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Sindacalisti in transizione
10.00
€
La Cgil è in una fase di passaggio delicata, che impone una verifica della sua capacità di rappresentanza sociale, connessa a condizioni di vita e di lavoro diverse dal passato. I cambiamenti in essere nel lavoro e nella società civile mettono a dura prova la tutela collettiva, l'assetto sociale, l'azione sindacale, il primato della regolazione negoziale In questo quadro il Sindacato si trova a dover far fronte a mutamenti rapidi, profondi e incessanti. Da ciò una ricerca promossa dalla Direzione generale e dal Dipartimento di organizzazione della Cgil, realizzata dall'Istituto Superiore per la Formazione (ISF), in preparazione al XIV congresso nazionale della Confederazione (Rimini, 6 - 9 febbraio 2002). L'indagine, condotta sulla base di un questionario strutturato a cui hanno risposto circa 22.000 persone, ha privilegiato quali destinatari della rilevazione i delegati ai Congressi della Camere del lavoro e si è proposta di conoscere valutazioni e giudizi su come, in sede sindacale, si ritiene possano essere affrontate trasformazioni di diversa natura, anche al fine di allargare la rappresentanza, elaborare una strategia condivisa, costruire un'organizzazione coerente, progettare una qualificazione efficace di delegati, quadri e dirigenti.
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Crisi argentina
10.00
€
Gli operatori dell’Inca in Argentina partecipano in prima persona alla lotta per i diritti sociali e politici della comunità in cui risiedono sin dalla nascita o da molti anni, e con la quale condividono una storia e un destino. In questo scenario assumono particolare significato alcuni progetti promossi dall’Inca nel 2003 e nel 2004 per far fronte alla grave crisi economica e sociale del paese e per dare sostanza alla parola d’ordine «Globalizzare la solidarietà» lanciata dal XIV Congresso della Cgil. Il libro si occupa in particolare dei progetti «Adozione a distanza di anziani», promosso dall’Inca di Córdoba, «Pantalón Cortito», promosso dall’Inca di Buenos Aires per dare supporto educativo e alimentare ai bambini della città, e «Consultorio Odontoiatrico», promosso dall’Inca della città di Rosario. Si tratta di iniziative che vedono protagoniste soprattutto le donne del Patronato, da cui nascono altri impegni e azioni di solidarietà che stimolano una vasta partecipazione ed innescano un circuito virtuoso di nuove forme di sostegno e coesione sociale.
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Schiavitu’ emergenti
11.00
€
Il traffico di donne - e di bambini - a scopo di sfruttamento sessuale rappresenta nel nostro paese una delle emergenze più significative dell’ultimo decennio. Il fenomeno si caratterizza per le forme di grave sfruttamento delle vittime e per l’assoggettamento para-schiavistico e servile delle stesse. Nel caso delle donne nigeriane le modalità dell’assoggettamento si basano prevalentemente sulla violenza psicologica suggellata da rituali religiosi a carattere superstizioso (non secondari quelli delle pratiche woodoo). La tratta e lo sfruttamento della prostituzione nell’area Domitia assumono altresì caratteristiche peculiari, dovute al fatto che le organizzazioni criminali nigeriane hanno col tempo allacciato legami con le organizzazioni criminali di stampo camorristico che storicamente controllano la zona. Questo connubio produce un mix di violenza e di sopraffazione particolarmente difficile da fronteggiare, che rende altresì arduo e oltremodo complesso il lavoro sociale delle organizzazioni non profit e delle istituzioni impegnate su queste problematiche. Il volume raccoglie i risultati della ricerca condotta sull'area di Castel Volturno; inoltre analizza la normativa italiana contro la tratta ai fini di sfruttamento sessuale e le caratteristiche dell'immigrazione nigeriana in Italia.
