• Giovanna, diretto nel 1955 da Gillo Pontecorvo e sceneggiato da uno dei più importanti sceneggiatori italiani, Franco Solinas, racconta la lotta determinata e coraggiosa di un gruppo di operaie tessili contro la decisione dell’azienda di licenziare alcune di loro: esse occupano la fabbrica, iniziando un’esperienza nuova in cui il conflitto con il proprietario si mescola con i problemi che nascono con le loro famiglie e i loro figli; infatti accanto alla solidarietà della città emergono anche insofferenze patriarcali e maschiliste per questa inedita iniziativa di donne. Il mediometraggio fu presentato alla Mostra del cinema di Venezia del 1956, dove questa prima esperienza narrativa di film a soggetto del giovane regista fu molto apprezzato dalla critica, che parlò di «purissimo film neorealista». Nel volume, curato da Antonio Medici, il film è analizzato da un saggio introduttivo di Lietta Tornabuoni; ne viene pubblicata la sceneggiatura desunta, con un corredo fotografico; sono presentati documenti come il visto di censura e la descrizione del brano che fu censurato. Il racconto della sua storia produttiva è affidato alle testimonianze del regista, Gillo Pontecorvo, di due dei suoi principali collaboratori, Giuliano Montaldo e Franco Giraldi, del direttore della fotografia, Enrico Menczer, della protagonista, Armida Gianazzi, e ad una documentazione relativa al film internazionale collettivo sulle donne La Rosa dei Venti, di cui Giovanna era l’episodio italiano. Paola Scarnati e Mario Musumeci raccontano la storia del restauro del film, salvato e conservato dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico. Il volume è a cura di Antonio Medici.
  • Il volume riproduce gli atti del convegno, dallo stesso titolo, tenuto a Roma nella Facoltà di Economia della Sapienza Università di Roma, il 9 giugno dello scorso anno. L’occasione fu la presentazione del volume Federico Caffè, un economista per il nostro tempo, Roma 2009. La relazione iniziale di Luciano Marcello Milone mette in evidenza la visione anticipatrice di Caffè in ordine ai problemi internazionali, con particolare riferimento agli aspetti istituzionali e alla crisi odierna. I successivi interventi ritornano su questi temi, ma trattano anche altri aspetti significativi del pensiero dell’economista e del suo riformismo, ben distante da quelli solitamente richiamati. Un riformismo che, lungi dall’affidarsi al provvidenzialismo del mercato e al filantropismo di Stato, fa affidamento sulla responsabile partecipazione del cittadino alla vita democratica e sul consapevole intervento pubblico per superare i due difetti principali che Keynes ravvisava nel capitalismo, e cioè la mancata piena occupazione e la distribuzione arbitraria ed iniqua della ricchezza e del reddito. Arricchiscono il volume alcuni scritti di Federico Caffè, ad avvalorare le tesi sostenute dagli interventi. Scritti ed interventi di G. Amari, A. Celant, G. Epifani, M. Franzini, G. Leone, L. M. Milone, M. Morcellini, N. Rocchi, M. Tiberi, I. Visco.
  • La presente pubblicazione, realizzata grazie al progetto del Segretariato per l’Europa della CGIL, «Per un sistema di informazione e consultazione dei CAE basato su una comune cultura negoziale» sostenuto dalla Commissione Europea, rappresenta una guida utile per i delegati dei Comitati aziendali europei, soprattutto dopo l’adozione della Direttiva di rifusione 2009/38 riguardante l’istituzione di un comitato aziendale europeo, che deve essere recepita nell’ordinamento nazionale entro il 6 giugno 2011. Il progetto ha contribuito a migliorare la preparazione dei delegati CAE, analizzando il legame tra l’esercizio dei diritti di informazione e consultazione e la conoscenza di tali diritti, condizione indispensabile per una partecipazione attiva. Il volume rende evidente l’importanza strategica della cultura europea del dialogo sociale per un più efficace utilizzo dell’informazione acquisita da parte dei lavoratori, nella fase della consultazione con le imprese, proprio in funzione di quello «spirito costruttivo» su cui deve basarsi il rapporto tra CAE e Direzione dell’impresa. Dal progetto viene altresì la conferma che i Comitati aziendali europei sono divenuti nel corso degli anni uno strumento essenziale del confronto con le imprese e i gruppi di imprese transnazionali e che essi, in un contesto di globalizzazione crescente, devono essere sempre più coinvolti nell’anticipazione del cambiamento nelle imprese, al fine di prevenire o limitare le negative conseguenze dei processi di ristrutturazione.
