e pugnace propagandista del socialismo in gremiti comizi e sulla stampa dell’epoca. Durante la guerra fu esponente tra i più influenti del campo massimalista nel dibattito interno al Psi; un massimalismo, il suo, nutrito di un profondo spirito unitario che lo portò a non seguire i comunisti al congresso di Livorno del 1921. Nel 1924 si ritirò sostanzialmente dalla vita politica per dedicarsi alla sua professione di avvocato - difendendo spesso i più deboli, i ferrovieri licenziati, i perseguitati dal fascismo - e alla scrittura di testi storici, politici e letterari.
  • Incuriosito dal protagonismo femminile, l’autore ha deciso di intervistare donne di diverse età con l’intento di conoscere più da vicino la loro esperienza, di scoprire come vivano il lavoro e i cambiamenti del mercato del lavoro, come si rappresentino se stesse e la vita, quali risposte e quale immaginario avanzino con loro. Avviato il percorso, è però accaduto che lo scambio e le relazioni con le donne intervistate abbiano lasciato il segno sulla linea di ricerca dell’autore mettendo in discussione concetti e categorie ritenuti inossidabili circa il lavoro, la vita, le motivazioni e i desideri. Ma lo scambio ha anche svelato come lo sguardo che cercava di capire cosa stesse capitando fosse quello di un uomo che stava provando a dialogare con donne, a mettersi in gioco, in un confronto non facile e spesso spiazzante, in tempi di ormai finalmente consolidata libertà femminile. Il libro è così cresciuto con le donne, con le protagoniste dei racconti e con alcune testimoni che, a partire dalla propria, hanno interrogato una generale esperienza femminile. Ed è questa esperienza che parla nel volume e che ha guidato, nella relazione stabilita dall’autore con le donne, il dipanarsi di tracce rilevanti di lavoro e di vita.
  • Ventotto

    12.00 
    In fondo proponiamo delle storie. Cento storie di fabbriche e di tribunali, di piccoli o grandi soprusi, veri o presunti, inserite nel contesto storico e politico degli anni in cui si sono verificate, raccontate nel loro sorgere e svilupparsi, sino ad un epilogo finale in tempi incredibilmente brevi grazie a quella norma straordinaria che è l'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori.
  • Questo libro ripercorre la storia di un quartiere periferico di Roma che, in ragione di circostanze spesso drammatiche, è diventato un simbolo delle lotte sostenute dai lavoratori romani negli ultimi cento anni. Il quartiere è il Quadraro e i lavoratori quelli dell’edilizia. La storia dell’edilizia s’intreccia e, per molti versi, s’identifica con la storia dell’espansione fuori dalle mura e della speculazione sulle aree, fabbricabili e non fabbricabili, che ha caratterizzato la crescita abnorme e sregolata della città. Di conseguenza le vicende dei lavoratori edili sono strettamente legate alla storia civile, sociale, politica e urbanistica di Roma. La storia del Quadraro, quartiere in cui si concentra una parte importante degli edili romani, assume pertanto un significato emblematico per l'intera città. Emblematico di una vicenda più generale è stato anche il rastrellamento del quartiere effettuato dai nazisti il 17 aprile 1944, che colpì soprattutto gli edili e che viene approfondito nella seconda parte del volume attraverso una raccolta di saggi e testimonianze presentati il 4 marzo 2005 in occasione della giornata di studi organizzata dalla Fillea Cgil. Completano il libro un’ampia rassegna di fotografie storiche e un DVD realizzato dagli alunni della III B del Liceo classico Benedetto da Norcia.
  • Può un dizionario del pensiero organizzativo essere utile, suscitare un qualche interesse, non solo tra le schiere di studenti che una riforma universitaria ricca soprattutto di incongruenze sta trasformando in veri e propri credit hunter, ma anche tra le file di tutti coloro, sindacalisti, imprenditori, dirigenti, formatori, professionisti, knowledge worker, che con i sistemi organizzativi e l’innovazione si ritrovano, in maniera più o meno consapevole, a fare i conti ogni giorno? La risposta è in questo testo di introduzione e di divulgazione, che si propone di essere agile senza essere superficiale, semplice senza essere banale, un prodotto di qualità utile tanto a coloro che hanno bisogno di consultare quanto a quelli che hanno l’esigenza di imparare. Con due idee di fondo. La prima dice che sono le connessioni, le interdipendenze, le relazioni, la chiave di accesso per scrutare i segni del tempo, leggere e interpretare i molti volti del cambiamento, individuare nodi di intersezione e spazi di condivisione per l’agire sociale, trasferire conoscenze e saperi all’interno delle organizzazioni. La seconda che, in una società meno inflazionata di informazioni e deflazionata di senso, la qualità della vita familiare, aziendale, sociale, e dunque la qualità della democrazia e della cittadinanza, dipendono dalla consapevolezza, la determinazione, la capacità di stabilire connessioni, da parte delle singole persone, almeno tanto quanto dall’efficienza e dalla credibilità delle strutture.