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Verso l’Europa dei diritti
8.00
€
Il volume raccoglie una selezione dei saggi predisposti in occasione di una iniziativa complessa, articolata in più incontri, dal titolo «I diritti sociali nel progetto della Costituzione della futura Europa», che la Fondazione Di Vittorio ha svolto in collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea, nell’ambito delle azioni di informazione e comunicazione su «L’avvenire dell’Europa», promosse dalla Commissione europea. L’iniziativa, che ha visto protagonisti storici, giuristi ed economisti, si è tenuta in collaborazione con il Centro internazionale studi sociali (CISS), con la Fondazione Friedrich Ebert, con la Fondazione Alternativas e con l’Institute d’histoire sociale. Cuore dell’approfondimento è stato il lungo e accidentato processo di costituzionalizzazione dell’Unione; passaggio significativo nel percorso, non sempre lineare, di costruzione di una sfera pubblica europea incentrata sui principi di nuova cittadinanza, di sussidiarietà nella gerarchia dei poteri, di democrazia comunitaria. Ciò che emerge con chiarezza dai contributi raccolti nel volume è come la trasformazione istituzionale dell’Europa coinvolga diversi segmenti e settori della società in un incisivo cambiamento dando nuovo profilo a quella originale forma politica di democrazia transnazionale che è, appunto, l’Unione Europea, in un interessante intreccio coi problemi e le opportunità legate all’allargamento, compiuto il 1° maggio 2004, dell’Unione a dieci nuovi paesi.
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Dialoghi sull’Europa
12.00
€
Sono evidenti i limiti e gli angusti orizzonti politici di un’Unione Europea che tuttora, ancorché sia stato approvato il nuovo trattato costituzionale, si presenta preminentemente come Unione economica e monetaria, come grande mercato da contrapporre nella competizione globale alle potenze concorrenti degli Usa, del Giappone, della Russia e della Cina. La disillusione dei popoli dell’Unione per questo progetto dal basso profilo economicista e mercantile si è manifestata con preoccupante acutezza nelle recenti elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo attraverso tassi di astensionismo ovunque molto alti e addirittura allarmanti in alcuni paesi. È lecito allora domandarsi se vi siano radici culturali e valori di riferimento su cui impegnarsi per costruire un’Unione Europea dei popoli con un forte connotato identitario, in grado anche di trascendere differenze etnico-linguistiche sedimentate nel corso dei secoli e portato di distinte storie nazionali spesso contrassegnate da guerre fra Stati che oggi vogliono unirsi. Di questo si interrogano i Dialoghi sull’Europa con interventi di intellettuali che, senza alcuna presunzione di tirare delle somme, aprono al contrario la discussione sul tema in forma libera, spregiudicata, unilaterale e, proprio per questo, lontana da ogni pesantezza accademica, una forma ricca di stimoli ad approfondire, indagare e replicare con altre unilateralità e provocazioni. Ciò che importa infatti è cominciare finalmente a discutere di Europa in altro modo.
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Le guerre del silenzio
15.00
€
Se si effettuasse un sondaggio, la maggior parte delle persone non saprebbe indicare che tre o quattro conflitti tra i tanti che insanguinano il pianeta. Le guerre nei Balcani, in Cecenia, in Afghanistan, in Iraq, nel Medio Oriente, territorialmente periferiche, ma connesse agli interessi geopolitici del mondo industrializzato, hanno praticamente occupato tutto lo scarso spazio informativo sulla politica internazionale nei mass media. Eppure dall’Indonesia all’Uganda, dal Congo Brazzaville all’Abkhazia, dalle Molucche alle Isole Salomone, dal Nepal alla Colombia, numerose sono le aree dove tensioni interne tra opposte fazioni si confondono spesso con i potenti interessi delle multinazionali. Paesi non di rado poveri trovano sul mercato mondiale degli armamenti abbondanti forniture, mentre la popolazione subisce le conseguenze devastanti di guerre senza regole né limiti. In aree apparentemente marginali si stanno svolgendo decine e decine di crisi e conflitti per il controllo di territori e di risorse importanti per l’economia mondiale. Alla globalizzazione dell’economia corrisponde quella degli armamenti, che vanno ad alimentare ancora di più tensioni e drammi in atto. La ricerca, condotta da uno staff dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo e diretta da Maurizio Simoncelli, docente di Geopolitica dei conflitti, svela, con il supporto di carte, tabelle, dati e grafici illustrativi, la dimensione geopolitica di queste vicende nascoste, anzi, per meglio dire, di queste guerre dimenticate.
