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Editoriale Aldo Tortorella, Il pericolo di oggi e il suo nome Osservatorio Filippo Miraglia, Immigrazione: le verità rimosse e la via d’uscita dal razzismo Jean-Claude Paye, Gilets jaunes: popolo o proletariato? Francesco Consiglio, La presidenza Trump e il movimento pacifista statunitense Luca Romaniello, La carta della Cgil: una nuova stagione per i diritti del lavoro Laboratorio culturale Denis Melnik, Le narrazioni come forza materiale: la parabola della Nep e la caduta del sistema sovietico Alberto Diaspro, Il pane e le rose per umani e umanoidi nel tempo delle nanotecnologie Massimo Modonesi, Considerazioni sul concetto gramsciano di “classi subalterne” Chiara Meta, Formazione dell’uomo e personalità in Antonio Gramsci. Un confronto con il pragmatismo Giovambattista Vaccaro, André Gorz ieri e oggi Schede critiche Giacomo Gambaro, La nuova coscienza femminile del mondo Fabio Vander, Populismo e comunismo italiano Pasquale Voza, Capitale umano e ideologia del merito
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Brancaccio, Cavallaro In ricordo di Giorgio LunghiniDuecento anni dopoTortorella La rivincita di Marx su detrattori e immemoriOsservatorioVita Movimenti della post-politicaGrandi E adesso, povera sinistra?Moltedo L’occasione dei democratici UsaDiscussioniCigarini La battaglia della narrazioneLaboratorio culturaleCacciatore, Gatto, La Porta, Liguori Letture di MarxBarbagallo L’evoluzione del capitalismo nelle analisi di MarxBarile Realismo ed etica in LeninAqueci Il valore economico e la questione meridionale in alcune note manoscritte di Piero SraffaPiotto Gramsci, Bourdieu: i subalterni e la critica dell’ideologia neoliberistaVoza L’era del realismo capitalista
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La vicenda di Francesco e Peppino Capobianco – padre e figlio, l’ufficiale e il comunista – è emblematica di quel conflitto generazionale che segnò il complesso passaggio dal fascismo alla Repubblica, per divenire poi uno dei tratti peculiari e costanti di gran parte della seconda metà del secolo scorso. Gaeta, splendida città della riviera di Ulisse, appena assegnata per diretto volere del duce Benito Mussolini alla provincia di Roma dopo la soppressione di Terra di Lavoro nel 1927, ne è la principale cornice. La città, dopo aver perduto il ruolo di fortezza del Regno meridionale, attraverso trasformazioni urbanistiche, l’insediamento di una grande vetreria, il rilancio delle attività portuali e la costruzione della città giardino di Serapo, tenta in quegli anni la strada di un nuovo sviluppo fondato sulle risorse del territorio. Ma lungo il faticoso percorso incontra la guerra e la spietata occupazione tedesca che si scatena contro i militari italiani e la popolazione civile in un punto strategico della linea Gustav dopo l’8 settembre 1943. Qui Francesco Capobianco – un ufficiale del Regio esercito, pluridecorato della Grande Guerra, che sceglie a rischio della vita di rimanere fedele al Re – e il figlio Peppino – studente eccellente dall’animo generoso e sensibile – vivono il calvario patito dalla popolazione di Gaeta dopo l’Armistizio; i due riescono a salvarsi con una fortunosa fuga via mare il 17 marzo del 1944, dopo mesi trascorsi sulle montagne tra rifugi di fortuna e inaudite sofferenze. Un’esperienza dura e traumatica che accrescerà la stima reciproca tra padre e figlio ma, al tempo stesso, creerà le premesse di un lungo e doloroso conflitto familiare. Entrambi, infatti, vivranno con estremo rigore, coerenza e determinazione le opposte scelte di vita e i diversi modi di concepire la società nell’Italia liberata.
