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Le grandi mobilitazioni avvenute in Italia fra l’estate del 2001 e l’autunno del 2002 sono il centro di interesse del volume di Damiani e Framba. Mobilitazioni su temi «classici», quali la tutela dei diritti del lavoro aggrediti dalle ondate di ristrutturazione capitalista, come pure su questioni riguardanti l’ambiente, la pace, il moltiplicarsi delle diseguaglianze, la crisi democratica degli Stati nazionali. Dalla protesta in occasione del G8 a Genova nel luglio del 2001 alla grande manifestazione Cgil a Roma, nel marzo del 2002, in difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, al Social Forum di Firenze nel novembre 2002. A promuovere le iniziative di protesta nazionali del 2001-2002 sono soggetti e associazioni non abituate a confrontarsi fra di loro, con obiettivi e metodi di lotta differenti e anche, a volte, con radicali diversità di analisi, costrette a individuare terreni di incontro unitari. Gli autori ripercorrono, con il contributo essenziale di chi allora era in prima fila nelle varie organizzazioni sociali e sindacali, le vicende del biennio, anche al fine di riportare le riflessioni e gli approfondimenti che hanno caratterizzato quel periodo storico e che possono ancora contribuire, a distanza di vent’anni, a dare risposte ai problemi attuali.
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Una rassegna monografica su un tema inattuale come la ricerca sociale di emanazione sindacale, in occasione dei 40 anni di Ires Veneto. Il volume interroga il modus operandi dei lavori di ricerca compiuti dall’Istituto fin dagli anni Ottanta per ri-leggerne, oggi, gli obiettivi teorici perseguiti e le scelte politiche adottate, in relazione alle modalità di analisi applicate e ai modelli operativi attivati, per affinare il posizionamento scientifico e gli strumenti metodologici con cui guardare criticamente al presente e agli scenari possibili. Un disegno pensato per rispondere a esigenze di approfondimento non solo sulla caratura epistemologica, relativamente cioè a metodi, validità e limiti della conoscenza generata in ambito sindacale, ma anche sulla dimensione politica della ricerca, sulle implicazioni fra conoscenza e azione sociale. Quella qui presentata è una lettura plurale da parte di protagonisti e non, che accosta sguardi e saperi diversi per individuare nuovi significati del percorso compiuto e di quello da compiere. Fra i numerosi autori che hanno accettato di partecipare a questa lettura polifonica, si possono incontrare studiosi appartenenti a comunità scientifiche distinte, fautori di approcci divergenti, rappresentanti di posizioni non necessariamente vicine e di generazioni differenti, portatori di valutazioni e aspettative difficilmente omologabili.
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Il volume di Antonio Sassu si occupa principalmente del ruolo che hanno avuto, e che ancora hanno, le istituzioni – soprattutto quelle economiche – sulla società e lo sviluppo del Sud. A partire dal la seconda metà dell’Ottocento, in un periodo di passaggio da un sistema economico-giuridico a un altro, sia il governo centrale, sia le amministrazioni locali hanno svolto un’influenza molto negativa sul progresso della società meridionale. C’è da dire che soprattutto in termini di risorse e di politiche, le istituzioni si sono comportate nel Sud in maniera nettamente diversa rispetto al Nord del paese. Oggi, e in particolare a partire dagli ultimi trent’anni, questa differenza è strumentalizzata dalla politica della Lega e da alcuni intellettuali e alimentata anche dalla corruzione, dalle mafie e dalla disuguaglianza dei redditi. Dopo un momento di scarsa attenzione verso la questione meridionale e il divario fra le due grandi aree del paese, attualmente il Pnrr fornisce più di 80 miliardi di risorse al Sud e potrebbe risvegliare l’interesse del paese e dell’Europa su un problema mai risolto in ben 160 anni.
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Il processo di investimento delle mafie nell’imprenditoria del Nord Italia viene ancora considerato un fenomeno del tutto residuale, dal carattere «meramente» economico, avulso da ogni significato criminale. Ne consegue una sottovalutazione della profonda essenza di violenza che, invece, caratterizza sia l’origine dei capitali investiti, sia le modalità di interazione sistematicamente applicate nelle relazioni economiche. Molte attività imprenditoriali hanno accolto capitali di dubbia provenienza con l’esclusivo interesse di salvare o incrementare le attività economiche, in una sostanziale e diffusa alterazione dei principi sui quali si basa lo sviluppo economico. In questi casi, le imprese sono state utilizzate per veicolare capitali, mediante operazioni poste in essere da tecnici ed esperti, sedotti con lauti compensi o promesse di future collaborazioni. Il testo propone un approccio interdisciplinare, nel tentativo di far dialogare gli studi sociologici, per loro natura descrittivi, con le risposte della scienza giuridica, per definizione prescrittiva. Benché le due discipline si siano poste i medesimi interrogativi, sovente le risposte sono risultate differenti e talvolta inconciliabili. La prospettiva sociologico-giuridica ha permesso, in questo caso, di ricondurre le osservazioni tanto in una teoria generale del diritto, quanto in una teoria generale della società.