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Le lavoratrici e i lavoratori della Borletti
10.00
€
Il libro ripercorre le vicende e gli avvenimenti che hanno interessato le Officine Borletti nel periodo compreso tra gli anni ’40 e i primi anni ’60, attraverso la stampa dell’epoca e le narrazioni autobiografiche di chi vi ha preso parte ed è stato testimone della vita di fabbrica. Dopo un rapido excursus sulla storia della famiglia Borletti, l’attenzione si concentra sugli avvenimenti che hanno coinvolto l’azienda durante il secondo conflitto mondiale. In particolare le narrazioni si soffermano sulle vicende riguardanti gli scioperi del 1943 e del 1944, la nascita della 122° Brigata Garibaldi, gli episodi di antifascismo e Resistenza che hanno coinvolto attivamente gli uomini e, in modo particolare, le donne della Borletti, all'epoca ben 7.000 su un totale di 10.000 lavoratori. Ai racconti di lotta si affiancano i ricordi, soprattutto femminili, delle fatiche e delle difficoltà vissute in un momento in cui la maggioranza degli uomini - mariti, padri, fratelli - erano assenti: la fame, il freddo, la paura dei bombardamenti sono tematiche ricorrenti nelle narrazioni raccolte. Nonostante le difficoltà, le esperienze vissute dalle lavoratrici durante la guerra e la lotta di Liberazione segnarono una rottura drastica e repentina con i ruoli tradizionali e vengono ricordate come un momento di grande vitalità e attivismo che le vide, in molti casi, protagoniste. Il libro si chiude con una panoramica sugli episodi di lotta e di rivendicazione che hanno coinvolto i lavoratori e le lavoratrici delle Officine Borletti dall’immediato secondo dopoguerra fino alla conquista del contratto del 1963. Diciotto anni densi di attività durante i quali le maestranze unite hanno vissuto la trasformazione dell’industria e il progresso tecnico, alla costante ricerca del progresso sociale.
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Non rassegnarsi al declino
15.00
€
"C'è dunque un problema che riguarda noi più forte e peculiare rispetto agli altri paesi europei. Ce lo conferma tutti i giorni il numero delle crisi aziendali che cresce in ogni settore. Ce lo dice l'estensione della cassa integrazione, della richiesta di mobilità dei lavoratori, la precarietà del lavoro che aumenta, le tantissime vertenze aziendali in corso ove è a rischio un numero ormai impressionante di posti di lavoro, l'emarginazione delle alleanze internazionali senza le quali non c'è futuro per molte imprese. Per questo l'obiettivo di fermare il declino, indicando le politiche che possono riconsegnare competitività al sistema per superare la grave crisi industriale e riorientare attività e specializzazioni, è la sfida decisiva per il paese, per i lavoratori e per il sindacato". Così Guglielmo Epifani, nella presentazione del volume, commenta l'approccio e il compito che la Cgil si propone per affrontare la grave crisi di competitività che da troppo tempo investe l'industria italiana. La sua profondità è analizzata dettagliatamente sia a livello settoriale, sia per ciascuna delle regioni e per alcuni territori rilevanti, ed è questa la base su cui Epifani e Carla Cantone delineano direzioni e contenuti dell'impegno che la Confederazione ne deriva in primo luogo per il confronto nazionale. Analisi dettagliate e concrete indicazioni di merito per tutti i settori coinvolti e per tutte le regioni del paese vengono fornite dai segretari generali delle Federazioni nazionali di categoria e delle Cgil regionali. Completano il volume i quadri analitici elaborati dall'Osservatorio sulle crisi aziendali del Dipartimento settori produttivi della Cgil e il testo degli accordi e dei protocolli nazionali, regionali e di territorio stipulati fra le forze sociali e con le istituzioni, a partire da quello del 19 giugno 2003 fra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria.
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Le discriminazioni di genere sul lavoro
11.00
€
L’incontro che ha dato vita ai saggi e ai contributi raccolti in questo volume è nato dalla constatazione della tendenza sempre più diffusa a lasciare cadere il tema delle discriminazioni di genere, con particolare riferimento a quelle che si attuano, in varie forme, sul lavoro. Un tema che è stato di attualità diversi anni orsono, ma poi ha finito per scomparire quasi del tutto dall’agenda delle priorità. Eppure dall’Unione Europea sono arrivati e arrivano segnali del tutto diversi; dei quali si è dovuto prendere atto, sia pure senza entusiasmo, con i decreti legislativi 215 e 216 e con l’inserimento, nella legge comunitaria 2003, di un’ampia delega (non ancora esercitata) al governo per la concreta attuazione del principio della parità di trattamento nel lavoro. Ma anche questi provvedimenti sono passati sotto silenzio, rivelando così la reale sostanza del problema, che è quella di un vero e proprio deficit politico-culturale. I saggi e i contributi raccolti in questo volume cercano di riaprire il confronto e la riflessione su queste tematiche e su alcuni fenomeni, come le molestie sessuali sul lavoro, le persecuzioni, il mobbing, spesso determinati da intenti discriminatori. Una riflessione, peraltro, non fine a se stessa, ma destinata a stimolare confronti e iniziative, per sollecitare un rinnovato impegno collettivo e diffuso su una questione che riguarda la democrazia nel nostro paese. Completa il volume la normativa nazionale e comunitaria in materia.
