• CM 5-2022

    12.00 

    Editoriale

    • Aldo Tortorella, Ridare senso alle parole tradite

    Osservatorio

    • Piero Di Siena, Partiti in cerca d’identità, elettori in fuga
    • Franco Astengo, Un voto volatile e differenziato tra Nord e Sud
    • Alberto Leiss, La politica del desiderio che i maschi non sanno vedere
    • Leopoldo Nascia, Le vie del gas sono (in)finite
    • Sauro Mezzetti, India: dalla terza via al protagonismo nel mondo multipolare

    Discussione

    • Demetrio Panarello e Giorgio Tassinari, «A Stairway to Heaven». L’Anvur e i Dipartimenti di eccellenza

    Laboratorio culturale

    • Stefano Gensini, Linguaggio e democrazia in Tullio De Mauro
    • Giovambattista Vaccaro, Morale e storia in André Gorz
    • Mihaela Ciobanu, Joseph A. Buttigieg traduttore e interprete di Gramsci
    • Guglielmo Forges Davanzati, Paul Sweezy, studioso di Marx e del capitalismo contemporaneo

    Schede critiche

    • Guido Liguori, Althusser contro Gramsci
    • Anxo Garrido Fernández, La questione meridionale: un convegno a Siviglia
    • Gioia De Laurenziis, Gramsci e la cultura europea
    • Gianni Fresu, Letture di Marx
  • Cento giorni vissuti davanti ai cancelli di una fabbrica. E cento notti. D’inverno, in montagna. Per difendere il proprio lavoro. Attraverso il diario tenuto quotidianamente sui social media e le foto che l’hanno accompagnato, il libro racconta la resistenza di una comunità di 220 persone – in gran parte donne – attorno cui si è stretta una comunità più ampia, a partire da quella dei paesi e borghi dell’Appennino bolognese per i quali la SaGa Coffee rappresenta una risorsa economica irrinunciabile. È la storia emblematica di una lotta per la sopravvivenza, contro la decisione di chiudere lo stabilimento e portare altrove macchinari e produzioni, che coinvolge tutto il territorio e trascina con sé anche le istituzioni civili e religiose. Alla fine, le operaie e gli operai della SaGa vincono e conquistano un futuro produttivo per la loro fabbrica. Con l’introduzione di Maurizio Landini e, tra gli altri, i contributi del cardinale Matteo Maria Zuppi e del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
  • Non lavorano, non studiano, non si formano. Sono i NEET (Not in Education, Employment or Training): giovani che vivono in una condizione di estrema fragilità e vulnerabilità il delicato passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro, rimanendone ai margini. Da oltre un decennio i dati istituzionali ratificano una situazione di emergenza costante per le e i giovani. La crisi economico-sociale mondiale innescata dalla pandemia e potenziata dal conflitto in corso, ha ulteriormente peggiorato la questione giovanile in Europa e, soprattutto, in Italia. Questo Rapporto, nato nell’ambito delle attività di partenariato tra CGIL e ActionAid, analizza il fenomeno NEET nel nostro Paese e propone alcune raccomandazioni tese a influenzare le politiche nazionali e territoriali, a partire dalle lezioni apprese dai principali programmi di intervento, tra cui Garanzia Giovani. Nonostante le tante risorse investite, infatti, restiamo il Paese con il più alto numero di NEET, con cifre che aumentano al Sud, tra le donne, tra chi ha bassi titoli di studio e tra i giovani immigrati.
  • Perennial

    16.00 
    «PERSONE IN GRADO DI ADATTARSI ALLE NOVITÀ E AI CAMBIAMENTI, A PRESCINDERE DALL’ETÀ ANAGRAFICA» Sono i perennial, definizione coniata negli Stati Uniti, sdoganata in Italia dall’enciclopedia Treccani, con cui si indica chi, nonostante le tante primavere alle spalle, ha ancora voglia di imparare, conoscere, confrontarsi, fare e darsi da fare. In un Paese come l’Italia che invecchia velocemente e in cui non si fanno più figli, da cui i giovani scappano perché non c’è lavoro e quel poco che è rimasto è precario, sbaglia chi vede negli anziani una zavorra o una casta privilegiata adagiata su pensioni faraoniche. Il libro di Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi-Cgil, passa al setaccio ogni angolo di questo mondo: 16 milioni di persone con un’aspettativa di vita che fortunatamente continua ad allungarsi, i pensionati rappresentano quel collante fondamentale chiamato a unire le diverse generazioni. Lo fanno tenendo allenati il fisico e la mente, adottando stili di vita salubri, dedicandosi al volontariato, partecipando attivamente alle dinamiche delle comunità e dei territori di cui fanno parte. C’è però anche chi se la passa meno bene. Sono i 3,5 milioni di non autosufficienti che per non spegnersi hanno bisogno di cure costanti. Per non abbandonarli a se stessi, all’operato spesso sottopagato e poco tutelato di badanti o alle Rsa andate in tilt durante la pandemia, serve rivoluzionare il sistema sanitario e il welfare sociale del nostro Paese: attraverso servizi che siano più di prossimità, formando meglio il personale sociosanitario, sfruttando le soluzioni offerte dalla robotica, dalla telemedicina e dalla domotica.
  • RPS N. 2/2022