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EditorialeAldo Tortorella, Crimine capitaleOsservatorioMichele Prospero, L’alleanza del denaro e della paura che minaccia la democrazia italianaClaudio Treves, Il sindacato confederale, il governo gialloverde e l’EuropaFrancesco Forgione, Un modello economico-criminale di successo nel neocapitalismo italianoStefano Salmi, Portogallo: così governa una sinistra riformistaRaffaele K. Salinari, Le origini del radicalismo islamico contemporaneo: il caso dell’AlgeriaLaboratorio culturaleGiovambattista Vaccaro, Cosa resta di Marx. Note sul marxismo francese contemporaneoMarcello Montanari, La filosofia di MarxLuca Basile, Note su Croce fra Kant ed HegelFrancesco de Filippis, Il fenomeno carismatico in Gramsci e MichelsSimone Coletto, Sapere è politica, politica è sapere. Il problema della storia in GramsciFulvio Lorefice, Walzer e la «buona politica estera» della sinistra liberaleSchede criticheGuido Liguori, L’ultimo Lukács e la lotta per un nuovo socialismo
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EditorialeAldo Tortorella, La costruzione del popoloOsservatorioRomeo Orlandi, Lanterne rosse in AfricaAnna Maria Merlo, Macron, un liberal troppo a destraIacopo Scaramuzzi, La chiesa di Francesco, “poliedrica” e terremotata“Alternative in rete”Vincenzo Vita, La dittatura delle tecniche, l’alternativa necessariaMichele Mezza, Il dominio del calcolo: un conflitto a casa nostraPiero De Chiara, Per una intelligenza europea (non solo artificiale)Giulio De Petra, Rivoluzione digitale, una critica da sinistraStefano Bocconetti, Sui social ascoltiamo le parole degli anonimiDiscussioniDenis Melnik, Sul Putin-pensiero: il liberalismo è morto, viva il neoliberismoFrancesco Aqueci, Antonino Laganà, Oltre la frontiera. Analisi e prospettive di un nuovo inizioLaboratorio culturaleAldo Tortorella, Etica e politica in Antonio BanfiGiuseppe Cacciatore, Il marxismo di Antonio BanfiPaolo Ercolani, Marx, Lenin e la centralità della questione femminileSevgi Doğan, Rosa Luxemburg e la questione femminileAntonio Di Meo, Primo Levi. Un centenarioPaolo Desogus, La «filosofia della praxis» da Labriola a GramsciStefania Pietroforte, Usi di LeopardiSchede critichePaolo Ciofi, Rendita e sovranismo nelle città globaliAlberto Leiss, La politica nell’era digitaleFabio Vander, L’egemonia e la sinistra nel XXI secoloPasquale Voza, La (ancora) nuova ragione del mondo
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Il libro intende indagare il carattere opaco della cittadinanza femminile, inteso come persistenza di dispositivi socio-simbolici che riconducono costantemente la soggettività delle donne a funzione sociale. Questa dinamica proietta nel presente le sue ombre, producendo nuove forme di assoggettamento. L’opacità che ancora oggi circonda il lavoro di cura – non considerato lavoro, ma attività naturale delle donne, connessa alla maternità e al contesto familiare – è emblematica del funzionalismo del corpo delle donne. Le più svariate forme di disparità che le donne vivono non sono dovute all’incompiutezza delle leggi o ad un deficit dei diritti, bensì alla permanenza della divisione sessuale del lavoro e di una condizione strutturale dei rapporti di potere tra i sessi. Il volume si sviluppa lungo cinque nuclei argomentativi, volti a tracciare un bilancio sulla cittadinanza femminile: cittadinanza, lavoro, welfare, saperi, migrazione. In tali ambiti è possibile rinvenire una rinnovata forma dei processi di addomesticamento del femminile. Il filo conduttore di ogni capitolo è rappresentato dal lavoro. Inteso, nel senso più ampio, come riproduzione della vita (funzione sociale, cura, socializzazione) costituisce l’aspetto su cui si è più esercitato il disciplinamento del corpo femminile. Corpo naturalizzato, a servizio prima della modernizzazione capitalistica e poi sussunto nelle performance della nuova razionalità neoliberale.