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Innovazione e partecipazione
8.00
€
Il libro indaga il grado di innovazione organizzativa e tecnologica e le forme di partecipazione dei dipendenti e delle rappresentanze sindacali ai processi decisionali in due grandi imprese alimentari italiane, Barilla e Parmalat. Lo studio si basa sulle interviste realizzate nel 2004 mediante questionari strutturati alle rappresentanze dei dipendenti negli stabilimenti situati nella provincia di Parma. Dall’analisi emerge un significativo deficit di coinvolgimento sulla gestione economica e finanziaria delle imprese e sugli obiettivi strategici, mentre politiche di coinvolgimento si affermano sugli aspetti più operativi e di organizzazione del lavoro (adozione di innovazioni organizzative nella produzione, nella gestione dei mercati interni del lavoro, nei sistemi retributivi). Mentre in Barilla ha prevalso un modello debole di coinvolgimento nel quale le prerogative sono sostanzialmente rimaste alla direzione aziendale, in Parmalat situazioni critiche sul piano produttivo sono state affrontate con l’apporto significativo delle rappresentanze e dei dipendenti, che restano comunque esclusi da temi economico-finanziari di tipo strategico. Le due esperienze partecipative e l’evoluzione recente delle due imprese suggeriscono anche riflessioni sul modello di partnership invitando a considerare con nuovo interesse forme di partecipazione di tutti gli stakeholders alla conduzione dell’impresa.
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Le armi del Belpaese
8.00
€
L'Italia, dopo gli Stati Uniti, è il secondo produttore mondiale di armi piccole e leggere. Tale fiorente industria esporta in tutto il mondo armi di tipo sia militare sia civile. Mentre il settore militare (mitra, fucili d'assalto, mitragliatrici, lanciagranate, mortai, ecc.) è sottoposto ad una normativa abbastanza restrittiva (legge 185/90), nel campo civile (pistole, revolvers, carabine e fucili concepiti per la caccia , lo sport o la difesa personale) le disposizioni della legge 110/75 continuano ad essere drammaticamente inadeguate. Infatti, con un miliardo e mezzo di euro nel solo quinquennio 1999-2003, il made in Italy si è conquistato un posto di rilievo nell'export di armi leggere ad uso civile, non solo verso gli USA e l'UE, ma anche verso paesi in guerra o dove i diritti umani sono violati. La ricerca che ha dato occasione al volume è stata realizzata all'Istituto di Ricerche internazionali Archivio Disarmo, nell'ambito della campagna internazionale Control Arms. In allegato una mappa dettagliata delle esportazioni italiane per paese di destinazione dal 1999 al 2003, il planisfero e il quadro dei paesi in stato di conflitto armato, sottoposti ad embargo o condannati per gravi violazioni dei diritti umani che hanno importato dall'Italia armi comuni da sparo, munizioni ed esplosivi negli anni 1999-2003.
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Ripartire dal Mezzogiorno
10.00
€
Ripartire dal Mezzogiorno è condizione indispensabile per fermare il declino economico e produttivo dell’Italia. Non a caso le due grandi iniziative sindacali unitarie che hanno caratterizzato il primo scorcio del 2005 hanno approfondito la condizione del Sud –il 19 e 20 gennaio- e poco meno di un mese dopo- il 15 febbraio a Milano- la crisi ormai drammatica dell’apparato produttivo nazionale. Il Mezzogiorno si è fermato in primo luogo perché il Governo di centrodestra lo ha cancellato dalla sua agenda politica , sottraendogli risorse e compiendo scelte che lo penalizzano. Così anche le esperienze di eccellenza che avevano dato speranza ad alcune aree della Campania , della Puglia, della Sicilia, sono entrate in sofferenza. Cgil, Cisl, Uil, che hanno saputo trovare su questi temi un importante livello di unità, hanno sottoscritto il 2 novembre 2004 il "Progetto Mezzogiorno" insieme a Confindustria e ad altre 13 organizzazioni imprenditoriali. L’Assemblea nazionale dei delegati e dei quadri sindacali sul Mezzogiorno, di cui il volume raccoglie i materiali, suggella pertanto la ricostruzione di una proposta complessiva per il Sud e per il Paese, segnando l’inizio di una rinnovata fase di impegno e di iniziativa. In appendice la pubblicazione integrale del "Progetto Mezzogiorno".
