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L’umanità ovunque
10.00
€
Sono qui raccolti due saggi sulla crisi della politica come crisi del concetto di mediazione e sulla cultura politica della sinistra comunista e post comunista dal PCI ai giorni nostri, che ha visto il passaggio dall’idea di un partito fortemente radicato nel popolo – ma mai plebeo – a quella di un soggetto liquido moralista, radicale e staccato dai settori più deboli della società. Grazie all’elaborazione di Gramsci e Togliatti, il PCI non fu guidato da rivoluzionari di professione, ma divenne un soggetto politico in cui ci si libera giorno per giorno grazie all’autoeducazione e alla lotta etico-politica. Non è quindi la dottrina da applicare al mondo, assieme al titanismo violento contro l’oppressione, a rivoluzionare effettivamente una società. Occorre compenetrare la libertà con la sicurezza, la legge con il legame sociale e, per fare questo, non servono avanguardie illuminate che agitino il vessillo di una teoria politica, ma l’incontro tra intellettuali e popolo. Fu una politica in grado di scovare l’umanità ovunque, anche nelle espressioni più degradate della cultura popolare, magari al limite tra legalità e illegalità. Il moralismo giustizialista dei partiti eredi del PCI e l’ossessione per il vincere segnano la ripresa della cultura dei rivoluzionari di professione, che sottotraccia perdurava nel PCI ed è rimasta anche nei suoi eredi che possono così scegliere di essere guidati da un giovane sindaco che non ha con loro nulla in comune ma può portarli alla «vittoria».
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Un paese in bilico
14.00
€
Dagli anni ottanta ad oggi l’Italia ha visto crollare il ritmo di crescita del Pil, della produttività del lavoro, degli investimenti e del progresso tecnologico. Si è ridotta la sua capacità produttiva in settori industriali nei quali era stata fra i primi al mondo. È assente in quelli nuovi tecnologicamente avanzati. Le sperequazioni nella distribuzione del reddito e della ricchezza nazionale si sono ampliate. All’origine della complessa crisi italiana sta il mutamento del suo «modello di sviluppo», con, da una parte, le riforme del lavoro, dall’altra quelle del sistema dell’euro. Il volume riflette sulle cause e le conseguenze di questa grande trasformazione; una trasformazione, però, in negativo, che alimenta da almeno vent’anni il perdurante riflusso dell’economia italiana e che fa oggi temere per un ripiegamento definitivo delle sue capacità di crescita. I tre saggi che compongono il volume forniscono un quadro organico che invita ad una riconsiderazione critica delle politiche economiche e del lavoro che sono sullo sfondo di questo epocale mutamento, indicando alcune vie d’uscita.
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Il paese del sole
12.00
€
Che succede a Sud di Roma? Mastrandrea racconta le nuove condizioni dell’esistenza e del lavoro negli anni della grande crisi. La Grande Crisi è qui, ora, e non c’è inganno mediatico o escamotage politico che possa fermarne l’impetuosa avanzata. È economica ed ecologica, antropologica e collettiva, investe il lavoro, i modi di produrre e gli stili di vita, la quotidianità e il futuro imminente. Da “scienziato della contingenza”, come si definisce lui stesso, Mastrandrea cerca di svelarne i meccanismi e i retroscena, per osservare da vicino quella che il premio nobel per l’economia Krugman ha definito “mezza Grande Depressione”, ma che con ogni probabilità, per quel pezzo d’Occidente che affaccia sul mare nostrum Mediterraneo, “culla di civiltà”, è priva di mezze misure. Sulla via Pontina pedalano centinaia di Garabombo col turbante, ogni notte nella “piazza degli schiavi” di Villa Literno si ripete un mercato di braccia umane analogo a quello descritto da Corrado Alvaro negli anni cinquanta, nella città delle ecoballe di Giugliano è rimasto un solo abitante e alla stazione di Sicignano si arriva come nel vecchio West. Tra deserti industriali e fabbriche recuperate, paesini terremotati senza neppure un bar e new towns abitate da zombi, stazioni ferroviarie abbandonate e periferie postmoderne, roghi tossici e insospettati focolai di resistenza, un reportage narrativo nel paese dei paradossi.
