• A distanza di un decennio dal pionieristico volume Contro l’ergastolo (che inaugurava la collana delle pubblicazioni de La Società della Ragione) e all’indomani dell’ord. n. 97/2021 della Corte costituzionale, si impone una rinnovata riflessione critica su tutte le modalità di detenzione a vita. Lo fa il presente volume, guardando al «fine pena mai» da ogni latitudine: la tormentata storia parlamentare della sua mancata abrogazione; le sue progressive erosioni ad opera della giurisprudenza costituzionale e convenzionale; i costi esistenziali di una pena perpetua; la sua diffusione nel mondo; le possibili alternative sanzionatorie. Unitamente alla ricognizione delle sue reali dimensioni numeriche e della giurisprudenza in tema di liberazione condizionale, il volume offre così al dibattito pubblico elementi tali da sradicare la (falsa, ma diffusa) convinzione che in Italia, de jure o de facto, l’ergastolo non esista. In Appendice, scritti (di Papa Francesco, Aldo Moro, Salvatore Senese, Aldo Masullo) che, più e meglio degli altri, mostrano come la pena fino alla morte sia l’ambiguo luogotenente della pena di morte.
  • CM 1/2-2021

    12.00 
     

    Cento anni dopo

    Aldo Tortorella, Sui motivi di una metamorfosi

    Fondazione e rifondazioni

    • Guido Liguori, Da Bordiga a Gramsci
    • Claudio Natoli, Fascismo e antifascismo nella storia dei comunisti italiani tra le due guerre
    • Alexander Höbel, L’impronta di Togliatti
    • Aldo Agosti, Internazionalismo e “legame di ferro” nella cultura politica del Pci
    • Fiamma Lussana, La “via italiana” all’emancipazionismo

    Passato-presente

    • Francesco Barbagallo, La questione meridionale
    • Mario Sai, Il Pci e i lavoratori
    • Vincenzo Vita, La dialettica nel partito tra destra e sinistra
    • Piero Di Siena, Riflessioni sul rapporto con il ’68
    • Alberto Leiss, L’“intellettuale collettivo” tra avanguardie e masse
    • Chiara Valentini, L’ultimo Berlinguer
    • Maria Luisa Boccia, Femministe e comuniste
    • Fulvia Bandoli, Importanza e limiti dell’ambientalismo del Pci
    • Piero De Chiara, 1984: «Orwell sbagliava»

    Come eravamo

    • Anna Maria Carloni, Franca Chiaromonte, La nostra Fgci tra partito e nuovi movimenti
    • Rinalda Carati, Il partito-comunità come educazione sentimentale

    Letture

    • Antonio Di Meo, Una nuova edizione delle Lettere dal carcere di Gramsci
    • Oscar Greco, Fausto Gullo, dirigente comunista
  • Il volume ricostruisce la storia del concetto di meritocrazia dal momento in cui fu coniata la parola (la seconda metà de gli anni cinquanta del Novecento) ai giorni nostri, guardando sia alle elaborazioni teoriche della filosofia e del pensiero sociale (da Young a Della Volpe, Hayek, Arendt, Rawls, Bell, Bourdieu, Walzer, Sen, Lasch, Sennet, Giddens) sia al linguaggio politico (da Martelli a Blair e Renzi) e al senso comune diffuso. Il percorso proposto mostra come il termine nasca con un significato negativo, a identificare una prefigurazione distopica, che continuerà a caratterizzare il suo utilizzo nel vecchio continente per alcuni decenni; e come negli Stati Uniti il lemma assuma invece da subito un significato anche positivo, all’interno di un’ideologia tecnocratica proiettata nella nuova civiltà postindustriale. È solo all’inizio del nuovo millennio che con la Terza Via l’ideologia meritocratica diventa parte dei valori della cultura politica progressista europea, sempre più sussunta dalla governance postfordista. La meritocrazia diventa perciò una parola-chiave del neoliberalismo, giustificando le crescenti diseguaglianze dovute ai processi di finanziarizzazione, delocalizzazione e privatizzazione. Anche dopo la crisi del 2008, la meritocrazia resta uno snodo fondamentale della narrazione neopopulista, a documentare il profondo legame fra quest’ultima e il neoliberalismo.
  • CM 2/3-2020