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Innovazione
7.00
€
Trasferimento tecnologico, Dematerializzazione, Fattori critici di successo, Sviluppo, Spin off, Minaccia, Rischio…espressioni usate oggi correntemente, ma dal significato a volte incerto. Il volume comprende 188 termini utilizzati nei campi del management, della ricerca, dello sviluppo, dell'innovazione, del trasferimento tecnologico e della politica scientifica e tecnologica, illustrando il significato di ognuno con ampia e precisa definizione. Si tratta cioè di un pratico glossario per ben operare nella gestione dell'innovazione: risponde all'esigenza di porre ordine in un vocabolario cresciuto in modo tumultuoso nel giro di un paio di decenni. Una ricca introduzione dell'autore illustra inoltre nascita e sviluppo del pensiero manageriale sulle attività di ricerca e sviluppo e sui processi di innovazione tecnologica. Per la sua agilità e completezza il volume si rivela indispensabile per tutti coloro, dal manager al sindacalista, dal ricercatore al funzionario pubblico, che, con diversi ruoli, sono attori dei processi di innovazione.
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Il nuovo trattato di Roma. Europa e processo costituente
10.00
€
Il volume raccoglie le relazioni svolte in un seminario di studi sulla Costituzione europea tenutosi a Bruxelles il 10 e l'11 febbraio 2005. Il seminario, realizzato dal Segretariato per l'Europa della Cgil, ha costituito la fase finale di un progetto europeo promosso dalla Commissione europea, Direzione generale cultura ed educazione, che ha permesso anche la costituzione del sito internet "Eurocharta", con lo scopo di informare sulle questioni relative al Trattato costituzionale, a partire da quelle della sua ratifica da parte degli Stati membri dell'Unione Europea. Il seminario si è avvalso del contributo significativo di giuristi, economisti, parlamentari europei e dirigenti di organizzazioni sindacali europee e italiane. Particolare attenzione è stata dedicata alla politica sociale e dell'occupazione, al ruolo delle parti sociali, ai diritti fondamentali - quali enunciati nella Carta di Nizza -, alla coesione economica e sociale e alla riforma del Patto di stabilità e di crescita. Per rendere più agevoli la lettura e lo studio del Trattato costituzionale, il Cd-rom allegato al volume ne riporta il dettato integrale con opportuni rinvii alle varie parti del testo. Contributi di: Agnoletto, Arrigo, Bronzini, Cerfeda, Di Salvo, Gabaglio, Geroldi, Paciotti.
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Investire nella sostenibilità
12.00
€
Con la Conferenza, di cui nel volume sono raccolti gli atti, la CGIL ha inteso contribuire al dibattito in corso nel paese, in merito a come superare le difficoltà che sempre più pesano sul fronte dello sviluppo della nostra economia. L’analisi parte dalla constatazione che la logica dei "profitti privati e oneri collettivi" con il tempo ha portato a scaricare sul sistema economico, produttivo e sociale nazionale una massa enorme di passività che assorbono fiumi di risorse finanziarie, umane, ambientali. Ne è responsabile un modello di crescita che, pur avendo prodotto nel passato ricchezza e benessere, anche in modo sperequato, è oggi gravato da diffuse e consistenti passività che debbono essere rimosse se si vogliono recuperare importanti risorse aggiuntive per rilanciare il sistema. In sostanza, si è voluto aprire un dibattito stringente su quella che potremmo considerare come una vera e propria "economia dello spreco" che drena una enorme quantità di risorse, e nel contempo si è provato a dimostrare come, investendo queste risorse, per così dire recuperate, sulla qualità del paese, sia possibile sviluppare più ricchezza, più lavoro, più benessere, in sintesi un sistema più sostenibile. Fra gli altri, i contributi di segretari di Federazioni di categoria e di Cgil regionali, di associazioni di imprese, di istituzioni e di: Agnello Modica, Berlinguer, Cantone, Decaillon, Della Seta, Di Salvo, Epifani, Falasca, Fati, Gutierrez Vergara, Gallino, Marcegaglia, Mattioli, Rocchi, Sachs, Soru.
