• Con la pubblicazione del suo terzo rapporto su immigrazione e sindacato, l’Ires si conferma come un istituto fra i più attenti e qualificati nello studio della presenza straniera nel mercato del lavoro italiano. Animato dall’obiettivo di condurre una ricerca-azione con e per le organizzazioni sindacali, il rapporto contiene una rassegna interdisciplinare di argomenti e contributi che, in questa terza edizione, gravitano intorno al cruciale tema della lotta alle discriminazioni nel mercato e nei luoghi di lavoro. Saggi di carattere giuridico offrono un agile riepilogo della normativa internazionale e interna, rilevando criticità e incongruenze di quest’ultima. Un’ampia ed originale inchiesta, condotta fra lavoratori e delegati stranieri e italiani, rivela attitudini e percezioni inattese nei confronti dei colleghi di nazionalità diversa, dei datori di lavoro, del sindacato. Alle politiche sindacali sono dedicati alcuni interessanti studi condotti a livello territoriale. Di grande interesse, infine, il capitolo che descrive le peculiari condizioni lavorative ed esistenziali in cui si svolge il lavoro domestico e di cura di colf e badanti.
  • La guida «La pensione degli operai agricoli», promossa dall’Inca Cgil, vuole essere uno strumento di studio e di consultazione per i professionisti del settore, gli operatori dei patronati e per tutti coloro che desiderano approfondire la complicata normativa che disciplina la previdenza dei lavoratori agricoli. La guida contiene anche, seppur in modo sintetico, le norme che regolamentano la prosecuzione volontaria, l’integrazione della contribuzione volontaria, l’accreditamento tra le varie forme assicurative gestite dall’Inps. Considerata la difficoltà degli argomenti trattati, la guida fornisce molte esemplificazioni di casi concreti, che agevolano il lettore nell’apprendimento di concetti e criteri, che diversamente potrebbero risultare di difficile comprensione. Allegato al volume, un CD rom che contiene il testo della guida, il glossario, un’appendice legislativa e normativa, una ricca sezione di materiale formativo e numerosi schemi di calcolo.
  • Che cos’è il «Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa?» Come cambierà l’Unione dopo la sua approvazione? L’Europa diventerà un soggetto politico a tutto tondo, capace di far sentire il suo peso nel nuovo ordine mondiale, oppure tornerà ad essere solo un grande mercato economico? Resterà unita oppure procederà a più velocità? A questi interrogativi vuole rispondere il volume affrontando i temi cruciali dell’Europa di oggi e di domani: il modello sociale e i diritti del lavoro, l’architettura istituzionale, il governo dell’economia, la politica estera, lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, le cooperazioni rafforzate, il ruolo degli enti territoriali. L’intento è di fondere il rigore scientifico con un atteggiamento divulgativo, nell’ottica di un «europeismo critico» che cerca di cogliere le grandi potenzialità della prospettiva europea, senza nascondere le difficoltà e i limiti. Con saggi di Umberto Allegretti, Giuseppe Allegri, Giuseppe Bronzini, Domenico Gallo, Marcello Degni, Elena Paciotti, Ignazio Juan Patrone, Federico Petrangeli, Mario Tronti. In appendice il testo integrale del nuovo Trattato costituzionale.
  • Hydrowar

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    L’acqua sta diventando una risorsa sempre più rara e preziosa nel pianeta Terra, sia per il processo di surriscaldamento, sia per l’aumento demografico: solo una minima parte dell’acqua dei mari e dei fiumi è infatti utilizzabile per le necessità vitali dell’uomo. Le stime dell’ONU per il 2025 prevedono il progressivo impoverimento idrico di una vasta fascia che abbraccerà l’Africa del nord, tutta l’area del Medio Oriente, Turchia compresa, fino al subcontinente indiano. I crescenti bisogni d’acqua provocheranno tensioni e, probabilmente, anche guerre, perché si tratta della vita o della morte di milioni di persone. Già oggi s’intravvedono i primi segni di tali conflitti: dall’Eufrate al Nilo, dal lago Ciad al fiume Senegal, sino al Sud Est asiatico e all’America Latina il mondo è percorso da dispute e da scontri sull’uso e sui costi della risorsa acqua. Gli autori ricostruiscono, anche attraverso carte, grafici e tabelle, il quadro dei problemi e delle tensioni nel mondo, guardando sia alla dimensione locale sia alle dinamiche internazionali.
