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Palmiro Togliatti e papa Giovanni
12.00
€
Il 20 marzo 1963 Palmiro Togliatti tiene a Bergamo un discorso che ha come titolo
Il destino dell’uomo
. È in corso la campagna elettorale, ma il segretario del Pci si tiene lontano dalle schermaglie tattiche del momento, e si impegna in una operazione politica di altissimo livello, cercando di costruire il terreno per una collaborazione tra il movimento operaio e il mondo cattolico sui grandi temi del nostro tempo, a partire dalla necessità di salvare l’umanità dalla minaccia della guerra nucleare. Bergamo è una città di fortissima tradizione cattolica, ed è anche la terra d’origine di papa Giovanni XXIII. È dunque chiaro l’intento di costruire un ponte con tutto il movimento riformatore che sta cambiando in profondità gli orizzonti culturali della Chiesa cattolica, con l’impulso decisivo del pontefice, che segna davvero una «svolta» nella storia della Chiesa. Dopo pochi giorni, l’11 aprile, viene promulgata l’enciclica
Pacem in terris
, nella quale giungono a piena maturazione i nuovi orientamenti dottrinali della Chiesa cattolica, con un impatto fortissimo sulla società italiana e sull’intera comunità internazionale. A cinquant’anni da questi due eventi il volume propone una riflessione storica sull’attualità di Togliatti e di Giovanni XXIII e sulla loro convergenza di metodo e di approccio. Il libro pone l’accento non tanto sulle ideologie, quanto sulle forze reali e sulle possibilità di un incontro che avvenne sul terreno della comune condizione umana, di fronte alle emergenze del loro e del nostro tempo. Completano il volume due appendici in cui si riproducono una testimonianza e una lettera di monsignor Capovilla, il di scorso di Togliatti e l’enciclica di papa Giovanni.
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Storie precarie
12.00
€
Fare parte della «generazione senza» significa non potersi permettere progetti di vita, non avere diritti elementari, stare peggio dei propri genitori pur avendo studiato di più. Si vive ai margini del mercato del lavoro vedendosi negata una parte importante della propria identità. Precarietà, dequalificazione, disoccupazione, scoraggiamento formano oggi una miscela esplosiva in cui è avviluppata un’intera generazione di giovani dai 20 ai 35 anni. L’indagine - promossa da Cgil e Smile, in collaborazione con la rivista Internazionale - aiuta a capire meglio l’«arcipelago della precarietà» attraverso la raccolta e l’analisi di quasi 500 storie di lavoratori e lavoratrici atipici. La ricerca riordina tutte le varie tipologie di precariato ma soprattutto dà voce a chi la precarietà la vive tutti i giorni sulla propria pelle: posizioni, profili, percorsi, vicissitudini, atteggiamenti, contesto familiare, linguaggio. Sono questi gli elementi che aiutano davvero a capire cosa voglia dire essere precario oggi. Per cambiare questa situazione non basta una buona legge: bisogna ripensare la cittadinanza sociale e il welfare, in modo che sia garantito un futuro ai lavoratori, a prescindere dal contratto che hanno stipulato. Il sindacato per lungo tempo è stato assente e molti dei precari intervistati lamentano la delusione e la lontananza da ogni possibile sistema di rappresentanza. È giunto allora il momento di fare autocritica e di intraprendere un nuovo percorso.
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Esigete!
6.00
€
Semplice, chiaro, efficace. Hessel e Jacquard rendono attuale un tema che pare scomparso addirittura dall’immaginario pacifista e lo coniugano con l’attuale necessità di parlare ai giovani di cosa occorra cambiare perché il nostro pianeta possa vivere e sopravvivere. Hessel ci insegna a ripartire dalle nostre esperienze, dal cercare e praticare la democrazia e la pace, assicurando vita e futuro alle nuove generazioni e difendendo spazi che l’umanità ha l’obbligo di conservare anziché distruggere. Nato a Berlino nel 1917 da una famiglia ebraica, protagonista della Resistenza francese e uno dei principali redattori della Dichiarazione universale dei diritti umani, dopo aver pubblicato il pamphlet Indignatevi! si è rivolto soprattutto ai giovani invitandoli ad esigere l’abbandono del nucleare. Tra i temi trattati nel volume, l’uso e i costi delle armi nucleari, il Trattato di non-proliferazione, il ruolo politico delle armi nucleari, il nucleare civile, le strategie per il futuro. I curatori del libro aggiornano il pamphlet di Hessel e Jacquard alla situazione attuale, con un focus particolare sul contesto italiano. L’opposizione popolare e il referendum nel nostro paese hanno tagliato le gambe agli impianti “civili”, che avrebbero prodotto e accumulato quantità di uranio arricchito e plutonio sufficiente alla realizzazione di diverse bombe. Ma il nucleare militare riprende drammatica attualità attraverso l’aggiornamento delle bombe nucleari Usa nelle basi di Ghedi e Aviano. Sono le nuove B61 che verranno rese trasportabili entro il 2020 sui cacciabombardieri F35.
