• Dalla Campania - e in particolare dalla provincia di Salerno - partono storicamente i primi emigranti meridionali verso l’America del Nord e, successivamente, verso l’America del Sud nell’ambito della «grande emigrazione» della seconda metà dell’Ottocento. I flussi emigratori riprendono negli anni cinquanta e si dirigono anche verso i paesi europei: Francia e Belgio, poi Svizzera e soprattutto Germania. L’Alto Sele (confinante con l’Irpinia, epicentro del terremoto del 1981) rappresenta, come tutta l’area circostante, uno dei poli maggiori di emigrazione. Il volume focalizza l’attenzione sull’area che comprende i comuni di Valva, di Buccino e di Contursi, ricostruendo - anche attraverso le testimonianze dei protagonisti - le dinamiche migratorie dei suoi abitanti. Ma nell’ultimo decennio l’Alto Sele è divenuto anche area di immigrazione, in quanto a fianco di micro-flussi di emigranti che partono ancora per la Germania (ma anche per l’Emilia Romagna e il Veneto) appaiono, al contempo, micro-flussi in entrata di immigrati di origine straniera: marocchini, cinesi, rumeni e polacchi.
  • I lavoratori precari sono in continua crescita nel nostro paese. Alcuni di loro, come i lavoratori agricoli e gli stagionali degli altri settori produttivi con almeno 78 giornate di occupazione all’anno, godono di un articolato sistema di tutele contro la disoccupazione nonché per la malattia, la maternità e gli infortuni. Gli altri, invece, come i co.co.co. o i lavoratori somministrati, intermittenti, a coppia ecc., hanno per gli stessi eventi una tutela molto più debole o del tutto inesistente. Sia gli uni che gli altri, tuttavia, difficilmente godranno in futuro di un trattamento pensionistico superiore all’assegno sociale riconosciuto a tutti i cittadini poveri. All’interno di questo scenario, il libro analizza, con riguardo sia alla previdenza agricola che a quella dei cosiddetti 78isti, l’evoluzione della tutela nell’ultimo decennio e le ipotesi di riforma sul tappeto; esamina se e con quali limiti i lavoratori occupati con le nuove tipologie contrattuali disciplinate dal decreto legislativo 276/2003 possano accedere alle tutele previste per i lavoratori con occupazione standard; si interroga su quale welfare riconoscere ai lavoratori precari, optando per una soluzione non «compassionevole» ma che premi e incentivi il lavoro.
  • La Bella Addormentata fa l’operaia tessile e crolla di sonno all’arcolaio, Cenerentola e Biancaneve sono governanti a tempo pieno, Cappuccetto Rosso è fattorina. Le donne lavorano sempre, nelle favole e nella realtà, dal buongiorno alla buonanotte e dalla buonanotte al buongiorno. Si sono riunite qui, in un convegno a fumetti, per raccontare i loro sogni e i risvegli, i desideri e le contraddizioni, le catene dell’emancipazione e le pigrizie della libertà. Buon divertimento.
  • La vita di Giuseppe Di Vittorio è stata una bellissima avventura di un «eroe» del nostro tempo, di un eroe del movimento sindacale italiano e mondiale che si presta ad essere raccontata con tutti i mezzi di espressione; gli storici e gli scrittori hanno scritto molto di lui, autori teatrali hanno messo in scena le sue gesta, molti cineasti hanno tra i loro progetti futuri la vita di questo grande personaggio. Come è stato per altri strumenti in passato, il fumetto rappresenta l’espressione più spontanea e diretta della cultura popolare dei nostri tempi. Raccontare a fumetti la vita di Giuseppe Di Vittorio è perciò anche il modo più immediato e appassionante per raccontare un eroe popolare. La narrazione ha il ritmo di una solida sceneggiatura cinematografica. Inizia con un flashback: due giovani donne ritrovano in una vecchia valigia la fotografia di Di Vittorio, grande amico del loro nonno. Da questa foto con la scritta «Una vita al servizio del popolo» si snoda la straordinaria avventura politica e umana del personaggio, con pagine che coinvolgono e commuovono. -È un susseguirsi di dure fatiche e di azioni coraggiose, tra scioperi, denunce e arresti. Un’altalena drammatica tra sconfitte ed entusiasmanti vittorie. Dignità e orgoglio. Di Vittorio, da ragazzo bracciante lui stesso, raccontava sovente: «...insistevo perché i braccianti imparassero a non togliersi la ‘coppola’ per salutare gli agrari». Così il libro ci propone la lettura di un lungo tratto della nostra storia, di personaggi ed eventi che non vanno dimenticati, ma, al contrario, proposti e fatti conoscere alle nuove generazioni.
  • Il volume presenta, in ordine cronologico e coordinate tra loro, le principali proposte della Cgil per una piena, buona e stabile occupazione. Come superare la legge 30, come e perché abrogare il decreto legislativo 368/2001 che ha liberalizzato i contratti a termine, quali strumenti mettere in campo per una seria lotta al lavoro nero e all’economia sommersa: questi (e non solo) i punti «caldi» dell’attuale dibattito tra le forze del centro sinistra. Dibattito nel quale la Cgil si trova direttamente coinvolta, perché per prima ha contrastato le iniziative del centrodestra delineando possibili interventi legislativi concreti e praticabili. -Il libro è quindi testimonianza di una stagione di lotte e di elaborazioni di cui si rivendica a pieno la valenza, ma è soprattutto la sintesi di una scommessa per il futuro: per ridare al lavoro riconoscimento, politico e culturale, oltre che normativo, in una società in cui, oggi più di ieri, si ha bisogno di maggiori diritti, maggiore partecipazione, maggiore democrazia.