  • Il volume offre al lettore innanzi tutto gli elementi per conoscere e identificare il mobbing tramite un metodo di rilevazione del fenomeno che consente di passare da semplici supposizioni alla sua reale attestazione. Un’applicazione concreta del metodo è esplicitata attraverso i risultati di un’indagine svolta in Umbria: in questo contesto il lettore potrà trovare i dati riguardanti la presenza del fenomeno e le sue peculiarità di diffusione. Si illustra quindi un modello di valutazione legale che ha una duplice finalità: consentire la risarcibilità del danno causato dal mobbing e, in prospettiva, divenire uno strumento di prevenzione. Segue una rassegna della normativa sul mobbing riscontrabile sia nei paesi a civil law come la Francia, la Germania e la Spagna sia a common law come l’Inghilterra. Viene infine approfondita la disciplina del mobbing applicata alle tipologie contrattuali precarie e ai contratti di lavoro delle donne nel periodo della maternità, anche con la descrizione di un caso di mobbing realmente accaduto. Completano il volume un’appendice con questionari e allegati, una bibliografia e una webgrafia aggiornate.
  • In buona parte dell’Europa i sistemi di welfare, particolarmente generosi con i disoccupati, possono essere di impedimento a un organico sviluppo economico dei singoli paesi. Si tratta della cosiddetta trappola della disoccupazione, nella quale cadono e dalla quale poi stentano a uscire molti lavoratori che trovano più conveniente essere assistiti dal welfare che non rientrare attivamente nel mercato del lavoro. Per contrastare questo pericolo, sempre più insistenti e pressanti sono stati gli inviti della UE ad adottare politiche nazionali per l’impiego meno orientate all’indennizzo dello stato di disoccupazione e più rivolte a sostenere il lavoratore nel suo ritorno al lavoro, realizzando un passaggio dalle politiche passive a quelle attive. Il volume fornisce una panoramica delle politiche di attivazione nei principali paesi europei che potrà risultare utile per le scelte ancora da compiere in Italia, dove la tutela contro la disoccupazione conosce una variante che non ha paragoni in Europa e che vede ogni anno oltre un milione di lavoratori precari accedere alle prestazioni di disoccupazione con un meccanismo di funzionamento che, se non correttamente governato, alimenterà il lavoro nero e assorbirà sempre più risorse pubbliche. Il volume è a cura di Canio Lagala e Madia D’Onghia.
  • Negli anni recenti anche in Italia si sono rese esplicite le tendenze verso una concezione privatistica e mercificata dello spazio pubblico, che inclina a cancellare tutto ciò che risulta estraneo al puro valore di scambio. La stessa involuzione si ritrova nell’idea più generale dei rapporti umani, nella chiusura e frammentazione della famiglia, dell’impresa, della corporazione, e si manifesta vistosamente nelle discussioni sulla privatizzazione dell’acqua o sul valore relativo dei poteri regolatori dello Stato. È possibile interrompere questa deriva reazionaria che sta progressivamente restringendo un diritto essenziale, storicamente legato all’esercizio stesso della democrazia? Studiosi di discipline sociali e territoriali, amministratori, sindacalisti, rappresentanti della società civile analizzano la questione, iniziando a delineare un progetto per restituire alla comunità i luoghi deputati alla socialità. L’occasione per intrecciare e confrontare punti di vista, discipline e soggetti è stata la Scuola estiva di Eddyburg, nel settembre 2009: una settimana di relazioni, seminari, incontri, gruppi di lavoro tematici e, infine, un convegno organizzato assieme alla Camera territoriale del lavoro - CGIL di Padova, con il contributo di Legambiente Padova.
