• Basato su una vasta documentazione sulla portata e le caratteristiche delle attuali migrazioni internazionali, il libro affronta in maniera originale una tematica spinosa: il diritto di migrare. Cioè non solo il diritto di uscire dal proprio paese ma anche il diritto di avere un rifugio o semplicemente di cercarsi una collocazione (un lavoro, una nuova vita) in un paese diverso. Da tempo ormai nelle moderne democrazie il diritto di emigrare è in generale riconosciuto. E di questo diritto i paesi del Nord del mondo si fanno anche paladini, denunciandone l’assenza nei regimi autoritari e totalitari. Ma i governi di questi paesi sono ben lungi dal riconoscere effettive possibilità di ingresso nel loro territorio per chi proviene invece dai paesi poveri, da quelli a elevata pressione migratoria. Questa contraddizione e le possibili vie di uscita sono oggetto dell’analisi della de Wenden.
  • La terziarizzazione del sistema produttivo e la continua destrutturazione del welfare pubblico hanno indubbiamente trasformato il mercato del lavoro italiano, incrementando la domanda di lavoro nell’amplissimo bacino dei servizi. In particolare il nostro paese ha seguito una strada che ha portato alla concentrazione della domanda di lavoro in quello che viene comunemente definito come il terziario povero o arretrato. Lavori e mestieri umili, con poca prospettiva di crescita e spesso sottopagati, ma decisivi per la tenuta del nostro sistema di produzione così come del nostro modello di welfare. La FILCAMS, da sempre, rappresenta soprattutto questa parte del mondo del lavoro. I lavoratori che aderiscono a questa sigla operano nel commercio, nella ristorazione, nel settore alberghiero, nelle multiservizi industriali, ma anche nel lavoro domestico e di cura. La presenza dei lavoratori immigrati, ormai diventata strutturale, ha coperto una parte significativa di questa domanda di manodopera ed è coinvolta soprattutto nei lavori e nelle posizioni meno appetibili per la componente autoctona. Il volume, che intende fornire un utile strumento di analisi e approfondimento non solo alla FILCAMS ma a tutti gli operatori dei settori coinvolti, raccoglie nella prima sezione un’analisi statistica sulle caratteristiche della componente immigrata nell’articolato e complesso quadro del comparto; la seconda sezione riporta i risultati emersi da un’indagine ad hoc realizzata dall’Associazione Bruno Trentin sui lavoratori migranti occupati nei McDonald’s di Milano.
  • Le trasformazioni che di recente hanno investito molti sistemi di relazioni industriali pongono tanto l’esigenza di sviluppare maggiori capacità comparative quanto l’urgenza di rafforzare ogni canale in grado di favorire un maggior raccordo transnazionale delle politiche sindacali. Di questa duplice ambizione i CAE costituiscono un pilastro imprescindibile. A venti anni dalla loro nascita, pur fra tante difficoltà e limiti, si confermano come una delle poche acquisizioni certe e operative in uno scenario internazionale altrimenti segnato da un’erosione senza precedenti dei diritti sociali e sindacali. Se ne contano un migliaio, riguardano circa venti milioni di lavoratori e impegnano non meno di 20.000 delegati di tutti i paesi. Un’infrastruttura di competenze e capacità, l’unica in condizione di sviluppare l’europeizzazione dal basso dell’azione sindacale. Una ricerca empirica condotta dall’Associazione Bruno Trentin ne offre qui uno spaccato qualitativamente significativo, analizzandone il concreto funzionamento in alcune realtà a composizione multisettoriale. Un’analisi utile e aggiornata per capire, nella pratica e nella testimonianza di chi ci opera, le novità introdotte dalla direttiva 2009/38, la complessità dei rapporti fra i delegati europei e le strutture sindacali, il fabbisogno formativo sulla dimensione europea delle relazioni industriali.