  • Il lavoro in risaia, durante la prima metà del secolo scorso, ha coinvolto migliaia di donne. La scelta di rapportarsi storiograficamente a quell’esperienza attraverso un campione di testimoni nasce non tanto dall’esigenza di ricostruire la storia del lavoro in risaia, quanto dalla consapevolezza che il recupero della memoria soggettiva del lavoro può contribuire alla salvaguardia di una cultura e di una sensibilità civile oggi a rischio di fronte ai mutamenti epocali presenti anche nel mondo lavorativo. Le testimonianze sono state organizzate nel testo quasi a voler creare un racconto corale, come corale era il canto che dalle risaie si levava alto sulla fatica delle donne ricurve sull’acqua. Un racconto corale che ci ripropone quella trasmissione di esperienze che legava come filo invisibile la vita delle donne più giovani alle numerose madri simboliche da cui ricevevano l’esperienza, il coraggio e la forza affettiva per andare avanti. Filo che permetteva, infine, di sopportare le nostalgie di lontananze pesanti attraverso una fitta rete di solidarietà femminili antiche.
  • Il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216 ha attuato nell’ordinamento italiano la direttiva quadro 2000/78/CE sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizione di lavoro e ha introdotto, per la prima volta nel nostro ordinamento, una disciplina relativa al divieto di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale. Nonostante l’evidente rilevanza di tale decreto per quanto riguarda i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori omosessuali e bisessuali, la direttiva non è stata attuata in modo completamente soddisfacente e la disciplina introdotta dal decreto legislativo rischia di essere fortemente carente. Scopo del volume è non solo quello di esaminare le numerose questioni giuridiche che il decreto legislativo 216/2003 solleva e, più in generale, la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale sul posto di lavoro, ma anche di ragionare circa possibili soluzioni per gli operatori del diritto, vista l’assenza di giurisprudenza e la carenza del dibattito giuridico in questo ambito particolare. Per la direzione scientifica di Stefano Fabeni, dottorando di ricerca alla Columbia University School of Law di New York, e Maria Gigliola Toniollo, responsabile del Settore Nuovi Diritti della Cgil nazionale, il volume ordina, rispetto alle diverse questioni disciplinate dal nuovo quadro normativo nazionale ed europeo, i contributi di illustri giuristi italiani ed europei. Nell’allegato sono riportati la direttiva 78 del Consiglio europeo, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro; il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216, «Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro»; la proposta di legge n. 4389, «Modifiche al decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216»; le linee guida di un «Codice di comportamento» per l’attuazione della direttiva europea 78/2000 con particolare riferimento alla discriminazione per orientamento sessuale.
  • Ventotto

    12.00 
    In fondo proponiamo delle storie. Cento storie di fabbriche e di tribunali, di piccoli o grandi soprusi, veri o presunti, inserite nel contesto storico e politico degli anni in cui si sono verificate, raccontate nel loro sorgere e svilupparsi, sino ad un epilogo finale in tempi incredibilmente brevi grazie a quella norma straordinaria che è l'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori.
  • Leggendo la storia del drammatico biennio che va dal 1943 al 1945, si vede come alla lotta armata della Resistenza si giunga attraverso un processo capillare e diffuso nella struttura sociale dell’Italia dell’epoca, nel quale il mondo del lavoro, non soltanto nelle sue componenti operaie, ha svolto un ruolo da protagonista. È dalla fine del 1942 che il distacco dal fascismo comincia a diffondersi con rapidità crescente anche fra le categorie professionali e i ceti sociali che erano stati coinvolti dalla modernizzazione del regime, come nel caso del settore del credito che, con le leggi bancarie del 1936, rappresentò, forse, il punto più alto del tentativo tecnocratico e statalista operato in questa direzione dal regime fascista. Così, quando all’opposizione di operai e braccianti si aggiunge quella di questi ceti, la crisi diventa insolubile e il fascismo crolla definitivamente. Questo è, appunto, quanto viene confermato dall’approfondimento raccolto in questo volume che, nel quadro di un programma di iniziative volto a riconsiderare il contributo del mondo del lavoro alla Resistenza e alla Liberazione nazionale, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio e la Fisac-Cgil hanno realizzato per i lavoratori del settore creditizio e finanziario, il cui contributo di partecipazione e di lotta fu in quegli anni alto e a volte determinante. Contributi e testimonianze di: Goffredo Andreini, Aldo Aniasi, Walter Barni, Paola Brunetti, Carlo Ghezzi, Loretta Lenzi, Danilo Maghini, Nella Marcellino, Domenico Moccia, Adolfo Pepe, Paolo Pizzoni, Nicoletta Rocchi.