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In questo testo ci si chiede se sia possibile perseguire, anche nel campo delle scienze sociali, non soltanto una «comprensione intuitiva» o «interpretativa», ma – come ac cade per le scienze fisiche o naturali – una «spiegazione causale» dei processi storico-sociali osservati. Per questo riteniamo che questo testo possa essere utile nell’insegnamento delle scienze umane e sociali nel nostro paese. Nel primo capitolo si discute dell’impianto metodologico di vari autori come Elias, Bendix e Wallerstein, nessuno dei quali tuttavia mostra di utilizzare metodi in gra do di raggiungere una spiegazione causale. È solo nel secondo capitolo, dedicato a Max Weber, che si vede come questo autore, tramite l’analisi storica comparata e la tecnica narrativa e «iterativa» cui egli ricorre, sia invece in grado di raggiungere una spiegazione causale, con riferimento, in particolare, alle origini del capitalismo in Occidente. Weber dimostra infatti il ruolo autonomo e innovativo rilevante che possono svolgere determinati soggetti dotati di forti convinzioni etiche (come i profeti giudaici o gli imprenditori protestanti), nell’indurre mutamenti importanti nei canoni sociali e morali dominanti. Il terzo e ultimo capitolo offre poi un riepilogo delle caratteristiche dell’analisi storica comparata, mentre nell’appendice si mostra come la concezione del «capo carismatico» di Weber muti negli ultimi anni della sua vita e come questo mutamento si comprenda meglio «storicizzando» Weber, cioè situandolo nella temperie della crisi politica e sociale della Germania di Weimar.
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EditorialeAldo Tortorella, L’eredità di un trentennioOsservatorioGiulio Marcon, L’economia italiana vaso di coccio tra i giganti globaliGiorgio Mele, L’Umbria e l’ItaliaE. Igor Mineo, L’occasione perduta di una nuova sinistra europeaVittorio Sergi, Il Rojava tra confederalismo democratico e monoculture autoritariePaolo Soldini, Trent’anni dopo: Berlino in cerca di una vera leadership europeaGuido Liguori, Per la difesa della storia e della memoria, contro l’equiparazione di comunismo e nazismoLaboratorio politicoRoberto Finelli, Nuove tecnologie, mente orizzontale e diritto al riconoscimentoEleonora Piromalli, Una teoria critica della società capitalistica da Nancy Fraser e Rahel JaeggiSergio Dalmasso, Sartre e la rivolta d’Ungheria del 1956Ripensando il passatoAldo Tortorella, La rivoluzione russa e lo Stato sovieticoSchede criticheSergio Caserta, Sindrome 1933 e sindrome leghistaAlberto Leiss, Una via digitale al “NeoSocialismo”?
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EditorialeAldo Tortorella, Il corpo e l’animaOsservatorioVincenzo Vita, Sotto il segno dei pesciSusan Pashkoff, Il Labour e la Brexit: analisi di una sconfittaDiscussioniMarco Deriu, Emanuele Leonardi, Dietro il velo della sostenibilità: l’inganno della green growth e le ragioni della decrescitaLaboratorio politicoGuido Liguori, Luxemburg e Gramsci: convergenze e divergenze di due pensatori rivoluzionariLuca Basile, «Idee-forza» e «costituzione molecolare» del soggetto. Gramsci fra Fouillée e GuyauGianni Fresu, Antonio Gramsci e il rinnovamento del marxismoIsabella D’Angelo, Gayatri Spivak: la «subalterna» e il capitalismo globaleRipensando il passatoAldo Tortorella, Umberto Terracini, coerenza e libertàSchede criticheAntonino Infranca, Aricó e i dilemmi del marxismoLelio La Porta, Gramsci, la scuola di partito e il problemapedagogico