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Il ratto di Europa
11.00
€
Quattro crisi che si intrecciano e si rafforzano l’un l’altra, in un vortice che rischia di spazzare via il modello europeo di welfare state e di tutela dei diritti dei lavoratori, punto di arrivo di un percorso avviato dai movimenti politici e sindacali di sinistra nell’Ottocento. Un modello che la sinistra europea non riesce più a difendere. Un modello che l’Europa, costruita finora su un progetto economico più che politico, guarda con crescente insofferenza, come fosse un peso nella sfrenata competizione globale. Il dumping sociale sta deindustrializzando l’Occidente, privandolo di milioni di posti di lavoro ed erodendo le conquiste sociali di due secoli di lotte. Allo stesso tempo, impedisce che le nuove economie «emergano» anche dal punto di vista di uno sviluppo sociale sostenibile, a causa di quella che è stata definita la «corsa al ribasso». I cittadini europei, impauriti e in cerca di un’effettiva rappresentanza, cedono sempre più alle sirene dei populismi, della xenofobia e delle demagogie anti-europeiste, contestando la stessa idea di un’Europa unita sotto l’insegna dell’integrazione. Eppure una risposta alternativa ci sarebbe. La promozione di una clausola sociale nell’ordinamento del commercio internazionale potrebbe rappresentare la prima battaglia veramente politica dell’Europa Unita. Sarebbe una bandiera della sinistra europea del III millennio. Sarebbe una risposta all’altezza delle quattro crisi che stiamo vivendo.
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Capitalismo finanziario globale e democrazia in Europa
20.00
€
Il volume, che raccoglie relazioni e contributi di due specifiche giornate di studio, indaga il rapporto che si sta costituendo tra il capitalismo finanziario globale e la democrazia in Europa, agendo in un campo di ricerca che si può definire sia in negativo che in positivo. In negativo: esso si colloca fuori e contro la lettura del rapporto tra democrazia, economia e società alimentata dall’ideologia dominante, che ha potuto proporre una scissione tra i diritti individuali, considerati formalmente come inalienabili, e i diritti sociali che, invece, dovrebbero farsi dipendenti dall’andamento dell’economia della concorrenza e della competitività. Da qui, la predisposizione ad un assetto post-democratico e al ritorno al primato delle élites in nome della governabilità. Si potrebbe parlare di una costituzionalizzazione del neo-liberismo. In positivo: la ricerca intende disvelare il rapporto distruttivo tra la natura specifica di questo capitalismo finanziario e la democrazia, non negando l’esistenza di una relazione tra la democrazia, i diritti e l’economia, bensì contestando in radice il carattere storicamente necessitato del dominio di questo tipo di economia sui diritti e la democrazia e mettendo in luce la sua possibile reversibilità. Si intende così riprendere il lascito più consistente del pensiero politico che ha ispirato le Costituzioni democratiche nate in Europa e dei padri costituenti italiani, nei quali è stata esplicita l’esigenza di superare l’orizzonte delle pur grandi Costituzioni liberali per approdare a una concezione programmatica che delineasse un’idea di società aperta ma ispirata all’eguaglianza, affidandone il perseguimento alla stessa Repubblica. Contributi di: Mario Agostinelli, Amos Andreoni, Silvano Andriani, Etienne Balibar, Andrea Baranes, Riccardo Bellofiore, Sergio Bellucci, Marco Berlinguer, Fausto Bertinotti, Heinz Bierbaum, Raffaella Bolini, Federico Bonadonna, Salvatore Bonadonna, Aldo Bonomi, Emiliano Brancaccio, Giuseppe Bronzini, Alberto Burgio, Emilio Carnevali, Walter Cerfeda, Enrico Cisnetto, Pier Virgilio Dastoli, Monica Di Sisto, Emmanuele Emanuele, Luigi Ferrajoli, Carlo Formenti, Maurizio Franzini, Andrea Fumagalli, James Kenneth Galbraight, Francesco Garibaldo, Catia Eliana Gentilucci, Vladimiro Giacchè, Alfonso Gianni, Claudio Gnesutta, Nicola Grasso, Enrico Grazzini, Giorgio La Malfa, Maurizio Landini, Laura Marchetti, Giacomo Marramao, Roberto Musacchio, Monica Pasquino, Laura Pennacchi, Tonino Perna, Franco Piperno, Nicoletta Pirotta, Felice Roberto Pizzuti, Ilaria Possenti, Marco Revelli, Gianni Rinaldini, Maurizia Russo Spena, Mario Sai, Anna Simone, Giovanna Vertova, Guido Viale.