  • Esaminando le diverse fasi del suo svolgimento, appare evidente come la storia ultracentenaria dei tipografi sia sempre stata parte importante della storia della libertà e della democrazia del nostro paese. Ciò è dovuto alla consapevolezza di questi lavoratori che solo nella libertà possano crescere e svilupparsi il proprio lavoro, la propria dignità e la propria funzione sociale. Ed è per questo che negli anni drammatici dal 1940 al 1945 i tipografi si rendono protagonisti di un crescente movimento di opposizione e di lotta al fascismo impegnandosi, insieme a molti giornalisti, nella stampa clandestina di decine di giornali e di migliaia di manifesti e volantini. È un movimento che conoscerà momenti clamorosi, come gli scioperi del 1944 al Messaggero di Roma e al Corriere della sera di Milano, o come le mobilitazioni dei lavoratori del Poligrafico dello Stato all’indomani del 25 luglio del 1943, ma che si diramerà anche come potente fiume carsico in tantissime piccole tipografie d’ogni parte d’Italia con la stampa di una grande mole di pubblicazioni e di materiali antifascisti. Tutto ciò è illustrato e documentato da questo volume, in cui viene raccolto l’approfondimento che, nel quadro di un programma di iniziative volto a riconsiderare il contributo del mondo del lavoro alla Resistenza e alla Liberazione nazionale, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio e il Sindacato dei lavoratori della comunicazione della Cgil hanno realizzato per il settore dell’informazione. Contributi e testimonianze di: Bruno Di Cola, Luisa Donzelli, Guglielmo Epifani, Paolo Gambescia, Carlo Ghezzi, Renato Naccarelli, Massimo Rendina, Franco Siddi, Giuseppe Sircana, Tonino Tost o, Walter Veltroni.
  • Questo libro ripercorre la storia di un quartiere periferico di Roma che, in ragione di circostanze spesso drammatiche, è diventato un simbolo delle lotte sostenute dai lavoratori romani negli ultimi cento anni. Il quartiere è il Quadraro e i lavoratori quelli dell’edilizia. La storia dell’edilizia s’intreccia e, per molti versi, s’identifica con la storia dell’espansione fuori dalle mura e della speculazione sulle aree, fabbricabili e non fabbricabili, che ha caratterizzato la crescita abnorme e sregolata della città. Di conseguenza le vicende dei lavoratori edili sono strettamente legate alla storia civile, sociale, politica e urbanistica di Roma. La storia del Quadraro, quartiere in cui si concentra una parte importante degli edili romani, assume pertanto un significato emblematico per l'intera città. Emblematico di una vicenda più generale è stato anche il rastrellamento del quartiere effettuato dai nazisti il 17 aprile 1944, che colpì soprattutto gli edili e che viene approfondito nella seconda parte del volume attraverso una raccolta di saggi e testimonianze presentati il 4 marzo 2005 in occasione della giornata di studi organizzata dalla Fillea Cgil. Completano il libro un’ampia rassegna di fotografie storiche e un DVD realizzato dagli alunni della III B del Liceo classico Benedetto da Norcia.
  • Può un dizionario del pensiero organizzativo essere utile, suscitare un qualche interesse, non solo tra le schiere di studenti che una riforma universitaria ricca soprattutto di incongruenze sta trasformando in veri e propri credit hunter, ma anche tra le file di tutti coloro, sindacalisti, imprenditori, dirigenti, formatori, professionisti, knowledge worker, che con i sistemi organizzativi e l’innovazione si ritrovano, in maniera più o meno consapevole, a fare i conti ogni giorno? La risposta è in questo testo di introduzione e di divulgazione, che si propone di essere agile senza essere superficiale, semplice senza essere banale, un prodotto di qualità utile tanto a coloro che hanno bisogno di consultare quanto a quelli che hanno l’esigenza di imparare. Con due idee di fondo. La prima dice che sono le connessioni, le interdipendenze, le relazioni, la chiave di accesso per scrutare i segni del tempo, leggere e interpretare i molti volti del cambiamento, individuare nodi di intersezione e spazi di condivisione per l’agire sociale, trasferire conoscenze e saperi all’interno delle organizzazioni. La seconda che, in una società meno inflazionata di informazioni e deflazionata di senso, la qualità della vita familiare, aziendale, sociale, e dunque la qualità della democrazia e della cittadinanza, dipendono dalla consapevolezza, la determinazione, la capacità di stabilire connessioni, da parte delle singole persone, almeno tanto quanto dall’efficienza e dalla credibilità delle strutture.
  • Il dissenso nei confronti del fascismo fu un fenomeno ampio che coinvolse in profondità il mondo del lavoro. Il disagio dei ceti popolari si espresse attraverso molteplici forme di insofferenza, comportamenti di ribellione, talora dissenso aperto, favorendo, per ristrette minoranze. la scelta dell'antifascismo clandestino. Il continuum disagio-dissenso rimase per il regime un nodo irrisolto, malgrado l'avvio delle politiche sociali. Il sindacato corporativo costituì uno strumento importante della strategia fascista di legittimazione tra i lavoratori dopo che ebbe sistematicamente distrutto l'intera rete dell'associazionismo libero. I caso di Napoli, città di consolidate tradizioni industriali, è emblematico. Il libro, attraverso lo scavo attento e minuzioso delle fonti archivistiche, ci restituisce la complessità e l'intensità del dissenso operaio e popolare, disegna una vera e propria geografia del conflitto sociale, s'interroga sui percorsi esistenziali e politici dei sovversivi.
  • Il bilancio sociale è lo strumento attraverso il quale le imprese danno conto agli stakeholder del livello della loro responsabilità sociale. Per molti è un documento che risponde a una necessità di comunicazione e punta a costruire una buona immagine dell’azienda, per altri serve a migliorare la gestione interna rendendola più consapevole e trasparente intorno alle finalità da raggiungere, per altri ancora è un modo per misurare la coerenza del proprio operato rispetto alla mission che ci si è data. Il sindacato, stakeholder che rappresenta alcuni tra i destinatari principali della rendicontazione sociale (i dipendenti dell’impresa ma anche la comunità più in generale), finora piuttosto cauto sull’argomento, sta scoprendo tutte le potenzialità del bilancio sociale e moltiplica le occasioni di studio e discussione. Il libro illustra i concetti fondamentali della responsabilità sociale e dell’accountability, approfondisce la teoria degli stakeholder, ricapitola i passaggi essenziali della storia del bilancio sociale, in particolare in Italia dove si è affermato solo di recente. E suggerisce come il sindacato possa farne un uso corretto, sia per arricchire i contenuti della propria contrattazione sia, muovendo da un esperimento compiuto in ambito sindacale, per rendicontare ai propri stakeholder (gli iscritti e tutti i lavoratori) la propria missione, gli obiettivi assegnati, l’attività realizzata, i risultati raggiunti.