    12.00 
    Editoriale
    Aldo Tortorella, Il mestiere del virus e quello degli umani
     
    Osservatorio
    Pietro Greco, Cronaca di una epidemia annunciata
    Clara Frontali, Uomini e virus
    Francesco Memo, Covid-19. È il razzismo che ci ha resi ciechi
    Vincenzo Vita, L’insostenibile leggerezza del capitalismo
    Michele Mezza, Calcolanti e calcolati nel conflitto terapeutico
    Alfonso Gianni, La nuova grande recessione 
    Emilio Carnevali, Da Disraeli a Johnson: le origini profonde del consenso conservatore 
     
    Immigrazione in prospettiva
    Alberto Leiss, La memoria come pratica di cura e di conflitto 
    Paola Pierantoni, Forza e fragilità delle reti: un percorso tra metà anni ottanta e il G8 del 2001 
    Eleana Marullo, La dimensione storica dell’immigrazione. Il caso di Genova 
    Andrea Tomaso Torre, A trent’anni dalla legge Martelli 
    Filippo Miraglia, Un modello da cambiare: oltre l’emergenza più diritti agli stranieri   
     
    Laboratorio culturale
    Pietro Ingrao, Cesare Luporini, Due lettere del 1991 
    Sergio Filippo Magni, Luporini e Ingrao. Le lettere del disaccordo
    Giorgio Mele, Luporini e la fine del Pci 
    Giovambattista Vaccaro, Morale e società in Cesare Luporini
    Michele Prospero, Il diritto e i bisogni
    Francesco Garibaldo, Marx, il capitalismo e i compiti politici del presente
    Paolo Desogus, Critica della cultura e processi materiali 
     
    Ripensando il passato
    Giuseppe Greco, Rodari, Gramsci e la lotta per un nuovo senso comune
    Gianni Rodari, L’uomo nella realtà
     
    Schede critiche
    Lelio La Porta, Gramsci e la favola
  • Il volume ricostruisce la storia dei principali momenti di crisi che hanno percorso l’Italia meridionale lungo tutto l’Ottocento, il secolo degli Stati-nazione. Procedendo dall'analisi dello spazio politico tra élites e gruppi sociali subalterni, l’obiettivo è di inserirsi in nuovi sentieri di ricerca riguardanti le idee politiche e i sistemi di potere nel sud d’Italia, prima e dopo l’Unità. Le vicende della formazione dello Stato unitario si intrecciano con una rilettura dei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, messa in tensione con le ridefinizioni dei concetti di nazione e identità elaborate dagli studi postcoloniali. Con questi strumenti di indagine è possibile rintracciare il ruolo chiave assunto da quei soggetti troppo spesso rimasti ai margini di letture storiche parziali e incentrate sull'egemonia dei gruppi dominanti. A emergere nelle vicende del Mezzogiorno sono allora le tracce della storia degli esclusi dalle grandi narrazioni, nelle quali si ritrovano gli echi non più sopiti di una nuova coscienza politica.
  • QRS N. 3/2019