  • Come si pone l’Europa per rapporto al Mondo? In che modo la storia e la cultura di Europa si pongono di fronte alla globalizzazione, intesa come unità del mondo e, dunque, come fine della dialettica tutto-parte? Come un’identità debole può esistere e riprodursi in un mondo ostile? A queste domande il libro cerca di rispondere non solo tramite una ricostruzione storica dei processi e una resa dei conti con le ideologie di Europa (e di Anti-Europa) oggi in campo, ma, soprattutto, tramite un vaglio critico dei parametri fondamentali di quelle teorie che lavorano a costruire strumenti di difesa della forma dell’esistenza politica europea: sovranità condivisa, Mediterraneo, dialettica del riconoscimento. Ed è precisamente in continuità con questi tentativi che l’autore rimette in circolazione i temi della forza e dell’autorità come elementi essenziali, e non più eludibili, del progetto europeo, perché senza di essi non è possibile tenere insieme l’uno e il molteplice, non è possibile l’esistenza politica di Europa. Sullo sfondo il dibattito fondativo della modernità, e il problema-Vico, perché forza e autorità non vanno letti come elementi di un ordine del discorso diverso da quello del vecchio progetto umanistico, ma come elementi fondanti dello stesso, perché è solo tramite essi che è possibile un nuovo incontro di Mediterraneo ed Europa e, dunque, di Europa e Mondo, per pensare davvero il mondo nuovo.
  • La concezione corretta di «sostenibilità dello sviluppo» è quella di un processo finalizzato ad obiettivi di miglioramento ambientale, economico, sociale ed istituzionale nella dimensione locale e globale. Questa interpretazione della sostenibilità, che lega in un rapporto complesso la tutela e valorizzazione delle risorse ambientali alle dimensioni economiche, sociali e istituzionali, è ricca di un insieme di implicazioni che sovente tendono ad essere superficialmente o opportunisticamente rimosse dai diversi protagonisti dello sviluppo. Ci sono quindi correzioni profonde da apportare e su più piani. La sostenibilità è infatti incompatibile non solo con il degrado delle risorse naturali, ma anche con la violazione della dignità e libertà umana, con la povertà e il declino economico, con metodi di governo autoritari, con il mancato riconoscimento dei diritti civili, politici e sindacali. Un percorso di sviluppo sostenibile - è questa la tesi di fondo degli esperti della Cgil che hanno curato il volume - deve perciò integrare e rappresentare l'insieme complesso dei vari elementi che lo qualificano e determinano: per questa ragione occorre ricercare sempre un punto di sintesi alto tra dimensioni che solo superficialmente potrebbero apparire in contrapposizione. Questa è oggi la sfida più grande per una cultura orientata al progressivo cambiamento degli attuali modelli di produzione e di consumo. Il volume e i materiali di formazione contenuti nel CD Rom - fornendo idee, strumenti ed esperienze - rappresentano una risposta importante alle domande che a questo riguardo sempre più frequentemente provengono da operatori sociali, tecnici, istituzioni, enti locali e cittadini.
  • La Campania, come le altre regioni italiane - e in particolare quelle del sud -, ha conosciuto due grandi esperienze migratorie verso l’estero, la cosiddetta «grande emigrazione», a cavallo tra la fine del XIX secolo e il primo ventennio del XX, con una battuta d’arresto nel ritmo di deflusso migratorio con lo scoppio della prima guerra mondiale, e l’emigrazione del secondo dopoguerra, stimolata, soprattutto, dalla domanda di manodopera proveniente dai paesi latinoamericani (Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela, in particolare) e dai paesi del Nord-Europa. L’emigrazione campana nel corso degli anni cinquanta cambia sostanzialmente la sua direzionalità, in quanto, da una parte, si affievoliscono progressivamente i flussi verso l’America meridionale e, dall’altra, crescono di molto quelli diretti verso l’Europa settentrionale. La ricerca affronta queste problematiche ricostruendo il quadro conoscitivo di sfondo entro il quale si sono sviluppate le migrazioni in generale, e quelle campane in particolare, e come queste si sono insediate nei rispettivi paesi di emigrazione. L’attenzione si focalizza altresì sulle associazioni e sulle modalità che ne caratterizzano la gestione politico-culturale, offrendo dati e informazioni inedite.
  • A quasi quindici anni dalla caduta dei regimi dell’est europeo, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria continuano a fare i conti con i disagi sociali provenienti dal cambio di sistema politico e dall’adozione di criteri economici di mercato che influenzano in maniera rilevante il mondo del lavoro. Sono molte le analogie presentate dai quattro paesi oggetto dell’indagine: licenziamenti di massa, diritti negati sul posto di lavoro e difficoltà di vario tipo nel rispetto dei contratti e delle retribuzioni. Tutto ciò è possibile anche per la sostanziale debolezza dei sindacati che fanno le spese di politiche governative tese a privilegiare indiscriminatamente il sistema delle imprese, cui viene data carta bianca nella gestione dei rapporti di lavoro e nella possibilità di licenziare senza dover rispettare alcuna regola. Dall’analisi svolta per ciascuno dei quattro paesi, divenuti membri dell’Unione europea il 1° maggio 2004, appare evidente la condizione critica dei lavoratori, impediti nelle loro rivendicazioni e nel rapporto con sindacati ancora alla ricerca di un proprio ruolo nelle nuove società.