  • Pubblicato nel 1907, L’organizzazione di resistenza in Italia costituisce un documento di primaria importanza per ricostruire l’evolversi dell’organizzazione sindacale in Italia, in particolare per quanto riguarda il quinquennio precedente la costituzione della CGdL, nel novembre del 1906: si tratta di un periodo cruciale, nel quale le vicende del movimento rivendicativo non solo accompagnano la grande e accelerata trasformazione economica, sociale e politica del paese, ma ne costituiscono in un certo senso l’elemento emblematico e maggiormente caratterizzante. Opera postuma di Renato Brocchi, segretario della Camera del lavoro di Macerata tra il 1904 e il 1906, e scomparso nello stesso anno, a soli 24 anni, L’organizzazione di resistenza in Italia, nel testimoniare l’impegno politico e culturale dell’autore, offre un’ampia e articolata sintesi della realtà del sindacato italiano di inizio Novecento, ricostruendo in modo puntuale ed obiettivo le vicende delle camere del lavoro e delle federazioni di mestiere, fornendo dati sulla consistenza e sull’attività delle organizzazioni e ripercorrendo il dibattito e le controversie che opposero le principali correnti all’interno del movimento operaio organizzato. Il volume è a cura di Valerio Strinati.
  • A Sud si può

    15.00 
    Cinque anni di impegno della Cgil per il Mezzogiorno e nel Mezzogiorno. Piattaforme, proposte e iniziative per rivendicare sviluppo e occupazione, per contrastare la chiusura di siti produttivi, per reclamare migliori condizioni di lavoro, per impedire che il territorio fosse utilizzato come un’immensa discarica. Anche nei momenti più difficili di questo inizio del secolo, il Mezzogiorno ha rappresentato il terreno privilegiato di confronto e iniziativa unitaria del sindacato ed il luogo di sperimentazione di intese con le organizzazioni imprenditoriali e con le istituzioni: il Progetto Mezzogiorno del novembre 2004 ed il Protocollo di Reggio Calabria alla fine del 2005 testimoniano la serietà dello sforzo e la concretezza dei contenuti di merito. Le posizioni e le idee della Cgil sono messe a confronto con protagonisti importanti della realtà meridionale impegnati in prima linea in un’azione difficile, e spesso coraggiosa, nelle istituzioni, nell’economia, nelle università, nella magistratura, nel sindacato. Bassolino, Loiero e Vendola raccontano la sfida del governo del cambiamento nei loro territori; Viesti, Cersosimo e Lupo offrono analisi ed indicazioni sulle scelte economiche e sociali; Nerozzi, Bonanni, Pirani e Artioli presentano il punto di vista del sindacato e della Confindustria; Barca evidenzia le esperienze e le prospettive dei fondi europei; sui temi della legalità intervengono Rita Borsellino ed il magistrato Tarondo.
  • Questo volume segna l’avvio di un importante e complesso sforzo di ricerca volto a ricostruire la storia del sindacato dei servizi del nostro paese e a colmare, così, una grave lacuna della storiografia sindacale italiana. La Filcams Cgil, in quanto tale, ha una storia relativamente breve. Nasce con il congresso del 18-21 marzo 1960 dalla fusione della Filam (Federazione italiana lavoratori alberghi e mense) con la Filcea (Federazione italiana lavoratori commercio e affini). Acquisisce la sua fisionomia attuale con il congresso del 23-27 aprile 1974 con la confluenza della Filai (Federazione italiana lavoratori ausiliari industria) che raggruppava le guardie giurate, le imprese di pulizia, i portieri e le collaboratrici familiari: i servizi. Alle spalle dell’organizzazione attuale vi sono dunque strutture preesistenti e un mondo del lavoro composito che, nel corso di un secolo, si è venuto incessantemente trasformando, ridisegnado via via, in ragione di questo processo, le forme della sua rappresentanza sociale. Il lavoro di ricerca, che si è deciso di raccogliere in due volumi, ha fatto emergere un materiale ricco, anche se frastagliato per periodi storici e diseguale tra le due federazioni originarie: la Filam e la Filcea, mentre maggiori difficoltà si sono palesate per la Filai. In questo primo volume si ricostruiscono le origini di Filcea e Filam dagli ultimi anni dell’Ottocento fino alla soppressione del sindacalismo libero operata nel consolidarsi del regime fascista. Il volume successivo arriverà fino al 1974 ricostruendo anche la storia della Filai.