  • In questo libro sono raccolte venti conversazioni con madri, figlie, sorelle e mogli, che ci riportano le figure di sindacalisti, magistrati, giornalisti, uomini delle forze dell’ordine e persone comuni, tutte per sempre costrette al silenzio per mano di mafia. È un percorso nella memoria storica siciliana che si compie in un momento difficile, come l’attuale, in cui da troppe parti si sostiene che parlare di mafia nuoce alla Sicilia e alla sua immagine. Le donne raccontano e si raccontano, andando al di là del dolore e affrontando anche temi di stringente attualità: l’impegno per la legalità e la convivenza civile, la difesa dei diritti di libertà e giustizia, la lotta alla connivenza e all’omertà. Poi da queste storie emergono anche emozioni diverse, con ricordi e aneddoti che ci fanno conoscere qualche cosa in più dell’aspetto umano e privato delle persone ricordate. È un racconto corale, con diverse protagoniste, nel quale, come sul palcoscenico di un teatro, ognuna ag- giunge un tassello alla storia di tutte, cercando di colmare il vuoto di memoria che purtroppo accompagna tante di queste drammatiche vicende. Accanto alle parole delle donne, ci sono poi le fotografie che le ritraggono, spesso con oggetti e ricordi delle persone che non ci sono più. L’idea del libro è nata dall’incontro determinante avuto nel maggio 2003 dall’autrice con Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato. A lei, in particolare, il libro è dedicato.
  • Dopo la strage di Piazza Fontana, in occasione dei funerali delle vittime, CGIL, CISL e UIL di Milano decisero di proclamare lo sciopero generale. Una decisione che incise profondamente su quella giornata, con le forze del lavoro schierate a difesa della democrazia e contro l’eversione. Operai e impiegati si posero infatti alla testa della mobilitazione popolare non solo per testimoniare ai familiari delle vittime il profondo cordoglio di tutta la città, ma per garantire al paese presidio e difesa delle sue istituzioni democratiche, per isolare gli assassini e i loro mandanti. Quella scelta dei sindacati milanesi, di straordinaria lungimiranza, segnò la storia del nostro paese: cominciò da quel giorno la lunga battaglia contro il terrorismo, il nemico più insidioso per le istituzioni repubblicane, una battaglia difficile da gestire ma sempre condotta con una partecipazione democratica e di massa. Insieme alle relazioni e ai contributi del convegno, promosso dalla Fondazione Giuseppe di Vittorio e dalla Camera del Lavoro di Milano, il volume propone testimonianze inedite di Oscar Luigi Scalfaro, Gian Franco Maris, Gerardo D’Ambrosio, Natalia Aspesi, Giorgio Bocca, Gianni Barbacetto, Giovanna Marini, Corrado Stajano, Laura Reggi e di delegati e militanti milanesi. Nel libro è inoltre contenuto il DVD della Tv Days «12/12… la bomba. Dall’autunno caldo a Piazza Fontana», la registrazione dello spettacolo andato in scena al Piccolo Teatro - Teatro Studio di Milano, il 14 dicembre 2009, ideato e curato da Angelo Ferranti e Leonardo Gervasi.
  • Roma è come sospesa tra un passato che non muore e una speranza di futuro che tarda a diventare realtà. La città è di fronte ad un bivio: interrompere e mettere fine ad un modello di sviluppo urbano estensivo che ha saccheggiato e impoverito le sue risorse ambientali, culturali ed ecologiche, prendendo con decisione la via della sostenibilità urbana, produttiva, ambientale, dell’innovazione energetica, oppure persistere nella logica del consumo di suolo, dell’edilizia speculativa, della valorizzazione della rendita fondiaria e immobiliare, di un turismo di massa mordi e fuggi, che impoverisce la città mentre arricchisce una minoranza di speculatori ed affaristi. Questo volume raccoglie le relazioni tenute alla Conferenza su Roma della CGIL di Roma e del Lazio nel febbraio 2010 e i contributi venuti da alcuni noti esponenti del mondo della cultura, dell’associazionismo e del volontariato, delle istituzioni e del mondo produttivo, nonché da comitati e da reti di cittadini in rappresentanza di una città che non ha smesso di interrogarsi sui suoi mali ed è spesso portatrice di proposte e di idee innovative non sempre tenute nella dovuta considerazione dai suoi governanti, di ieri e di oggi.