  • Le nostre proposte sono naturalmente il portato delle modalità e dei contenuti con cui la Cgil è stata in campo in questi anni, in maniera forte per quanto riguarda il governo delle iniziative e delle lotte, e in modo rigoroso per lo spirito di ricerca, di approfondimento, di autonomia critica per quello che concerne il profilo programmatico e l’elaborazione rivendicativa. In questo c’è davvero l’elaborazione collettiva di questa stagione, il contributo di tante compagne e compagni, una grande passione che vive in una sostanziale unità della nostra organizzazione che non comprime pluralismi, spazi e contributi di ricerca, nelle sedi di libera discussione e di confronto. Ci muove la consapevolezza della gravità della situazione, che pochi hanno avuto e hanno compreso quanto noi, e anche la fiducia ragionevole che per quanto difficile una prospettiva di cambiamento esiste, a condizione che si assumano i giusti obiettivi, le analisi di scenario corrette e che si esprimano le politiche economiche e sociali necessarie. Dalla relazione di Guglielmo Epifani.
  • Gli autori prendono spunto dalle modifiche introdotte alla legge 223 del 1991 dal decreto legislativo 8 aprile 2004, n. 110 attuativo della Direttiva 98/59/CE - che ha parzialmente esteso l’applicazione della normativa anche ai soggetti non imprenditori - per compiere un’ampia e aggiornata panoramica sulla materia dei licenziamenti collettivi e della collocazione in mobilità del personale ritenuto in esubero. Nell’opera si dà conto di tutte le posizioni espresse dalla dottrina e delle decisioni assunte dalla magistratura di merito e di legittimità, in quasi tre lustri di applicazione della legge. È significativo che la legge 223 del 1991, contrariamente alla legge sui licenziamenti individuali - e in particolare all’articolo 18 della legge 300/1971 - non sia stata oggetto di attacchi da parte del «partito della flessibilità» nonostante che l’ultimo decennio sia stato caratterizzato da profonde modifiche negli assetti produttivi delle imprese, che hanno comportato ampie ristrutturazioni, trasferimenti di rami d’azienda, delocalizzazioni. La sua tenuta sta evidentemente a dimostrare che le parti sociali la considerano ancora un utile strumento di governo della mobilità: di qui l’importanza, per tutti gli operatori giuridici e sindacali, di una conoscenza approfondita e aggiornata della materia.
  • Coloro che all'opinione pubblica benpensante appaiono rivoluzionari intransigenti e per la questura sono ribelli insofferenti delle leggi e delle regole dettate dalle classi dominanti, costituiscono il nerbo di quella classe di pubblici amministratori che ha contribuito alla crescita e al progresso della società italiana. - E' la storia di tanti dirigenti del movimento operaio e democratico italiano, che diventano sindaci e presidenti di provincia passando con facilità e con assoluta competenza dalla difesa delle parti sociali più deboli alle rappresentanze degli interessi più generali delle popolazioni. - E' il caso di Giuseppe Parpagnoli, che passerà dalla rivoluzione al giornalismo, dal sindacato all'amministrazione oculata degli enti locali, utilizzando l'esperienza acquisita nel rapporto con i lavoratori. L’intero ricavato per la vendita del libro sarà devoluto a favore di Emergency per il Centro di riabilitazione di Sulaimaniya, Iraq.
  • Oggi i giovani di origine italiana in Svizzera vengono considerati largamente inseriti professionalmente e socialmente. Questo è il primo risultato dell'indagine raccolta nel volume che smentisce la tesi secondo la quale la transizione al lavoro dei figli degli emigrati italiani è contraddistinta da difficoltà generalizzate. L'indagine coglie inoltre i primi segni di un nuovo movimento immigratorio dall'Italia: si tratta di persone con un bagaglio formativo superiore rispetto all'immigrazione degli anni sessanta, i cui livelli di inserimento professionale sono però spesso contraddistinti dalla precarietà, a conferma delle difficoltà si trasferimento delle competenze da un paese all'altro. I giovani oggetto dell'analisi non vengono poi considerati nella dimensione della «seconda generazione» dell'immigrazione, bensì in quella di giovani di ascendenza italiana di cui si esplorano le reti sociali, l'universo valoriale, il rapporto con la realtà sociale e politica del paese di residenza nonché con quella del paese di «origine». Il quadro che emerge dallo studio ha tratti ben decisi e per alcuni aspetti «preoccupanti»: si va infatti dal forte ancoraggio alle reti familiari ad una socialità che resta iscritta prevalentemente nella comunità italiana, dallo sviluppo di orientamenti materialistici ad un ostentato disinteresse e rifiuto per l'impegno politico e sociale.