  • La presenza sempre più diffusa e radicata di lavoratori stranieri nel tessuto produttivo e sociale italiano costituisce un fattore di innovazione fra i più rilevanti dell’ultimo decennio. Le istituzioni del mercato del lavoro ed il sistema delle relazioni industriali risultano pertanto sottoposte alla necessità di un adeguamento sostanziale sempre più improrogabile. Non meno di quanto si richiede al sindacato in rapporto alla sua funzione di rappresentanza sociale e negoziale di un mondo del lavoro in continua trasformazione. Con il II Rapporto dell’Osservatorio Ires sull’immigrazione si è inteso aggiornare alcune analisi già tracciate nel precedente, edito nel 2000. Questa volta si è focalizzata l’attenzione su tre temi: la funzione positiva dei processi migratori in atto rispetto a specifiche esigenze di settori non marginali dell’economia e della società italiana; il valore di indicatore che in tal senso assume la crescente sindacalizzazione dei lavoratori immigrati, in particolare nelle aree più industriali del paese; l’esigenza di documentare in quale misura sinora le attività di contrattazione a vari livelli abbiano registrato adeguata consapevolezza di questi nuovi dati di realtà e della loro evoluzione. Un contributo di analisi empirica stimolante e relativamente inedito rispetto ad una letteratura sociologica finora poco incline ad indagare i riflessi specificamente sindacali e di relazioni industriali dell’immigrazione nel nostro paese. Nei prossimi mesi l’Osservatorio provvederà a monitorare e a documentare le ricadute che sui futuri sviluppi delle tendenze analizzate nel Rapporto avrà l’applicazione della legge Bossi-Fini, che già dal suo impianto normativo e politico si profila gravida di contraddizioni e di effetti socialmente patologici.
  • Siamo al secondo rapporto dell’Osservatorio Ires sul lavoro sommerso. Oltre 3,5 milioni di lavoratori in Italia sono oggi coinvolti in attività lavorative irregolari. Sono il 15% dei lavoratori e il fenomeno è in continua ascesa (13% nel 1992). La ricchezza prodotta dall’economia irregolare onnicompresiva è pari a circa il 25-26% del Pil. Questi numeri parlano da soli ed evidenziano la politica fallimentare del governo. La gravità del problema è tale che investe le questioni della legalità, dei diritti sociali, della competitività del sistema economico e del sistema Paese. È un problema italiano ma anche un problema europeo. Il volume guarda al contesto socioeconomico e studia in profondità la tematica dell’economia e del lavoro sommerso, tentando un raffronto con le dinamiche europee e delineando possibili ricette di policy. Far emergere il sommerso è dunque una sfida vera per tutto il paese, per le istituzioni e per le parti sociali. Il tutto nell’ambito di un impegno che deve coinvolgere la parte migliore della società che si batte «nella cultura della legalità» per realizzare un vero e proprio «impegno di civiltà» per l’emersione e la regolarizzazione del lavoro nell’ambito di «un piano di legislatura per l’emersione del lavoro e dell’economia sommersa».
  • Il volume illustra la nuova indagine dell’Ires sul lavoro minorile, per la quale sono state realizzate più di 2.000 interviste a ragazzi tra gli 11 e i 17 anni in nove grandi città italiane. Obiettivo principale dello studio è stato di approfondire sia i profili attuali del lavoro precoce, sia i suoi legami con i corsi di vita e le eredità sociali. Si è in tal modo puntato a fornire una ricostruzione dei differenti stadi di sviluppo del lavoro minorile e delle sue condizioni socio-ambientali. Famiglie, stili di vita, percorsi scolastici a rischio di dispersione sono stati tra i temi affrontati per rintracciare motivazioni, presupposti ed effetti delle esperienze di lavoro precoce. Al di là di semplicistiche stigmatizzazioni, i lavori minorili sono apparsi come tasselli di corsi di vita condizionati da specifiche eredità familiari e sociali e quindi difficilmente reversibili: culture familiari e territoriali di riferimento, marcate da condizioni di arretratezza economico-sociale oppure regolate da sistemi valoriali non reinterpretati alla luce delle nuove complessità post-moderne, orientano i minori lungo percorsi che possono con maggiori probabilità condurre a marginalità ed esclusione sociale.
  • I due volumi costituiscono il «Catalogo generale delle raccolte d’arte della Cgil» conservate nelle sue diverse sedi: dal Centro confederale alle Federazioni nazionali di categoria e alle Camere del lavoro. Nel primo volume sono riprodotte in quadricromia, con relativa scheda critica, le opere più importanti e significative, a cui si accompagna la storia del Sindacato Artisti della Cgil. Il secondo volume è invece il repertorio generale e completo delle opere, con le biografie di tutti gli artisti. Questa iniziativa editoriale, sottolinea Epifani nella prefazione, vuole essere «la giusta occasione per aprire una riflessione su quale è stato e quale è il rapporto fra produzione artistica e mondo del lavoro». Coerentemente con questa impostazione, il lavoro critico compiuto dai curatori segnala anche le fasi e i periodi durante i quali il rapporto del lavoro con l’arte è sembrato allentarsi, mentre oggi anche la risposta che un gruppo di artisti ha dato al sindacato con l’offerta di una propria opera in «omaggio al centenario della Cgil» va intesa come «volontà di rilanciare, continuare a incrociare esperienze, sensibilità e pratiche diverse che nel corso di un secolo hanno dimostrato come l’incontro arte-lavoro abbia retto e sia stato proficuo».
  • Il libro presenta l’inventario della serie dei Congressi confederali dal 1944 al 1986, custoditi nell’Archivio storico della Cgil, arricchito da documenti e immagini tratti dall’archivio stesso. -Un accostamento - il testo di un inventario con fonti tradizionali, documenti scritti, carteggi, atti congressuali e con le fotografie - che vuole presentare l’evento congressuale nella storia della Cgil a tutto tondo, permettere di cogliere passaggi e differenze tra un Congresso e un altro e rendere le atmosfere, i sentimenti, gli umori, la cultura di un periodo. -Uno strumento essenziale per la consultazione di un Archivio complesso e stratificato quale quello della Cgil nazionale, una fonte documentaria rilevante per chiunque voglia approfondire la storia economica e sociale del nostro paese e analizzare il ruolo e le politiche della Cgil e del sindacato italiano.