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Esodati
10.00
€
Il governo Monti, il sessantunesimo governo della Repubblica Italiana, difficilmente verrà dimenticato da migliaia di famiglie che hanno visto svanire i sacrifici di una vita. Il decreto «Salva Italia» doveva servire a far ripartire il paese, a fornire la benzina necessaria per riaccendere i motori. In realtà ha fatto precipitare la situazione economica di moltissime persone. Con la riforma delle pensioni nasce una nuova figura: l’esodato. Lavoratori lasciati nel limbo del senza stipendio/senza pensione, a causa di un «errore di valutazione» del governo. Nonostante siano trascorsi ben due anni dalla riforma, non si è ancora posto concretamente rimedio al problema degli esodati. Sin dai primi mesi successivi alla riforma Monti-Fornero la CGIL di Monza e Brianza ha messo in campo diverse iniziative di carattere politico-tecnico e strumenti di supporto psicologico agli esodati che vivono una situazione di profonda incertezza e disorientamento, un abbassamento dell’autostima, un diffuso senso di sfiducia verso gli artefici di un cambiamento considerato iniquo e, soprattutto, vicende personali spesso drammatiche. Questo il frutto avvelenato di una norma di salvaguardia pensata dal legislatore per escludere e non per includere coloro che avevano perso un lavoro, un ginepraio di decreti ricco di cavilli e paradossi che hanno portato il Patronato INCA CGIL di Monza a patrocinare i primi ricorsi dinanzi al TAR. Tante le persone che hanno condiviso il loro disagio nei gruppi di mutuo aiuto creati presso la CGIL di Monza. Diverse le storie che hanno raccontato agli psicologi che si sono trovati a dover gestire un nuovo fenomeno sociale.
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Ricordi di vita sindacale e politica
14.00
€
Arvedo Forni, nato nel 1919 a San Giovanni in Persiceto, è stato per cinquanta anni militante e dirigente della CGIL; segretario della Federterra e poi della Camera del lavoro di Bologna, segretario della FILLEA-CGIL, membro della segreteria confederale, vicepresidente dell’INPS e infine segretario generale dello SPI. Nel raccontare la propria storia, Forni ha scelto deliberatamente di soffermarsi su alcune vicende esemplari compiendo una selezione severa degli avvenimenti vissuti da protagonista. Lo ha fatto ad oltre novanta anni lasciando emergere la sua caratteristica più peculiare: quella di uomo completamente immerso nel lavoro sindacale e politico. Accanto alla storia del militante vi sono solo i ricordi delle origini contadine e della fatica dei primi lavori, degli anni del fascismo e della guerra. L’esperienza nella CGIL e nel PCI iniziata all’indomani della Liberazione – e proseguita nel sindacato lungo tutta la storia dell’Italia repubblicana sino agli anni novanta – viene raccontata pensando esclusivamente alla storia collettiva e ai grandi problemi nazionali senza tralasciare i riferimenti alle singole personalità che hanno segnato la sua formazione: da Arturo Colombi ad Agostino Novella, da Giuseppe Dozza a Giuseppe Di Vittorio.