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Oltre la nazione
13.00
€
Con
Oltre la nazione
Giuseppe Burgio ha vinto il
Premio Internazionale “Vito e Bruna Fazio-Allmayer”
per l’area storica, edizione 2014. Con contributi di Clelia Bartoli, Giuseppe Burgio, Jude Lal Fernando, Thanushan Kugathasan, Cristiana Natali, Ambra Pirri, Sebastiampillai Dunstan Rajakumar, Fulvio Vassallo Paleologo. ---------------------------------------- La Commissione giudicatrice, costituita dai Professori Franco Cambi, Franco Frabboni, Eliana Frauenfelder, Epifania Giambalvo, Mario Manno, Alessandro Mariani, Franca Pinto, Vincenzo Sarracino, ha attribuito il
Premio Internazionale di Pedagogia“Vito e Bruna Fazio-Allmayer”
a GIUSEPPE BURGIO, con il seguente giudizio: GIUSEPPE BURGIO, dottore di ricerca e professore a contratto di Pedagogia generale e sociale nell’Università di Palermo, ha presentato un recentissimo testo dal titolo
Oltre la nazione. Conflitti postcoloniali e pratiche interculturali. Il caso della diaspora tamil
, di cui è curatore (Roma, Ediesse, 2014), nel quale mostra il maturarsi dei suoi interessi per un mondo comunemente ritenuto “ diverso”. In questo caso sono i tamil. Anche in questo studio la sua voce dialoga con altri interpreti che si occupano dell’Altro e lo fanno da punti di vista disciplinarmente eterogenei. Ma il suo discorso si sviluppa anche a un livello di teoria dell’educazione originale e denso di significato, che andrebbe valorizzato sul terreno della pedagogia interculturale, soprattutto oggi. Il saggio mette a fuoco anche il concetto di pedagogia negativa che invita a disimparare ogni forma di ideologia discriminatoria e a fissare come obiettivo costruttivo la dialettica di incontro/scontro/dialogo tra gruppi etnie e culture. Il lavoro è serio, fine e complesso. Perché il nazionalismo sembra ancora, forse più che in passato, diffuso in un mondo globalizzato? Come interagisce il nazionalismo con le politiche di genere? Come funziona l’identità «nazionale» in un contesto di migrazioni transnazionali? Possiamo ancora chiamare «migrazioni» i fenomeni diasporici che stanno trasformando le nostre società? Come possiamo discutere di intercultura in presenza del terrorismo internazionale? Il volume si occupa di tali questioni concentrandosi su un ambito specifico: i Tamil dello Sri Lanka, le pratiche (politiche, economiche, culturali) transnazionali che agiscono (terrorismo compreso) e le forme plurali di oppressione che soffrono (in Sri Lanka come nelle comunità diasporiche in Occidente). Il volume collettaneo, nato dalla collaborazione interdisciplinare tra studiosi italiani e tamil, analizza le complesse relazioni tra identità nazionale e nazionalismo (anche quello detto «a lunga distanza»), tra soggettività diasporica e dialogo interculturale, in un contesto planetario ormai compiutamente postcoloniale, multiculturale e meticcio. I vari contributi – mentre analizzano in profondità il
case study
rappresentato dai Tamil – si concentrano in generale sul complesso rapporto tra termini che sembrano antitetici (identità, nazionalismo, differenze, intercultura) rendendo il volume uno strumento utile a quanti vogliano approfondire il tema delle differenze etnico-culturali.