    22.00 
    • Le inchieste operaie e i cambiamenti del lavoro 
    • Mercato del lavoro e riforme in Brasile 
    • Euro al capolinea?
  • Come tanti della sua generazione Giacinto Militello era un sindacalista, ma era a tutto tondo identificato con la sinistra e la sua missione di rinnovamento sociale. Un rinnovamento per il quale si è sempre battuto, scontrandosi con gli andamenti oscillanti della realtà: mettere la sinistra, nelle sue diverse incarnazioni partitiche, al centro di un progetto di cambiamento resterà una bussola costante delle sue riflessioni. La discussione raccolta da Guido Iocca per questo volume negli ultimi mesi della vita di Militello, individua con chiarezza i tratti di fondo del suo profilo culturale e personale. Una grande attenzione ai fenomeni politici e alla loro evoluzione, un’idea non dirigista del cambiamento e del ruolo della sinistra. Nel contempo la capacità continua di confrontarsi con nuovi temi e specialismi, studiandoli e impadronendosene. Segretario confederale della CGIL, presidente dell’INPS, giudice dell’Antitrust, Militello ha sempre dato prova della sua dote di fondo, che consisteva nel combinare un’intelligente barra politica, mai imprigionata dalle logiche immediate, con una crescita progressiva della competenza tecnica, varia e complessa, eppure necessaria a sorreggere questo disegno; un binomio che nel corso degli anni si è precisato sempre di più come un intreccio tra innovazione economica del Paese e innovazione politica della sinistra italiana. Dalla prefazione di Mimmo Carrieri Giacinto Militello, presidente del l’UGI, segretario nazionale della Fe derbraccianti e della FILCEA, segretario confederale della CGIL, pre si den te dell’INPS, giudice dell’Anti trust, è scomparso a Roma a giugno 2018.
  • Qualcuno lo chiama «il Papa sindacalista», qualcuno dice che è «il leader della sinistra globale», ma la vera ispirazione di Francesco è il Vangelo. È da questa prospettiva che Francesco guarda ai problemi sociali di oggi, alle vittime della cultura dello scarto e di un’economia che uccide, ai giovani abbandonati alla precarietà, agli anziani trattenuti troppo a lungo al lavoro per pagarsi una pensione spesso non dignitosa, ai migranti che rischiano la vita per trovare un luogo in cui costruire un avvenire per sé e le proprie famiglie e faticano a trovare accoglienza. Francesco ama la concretezza e non ha paura di misurarsi con il conflitto sociale, che ci invita ad assumere. Per questo, quando parla di impresa, investimenti e finanza, non usa giri di parole, anche quando deve andare contro il pensiero dominante. E nella concretezza delle iniziative di solidarietà e di auto-organizzazione di chi sta ai margini sa riconoscere i semi di un’alternativa che sta già germogliando. In questo libro padre Giacomo Costa e Paolo Foglizzo raccolgono e commentano gli interventi più significativi del Papa sul tema del lavoro: ci viene offerto un quadro di riferimento adeguato alla realtà contemporanea, in cui collocare la nostra riflessione sul lavoro e la nostra azione a favore delle donne e degli uomini che lavorano. Come Papa Francesco stesso ha detto, «il nostro dovere è lavorare per rendere questo mondo un posto migliore e lottare».
  • Gli spaesati

    16.00 
    I terremoti del centro Italia del 24 agosto e del 30 ottobre 2016, insieme a quello del 18 gennaio 2017, hanno devastato e cambiato per sempre uno dei cuori del nostro paese, quella geografia fatta di piccoli centri di montagna tra l’Umbria, il Lazio, le Marche e l’Abruzzo, alcuni dei quali completamente distrutti. Uno scrittore e un fotografo raccontano il loro viaggio durato otto mesi dentro il Cratere. Lo fanno rinnovando la pratica del reportage, che in Italia ha prodotto libri indimenticabili, a cominciare da Un paese di Cesare Zavattini e Paul Strand. Angelo Ferracuti e Giovanni Marrozzini attraversano le zone rosse, dove tutto improvvisamente è cambiato nella vita di intere comunità che per secoli hanno vissuto in simbiosi con la natura. Ma raggiungono anche le frazioni più remote, si spingono dentro il cuore della montagna attraversando luoghi di rara bellezza. Raccontano i paesaggi feriti, le strade abbandonate, le comunità provvisorie fatte da chi è rimasto e cerca di sviluppare strategie di sopravvivenza per non arrendersi alla malora. Lo fanno in modo naturale usando al minimo i mezzi espressivi. Ne viene fuori un racconto onesto nell’intersezione tra parola e immagine, dove la condizione umana vive un profondo spaesamento, tra esodi nelle strutture alberghiere della riviera adriatica e forme di resistenza. Un’epica minore nelle vite di Evaristo, che ha spostato le sue capre a valle, Daniele Testa, agricoltore e allevatore nella piana di Castelluccio di Norcia, il Cesetti, abile raccontatore delle macerie di Amatrice, il vecchio pastore Ezio Pierantozzi che abita in una roulotte a Nottoria, Francesca Leli, la pastora di Mascioni, il monaco Tadeusz Wrona, che vive solo nell’eremo di San Fiorenzo, incastonato dentro la montagna, l’uomo più vicino alla faglia. Un’Italia nascosta e più vera, cuore antico della nazione, che prima del terremoto sembrava non esistere.