  • Il fondo archivistico Pietro Ingrao, Carte CRS, consistente in 930 fascicoli e 112 faldoni, è diviso in quattro serie: A (Corrispondenze), B (Scritti e discorsi), C (Atti e materiali) e D (Foto). Le carte sono quelle raccolte presso gli uffici del Centro di studi e iniziative per la Riforma dello Stato e coprono un arco cronologico che va dal 1930 ai giorni nostri. La maggior parte riguarda però il periodo tra la metà degli anni settanta e gli anni novanta: gli anni della presidenza di Ingrao al CRS, seppur con il noto intervallo istituzionale del 1976-79. La mappatura dell’Archivio, attraverso la descrizione sintetica del contenuto dei documenti, fornisce utili indicazioni per approfondire l’analisi della storia politico-istituzionale dell’Italia repubblicana, perché permette di ricostruire la figura e l’attività di Ingrao, intrecciando il suo ruolo all’interno del PCI con le riflessioni sulla riforma dello Stato.
  • Il libro dà conto dell’irruzione della teoria dell’autonomia del politico nel dibattito italiano degli anni settanta e spiega, grazie a un lavoro di analisi che non risparmia i dettagli, l’impatto prodotto dalla teoria nello spirito del tempo. In questo modo è esposto lo svolgimento di una discussione assai tormentata, per quanto mai veramente risolutiva. Pubblicate nel 1977, ma maturate lungo tutto il decennio, a partire da un serrato confronto seminariale svoltosi nell’Università di Torino sotto la presidenza di Norberto Bobbio, le tesi di Mario Tronti si proposero come un momento di svolta per la cultura politica della sinistra marxista italiana. L’analisi di quelle riflessioni e dei testi in cui si manifestò la controffensiva nei riguardi dell’autonomia del politico documenta - secondo l’Autore - come la battaglia contro l’autonomia del politico anticipasse e largamente mettesse in forma l’antipolitica di oggi. La distanza dallo spirito del tempo entro cui l’autonomia del politico fu proposta potrebbe viceversa essere utile per tornare a riflettere su una sua ritrovata attualità, nel tempo in cui l’eclissi della politica forma la necessità per un ritorno della teoria.
  • «Lavoravo l’intera mattina e nel pomeriggio Matilde batteva a macchina le mie poesie. Per la prima volta vivevamo insieme nella stessa casa. In quel posto dalla bellezza inebriante il nostro amore crebbe. Non potemmo separarci più. Lì ho finito di scrivere un libro d’amore, appassionato e doloroso, che fu pubblicato poi a Napoli, anonimo: Los versos del capitán». Così Pablo Neruda in Confesso che ho vissuto, la sua autobiografia, racconta il momento felice in cui nel 1952, esule ed ospite in una Capri «dal fascino assorbente», conclude la stesura di una raccolta di poesie scritte in vari paesi durante il suo esilio in Europa e che rappresenta uno dei punti più alti della sua opera. L’amore per Matilde Urrutia, sua futura moglie e allora protagonista clandestina di quei versi, la nostalgia del Cile, le passioni civili - racconta il poeta - riempirono le pagine di questo libro, che fu pubblicato per la prima volta anonimo a Napoli nel 1952, in non più di cinquanta esemplari che Neruda, con dedica autografa, donò ad altrettanti suoi amici che ne avevano sottoscritto l’edizione. La pubblicazione «senza firma» del volume, successivamente riconosciuto dal poeta, fu voluta da Neruda perché quelle poesie «di passione brusca e ardente» non avessero a ferire Delia del Carril, allora ancora sua moglie e dalla quale si stava separando. Le opere di Neruda, conosciute in tutto il mondo, non sono state finora mai tradotte in lingua araba. Questa edizione di Los versos del capitán, a fronte del testo spagnolo delle poesie, ne presenta invece la versione in arabo, la prima in assoluto, dovuta a Zuhair Abdul Malek.
  • Per buona parte della sua storia moderna e contemporanea la Polonia è stata un oggetto, non un soggetto geopolitico. La stessa Polonia attuale deve le sue frontiere alle decisioni, e alle indecisioni, dei massimi leader della coalizione antihitleriana, fra il 1943 e il 1945. Anche per loro i polacchi erano pedine da spostare sulla scacchiera continentale sulla base della somma algebrica dei rispettivi interessi. Bisognerà attendere il 1989 perché i polacchi riprendano in mano il loro destino, sulla scia della rivoluzione di Solidarnosc. La Polonia di cui trattiamo oggi è finalmente un coprotagonista della scena europea. Nella storia sono esistite molte Polonie, alcune più grandi dell’attuale, tutte più orientali. Perché questa Polonia possa esistere e prosperare la scelta euroatlantica è condizione necessaria ma non sufficiente. Decisivo sarà anche il rapporto con la Russia e con gli altri vicini orientali, Ucraina in testa. È di questa Polonia che tratta il libro, i cui testi illuminano in prospettiva il suo ruolo nell’Unione Europea e nella Nato, procedendo a ritroso dal 2006 al 1989. Sono soprattutto i diciassette anni trascorsi dalla caduta del comunismo all’ingresso della Polonia nell’Unione Europea che vengono qui raccontati con alcune mirate incursioni nel passato remoto per meglio spiegare quello recente.