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Roma negata
15.00
€
Libia, Somalia, Eritrea, Etiopia: quali sono le tracce dell’avventura coloniale italiana a Roma? Roma negata è un viaggio attraverso la città per recuperare dall’oblio un passato coloniale disconosciuto e dare voce a chi proviene da quell’Africa che l’Italia ha prima invaso e poi dimenticato. Igiaba Scego racconta i luoghi simbolo di quel passato coloniale; Rino Bianchi li fotografa, assieme agli eredi di quella storia. Il risultato è una costruzione narrativa e visiva di un’Italia decolonizzata, multiculturale, inclusiva, dove ogni cittadino possa essere finalmente se stesso. Negli anni trenta del secolo scorso Asmara, Mogadiscio, Macallè, Tripoli, Adua erano nomi familiari agli italiani. La propaganda per l’impero voluta da Benito Mussolini era stata battente e ossessiva. Dai giochi dell’oca ai quaderni scolastici, per non parlare delle parate, tutto profumava di colonie. Di quella storia ora si sa poco o niente, anche se in Italia è forte la presenza di chi proviene da quelle terre d’Africa colonizzate: ci sono eritrei, libici, somali, etiopi. Il libro riprende la materia dell’oblio coloniale e la tematizza attraverso alcuni luoghi di Roma che portano le tracce di quel passato dimenticato. I monumenti infatti, più di altre cose, ci parlano di questa storia, dove le ombre sono più delle luci. Prende vita così un’analisi emozionale dei luoghi voluti a celebrazione del colonialismo italiano, attraverso un testo narrativo e delle fotografie. In ogni foto insieme al monumento viene ritratta anche una persona appartenente a quell’Africa che fu colonia dell’Italia. Scego e Bianchi costruiscono così un percorso di riappropriazione della storia da parte di chi è stato subalterno.
«Volevamo partire dal Corno D’Africa, dall’umiliazione di quel colonialismo crudele e straccione, perché di fatto era in quel passato che si annidava la xenofobia del presente (…) Da Roma negata emerge quel Corno d’Africa che oggi sta morendo nel Mediterraneo, disconosciuto da tutti e soprattutto da chi un tempo l’aveva sfruttato».
Gli autori
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La FISAC milanese e lombarda
25.00
€
I 65 anni di storia della FISAC CGIL, qui trattati, sono strettamente e inevitabilmente intrecciati con la storia del nostro Paese. Ad essa hanno contribuito le lavoratrici e i lavoratori del credito e delle assicurazioni, con le passioni e le ragioni delle loro battaglie per la democrazia e l’emancipazione. Evocarne la storia non ha voluto essere un esercizio di memoria commemorativa, né tanto meno nostalgica. Ha voluto invece essere un forte richiamo a un patrimonio di valori ricco ed importante, cui i giovani, semplici iscritti o già attivisti sindacali, possano essere motivati ad attingere a piene mani. La memoria infatti va intesa come ponte che unisce passato, presente e futuro, come valore rispettato e custodito, come chiave di interpretazione fondamentale delle vicende umane. C’è un filo rosso che lega queste pagine ed è il valore sociale del lavoro. Non poteva essere diversamente. L’articolo 1 della Costituzione recita: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro...». Il lavoro vi è assunto, cioè, come valore costituzionale essenziale, inteso e tutelato: come valore economico, ossia mezzo di soddisfazione dei bisogni umani; come valore sociale, cioè ambito nel quale contribuire al bene comune e ottenere un riconoscimento sociale; come valore personale, cioè spazio per la valorizzazione del talento individuale.
