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C’è oggi una crescente consapevolezza di come il tema della pace e della guerra non possa essere separato da altre fondamentali questioni che attengono al rapporto tra l’Oriente e l’Occidente e tra il Nord e il Sud del mondo, a partire da quelle che chiamano in causa la distribuzione ineguale delle risorse nel pianeta e la dicotomia crescente fra concentrazione della ricchezza e diffusione di una condizione di povertà estrema. Pure all’interno di queste più generali dinamiche, rispetto alla questione della pace e della guerra, esiste però un ruolo specifico delle religioni, che a volte, come per la tragedia della distruzione delle due torri del World Trade Center a New York l’11 settembre 2002, viene invocato anche strumentalmente. In realtà, nel corso della storia, le religioni hanno svolto, e tuttora svolgono, un ruolo non neutro rispetto agli equilibri politici, sociali, economici e culturali e spesso differenze culturali e religiose hanno rappresentato il paravento dietro cui nascondere concreti e giganteschi interessi economici e politici. Questo libro, attraverso i saggi di quattro autorevoli esperti, si interroga invece sul contributo che le religioni, in particolare le grandi religioni monoteiste, possono dare oggi alla ripresa di un generale processo di pace che, per essere davvero tale, deve potersi realizzare in primo luogo come denuncia critica dell’ingiustizia e recupero del rispetto della differenza.
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Le lavoratrici private, in gergo denominate «badanti», svolgono un nuovo mestiere. Assistono, solitamente in convivenza, persone non autosufficienti. Il loro lavoro è importante non solo per l’aiuto concreto, spesso insostituibile che danno alle famiglie, ma anche in quanto sviluppa nuove competenze professionali nel settore della cura e costruisce forti legami sociali tra le donne italiane e straniere. Tra i rischi di questo lavoro ci sono: sfruttamento e non rispetto del contratto, convivenze transitorie, isolamento, burn-out per i lunghi orari e per la coincidenza tra luogo di vita e di lavoro. Alcuni enti locali stanno costruendo una nuova linea di servizi per non lasciare soli i soggetti di queste nuove convivenze: anziano, familiare e lavoratrice. Gli interventi descritti nella Guida sono frutto delle esperienze di ricerca in diversi contesti territoriali. La dispensa offre spunti di riflessione nell’ottica di una diffusione di best practices per l’integrazione del lavoro di cura privato nella rete dei servizi pubblici professionali: agenzie di incontro domanda/offerta, sportelli informativi, affiancamento delle lavoratrici e delle famiglie, contributi economici e indicazioni di tipologie contrattuali per l’emersione del lavoro nero, formazione di base e continua per chi assiste, gestione delle sostituzioni.
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Trasferimento tecnologico, Dematerializzazione, Fattori critici di successo, Sviluppo, Spin off, Minaccia, Rischio…espressioni usate oggi correntemente, ma dal significato a volte incerto. Il volume comprende 188 termini utilizzati nei campi del management, della ricerca, dello sviluppo, dell'innovazione, del trasferimento tecnologico e della politica scientifica e tecnologica, illustrando il significato di ognuno con ampia e precisa definizione. Si tratta cioè di un pratico glossario per ben operare nella gestione dell'innovazione: risponde all'esigenza di porre ordine in un vocabolario cresciuto in modo tumultuoso nel giro di un paio di decenni. Una ricca introduzione dell'autore illustra inoltre nascita e sviluppo del pensiero manageriale sulle attività di ricerca e sviluppo e sui processi di innovazione tecnologica. Per la sua agilità e completezza il volume si rivela indispensabile per tutti coloro, dal manager al sindacalista, dal ricercatore al funzionario pubblico, che, con diversi ruoli, sono attori dei processi di innovazione.
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Il Bilancio di Competenze, praticato in Francia come un diritto dei lavoratori, nel nostro paese si sta diffondendo presso i servizi del lavoro come percorso di orientamento flessibile che comporta la relazione di aiuto e la riattivazione delle risorse personali per la definizione di progetti lavorativi individuali soddisfacenti. L’introduzione delle tecniche orientative specialistiche nei servizi per l’impiego risulta infatti indispensabile per favorire l’inserimento in un mercato del lavoro in continua mutazione che richiede competitività, formazione, specializzazione e competenze. La Guida, completata da un glossario e dal testo della legge francese sul Bilancio, si presenta come opuscolo di facile lettura, utile per comprendere un processo complesso di accompagnamento per uomini e donne disoccupati o in transizione lavorativa. L’illustrazione di un’esperienza pilota di Bilancio di Competenze, attuata nei Centri per l’impiego di Frosinone, Cassino, Sora e Anagni, contribuisce a chiarire il funzionamento di questo importante strumento di inserimento al lavoro.