  • La banlieue delle rivolte e della rabbia non è un deserto sociale e, soprattutto, non è un mistero storico. Gli anni settanta rappresentano un punto di svolta: in un decennio si passerà dall’egemonia operaia all’emergere dei nuovi concetti di esclusione e marginalità, dalla banlieue rouge dominata dal Partito comunista a quella disgregata dalla crisi economica, sociale e identitaria. La lunga storia dei preti-operai, nata dall’esperienza coraggiosa di tanti sacerdoti che dalla guerra in avanti sceglieranno di vivere la propria vocazione nella e per la classe operaia, dovrà confrontarsi con il suo declino e con la rarefazione delle sue organizzazioni come delle sue rappresentazioni simboliche. Le interviste a due protagonisti, Gilles Couvreur e J.L. Brunin, preti operai in seguito impegnati nelle realtà di banlieue, affrontano il cuore delle trasformazioni sociali che hanno portato a un nuovo modello di presenza missionaria, approfondendone gli aspetti teologici ed esistenziali a partire dal tema fondamentale del dialogo con l’islam francese. Un libro utile per chi vuole capire da dove viene la crisi sociale della Francia contemporanea al di là delle semplificazioni giornalistiche. Un viaggio appassionante sul cammino passato e futuro dei tanti cristiani che hanno scelto di vivere sulla propria pelle e in modo radicale il Vangelo degli ultimi e degli esclusi. Infine, una riflessione sulla rivoluzione concettuale che - tra credenti e non credenti - ha trasformato la coscienza europea.
  • Il lavoro può essere ridotto al puro scambio tra prestazione e denaro? Se è vero che i lavoratori hanno questa idea, perché invece nelle indagini svolte tra i cittadini italiani ed europei questi indicano il lavoro come «fonte di espressione e di relazione sociale, cioè un luogo dove realizzare la propria personalità in mezzo a persone gradevoli»? Dalle indagini italiane esaminate emerge anche la presenza congiunta, nei posti di lavoro, di nuove e di vecchie forme di frustrazione e di disagio lavorativo (disagio basilare o fantasma, stress, burn-out, mobbing, e numerose altre sindromi), che appare in controtendenza con il moltiplicarsi delle dichiarazioni da parte di studiosi, responsabili aziendali e sindacalisti a favore di politiche di worker satisfaction, cioè di un diverso modo di lavorare, più attento al ruolo e al benessere complessivo dei lavoratori. Sarà possibile allora che il concetto di benessere organizzativo si affermi nelle aziende? E soprattutto si potrà agevolare questo processo e come?
  • Attraverso una serie di interventi affidati a storici, sociologi, economisti, giuristi e filosofi, il volume si propone di ripercorrere il cammino della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 dal momento della sua promulgazione a oggi, analizzandola da diverse angolazioni. La tesi di fondo è che, dopo un periodo di offuscamento coincidente con la guerra fredda, a partire dagli anni novanta la Dichiarazione abbia acquistato un rinnovato vigore: si assiste a una ricostruzione forte del soggetto «persona», i diritti vengono riscoperti dalle donne, dagli ecologisti, dai soggetti sociali che erano stati esclusi dalle Dichiarazioni dei diritti settecentesche. Nuovi organismi internazionali sorgono e altri ritrovano un antico vigore. Tutto positivo dunque? Purtroppo no, perché si assiste a una trasformazione delle relazioni globali - sotto il profilo sociale, economico, giuridico, militare - che tende a ostacolare la concreta applicabilità di questi diritti, anche se proclamati e condivisi da un numero sempre più ingente di individui. Sul contrasto tra la crescente sensibilità per i diritti umani e i processi globali che ne rendono difficile il rispetto insiste il filo rosso del volume. Contributi di: Bovero, Costa, Donolo, Ferrajoli, Flores, Leon, Marramao, Resta, Rodotà, Rossi-Doria, Salvati, Senese.
  • Le memorie di Vittorio Buttis (Venezia, 1866 - Chicago, 1950), pubblicate a Chicago nel 1940 e ora per la prima volta edite in Italia, sono il rendiconto dell’azione di un socialista di rara dirittura morale e coerenza politica. Tra i fondatori del Fascio dei Lavoratori di Venezia nel 1894, giornalista e infaticabile organizzatore sindacale in Svizzera, Friuli, Germania e ai lavori del Sempione, guiderà nell’agosto del 1906, quale segretario della Camera del Lavoro di Intra, il più importante sciopero tessile del Verbano, del Cusio e dell’Ossola. Fu in più occasioni denunciato e incarcerato per il suo attivismo sindacale e infine costretto a espatriare nel 1908 e a proseguire la sua opera in Svizzera, in Brasile e negli Stati Uniti. Membro della Federazione Socialista Italiana, aderente al Socialist Party of America, rappresenterà tra l’altro la sua organizzazione durante lo sciopero di Lawrence del 1919. Una ricca appendice di saggi e documenti approfondisce alcuni momenti cruciali della sua vita di militante.
  • La guida dell’Inca Cgil vuole essere uno strumento di studio e di consultazione utile ai propri operatori e consulenti legali e medico-legali, ma anche a tutti coloro che si trovano a dover affrontare le problematiche connesse alle patologie e ai danni conseguenti a trasfusioni di sangue, emoderivati, vaccini. Allegato al volume un CD Rom che contiene tutti i riferimenti legislativi e giurisprudenziali relativi all’argomento trattato.
