• Gli appalti pubblici in Italia sono stati utilizzati, storicamente, come un modo per soddisfare interessi privati, sia delle imprese sia di amministratori e burocrati, permettendo alle mafie di fare grandi affari, soprattutto nel settore delle costruzioni, inquinando il mercato del lavoro e provocando distorsioni nel meccanismo di domanda e offerta. Una risposta concreta è arrivata dal CCASGO, il Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle Grandi Opere, e dalle organizzazioni sindacali degli edili di CGIL, CISL e UIL, che sono riusciti a fare emergere l’inquinamento mafioso, utilizzando la tracciabilità finanziaria, la gestione legale e trasparente dei cantieri e il monitoraggio dei flussi di manodopera. Questa esperienza, realizzatasi attraverso le Linee Guida Antimafia e i Protocolli di Legalità, ha determinato non solo un avanzamento della «legislazione di prevenzione», ma anche una serie di procedure che i soggetti firmatari devono attuare. Pertanto, con i Protocolli di Legalità si sa chi, quando e come deve realizzare le azioni prescritte. Il sindacato è certo che questa attività di prevenzione attiva allargherà il sol-co tra quanti alimentano il sistema di illegalità e quanti, forti dei principi costituzionali, vogliono vincere una guerra civile strisciante che dura dall’Unità d’Italia ad oggi. Il testo raccoglie importanti contributi di Ivan Cicconi, Bruno Frattasi, Alessandra Guidi, Salvatore Lo Balbo, Leonardo Miconi, Sara Spartà.
  • L’attenzione verso il reddito di base è alta anche nel nostro paese. Oltre ai progetti di legge depositati in Parlamento, alle proposte di studiosi e di organizzazioni sociali e alle iniziative adottate a livello locale, è di fine gennaio 2016 l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri di un disegno di legge in materia di contrasto alla povertà. A prescindere dai vincoli finanziari, le obiezioni culturali nei confronti di un reddito di base restano, tuttavia, forti e variegate. Attraverso un’analisi rigorosa, ma di facile lettura, il volume mira a fornire gli strumenti cruciali per orientarsi in questo dibattito. Entra nel dettaglio delle principali configurazioni di reddito di base, dal reddito minimo al reddito di cittadinanza, all’imposta negativa, alle dotazioni di capitale fino alle tante declinazioni che ciascuna forma può assumere. Esamina le più recenti evoluzioni in atto nell’Unione europea e in Italia. Infine, argomenta con forza le diverse ragioni di giustizia e di efficienza a favore di un reddito di base, delineando le principali implicazioni per le politiche pubbliche.
  • Da oltre trent’anni la criminalità organizzata rappresenta in Italia un argomento molto discusso e approfondito, sia dai policy makers che dagli studiosi. Si è sviluppata anche una produzione mediatica, che spazia dalla letteratura popolare alla realizzazione di specifici format televisivi. Infine, nella società civile, si sono sviluppate vere e proprie forme di professionalità legate al contrasto delle organizzazioni criminali. La mafia e l’antimafia sono così diventate due campi attraversati da conflitti politici e culturali, all’in-terno dei quali il contrasto del fenomeno si sovrappone alla costruzione e alla riproduzione di rendite di posizione, che chiamano in causa il sistema politico, i rapporti di produzione, il sistema giudiziario e le garanzie del sistema penale. Vincenzo Scalia, da anni attivo nello studio dei fenomeni mafiosi, ci propone una lettura delle mafie e delle antimafie basata su due cardini: il primo riguarda la trama costitutiva delle organizzazioni mafiose, che l’au-tore vede speculare alle trasformazioni produttive; il secondo riguarda la necessità di osservare i fenomeni mafiosi senza tralasciare l’aspetto della tutela dei diritti individuali e collettivi. Se si vuole contrastare le mafie, suggerisce l’autore, si tratta piuttosto di ripartire proprio da una società attenta alle garanzie individuali e al-l’emancipazione sociale.