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...Sarebbe tuttavia un grave errore se noi, individuando e denunciando l’azione illegale e ricattatoria del grande padronato sottovalutassimo la gravità del colpo inferto alla FIOM e alla CGIL nelle recenti elezioni della FIAT; se noi, cioè, tentassimo di scagionare ogni nostra responsabilità nella sconfitta. Ciò non sarebbe degno di una grande organizzazione come la CGIL la quale affonda le sue radici in tutta la gloriosa tradizione del movimento sindacale italiano, ne rappresenta la continuità storica ed ha tutto l’avvenire davanti a sé... ...Una nostra responsabilità, pertanto, vi è certamente nella sconfitta subita alla FIAT. Il compito nostro è quello di scoprire, assieme a tutti i lavoratori della FIAT, quali sono stati i nostri errori, le nostre lacune, le nostre debolezze... Alla FIAT, dunque, hanno vinto momentaneamente i padroni, ha vinto la paura della fame... Nessuno si illuda che l’insuccesso del 29 marzo abbia inflitto un colpo decisivo alla CGIL. La più grande organizzazione, libera e unitaria, dei lavoratori italiani si è temprata e sviluppata nelle alterne vicende della lotta per l’emancipazione del lavoro. Essa è stata scalfita da vari insuccessi ma non è mai stata vinta... (Da «La "vittoria democratica" della FIAT», editoriale di Giuseppe Di Vittorio sul n. 15, del 10 aprile 1955, di «Lavoro», settimanale della CGIL).
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Il Diritto d’impresa è in competizione con il Diritto del lavoro da più di un secolo e la curva dei diritti dei lavoratori sembra essere inversamente proporzionale a quella dell’impresa; venuto meno il rischio di una rivoluzione socialista, diminuisce il potere, anche solo evocativo, dei lavoratori. Il nuovo secolo si apre con l’indiscusso potere sovranazionale delle imprese globali che impongono un diritto «liberamente» stabilito dalle stesse: la società civile viene sostituita in tutto e per tutto dal mercato, la legislazione nazionale entra in crisi. - È il trionfo della lex mercatoria, il cittadino cede il posto al consumatore, la persona torna a essere tutelata quasi esclusivamente da relazioni contrattuali. La dimensione economica sovrasta le altre con una mole incomparabilmente più imponente; ritorna l’idea che nello scambio i contraenti si trovino su un sostanziale piano di parità e che da esso traggano entrambi la massima soddisfazione possibile. Ma lo scenario futuro non è poi così scontato.
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Quella di Taylor, senza Ford, sarebbe probabilmente rimasta una teoria inapplicabile. Il lavoratore non si sarebbe fatto meccanizzare di sua spontanea volontà, come sperava il fondatore dello scientific management; ma se contemporaneamente si afferma un metodo tecnico di produzione che impone il ritmo, allora la teoria diviene realtà. È passato quasi un secolo dalla comparsa del taylor-fordismo, eppure l’influenza di quest’organizzazione del lavoro è ancora così preponderante che sembra impossibile cominciare lo studio del pensiero organizzativo senza partire da essa. Lo studio dello scientific management e della catena di montaggio comincia - in questo libro - dall’analisi del contesto socio-economico dell’America e dell’Europa pre-industriale e industriale. Conoscere le questioni di fondo permette di intendere le cause dell’affermazione dei principi dell’organizzazione scientifica del lavoro e delle idee che ispirarono Ford nella creazione della prima automobile prodotta in serie; ma il taylor-fordismo conteneva in sé anche alcuni lati oscuri che in breve tempo sarebbero divenuti evidenti e avrebbero portato al suo superamento.