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EditorialeAldo Tortorella, Il mestiere del virus e quello degli umaniOsservatorioPietro Greco, Cronaca di una epidemia annunciataClara Frontali, Uomini e virusFrancesco Memo, Covid-19. È il razzismo che ci ha resi ciechiVincenzo Vita, L’insostenibile leggerezza del capitalismoMichele Mezza, Calcolanti e calcolati nel conflitto terapeuticoAlfonso Gianni, La nuova grande recessioneEmilio Carnevali, Da Disraeli a Johnson: le origini profonde del consenso conservatoreImmigrazione in prospettivaAlberto Leiss, La memoria come pratica di cura e di conflittoPaola Pierantoni, Forza e fragilità delle reti: un percorso tra metà anni ottanta e il G8 del 2001Eleana Marullo, La dimensione storica dell’immigrazione. Il caso di GenovaAndrea Tomaso Torre, A trent’anni dalla legge MartelliFilippo Miraglia, Un modello da cambiare: oltre l’emergenza più diritti agli stranieriLaboratorio culturalePietro Ingrao, Cesare Luporini, Due lettere del 1991Sergio Filippo Magni, Luporini e Ingrao. Le lettere del disaccordoGiorgio Mele, Luporini e la fine del PciGiovambattista Vaccaro, Morale e società in Cesare LuporiniMichele Prospero, Il diritto e i bisogniFrancesco Garibaldo, Marx, il capitalismo e i compiti politici del presentePaolo Desogus, Critica della cultura e processi materialiRipensando il passatoGiuseppe Greco, Rodari, Gramsci e la lotta per un nuovo senso comuneGianni Rodari, L’uomo nella realtàSchede criticheLelio La Porta, Gramsci e la favola
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Editoriale
Aldo Tortorella, Un aspro autunnoOsservatorio
Antonella Palumbo, Le conseguenze economiche della pandemia: vere scelte e falsi dilemmi Romeo Orlandi, Pechino e Washington: né con te, né senza di te Guido Moltedo, L’ipoteca del trumpismo sul futuro degli Usa e del mondo Vincenzo Vita, Editoria, senza distanziamento Roberto Finelli, Pandemia e infanticidio. Qualche nota sulla scuola Antonio Di Meo, Il sottosuolo della storiaLaboratorio culturale
Giovambattista Vaccaro, Sartre e il marxismo quaranta anni dopo Pasquale Voza, Gli spettri di Mark Fisher Francesco Aqueci, L’alba di un giorno dal cupo tramonto. Sul Montaigne di Montaleone Giovanni Andreozzi, Quel che resta del pensiero critico Lelio La Porta, Gramsci e l’egemonia oggiSchede critiche
Giorgio Tassinari, Il nemico è l’ordoliberismo Piero Di Siena, Costituzione, popolo, cittadinanza Gianluca Giraudo, Il cambiamento del maschile Massimo Modonesi, Marx, il catalogo è questo Paolo Desogus, Gramsci e l’emancipazione dei subalterni Antonino Infranca, Aricó e il marxismo Antonio Fanelli, Gramsci: l’antropologia e il corpo -
Editoriale
Aldo Tortorella, La fraternità universale e la legge di CainoOsservatorio
Massimo Cavallini, La sconfitta di Trump e le anomalie della democrazia americana Cesare Salvi, Crisi del governo rappresentativo e modelli alternativi Piero Di Siena, Emergenza per il paese e nuove ipotesi a sinistra Iacopo Scaramuzzi, Chiesa aperta in mare aperto. La strategia di Francesco Stefania Limiti, La Palestina nel buco nero degli “accordi di Abramo”Laboratorio culturale
Luciana Castellina, La compagna Rossana Aldo Tortorella, La inquieta fedeltà a una idea Rossana Rossanda, Gli operai, le donne, i ritardi della sinistra. Tre scritti Antonio Di Meo, Giuseppe Prestipino, un ricordo Il Pci e le nuove generazioni. Una discussione del 1975 tra Pasolini, Luporini e Amos Cecchi Amos Cecchi, Discutendo con Pasolini. Ieri e oggi Giuseppe Guida, Frammenti da un “paese rosso” Giovambattista Vaccaro, Sartre, la morale, la sinistra Giulio Di Donato, Il concetto di philía in Aristotele e in Hegel Antonio Coratti, Proprietà, Volontà generale e politica in Rousseau Mavì De Filippis, Metrica e biografia nella poesia di Franco Fortini Schede critiche Pasquale Voza, Benedetto Croce “autonarratore”