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Scienziati, politici, cittadini
12.00
€
Il libro è risultato tra i finalisti del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2014
«Il diritto all’accesso, alla comprensione e alla valutazione dei risultati della ricerca scientifica e alle modalità del suo utilizzo rappresenta una frontiera dell’equità sociale che può e deve essere inserita tra i diritti di cittadinanza. Una sfida politica enorme per affrontare la quale è necessario connettere democrazia, libertà e responsabilità». L’opera di Charles Darwin ha cambiato il modo di vedere il mondo, cancellando le riserve che avevano accompagnato per secoli la possibilità di spiegare razionalmente alcune questioni fondamentali dell’esistenza. In modo incalzante sono stati ripensati i concetti di vita e di morte, di salute e malattia, il rapporto tra mente e corpo; anche la questione ecologica è diventata oggi un tema pubblico globale. Rufo affronta nel volume proprio alcuni degli argomenti più controversi nel campo della bioetica (come la clonazione e le cellule staminali, la terapia genica, il fine-vita), delle neuroscienze (neurotecnologie e neuroetica) e, infine, della biopolitica (il rapporto tra corpo e mercato, tra mercato e salute, le malattie rare). La sostenibilità sociale di questa grande trasformazione richiede strumenti e procedure in grado di favorire la produzione, la partecipazione e la condivisione della conoscenza. Bisogna dar vita a un nuovo contratto tra scienza e società che permetta a tutti di comprendere e accedere ai risultati della ricerca scientifica. Bisogna cioè dare concretezza a quella che l’autore chiama “cittadinanza scientifica”.
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Riunificare il mondo del lavoro è possibile oggi?
13.00
€
È già da tempo che la politica non si rapporta più in maniera diretta, men che meno empatica, con il mondo del lavoro subordinato, oggi più che mai frantumato, diviso. E nemmeno la sinistra ha fatto eccezione, sia per le sue inefficaci scelte politiche, sia perché è stata investita dal rimprovero generalizzato alla politica. D’altro canto, la rabbia dei lavoratori troppe volte porta fuori strada, verso scelte difensive e spesso perdenti; le forme di lotta da tempo indicano sempre più frequentemente il prevalere della disperazione. Nella gravissima crisi attuale, e contro l’uso politico che ne viene fatto, la sinistra deve allora aiutare i lavoratori a riprendere consapevolezza della loro forza potenziale, rispetto a una condizione subalterna sempre più unificante verso il basso. Deve farlo partendo dalla consapevolezza che per i lavoratori subordinati la sinistra oggi non è più la prima opzione di voto, e che ciò dipende dall’assenza di risposte politiche adeguate alla loro concreta condizione e dalla mancanza di una proposta che indichi la possibilità di invertire il giogo della subalternità. Ma per farlo bisogna cambiare il modello di sviluppo. Contributi di Piergiovanni Alleva, Pietro Barrera, Maria Luisa Boccia, Paolo Borioni, Mauro Bulgarelli, Carlo Buttaroni, Pierre Carniti, Alessandro Carra, Sergio Caserta, Paolo Ciolfi, Arturo Di Corinto, Fulvio Fammoni, Stefano Fassina, Alfredo Garzi, Alfonso Gianni, Alfiero Grandi, Maurizio Landini, Alberto Leiss, Gennaro Migliore, Sandro Morelli, Felice Roberto Pizzuti, Luciano Pregnolato, Cesare Procaccini, Mario Sai, Antonella Stirati, Claudio Treves, Mario Tronti, Lanfranco Turci.
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L’umanità ovunque
10.00
€
Sono qui raccolti due saggi sulla crisi della politica come crisi del concetto di mediazione e sulla cultura politica della sinistra comunista e post comunista dal PCI ai giorni nostri, che ha visto il passaggio dall’idea di un partito fortemente radicato nel popolo – ma mai plebeo – a quella di un soggetto liquido moralista, radicale e staccato dai settori più deboli della società. Grazie all’elaborazione di Gramsci e Togliatti, il PCI non fu guidato da rivoluzionari di professione, ma divenne un soggetto politico in cui ci si libera giorno per giorno grazie all’autoeducazione e alla lotta etico-politica. Non è quindi la dottrina da applicare al mondo, assieme al titanismo violento contro l’oppressione, a rivoluzionare effettivamente una società. Occorre compenetrare la libertà con la sicurezza, la legge con il legame sociale e, per fare questo, non servono avanguardie illuminate che agitino il vessillo di una teoria politica, ma l’incontro tra intellettuali e popolo. Fu una politica in grado di scovare l’umanità ovunque, anche nelle espressioni più degradate della cultura popolare, magari al limite tra legalità e illegalità. Il moralismo giustizialista dei partiti eredi del PCI e l’ossessione per il vincere segnano la ripresa della cultura dei rivoluzionari di professione, che sottotraccia perdurava nel PCI ed è rimasta anche nei suoi eredi che possono così scegliere di essere guidati da un giovane sindaco che non ha con loro nulla in comune ma può portarli alla «vittoria».