  • Il declino negli anni Ottanta del PCI, maggior partito di massa in Italia, non fu soltanto legato alle contraddizioni del comunismo mondiale e alla preclusione che le forze della guerra fredda opposero a un percorso di integrazione democratica di quel partito. La vicenda di quel declino rivela aspetti generali di mancato sviluppo democratico delle democrazie come tali: nuove soggettività politiche, partecipazione di cittadini competenti e autonomi, rispetto della dignità delle persone, nuovi bisogni, allargamento dei sistemi politici. Tutto questo si manifestò in quel decennio, e tutto fu respinto, la guerra tornò sulla scena del mondo, il Sud d’Europa e soprattutto il Mediterraneo furono abbandonati a esiti tragici. Questi temi furono colti e segnalati con grande anticipo in una singolare esperienza di ricerca promossa dal CRS, Centro Studi del PCI, che per quindici anni con la direzione di Pietro Ingrao provò a orientare il par-tito verso riforme del sistema politico e a contribuire da sinistra alla costruzione europea. La chiusura del partito a quei temi e a quelle proposte è un aspetto particolare del suo declino. Oggi l’interesse per quella vicenda, che l’autore ricostruisce dall’interno per il ruolo svolto nel CRS, è dato anche dall’attualità delle questioni irrisolte: le riforme istituzionali e costituzionali, l’unione politica dell’Eu-ropa, forme e ruolo delle nuove soggettività.
  • I primi settant’anni dell’UDI (1945-2015) coincidono, non a caso, con i primi settant’anni della Repubblica italiana, con la sua storia, della quale la storia delle donne è parte costitutiva e integrante. Questo libro raccoglie le relazioni e gli interventi, rielaborati dalle stesse autrici, delle protagoniste del convegno Fare storia, custodire memoria, svoltosi il 7 ottobre 2015 nella Sala Aldo Moro della Camera dei deputati, organizzato dall’Unione donne in Italia, per ricostruire e riflettere collettivamente su questi due compleanni vicini, che legano la storia del movimento delle donne a quella del paese e ci ricordano del contributo enorme – sebbene troppo spesso colpevolmente sottaciuto – da loro offerto alla Liberazione e al progresso dell’Italia. Ricerche storiche, memorie e testimonianze che rilevano fatti e aspetti inediti della storia del periodo che va dalla Resistenza all’oggi; riflessioni sul «daltonismo» degli storici che non colgono la significatività della presenza delle donne nella storia. Un confronto sui temi dell’oggi, sulla politica non tanto per le donne, ma delle e con le donne, sullo storico dilemma tra uguaglianza e differenza.
  • Un mercato clandestino, dove immigrati rivendono cose di seconda mano e provenienti da circuiti informali su lenzuola stese a terra, si sviluppa da vent’anni nel cuore della città di Genova a due passi dal Porto antico. Oggetto di vessazioni e sequestri continui, il mercato è stato mal tollerato con un’escalation di xenofobia e attacchi politici che lo hanno fatto sparire agli occhi dei genovesi nell’aprile 2015, alla vigilia delle elezioni regionali, vinte poi dal centro-destra. Nell’autunno 2015 il Comune di Genova ha quindi promosso un progetto di mediazione dal nome «Chance» che ha portato all’emersione di un gruppo di emigrati con una nuova collocazione sotto le mura di Sarzano, a duecento metri dai luoghi scelti in passato, ma una parte del vecchio mercato resiste di notte nei portici di Sottoripa. L’inchiesta di tipo etnografico tra gli immigrati trovarobe racconta i percorsi a caccia di oggetti, la percezione della discriminazione di questo lavoro che diventa spesso camera di compensazione in periodi di disoccupazione. Le parole degli altri attori coinvolti (abitanti, commercianti, amministrazione e polizia) ci interrogano sulle dinamiche migratorie, sulla precarietà del mondo del lavoro in Italia, sul diritto all’utilizzo delle città da parte di nuovi e vecchi abitanti e sulle nuove povertà.