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Il manifesto è un’opera estremamente delicata, di difficile conservazione, a causa delle dimensioni e per il semplice fatto che viene esposto. Nel corso degli anni molti manifesti sono andati perduti e altri, anche se hanno pochi decenni alle spalle, sono diventati una rarità. Negli archivi storici delle Camere del lavoro dell’Emilia-Romagn da qualche anno si è iniziato a recuperare, restaurare, catalogare e conservare i manifesti prodotti dal sindacato. Fra questi anche quelli dedicati alla festa del 1° maggio, festa dei lavoratori, festa coniugata all’iniziativa sindacale e vissuta nei territori in modi molto diversificati a seconda delle regioni, delle province, dei comuni, delle piccole frazioni. Dopo un lungo lavoro, conservati negli archivi storici delle Camere del lavoro emiliane e romagnole, ci sono oggi oltre 300 manifesti dedicati al 1° maggio, quelli nazionali e quelli prodotti dal sindacato nella regione, tutti visionabili nel sito www.centenari.it. Questa raccolta ne riporta, in formato di cartolina, una selezione di cinquantaquattro esemplari scelti fra quelli più interessanti e significativi.
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Le norme della legge delega che traducono in articolato le proposte già contenute nel "Libro bianco sul mercato del lavoro in Italia" vanno ben al di là dell’attacco all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, conferendo al governo, grazie a un uso abnorme della procedura della delega, la potestà di riscrivere l’intero diritto del lavoro al di fuori del controllo del Parlamento. La precarizzazione e la mercificazione dei rapporti di lavoro sono portate alle estreme conseguenze e vengono perseguite sia per la via del diritto sostanziale (modifica al regime dei licenziamenti, moltiplicazione dei rapporti atipici strutturalmente precari, liberalizzazione dell’interposizione di manodopera, amministrativizzazione dei rapporti tramite l’istituto della certificazione), sia per la via del diritto processuale (introduzione della procedura arbitrale equitativa, destrutturazione della giustizia del lavoro). Parallelamente si punta alla valorizzazione del rapporto individuale a scapito della norma collettiva, alla discriminazione del sindacato più rappresentativo, a una cogestione subalterna e costrittiva degli interessi in sostituzione della concertazione trasparente e verificabile delle politiche. I saggi proposti, esaminando l’effetto combinato delle norme, mostrano il carattere eversivo del progetto, che punta a demolire princìpi generali e istituti fondamentali di garanzia e di equità sedimentati in decenni di cultura giuridica e di relazioni industriali. Nel volume vengono altresì formulate linee guida per ipotesi di riforma che assicurino invece equilibrio e armonizzazione tra esigenze di rinnovamento e garanzie nei rapporti di lavoro. Contributi di: Andreoni, Angiolini, Casadio, Coccia, Ghezzi, Mariucci, Naccari, Roccella.
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Il volume racconta il lavoro nei call centres in una prospettiva comparativa europea. Il quadro che emerge è certo più complesso di quello presentato dalle cronache dei giornali. Sono presenti infatti in questo segmento di mercato del lavoro un’ampia varietà di skills, forme organizzative, pratiche di lavoro, forme contrattuali. Anche i diversi profili professionali mutano in relazione alle attività svolte nel call centre: "numeroverdisti", intervistatori telefonici, televenditori, addetti all’assistenza clienti, addetti al recupero crediti, consulenti finanziari e, in prospettiva, sempre più web call centres operators. Sebbene i numerosi call centres diffusi nei diversi paesi europei presentino un alto tasso di diversificazione, alcune problematiche e aspetti critici mostrano una non casuale ricorrenza. Dall’alto indice di presenza femminile che rischia di configurare una nuova forma di segregazione femminile, all’uso di una flessibilità sfrenata, a un elevato turn over. La serialità del lavoro, lo stress e l’assenza di prospettive di carriera sono i motivi che, più frequentemente, spingono i lavoratori ad andarsene, rendendo ancora più difficile la presenza e l’esercizio di azioni di tutela da parte del sindacato. La complessità di tale contesto di riferimento offre l’occasione per proporre delle linee guida che orientino l’azione del sindacato all’interno di questi ambienti di lavoro. Se ne deduce così che il sindacato dovrebbe adottare strategie innovative che, combinando le tecniche tradizionali con i moderni strumenti di marketing, possano rispondere alle esigenze dei lavoratori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.