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Rapporto sui diritti globali 2005
30.00
€
Il Rapporto, realizzato dalla Associazione SocietàInformazione, è promosso dalla CGIL nazionale in collaborazione con il Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza (CnCa), con ARCI, Legambiente, Antigone e Forum ambientalista, vale a dire con le associazioni italiane tra le più autorevoli, rappresentative e territorialmente diffuse che sono impegnate sulle problematiche trattate dal Rapporto. Fotografa lo stato dei diritti e analizza le politiche utili per una loro maggiore affermazione a livello locale e globale, italiano e mondiale. È diviso in quattro sezioni, Diritti economico-sindacali; Diritti sociali; Diritti umani, civili e politici; Diritti globali ed ecologico-ambientali, articolate in diciassette capitoli. In ognuno dei capitoli viene analizzato e definito il punto della situazione e vengono delineate le prospettive del 2005. L’analisi e la ricerca sono corredate da ampie cronologie dei fatti, da approfondite schede tematiche, dai dati statistici più aggiornati, da un accurato glossario, dai riferimenti bibliografici e web e dall’indice dei nomi citati. Il Rapporto, unico nel suo genere, è uno strumento fondamentale per arricchire la formazione e supportare l’attività quotidiana di quanti operano nella scuola, nell’informazione, nella politica, nel mondo del lavoro, delle professioni sociali, del volontariato e del non profit. Contributi di: Antigone, Arci, Cgil, CnCa, Forum ambientalista, Legambiente.
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Portella della Ginestra. Indice dei nomi proibiti
10.00
€
1° maggio 1947 verso le dieci del mattino, è la strage di Portella della Ginestra, trentotto tra morti e feriti, tra essi donne e bambini. La vicenda è nota: il Primo maggio, per la festa dei lavoratori, gli abitanti di tre paesi siciliani avevano l’abitudine di riunirsi nell’ampio pianoro tra le montagne dell’interno: qualcuno sparò sulla folla inerme e uccise. Il pianoro, di una rara bellezza naturale, era un punto di confluenza perfetto per fare ritrovare la gente dei paesi limitrofi. In quegli anni in Sicilia c’era stata l’occupazione delle terre e nelle campagna si respirava un’aria di festa, di liberazione, i siciliani con le loro lotte si schieravano sempre di più per il rispetto dei loro diritti, per il lavoro e la libertà. La strage, insieme al massacro di ottanta sindacalisti, segna per quegli anni la fine di ogni speranza. La Sicilia, lasciata alla mafia, ripiomba nella prigionia, nell’abbandono e comincia la grande emigrazione che impoverirà l’isola. A poco a poco la strage di Portella della Ginestra diventa per i siciliani un racconto del mito, una sorta di avventura del dolore fuori dal tempo e da ogni luogo, segna la caduta. Ed è questo sentimento di sconfitta che il poema di Beatrice Monroy, palermitana e scrittrice di teatro, ripropone nel tentativo di riprendere in mano una storia i cui mandanti sono ancora ufficialmente ignoti. Alcune foto realizzate dall’autrice vogliono segnare come pagine di un diario il volto attuale della Sicilia.
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Un cammino lungo un secolo
11.00
€
Il 2004 è stato occasione di ricorrenze di molti ed importanti eventi che in modo diverso hanno segnato la storia sociale e politica d'Italia lungo il Novecento. Con la loro celebrazione, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio ha inteso rileggerne criticamente genesi e impatto, allo scopo di contribuire, attraverso la ricostruzione della memoria, alla migliore e netta comprensione dei fondamenti dell'identità democratica del nostro paese. Il volume raccoglie i contributi e gli approfondimenti sviluppati per alcune delle iniziative più significative realizzate dalla Fondazione, le quali, per il dipanarsi lungo il corso del secolo degli avvenimenti ed anche delle tragedie a cui si riferiscono, forniscono una chiave di lettura unitaria di passaggi chiave del grande movimento sociale che si è espresso nel Novecento. Cominciando dal 1904, secondo scansioni decennali, vengono così presi in esame l'eccidio di Buggerru e la proclamazione del primo sciopero generale in Italia, la settimana rossa di Ancona e l'assassinio di Giacomo Matteotti, risalendo progressivamente lungo il secolo fino a scavare nell'operato di grandi personalità sindacali e politiche del nostro paese, quali Giorgio La Pira, Oreste Lizzadri e Agostino Novella.
