• L’articolo considera i cambiamenti tra coorti nelle traiettorie d’ingresso nel mercato del lavoro in Italia, considerando complessità vs linearità e standardizzazione vs destandardizzazione. L’evoluzione di questi due indicatori è connessa alle opportunità di stabilizzazione per le generazioni di lavoratori entrate in attività prima, durante e dopo le riforme volte ad aumentare la flessibilizzazione. Utilizzando dati longitudinali Inps sugli episodi lavorativi per il campione italiano Eu-Silc 2005, l’analisi delle sequenze sui primi sette anni di partecipazione mostra che la complessità aumenta maggiormente per i lavoratori meno istruiti e in particolare per le donne. La crescente destandardizzazione interessa specialmente le donne, soprattutto se laureate.
  • L’articolo considera i cambiamenti tra coorti nelle traiettorie d’ingresso nel mercato del lavoro in Italia, considerando complessità vs linearità e standardizzazione vs destandardizzazione. L’evoluzione di questi due indicatori è connessa alle opportunità di stabilizzazione per le generazioni di lavoratori entrate in attività prima, durante e dopo le riforme volte ad aumentare la flessibilizzazione. Utilizzando dati longitudinali Inps sugli episodi lavorativi per il campione italiano Eu-Silc 2005, l’analisi delle sequenze sui primi sette anni di partecipazione mostra che la complessità aumenta maggiormente per i lavoratori meno istruiti e in particolare per le donne. La crescente destandardizzazione interessa specialmente le donne, soprattutto se laureate.
  • È ampiamente diffusa l’opinione che il decentramento della contrattazione collettiva possa essere un elemento importante nell’introdurre innovazioni e cambiamenti sul fronte dell’organizzazione del lavoro. Il presente contributo intende fornire un approfondimento sulle tendenze e lo stato di salute della contrattazione collettiva in Italia, facendo ricorso ad analisi descrittive elaborate a partire dalle basi di dati ricavate dalla indagine Inapp-Ril (Rilevazione su imprese e lavoro), indagine condotta su un campione di circa 22.000 imprese italiane. Nella prima parte sono analizzati i dati relativi all’andamento nel periodo 2005-2015 della contrattazione collettiva nazionale e di II livello, focalizzando l’attenzione sulla sua diffusione e sulla membership associativa. Nella seconda il contributo si concentra sulla diffusione della contrattazione decentrata, sulle sue caratteristiche e sull’oggetto della contrattazione stessa nel 2015, disaggregando i dati in riferimento alla natura giuridica dell’impresa, alla dimensione aziendale, al settore produttivo e all’area geografica di appartenenza.
  • Normalità e genuinità: è la duplice prospettiva attraverso la quale è possibile guardare gli esempi descritti nel libro In difesa dello Stato, al servizio del paese. Nel passato del paese troviamo esempi che ci aiutano a capire come ciascuno di noi abbia un ruolo da esercitare per contribuire all’evoluzione della società, alla correzione di quei limiti che la caratterizzano in relazione alla gestione del potere, alla tutela dell’interesse collettivo. Per l’esercizio di tale ruolo, ciò cui bisogna rivolgersi non ha natura di straordinarietà, ma radica nella quotidianità di ciascuno di noi.
  • Quale filosofia ispira la delega fiscale di Tremonti? Come si distribuiranno le riduzioni di imposte tra le diverse categorie di contribuenti? Quali spese saranno sacrificate per permettere questi sgravi? Che tipo di società ha in mente, insomma, il super ministro dell’Economia? Ecco le domande a cui risponde il volume. Tremonti si rifà a un liberismo deteriore che concepisce la libertà solo "in negativo", esaltando un individualismo esasperato e uno Stato minimo. Il suo progetto ricalca l’operato di Bush negli Stati Uniti: meno tasse per i più ricchi e meno risorse per welfare e intervento pubblico. La nuova Irpef a due aliquote assegnerà alla fetta più ricca dei contribuenti, appena un decimo della popolazione, tra il 56 e l’85 per cento dei benefici, mentre i contribuenti medi, collocati tra i 10.000 e i 30.000 euro di reddito, prenderanno poco o nulla, o finiranno addirittura col rimetterci. Ma non basta: il governo vuole abolire l’Irap senza dire come si finanzierà il Servizio sanitario nazionale, e cancellare la Dual Income Tax, la riforma introdotta dal centrosinistra per incentivare la modernizzazione delle imprese italiane. Dopo aver ricostruito l’esperienza statunitense e illustrato l’eredità lasciata dal centrosinistra in materia fiscale, Beniamino Lapadula, coordinatore del dipartimento Politiche sociali e Welfare della Cgil nazionale, si sofferma sui provvedimenti dei primi cento giorni del governo Berlusconi e sui princìpi della delega fiscale, e conclude con l’invito al sindacato e alla sinistra a opporsi con fermezza a questo progetto reazionario.