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Una rassegna monografica su un tema inattuale come la ricerca sociale di emanazione sindacale, in occasione dei 40 anni di Ires Veneto. Il volume interroga il modus operandi dei lavori di ricerca compiuti dall’Istituto fin dagli anni Ottanta per ri-leggerne, oggi, gli obiettivi teorici perseguiti e le scelte politiche adottate, in relazione alle modalità di analisi applicate e ai modelli operativi attivati, per affinare il posizionamento scientifico e gli strumenti metodologici con cui guardare criticamente al presente e agli scenari possibili. Un disegno pensato per rispondere a esigenze di approfondimento non solo sulla caratura epistemologica, relativamente cioè a metodi, validità e limiti della conoscenza generata in ambito sindacale, ma anche sulla dimensione politica della ricerca, sulle implicazioni fra conoscenza e azione sociale. Quella qui presentata è una lettura plurale da parte di protagonisti e non, che accosta sguardi e saperi diversi per individuare nuovi significati del percorso compiuto e di quello da compiere. Fra i numerosi autori che hanno accettato di partecipare a questa lettura polifonica, si possono incontrare studiosi appartenenti a comunità scientifiche distinte, fautori di approcci divergenti, rappresentanti di posizioni non necessariamente vicine e di generazioni differenti, portatori di valutazioni e aspettative difficilmente omologabili.
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«C’è una contiguità, un’analogia fra comunismo e femminismo?». A partire da questa domanda, la fondatrice del manifesto affronta teorie e percorsi storici dei due movimenti che hanno segnato in profondità il Novecento, la sua vita e quella dei tanti con cui si è confrontata e ha dialogato. Tracciando un bilancio di una generazione politica che si rivolge a quelle più giovani riflettendo su temi complessi con il linguaggio diretto del racconto giornalistico. Il testo, inedito, nasce da una corrispondenza con il filosofo comunista Étienne Balibar e la sociologa femminista Françoise Duroux, è introdotto da Maria Luisa Boccia ed è corredato da due interventi della stessa Rossanda, pubblicati sulla rivista femminista Reti.
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Il volume di Antonio Sassu si occupa principalmente del ruolo che hanno avuto, e che ancora hanno, le istituzioni – soprattutto quelle economiche – sulla società e lo sviluppo del Sud. A partire dal la seconda metà dell’Ottocento, in un periodo di passaggio da un sistema economico-giuridico a un altro, sia il governo centrale, sia le amministrazioni locali hanno svolto un’influenza molto negativa sul progresso della società meridionale. C’è da dire che soprattutto in termini di risorse e di politiche, le istituzioni si sono comportate nel Sud in maniera nettamente diversa rispetto al Nord del paese. Oggi, e in particolare a partire dagli ultimi trent’anni, questa differenza è strumentalizzata dalla politica della Lega e da alcuni intellettuali e alimentata anche dalla corruzione, dalle mafie e dalla disuguaglianza dei redditi. Dopo un momento di scarsa attenzione verso la questione meridionale e il divario fra le due grandi aree del paese, attualmente il Pnrr fornisce più di 80 miliardi di risorse al Sud e potrebbe risvegliare l’interesse del paese e dell’Europa su un problema mai risolto in ben 160 anni.
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Le grandi mobilitazioni avvenute in Italia fra l’estate del 2001 e l’autunno del 2002 sono il centro di interesse del volume di Damiani e Framba. Mobilitazioni su temi «classici», quali la tutela dei diritti del lavoro aggrediti dalle ondate di ristrutturazione capitalista, come pure su questioni riguardanti l’ambiente, la pace, il moltiplicarsi delle diseguaglianze, la crisi democratica degli Stati nazionali. Dalla protesta in occasione del G8 a Genova nel luglio del 2001 alla grande manifestazione Cgil a Roma, nel marzo del 2002, in difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, al Social Forum di Firenze nel novembre 2002. A promuovere le iniziative di protesta nazionali del 2001-2002 sono soggetti e associazioni non abituate a confrontarsi fra di loro, con obiettivi e metodi di lotta differenti e anche, a volte, con radicali diversità di analisi, costrette a individuare terreni di incontro unitari. Gli autori ripercorrono, con il contributo essenziale di chi allora era in prima fila nelle varie organizzazioni sociali e sindacali, le vicende del biennio, anche al fine di riportare le riflessioni e gli approfondimenti che hanno caratterizzato quel periodo storico e che possono ancora contribuire, a distanza di vent’anni, a dare risposte ai problemi attuali.
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Finora, l’attività di ricerca sulla presenza di Amazon si è concentrata sulle condizioni di lavoro all’interno dei suoi magazzini, sugli aspetti dell’organizzazione del lavoro e, parzialmente, su quelli legati alle relazioni industriali. L’obiettivo di questo articolo è invece quello di esaminare le principali caratteristiche dei candidati all’assunzione in Amazon per tramite delle Agenzie di somministrazione. L’articolo dà conto dei risultati di una ricerca promossa da Nidil Cgil nazionale nel 2019 su un campione di candidati selezionati in diverse città italiane dalle principali agenzie del settore. Dall’analisi dei dati, emerge la prevalenza di esperienze contrassegnate da rapporti di lavoro atipici e, soprattutto, con basse retribuzioni, a conferma di un target dell’offerta di lavoro già individuabile in altri contesti nazionali.
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