  • Ventuno donne migranti, giunte a Roma in tempi diversi, raccontano la loro storia. Poche volte hanno avuto modo di parlare, raramente hanno trovato ascolto. «Abbiamo qualcosa dentro il cuore, però non sappiamo come dirlo, come spiegare a voi per far capire quello che sentiamo». Questo libro ha dato loro voce. Una voce che racconta di fughe dalla guerra e dalla miseria, di sacrifici e stenti, ma anche di quotidianità e conquiste. Il tema della maternità, vissuta lontano dagli affetti e dalle tradizioni, è stato il filo rosso che ha guidato questa raccolta di storie, ma anche un pretesto per narrare altro: identità perdute, aspettative e delusioni, coraggio, forza, riscatto sociale. Storie di donne che si sentono cittadine del mondo. Alcune ricordano la vita, gli usi e costumi del paese d’origine, tutte parlano della loro realtà quotidiana, con le fatiche e le speranze di donne e di madri. Le curatrici si sono avvalse della metodologia autobiografica per «tradurre» in forma scritta queste voci di donne migranti, proponendo così un panorama di testimonianze sul mondo dell’immigrazione femminile in Italia e in particolare a Roma. Il volume contiene inoltre un dialogo a distanza con i racconti delle donne migranti attraverso le riflessioni di Maura Cossutta, Cecilia Bartoli e Mercedes Frias e il saggio di Antonella Martini.
  • Caro Andrea, […] a breve distanza di tempo tu hai salutato un carissimo figlio e io un carissimo compagno; quel giorno in cui tu, Daniela e Fabrizio salutavate il vostro Claudio e io ero lì un po’ da parte, mi hai chiesto: «come si fa?», e io proprio non lo sapevo come si potesse fare a salutare un figlio per sempre. Poi, quando poco dopo anche io mi sono trovata davanti al mio «come si fa?» tu c’eri; ricordo che nella confusione di quel giorno tu mi stavi di fronte ben dritto e mi guardavi e io per un istante mi sono rispecchiata nel tuo sguardo e sentivo che il fatto che tu fossi là, con la tua domanda senza risposta, mi dava forza; la tua presenza mi diceva: «non sappiamo come, ma si fa». È così che gli specchi ci guardano, ci riflettono e – come racconti nel tuo libro – legano le memorie del passato a quelle del futuro. Questo tuo libro è un viaggio nella riflessione […]. La riflessione che ci proponi di sperimentare con te è una riflessione basilare, ontologica, quella su cui si fonda la nostra umanità. È una riflessione sulla «Noità» esistenziale che precede la nascita dell’«Io» e del «Tu» e a cui tu – senza imbarcarti in complicate teorizzazioni – dai subito corpo evocando l’immagine misteriosa del Giano bifronte […] Di pagina in pagina la tua «riflessione» abbraccia un vastissimo campo dell’umano che traversa e lega i millenni della storia che ci ha generato: dall’incontro con Archimede e con i suoi celebri specchi – la seconda tappa del tuo viaggio – all’amore che lega per sempre una coppia di anziani coniugi, sor Alvaro e sora Maria, due moderni Filemone e Bauci, immersi in una Trastevere di oggi e di ieri […]. Nel tuo libro, navigando tra Scilla e Cariddi degli scogli ora edipici, ora narcisistici, ci mostri con pacata sicurezza come, grazie all’amore di un figlio, il rapporto speculare con se stessi possa intrecciarsi e continuamente aprirsi all’incontro con l’Altro. (dalla prefazione di Paola Carbone)
  • Quale significato ha oggi la parola riformismo, dopo che è diventata un cavallo di battaglia della destra in Europa? La domanda chiama in causa le culture politiche della sinistra italiana. Mentre il berlusconismo sta volgendo al tramonto, le forze progressiste non sono ancora riuscite ad elaborare una risposta credibile alla crisi del rapporto tra democrazia e lavoro, accelerata da una globalizzazione senza regole. Se questo è vero, c’è addirittura un contratto sociale da riscrivere, e c’è un’alleanza tra economia di mercato e welfare da ristabilire, che si prendano cura anzitutto dei perdenti nella lotteria della vita. Il dovere del riformismo è quello di progettare e di fare le riforme. Altrimenti, diventa solo un logo che dice da dove si viene, ma non dove si vuole andare. Tra le tante prediche che l’autore rivolge al mondo politico e sindacale italiano, è quella che in fondo le riassume un po’ tutte.