Con la collaborazione di Giaime Moser
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Scuola università professioni. Un percorso “in-flessibile”
14.00
€
Il collegamento tra il mondo dell’istruzione e il mondo del lavoro è sempre stato tanto importante quanto problematico. Ne è testimonianza il recente tentativo di svilire il sistema universitario e, più in generale, di istruzione legandolo unicamente ai paradigmi dell’attuale sistema di sviluppo. Non è sufficiente però combattere questo tentativo ma occorre invece proporre una nuova visione che possa realmente valorizzare le conoscenze come punto centrale dei modelli di sviluppo del paese e quindi del mondo del lavoro. Il sindacato può aprire uno sbocco positivo, motivare le persone e lottare insieme per un futuro più degno, ma per farlo deve avanzare proposte credibili e realizzabili sia in termini di contrasto agli abusi, sia di revisione dell’impianto legislativo e, soprattutto, deve coinvolgere gli studenti, i giovani e i professionisti in percorsi concreti di conquista di nuove condizioni durante il periodo formativo, nonché di contrattazione collettiva nella fase d’ingresso nel lavoro perseguendo l’obbiettivo di allargare il campo dei diritti e delle tutele a tutti i lavoratori e le lavoratrici. Per questo la CGIL, assieme all’UDU e alla Rete degli Studenti, propone questa guida per dare un’idea del mondo del lavoro professionale che consenta di leggerne anche i limiti e le contraddizioni oltre che, naturalmente, per dare informazioni utili, suggerimenti di tutela e proposte di azione comune per cambiare ciò che non va.
Il libro è a cura di: Area Contrattazione CGIL, Unione degli Universitari e Rete degli Studenti.
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Una buona finanza
14.00
€
In questo volume, corredato di numerose tavole esplicative a colori, viene illustrato il «Manifesto per la buona finanza» elaborato dalla FISAC, il sindacato dei lavoratori del credito della CGIL, e con la collaborazione dall’Area sviluppo della CGIL nazionale. Il Manifesto si articola in sette proposte fondamentali per riportare le banche al servizio del paese dando la priorità assoluta agli obiettivi della crescita, del lavoro e dell’uguaglianza. Discriminante per l’elaborazione delle sette proposte del Manifesto è stata la scelta compiuta dalla CGIL di una terapia anticrisi centrata sul Piano del lavoro, all’insegna di un progetto per la ricostruzione del paese che rappresenta la via maestra per indurre l’indispensabile cambiamento della politica economica in Europa e in Italia. Una delle condizioni per dare concretezza al Piano del lavoro, insieme agli investimenti pubblici, consiste nel riavviare il motore del credito e della finanza per fare ripartire gli investimenti privati nell’industria, nel turismo, nell’ambiente e nei servizi, grazie a un’innovazione capace di rendere competitivo il sistema produttivo italiano e creare lavoro stabile. Va sempre ricordato che, come ha spiegato Amartya Sen, la finanza non è buona o cattiva in sé, ma dipende da come la si fa e al servizio di chi. Contrastare la finanza degli speculatori e degli «stregoni», come fa il Manifesto, vuol dire misurarsi con il fatto che la finanza agisce quotidianamente in modo determinante sull’intero tessuto sociale composto da lavoratori, giovani, pensionati. Per questa ragione non si può immaginare un valido progetto di politica economica che non includa un sistema del credito in cui le banche siano al servizio del paese.
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Razzismi, discriminazioni e confinamenti
20.00
€
Il volume trae origine dal convegno internazionale «Razzismi, discriminazioni e confinamenti», che ha avuto luogo presso il Polo Universitario di Agrigento il 17 e il 18 gennaio 2013. L’incontro e il dialogo tra importanti studiose e studiosi, italiani e stranieri, e responsabili di Associazioni ed Enti che operano nel campo del contrasto del razzismo e delle discriminazioni, hanno consentito di approfondire le modalità e le trasformazioni che i mutamenti dell’economia e le derive razziste stanno producendo nella società nell’epoca della globalizzazione, declinando queste tematiche secondo diverse prospettive. Articolato in quattro parti, il volume affronta le tematiche relative alle derive razziste e alle forme di razzializzazione in atto nelle società contemporanee, concentrandosi in particolare: sulla relazione tra il razzismo e il capitalismo nella sua dimensione globale, con un richiamo al ruolo giocato dal colonialismo e dal postcolonialismo (saggi di Siebert, Pirrone, Boutang, Papanikolaou); sulle questioni di genere, tra cui la cura, la maternità e la sessualità, in relazione al lavoro migrante (saggi di Del Re, Sciurba, Bartholini, Giordano, Di Rosa, Rinaldi); sulle stigmatizzazioni e le discriminazioni istituzionali (saggi di Gucciardo, Ambrosini, Santoro, Cuttitta, Borghini, Scalia, De Giorgi); sulle varie forme di confinamento, nel contesto delle frontiere mediterranee, poste in essere non solo dinanzi alle migrazioni internazionali, ma anche nei confronti di antiche e nuove minoranze stanziali, in particolare nei confronti di quella dei rom (saggi di Guarrasi, Orsini, Castronovo, Paleologo, Giacomarra, Mannoia).