  • In apparenza non sembra esserci alternativa al declino sindacale: calo degli iscritti, scarsa influenza politica, messa in discussione del peso della contrattazione nazionale di settore. Eppure, se prendiamo in considerazione le variabili organizzative, i sindacati italiani non sembrano così in difficoltà. Anzi, con ogni probabilità, registrano in questi anni il massimo storico di fatturato e di dipendenti. Il sindacato, come profetizzato da Bruno Manghi quarant’anni fa (1977), continua ancora oggi a «declinare crescendo». Nell’articolo vengono fornite evidenze empiriche originali per documentare tanto il declino della sindacalizzazione quanto l’ascesa di un nuovo e diverso «sistema di offerta» (Normann, 1984) che ha come baricentro i servizi individuali invece della contrattazione collettiva. In un’ottica di lungo periodo, viene di conseguenza avanzata un’interpretazione in termini di «ciclo di vita» del sistema di offerta sindacale contemporaneo, suggerendo una sua possibile adeguatezza e coerenza rispetto alla composizione della forza-lavoro, alle domande dei lavoratori, alle conseguenze in termini di «diritti» e di «diritto» che derivano dai successi dell’azione sindacale svolta nei decenni passati.
  • Il fine vita

    12.00 
    Fra i finalisti al Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2016 Casi giurisprudenziali come quelli di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro hanno portato al centro del dibattito politico e giuridico le questioni concernenti l’autodeterminazione, il rispetto dell’identità personale, il dilemma di come garantire i diritti fondamentali agli incapaci di intendere e di volere, la non sempre pacifica relazione di cura tra paziente, famiglia e personale sanitario. Chi decide, dunque, sul fine vita? Quali certezze il diritto può dare ai malati, la cui dignità dev’essere garantita sino all’ultimo istante di vita, e ai curanti, su cui incombe l’ombra dell’eutanasia? Le risposte che si è soliti dare a tali quesiti possono essere sintetizzate partendo dalla creazione di alcune dicotomie: sacralità/qualità della vita, indisponibilità/disponibilità della vita, eteronomia/autonomia. Da qui derivano differenti paradigmi di regolamentazione giuridica: l’uno più rigido e meno rispettoso della libertà personale (emblematico il d.d.l. cosiddetto Calabrò), l’altro maggiormente attento alla persona umana, alla sua autodeterminazione e alla sua dignità.
  • Bruno Trentin aveva una concezione molto innovativa, quasi eretica, della democrazia e dei diritti. Il sindacato dei diritti e del programma sorge da qui. Egli ne fa il centro della sua politica, quando, il 29 novembre 1988, viene eletto segretario generale della CGIL. Negli ultimi anni i diritti culturali e in particolare la formazione permanente in tutto l’arco della vita diverranno l’asse principale della sua ricerca. L’importanza del sapere come strumento di liberazione della persona umana è appunto il tema della lectio doctoralis tenuta nel 2002 in occasione della laurea honoriscausa conferitagli dall’Università di Venezia. Nel volume sono ospitati gli scritti e le testimonianze presentati nei convegni dedicati a Bruno Trentin, tenutisi, nell’autunno 2008 e nella primavera 2009, a Roma, Genova, Milano. Gli scritti e le testimonianze sono di: Silvano Andriani, Vittorio Angiolini, Giorgio Benvenuto, Giuseppe Berta, Salvatore Bragantini, Carlo Callieri, Pierre Carniti, Lorenzo Caselli, Nina Daita, Kurosh Danesh, Alessio De Luca, Sebastian Dullien, Guglielmo Epifani, Jeff Faux, Carlo Ghezzi, Antonio Giallara, Antonio Lettieri, Bruno Manghi, Marigia Maulucci, Saul Meghnagi, Dario Missaglia, Federica Montevecchi, Antonio Panzeri, Laura Pennacchi, Andrea Ranieri, Gianni Rinaldini, Stefano Rodotà, Nicola Sartorius, Alain Supiot. Con la lectio doctoralis tenuta all’Università Cà Foscari di Venezia nell’ottobre 2002.
  • "E' giusto e soprattutto necessario investire adesso e ancora su un futuro industriale per l'Italia. (..) Siamo stati invece assordati e ossessionati per anni dalla retorica del 'post-industriale'" (..)