  • Logistica

    12.00 
    La logistica è qualcosa di più delle funzioni di trasporto e distribuzione cui è solitamente associata. Le trasformazioni del processo produttivo, la diffusione su larga scala del container e dei principi dell’intermodalità e della multimodalità, l’intensificazione dei processi di digitalizzazione e la formazione di nuovi spazi infrastrutturali hanno portato ciò che ruota intorno alla logistica a conquistare un ruolo di primo piano nell’economia e nella politica globali. Porti, zone economiche speciali e corridoi sono così divenuti snodi cruciali all’interno di una nuova mappa del potere. Attingendo da molteplici fonti e approcci disciplinari, questo libro sostiene che la logistica sia da considerare tra gli elementi costitutivi della globalizzazione e – introducendo la categoria di «politica dei corridoi» – analizza il modo in cui essa è diventata un fatto politico che promuove nuove modalità di governo e decisione, spingendo a ripensare la forma Stato e le forme dell’agire politico.
  • Mafia Capitale

    12.00 
    Gli autori, partendo dal racconto delle proprie «storie», spiegano, descrivono ed analizzano la «precondizione» che è alla base del fenomeno Mafia Capitale: lo sfruttamento pesante, fatto di retribuzioni bassissime ed assenza di tutele e diritti, dei lavoratori e delle lavoratrici che operano nell’ambito di quelle cooperative sociali «centrali e nevralgiche» nel sistema economico e criminale «Carminati-Buzzi». In questo contesto, alcune recenti modifiche legislative imposte dal Governo, attraverso il Jobs Act e la riforma del terzo settore, stanno determinando un ulteriore peggioramento delle condizioni del lavoro, accompagnato da un consistente aumento degli «utili» per le attività di cooperative che, in questo modo, risultano ancora più esposte a fenomeni d’illegalità diffusa. Sono temi che interessano non solo Roma bensì l’intera nazione, segnata, negli ultimi trent’anni, dall’affermazione di quella cultura «liberista» che ha portato verso la privatizzazione di servizi pubblici ed universali e, insieme, ha finito con il contaminare in maniera pesante e negativa anche quell’esperienza della «cooperazione» nata con ben altro spirito e ideale. Una realtà che, a giudizio degli autori, va modificata radicalmente attraverso interventi strutturali e profondi capaci di «riscattare il lavoro» da ogni forma di sfruttamento e di schiavitù. Solo un lavoro dotato di tutele, diritti ed equa retribuzione può garantire la qualità delle prestazioni e dei servizi in una delicata e complessa sfera come quella delle attività socio-sanitarie e assistenziali. Ridare centralità e dignità al lavoro rappresenta l’unico modo per aggredire alle fondamenta l’illegalità e creare le condizioni affinché fenomeni come quello di Mafia Capitale non si possano ripetere.
  • Accostare le asprezze della guerra di Liberazione alla nascita dello sport popolare sembra essere un autentico azzardo, eppure l’esperienza fiorentina del Fronte della gioventù, che aveva partecipato in prima linea alla lotta contro il nazifascismo, dimostra che non è affatto così. Il volume ripercorre le vicende di un’organizzazione che ha avuto vita breve, ma che ha costituito un esperimento unico di autonomia rispetto all’allineamento partitico; un laboratorio di associazionismo e democrazia partecipata aperto alle iniziative politiche e culturali dal basso. Proprio nel delineare un programma di ricostruzione nazionale, il Fronte aveva indicato nello sport una delle leve attraverso cui i giovani avrebbero potuto tornare a vivere e a sperare, incoraggiandone la rinascita e una più ampia diffusione. Ed è a Firenze, sia in modo diretto sia attraverso i movimenti giovanili di altri partiti della sinistra, coinvolgendo la CGIL, il sindacato metalmeccanici FIOM, fabbriche e aziende come l’Officina Galileo, l’Officina motori delle ferrovie, la Società elettrica Valdarno, l’Istituto geografico militare, che il Fronte si è fatto, più che altrove, promotore della creazione di un’organizzazione nazionale per lo sport popolare. Sarà un’esperienza determinante, da cui avrà origine, pur in un percorso non lineare e carico di contraddizioni, la costituzione stessa dell’UISP.