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Infiniti amori
16.00
€
Quanti sono gli amori possibili? Tendenzialmente infiniti, come le soggettività. Le culture e i vissuti individuali sono molto diversi per gli amori tra donne e uomini, per donne che amano donne, per uomini che amano uomini, per le esperienze transessuali. E che dire dell’amore nei contesti spesso tragici delle migrazioni? Per le donne l’amore è stato – è ancora? – il centro della vita, il grande sogno imposto, la ricerca di senso nella cura dovuta all’uomo che avrebbe sancito il dominio maschile. Il femminismo ha svelato l’inganno, il recinto che l’amore ha significato per le donne, ritenendo che la libertà sessuale fosse garanzia di salvezza, ma ha trascurato la straordinaria ambivalenza che appartiene alla narrazione femminile dell’amore. D’altra parte il discorso amoroso maschile è stato rivoluzionato dal movimento delle donne, accanto a quello antiautoritario e al movimento lgbt. Nel cambiamento dei desideri, dell’immaginario sessuale e dei sentimenti che costruiscono l’amore, gli uomini possono vivere nuove relazioni al di fuori di quel copione che sta franando, che prevedeva l’uomo come unico soggetto desiderante (peraltro di un desiderio prescritto) e la donna come oggetto di quel desiderio. Ci sembra quindi necessaria e possibile l’invenzione di un nuovo discorso d’amore. Ne scrivono, oltre a Barbara Mapelli e Alessio Miceli, Lea Melandri, Maria Grazia Manfredonia, Laura Menin, Andrea Pini, Isabella Peretti, Porpora Marcasciano; e ce lo raccontano le 10 storie di donne e le 10 storie di uomini, contenute in questo volume.
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Il pipistrello di La Fontaine
13.00
€
Se il 1989 sembrava aver segnato la sconfitta storica non solo del socialismo sovietico ma anche di qualsiasi versione delle idee socialiste, l’esplosione della grande crisi riapre il discorso capitalismo/socialismo, entrambi peraltro figli della cultura dell’Occidente. La crisi che si è prodotta rappresenta uno spartiacque culturale e politico: è quindi a partire da essa, dall’analisi delle sue evoluzioni e implicazioni economiche, sociali, geografiche, che va ripensata la missione della sinistra, cioè la sua identità e la sua organizzazione. La sinistra italiana, pur con una ricchissima storia politica alle spalle, presa e attardata nel suo duello ventennale con il fenomeno Berlusconi, non ha colto nell’esplosione della crisi l’occasione e la necessità di una sua generale ridefinizione e riorganizzazione, ripensandosi come forza socialista all’altezza del tempo in grado sia di aprire un dialogo fecondo con le forze di contestazione innescate dalla crisi sia di reinnestare una dialettica conflittuale con le forze – i cosiddetti animals spirits, il cosiddetto Mercato – che stanno alla base dell’attuale congiuntura. Così, nel pieno della più grande crisi del capitalismo, in Italia si assiste al paradosso che non esiste una forza politica di massa che si richiami esplicitamente alle culture e alle analisi socialiste dei processi. Le riflessioni che vengono proposte in questo volume vogliono essere un contributo alla ricostruzione di una strategia e di una forza neosocialista. Di una forma-partito che, come il mitico pipistrello di La Fontaine, sappia essere, di volta in volta, roditore e uccello, sia cioè capace di aderire a tutte le pieghe della condizione sociale e di produrre, innervandovi la sua presenza, il massimo di socialità collettiva.
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