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Annali Fondazione Di Vittorio 2004. Welfare per una Europa sociale
20.00
€
Gli Annali della Fondazione Giuseppe Di Vittorio si propongono come strumento per l'analisi del mondo del lavoro. Un'analisi condotta in primo luogo sul piano storico che si integra con l'indagine economica e giuridica e si arricchisce con la strumentazione propria delle scienze sociali. Gli Annali hanno una struttura monografica flessibile che si articola in diverse sezioni. Questo primo numero si misura con il tema del welfare, nodo centrale del dibattito politico e sindacale attuale, ma al tempo stesso anche osservatorio privilegiato per ripercorrere, alla luce della comparazione tra i diversi modelli sociali esistenti, la storia del rapporto tra Stato, lavoratori e cittadini. Il numero comprende una lunga intervista in cui Bruno Trentin propone un ripensamento del Piano Beveridge in un'ottica di lettura del passato con lo sguardo al presente. Laura Pennacchi analizza poi l'economia e il welfare degli ani Novanta in Europa e negli Stati Uniti, confutando la tesi neoliberista di una crisi generalizzata del modello sociale europeo. Grande rilievo è assunto dalla comparazione internazionale delle diverse esperienze di welfare che, affidata a specialisti di prim'ordine dei diversi paesi, attraverso specifici saggi viene riferita a Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Francia, Germania, Spagna, paesi scandinavi, paesi in via di transizione dell'ex Unione Sovietica e Stati Uniti. Completano gli Annali tre lavori che rispettivamente forniscono una rilettura della produzione bibliografica sul welfare negli anni Ottanta e Novanta, la mappatura dei fondi sindacali che raccolgono documentazione sulle politiche di welfare, la costruzione di una puntuale sitografia sul welfare in Europa e negli Stati Uniti. Le sezioni degli Annali e gli autori dei saggi: Tra memoria e quotidianità: Alba Orti Verso un modello sociale europeo: Bruno Trentin, Laura Pennacchi Fili da tessere: John Monks, Richard Exell, Anton Hemerijck, Ian Olsonn, Katharina Müller, Carme Molinero, Marie Gottschalk Strumenti: Gianni Silei, Teresa Corridori, Maria Paola Del Rossi, Francesco Giasi.
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Istria riscoperta
12.00
€
Ritrovare l’Istria, raccontare tutta la storia di questa terra e guardare al futuro. È possibile fare tutte e tre queste cose insieme? Forse oggi la risposta è finalmente positiva. Caduti i muri della guerra fredda, le pagine bianche della nostra storia recente cominciano ad essere conosciute più largamente. E si possono affrontare il dramma delle foibe, l’esodo dei giuliano-dalmati, ma anche la guerra di aggressione alla Jugoslavia e la repressione fascista. Ma l’Istria è una sfida anche per il nostro presente. Come altre terre di confine nel nostro continente, questa regione può oggi tornare ad essere luogo di incontro pacifico tra popoli e culture diversi. Con l’integrazione europea i confini non si spostano con le armi: devono invece perdere sempre di più il loro significato di barriera e di esclusione. Riusciremo a costruire una riconciliazione piena che guardi al futuro e non sia smemorata? Le voci raccolte in queste pagine dedicate all’Istria dicono di sì: e il fatto che lo facciano con toni e ragioni diverse fa ben sperare. Sono stati intervistati: Giorgio Benvenuto, Silva Bon, Marina Cattaruzza, Gianni De Michelis, Riccardo Devescovi, Galliano Fogar, Roberto Gualtieri, Riccardo Illy, Predrag Matvejevi´c, Raoul Pupo, Gianni Oliva, Sergio Romano, Giacomo Scotti, Lucio Toth, Maurizio Tremul, Nevenka Troha, Luciano Violante, Demetrio Volcic.
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Conoscere per tutelare
25.00
€
Questa Guida Inca tratta la frammentata e contraddittoria materia dell’invalidità civile per offrire uno strumento di facile consultazione non solo agli operatori del settore ma a tutti coloro che vogliono saperne di più sia sulle prestazioni economiche sia sugli altri diritti esigibili da parte dei cittadini italiani e stranieri. Con particolare attenzione si individuano i soggetti aventi diritto alle prestazioni e si esaminano le varie fasi dell’iter amministrativo e il contenzioso giurisprudenziale. L’importante richiamo al processo di decentramento amministrativo di compiti e funzioni dallo Stato alle Regioni rende la guida uno strumento di grande attualità. Allegato al volume un CD rom che contiene un’ampia appendice legislativa.