  • Quando l’8 agosto 1956 l’orologio dell’emigrazione italiana in Belgio improvvisamente si ferma, nel fondo del Bois du Cazier, a Marcinelle, si trovano undici minatori provenienti dalla provincia di Pesaro. Nove vi sono nati, due hanno vissuto lì una parte importante della loro vita, prima di emigrare in Belgio. La provincia di Pesaro si trova immersa in una delle più gravi catastrofi minerarie del dopoguerra, accomunata alle vicende e ai dolori di altre terre. Oggi il Bois du Cazier è uno dei sacrari dei lavoratori europei. Davanti al lutto che ancora grava nella memoria collettiva, ogni confine sfuma, rompendo steccati nazionali o regionali. Ma dentro la Storia si racchiudono piccoli e grandi racconti delle vittime che portano con sé un proprio vissuto con profonde radici in un determinato territorio. A sessant’anni dalla tragedia, in un anniversario che diventa momento di riflessione, questo libro ricostruisce la storia del rapporto peculiare tra la provincia di Pesaro e il Belgio, a partire dall’accordo firmato tra i due paesi nel 1946, che scambiava uomini con carbone, fino ad arrivare alla tragica conclusione di Marcinelle. Il bilancio storiografico qui tracciato si articola lungo la specifica fisionomia di un territorio, attraversato da persistenze e rotture nei legami sociali e nelle strutture economiche, influenzato dalle dinamiche nazionali ed europee che dettano i caratteri del fenomeno migratorio e indirizzano le modalità delle destinazioni e delle partenze. Le vite spezzate nel sottosuolo della miniera, le vedove, gli orfani diventano protagonisti di una storia corale fatta di dolore, sacrificio e riscatto. Immagini ed emozioni del passato che sembrano congiungersi alle cronache drammatiche delle migrazioni di oggi.
  • Chi meglio del poeta-scrittore può avere facoltà di descrivere un avvenimento così importante della nostra memoria collettiva e della storia della nostra democrazia come la nascita della Costituzione? Nasce così l’idea di costruire un percorso a più voci che rilegga la nostra Carta fondamentale con gli occhi della letteratura, affrontato da generazioni che hanno avuto con essa rapporti indiretti ma forti, sostenuti dall’orgoglio e dall’identità partecipativa trasmessa loro dall’esperienza e dai ricordi dei padri o addirittura dei nonni. Dopo aver celebrato i settant’anni della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e aver spento le settanta candeline della Repubblica, questo libro vuole essere soprattutto un appello affinché tali premesse costituzionali si concretizzino nella loro carica etica e democratica, soprattutto oggi, in cui il nostro paese è preda di un malessere che affievolisce e sfilaccia il tessuto dei rapporti interpersonali. Oggi spetta a tutti noi tenere viva la tensione morale, la forza di volontà, la spinta riformatrice che caratterizzarono il lavoro dei padri costituenti, poiché con la poesia, la creatività, la cultura si possono recuperare le energie perdute per scongiurare la «profezia» di George Santayana: «Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo».
  • Riccardo Terzi, nato a Bergamo nel 1940 e morto a Milano nel 2015, lascia un prezioso contributo di studi, che il Gruppo di lavoro a lui intitolato si prefigge di ordinare e valorizzare, partendo da questo lavoro, realizzato con la Cgil di Bergamo. Il volume raccoglie gli esiti di un se minario del 2015 con contributi, tra gli altri, di Adolfo Braga, Aldo Bonomi e Marco Revelli, un’intervista a Terzi e alcuni suoi interventi sulla storia e i mutamenti dei rapporti fra i soggetti della rappresentanza politica e della rappresentanza sindacale. «Terzi si interroga sulle trasformazioni della politica e della democrazia partendo da lontano, da quel repertorio di possibilità che è il passato. E misura la prossimità, e soprattutto la distanza, del presente rispetto a quel passato. Il paradosso di un modello di regime politico che nasce nel conflitto sociale per l’inclusione di ampie frazioni di popolazione escluse e finisce per funzionare come un sistema oligarchico destinato a configurare un’arena, distante dalla cittadinanza democratica, in cui si svolgono meri giochi di potere, è messo in luce da Terzi che può così insistere sul mutamento strutturale di ciò che usiamo chiamare ‘politica’. E l’effetto inaspettato dell’esercizio del senso della storia è che solo così puoi vedere in altro modo lo stato delle cose presenti, puoi abbandonare un modo ormai opaco e distorto di nominare le cose e, forse, puoi scovare con uno sguardo libero e critico un varco per possibilità e alternative che la dittatura del presente azzera e rende opache o inaccessibili» (dalla Prefazione di Salvatore Veca).