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Un paese in bilico
14.00
€
Dagli anni ottanta ad oggi l’Italia ha visto crollare il ritmo di crescita del Pil, della produttività del lavoro, degli investimenti e del progresso tecnologico. Si è ridotta la sua capacità produttiva in settori industriali nei quali era stata fra i primi al mondo. È assente in quelli nuovi tecnologicamente avanzati. Le sperequazioni nella distribuzione del reddito e della ricchezza nazionale si sono ampliate. All’origine della complessa crisi italiana sta il mutamento del suo «modello di sviluppo», con, da una parte, le riforme del lavoro, dall’altra quelle del sistema dell’euro. Il volume riflette sulle cause e le conseguenze di questa grande trasformazione; una trasformazione, però, in negativo, che alimenta da almeno vent’anni il perdurante riflusso dell’economia italiana e che fa oggi temere per un ripiegamento definitivo delle sue capacità di crescita. I tre saggi che compongono il volume forniscono un quadro organico che invita ad una riconsiderazione critica delle politiche economiche e del lavoro che sono sullo sfondo di questo epocale mutamento, indicando alcune vie d’uscita.
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Il paese del sole
12.00
€
Che succede a Sud di Roma? Mastrandrea racconta le nuove condizioni dell’esistenza e del lavoro negli anni della grande crisi. La Grande Crisi è qui, ora, e non c’è inganno mediatico o escamotage politico che possa fermarne l’impetuosa avanzata. È economica ed ecologica, antropologica e collettiva, investe il lavoro, i modi di produrre e gli stili di vita, la quotidianità e il futuro imminente. Da “scienziato della contingenza”, come si definisce lui stesso, Mastrandrea cerca di svelarne i meccanismi e i retroscena, per osservare da vicino quella che il premio nobel per l’economia Krugman ha definito “mezza Grande Depressione”, ma che con ogni probabilità, per quel pezzo d’Occidente che affaccia sul mare nostrum Mediterraneo, “culla di civiltà”, è priva di mezze misure. Sulla via Pontina pedalano centinaia di Garabombo col turbante, ogni notte nella “piazza degli schiavi” di Villa Literno si ripete un mercato di braccia umane analogo a quello descritto da Corrado Alvaro negli anni cinquanta, nella città delle ecoballe di Giugliano è rimasto un solo abitante e alla stazione di Sicignano si arriva come nel vecchio West. Tra deserti industriali e fabbriche recuperate, paesini terremotati senza neppure un bar e new towns abitate da zombi, stazioni ferroviarie abbandonate e periferie postmoderne, roghi tossici e insospettati focolai di resistenza, un reportage narrativo nel paese dei paradossi.
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Il ratto di Europa
11.00
€
Quattro crisi che si intrecciano e si rafforzano l’un l’altra, in un vortice che rischia di spazzare via il modello europeo di welfare state e di tutela dei diritti dei lavoratori, punto di arrivo di un percorso avviato dai movimenti politici e sindacali di sinistra nell’Ottocento. Un modello che la sinistra europea non riesce più a difendere. Un modello che l’Europa, costruita finora su un progetto economico più che politico, guarda con crescente insofferenza, come fosse un peso nella sfrenata competizione globale. Il dumping sociale sta deindustrializzando l’Occidente, privandolo di milioni di posti di lavoro ed erodendo le conquiste sociali di due secoli di lotte. Allo stesso tempo, impedisce che le nuove economie «emergano» anche dal punto di vista di uno sviluppo sociale sostenibile, a causa di quella che è stata definita la «corsa al ribasso». I cittadini europei, impauriti e in cerca di un’effettiva rappresentanza, cedono sempre più alle sirene dei populismi, della xenofobia e delle demagogie anti-europeiste, contestando la stessa idea di un’Europa unita sotto l’insegna dell’integrazione. Eppure una risposta alternativa ci sarebbe. La promozione di una clausola sociale nell’ordinamento del commercio internazionale potrebbe rappresentare la prima battaglia veramente politica dell’Europa Unita. Sarebbe una bandiera della sinistra europea del III millennio. Sarebbe una risposta all’altezza delle quattro crisi che stiamo vivendo.
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