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Coesione europea e sviluppo locale
10.00
€
Con il 2006 si conclude la fase di attuazione del ciclo di programmazione dei Fondi strutturali europei avviato con Agenda 2000, mentre, anche a fronte del processo di allargamento dell’Unione, del tutto aperto è il confronto tra gli Stati membri per l’impostazione del nuovo corso delle politiche di sviluppo regionale. Il volume della sociologa Grazia Moffa indaga nell’esperienza delle politiche comunitarie di coesione, fin dal loro primo impianto negli anni ottanta, mettendo in evidenza come il processo di integrazione europea punti soprattutto a ridimensionare i forti squilibri territoriali tra le diverse parti del territorio dell’Unione. Per questo esame sono stati analizzati i processi politici più direttamente ricollegabili allo sviluppo regionale nelle aree integrate e i concetti di «coesione» e di «convergenza», sottolineando l’importanza di un approccio privilegiato alla dimensione territoriale. Sono state inoltre confrontate le capacità di spesa e di efficienza amministrativa dell’Italia e della Spagna, nonché le ragioni storico-culturali e le scelte politico-organizzative che fanno complessivamente prevalere il paese iberico. Nelle conclusioni vengono tuttavia in evidenza alcuni indirizzi assunti in Italia che appaiono incoraggianti in merito alle prospettive future: si illustra infatti come, sulla base di Agenda 2000, l’esperienza in particolare dei Patti territoriali abbia segnato l’adozione nel nostro paese di scelte e strumenti più coerentemente finalizzati alla realizzazione di strategie di promozione dello sviluppo locale.
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I salari nei primi anni 2000
18.00
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L’Ires presenta il suo secondo rapporto su contrattazione, retribuzioni e distribuzione del reddito in Italia e in Europa, dando in questo modo continuità al lavoro di monitoraggio sugli effetti delle politiche contrattuali avviato con il rapporto del 2003 (A. Megale, G. D’Aloia, L. Birindelli, La politica dei redditi negli anni ’90, Ediesse, 2003), e facendo dei suddetti temi uno dei cardini più qualificanti dell’attività di ricerca dell’Istituto. Il rapporto di quest’anno analizza le dinamiche fondamentali dell’economia e del lavoro – dall’andamento della produttività e della distribuzione del reddito al potere d’acquisto delle retribuzioni – e quelle della contrattazione nel tempo dell’euro, sia in Italia che in Europa, nel periodo compreso fra il 1998 e il 2004. In Italia la conclamata incapacità del governo di centrodestra di guidare il paese verso l’uscita dalla crisi più pesante degli ultimi decenni consegna al sindacalismo confederale, al sistema delle imprese, alle forze politiche del centrosinistra che credono nel valore della concertazione sociale l’inderogabile esigenza di definire un progetto per la rinascita nazionale e la dignità del lavoro. Obiettivi di tale portata possono realizzarsi solo ricostruendo un profilo alto del sistema delle relazioni industriali, in grado cioè di rilanciare, nel quadro di una nuova politica dei redditi, gli strumenti della concertazione, della partecipazione e della coesione sociale.
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La democrazia instabile
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I modi con cui si sono sviluppate le relazioni sindacali nel nostro paese derivano da un sistema perennemente in transizione e perciò instabile. La storia delle forme di rappresentanza e rappresentatività evidenzia le contraddizioni e i problemi irrisolti della democrazia sindacale italiana. In particolare hanno pesato le divisioni tra le diverse concezioni della natura del sindacato: sindacato «generale» che riceve il mandato a contrattare da tutti i lavoratori o sindacato espressione degli associati a cui deve rendere conto in ultima istanza? La mancata risoluzione di queste contraddizioni comporta evidenti rischi per il sindacalismo confederale, soprattutto in una fase storica in cui la frammentazione del mondo del lavoro e la velocità dei processi economici, la cosiddetta globalizzazione, contribuiscono a rendere più deboli alcune conquiste democratiche fondamentali del Novecento. Partendo da questi presupposti il libro si propone un esame delle forme di rappresentanza e rappresentatività, i limiti e le differenze che le caratterizzano, indicando la necessità di nuove regole condivise da tutto il mondo del lavoro. Regole che potrebbero costituire un terreno più favorevole per un’evoluzione positiva dei diversi orientamenti e culture esistenti nel sindacalismo confederale, oltre a essere un fattore che contribuirebbe a dare maggiore stabilità e sviluppo alla democrazia del nostro paese.
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