  • La storia della Camera del Lavoro di Taranto, curata con capacità e competenza da Roberto Nistri e Massimo Di Cesare, si colloca in un filone di studi ormai consolidato, avviato negli anni Novanta e giunto a maturazione negli ultimi tempi con un fiorire di saggi di notevole qualità... Se il quadro d’insieme è complesso, le stesse «microstorie», che ci restituiscono l’identità di un territorio, non sono da meno. Da questo punto di vista, la storia del territorio jonico, e in particolare la storia dei cento anni della Camera del Lavoro di Taranto, narrata in questo pregevole volume, ci offre una ricostruzione completa del passato, attraverso l’analisi delle diverse fasi storiche, dall’Ottocento alla crisi dello Stato liberale, dal ventennio della dittatura fascista agli anni della Ricostruzione, dal miracolo al declino economico, non solo di Taranto, ma di un intero paese. E lo fa offrendoci molteplici punti di vista, non limitandosi cioè semplicemente ad una storia politico-istituzionale, ma introducendo anche analisi economiche, sociali, demografiche e culturali... ...una eccezionale galleria fotografica...una straordinaria rassegna di ritratti che solca le pagine del volume, dall’inizio alla fine… riportando alla memoria figure importanti del movimento operaio... dai dirigenti di partito e sindacato ai capilega, fino ai militanti comuni... a ricordarci come la vicenda del lavoro in Italia... sia stata una straordinaria storia collettiva. (Dalla prefazione di Adolfo Pepe)
  • L’economia, le politiche sui redditi e quelle sociali, le trasformazioni del mercato del lavoro e la precarietà diffusa, la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, il welfare e il diritto alla salute, lo sfruttamento minorile, il lavoro e il sindacato nel mondo, il diritto all’abitazione, le nuove e vecchie povertà, il carcere e la giustizia, il volontariato, il Terzo settore e l’economia solidale, le migrazioni e i rifugiati, i nuovi movimenti e la globalizzazione, le guerre infinite e i terrorismi globali, i diritti umani, la tortura e le discriminazioni nel mondo, l’Europa politica e quella sociale, il diritto alla salute e quello alla cultura e ai saperi, lo stato del pianeta, lo sviluppo e le diseguaglianze, le politiche ambientali nel mondo e in Italia: sono alcuni dei tanti temi trattati nel Rapporto sui diritti globali 2006. In ognuno dei 14 capitoli viene definito il punto della situazione e vengono delineate le prospettive del 2006. L’analisi e la ricerca sono corredate da ampie cronologie dei fatti, da approfondite schede tematiche, dai dati statistici più aggiornati, da un accurato glossario, dai riferimenti bibliografici e web e dall’indice dei nomi citati. È uno strumento fondamentale di informazione e formazione per quanti operano nella scuola, nei media, nella politica, nel mondo del lavoro, nelle professioni sociali, nelle associazioni. Prefazione di Guglielmo Epifani, introduzione di Sergio Segio, interventi di Paola Agnello Modica, Aldo Amoretti, Stefano Anastasia, Lucio Babolin, Paolo Beni, Franco Chittolina, Roberto Della Seta, Fulvio Fammoni, Patrizio Gonnella, Maurizio Gubbiotti, Mauro Guzzonato, Giulio Marcon, Emilio Molinari, Paolo Nerozzi, Mauro Palma, Achille Passoni, Ciro Pesacane, Antonio Pizzinato, Nicoletta Rocchi, Marino Ruzzenenti.
  • Luciano Lama

    20.00 
    Lungo una più che secolare vicenda storica, la Cgil e il sindacato italiano hanno ridefinito la propria identità in relazione tanto ai mutamenti intervenuti nel mondo del lavoro, passando da una società rurale a una società industriale e infine a una società dell’informazione, quanto alle istanze della cittadinanza democratica. Nel pensiero e nell’azione di Luciano Lama (1921-1996) sussiste un fecondo «corto circuito», continuamente riemergente, tra il sindacato, le trasformazioni del lavoro e la «qualità» della democrazia repubblicana. Attraverso la sua vicenda è possibile ricongiungere la storia dell’«Italia del lavoro» alla storia della Repubblica, temi che negli studi risultano ancora troppo spesso separati. Per oltre un quarantennio Lama ha impersonato le sfide del mondo del lavoro nell’Italia del secondo dopoguerra. La storia di Lama è quella di un leader - nella Cgil e nel sindacato italiano - che ci offre l’opportunità di mettere in correlazione l’azione di un’istituzione sociale di massa con i valori fondativi della Repubblica (l’antifascismo e il primato del lavoro) e con le pratiche volte ad elevare i lavoratori a cittadini consapevoli del loro ruolo nella vita democratica.
  • Le pagine di questo libro e del cd rom allegato ripercorrono i capitoli essenziali della storia sociale del vecchio continente. Senza edulcorare la portata inedita delle sfide lanciate oggi al modello sociale europeo. Ma anche senza acritiche concessioni alle facili, quanto imprevidenti e interessate, previsioni sul ‘tramonto’ del welfare state. Il lavoro, i diritti dei lavoratori, i diritti sociali non hanno da parlare solo del loro nobile e glorioso passato. Hanno ancora molto da dire sul presente e sul futuro della società europea. E, in tal modo, anche sul senso e sulla forma che prenderanno nei prossimi decenni i processi di globalizzazione e, nel vecchio continente, il processo di costituzionalizzazione dell’Unione. L’idea del secolo ‘breve’, che tanto successo ha avuto negli anni scorsi, evoca la convinzione di un’epoca del lavoro e della cittadinanza sociale quale fugace ed effimera ‘parentesi’ tra l’eroica fase della prima modernità (borghese e liberale) e l’attuale fase postmoderna (iperindividualistica e iperutilitaristica). Non è così. Il secolo ha avuto inizio ben prima degli anni dieci del Novecento ed è tutt’altro che chiuso.