    22.00 
    La grammatica delle disuguaglianze
  • Profondo lago

    20.00 
    Nel 1980 inizia la ristrutturazione delle grandi industrie italiane. La Fiat per prima, la Montedison e il resto della chimica subito dopo. All’improvviso sparisce un mondo di certezze sindacali e anche politiche. Il racconto di Gaetano Sateriale (che è anche una ricostruzione storica) descrive la fine dell’autunno caldo, quando il sindacato deve decidere se contrattare le ristrutturazioni oppure restare a sventolare le vecchie bandiere. I chimici di Cgil, Cisl e Uil scelgono di affrontare la sfida e negoziare, sporcandosi le mani, la riorganizzazione del settore e le riduzioni occupazionali. A Ferrara, le lotte in difesa del Petrolchimico, fino a una nuova crescita anche occupazionale, durano anni. Esperienza di forte unità interna e di litigi con il mondo politico e istituzionale esterno, anche dopo il 1984, con la crisi di San Valentino, la morte di Berlinguer e la rottura definitiva dell’unità sindacale. Il libro descrive nei particolari il complesso mondo, spesso ignorato, delle relazioni tra sindacato e imprese.
  • Teste di ciaca

    18.00 
    È la vigilia di Natale del 1976. Agostino Aiello, sindacalista di punta della Cgil siciliana, viene ucciso mentre torna a casa dopo una giornata di lavoro, a Bagheria. L’omicidio provoca uno sconvolgimento che va ben oltre la comunità locale, ma dopo un primo, frenetico, momento di indagini e attenzione mediatica, la sua morte violenta finisce presto in un silenzio che ne vuole cancellare la portata. Attorno a quel tragico evento, muovendosi tra memoir, romanzo popolare e inchiesta, Teste di ciaca rievoca la storia di una comunità e dell’intero Paese: i profondi cambiamenti tra gli anni Cinquanta e Settanta, le vicende di un paio di generazioni di italiani e italiane che, come Agostino, vivono e agiscono da testa di ciaca, cioè di pietra: testardi, inflessibili, capaci di scontrarsi con la realtà del loro tempo fino ad averne ragione, a poco a poco, con strategia e con tenacia. Una generazione che vive la politica come «frutto di una ispirazione profonda, esistenziale, nella quale un grumo di sentimenti incontra la forma di un’idea». E che da tutto ciò si lascerà vincere, attraversando senza accorgersene la linea d’ombra di un cambiamento epocale col quale comincia il mondo in cui oggi viviamo.
  • Since the beginning of their activity, the trade unions have had among their goals the control of working time, in order to improve the conditions of workers. From the second half of the 19th century onwards, in the industrialized and developed world the drive to reduce working hours has been a permanent element in trade union strategies. If in the 19th century working time was even 12 hours a day, with the advent of mechanization a gradual but constant process of reduction of working time began, which in the following century led – by contractual or legislative means – to 8 hours daily and 40 hours a week as a general reference. Since the beginning of the 1980s, i.e. since the neoliberal economic culture has guided economic policies at a global level, the trend towards reducing working time has stalled, as well as the drive by governments to keep full employment at the center of their targets. Fausto Durante's book connects the issue of working time to the crisis caused by Covid-19, the challenges of climate change and digitization and new industrial technologies, the need to build a society and an economy different from the past. All these elements push in the direction of a new commitment to reduce working time, with benefits for productivity, economy and work-life balance. This is demonstrated by many experiences that are taking place in the world as a result of initiatives of governments and trade unions, as well as the agreements in many companies, which this text gives an account of. The question to be answered today is: can the 21st century be the time of four days and thirty-two hours of work a week?