  • A Nord e a Sud del Mediterraneo ci conduce il percorso dell’autrice. Charlie Hebdo segna a Nord una tragica frattura. A Sud irrompe il silenzio urlato di un’umanità negata. Uomini, donne, bambini, soldati e civili vittime di guerre, violenze e discriminazioni, dalla Palestina alla Slovenia, dal Rwanda ai rom, ai curdi, avanti e indietro nel tempo: dal «lutto rimosso» delle violenze sugli ebrei romani, a quel «cimitero chiamato Mediterraneo» dei naufraghi di oggi. Se c’è un elemento, un tratto che accomuna le poesie contenute in questa raccolta, questo elemento è il silenzio, ma della potenza del silenzio e della sua importanza ci accorgiamo solo alla fine della lettura. Nella prima parte del volume, infatti, la poesia civile di Marcella Delle Donne ci mette di fronte non al silenzio, ma ad un grido, al grido di un’umanità che nel corso della storia umana è stata innumerevoli volte violentata e soppressa… Ma è un grido che non rimane fine a se stesso, perché la poesia ci indica anche una salvezza, un «senso perduto», un riscatto che compare nella seconda parte della raccolta. Ed è qui che iniziamo ad ascoltare il silenzio.
  • La salute, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è uno stato di completo benessere, fisico, mentale e sociale. Negli ultimi dieci anni le leggi e gli accordi tra le parti sociali hanno rafforzato gli obblighi per la tutela della salute dei lavoratori dando sempre maggiore importanza alla prevenzione dei rischi psicosociali. In particolare, il decreto legislativo 81/2008 impone a tutte le imprese l’obbligo di effettuare la valutazione del rischio stress correlato al lavoro, secondo quanto previsto dalle indicazioni della Commissione consultiva permanente. Questo tipo di rischio e i conseguenti danni sono infatti all’origine di molte malattie professionali, di molte disfunzioni organizzative e di vere e proprie patologie fisiche come quelle del sistema cardiovascolare. La prevenzione e l’adozione di misure correttive sono indispensabili per avere un lavoro più produttivo e di qualità, un migliore dispiegarsi delle relazioni industriali ed interpersonali, un maggiore benessere e soddisfazione per chi lavora e minori spese per il sistema sanitario nazionale e per l’INAIL. L’Associazione Bruno Trentin, per conto e con il supporto della CGIL nazionale e della FIOM CGIL, ha condotto una ricerca – di cui si presentano qui i risultati – per capire lo stato della valutazione del rischio stress nelle aziende metalmeccaniche in Italia, ascoltando il parere dei Rappresentanti dei lavoratori per la salute e sicurezza. Come mostrano le analisi, una delle sfide principali è quella di favorire la partecipazione dei lavoratori e delle rappresentanze sindacali nella gestione della prevenzione e nella definizione dei cambiamenti nei processi di lavoro, per affermare uno sviluppo collettivo fondato sulla qualità e sulla tutela della salute psicofisica dell’individuo.
  • Una riduzione sistematica dell’occupazione industriale, soprattutto nella grande industria, e una progressiva destrutturazione delle figure professionali, in fabbrica e fuori, sono andate consolidandosi nella fase più avanzata dello sviluppo industriale, quella del fordismo. Il contesto italiano è rappresentativo delle generali trasformazioni del mercato del lavoro con le relative implicazioni per le relazioni industriali, in una situazione caratterizzata da una riduzione della densità sindacale, dovuta sia a fattori strutturali (riduzione dell’occupazione in fabbrica) sia a fattori politici e culturali (disaffezione), oltre che da una crescita del numero di lavoratori che hanno difficoltà ad essere rappresentati dal sindacato. I lavoratori non standard oggetto dell’approfondimento sono sia lavoratori dipendenti, sia lavoratori autonomi, sia figure complesse appartenenti a quello che è stato definito il popolo delle partite Iva. Nei diversi saggi che compongono il volume si è focalizzata l’attenzione da una parte sui cambiamenti nella struttura dell’occupazione e sui nuovi bisogni di rappresentanza che ne conseguono, dall’altra, sui rapporti tra i nuovi soggetti presenti nel mercato del lavoro e le istituzioni di rappresentanza, alla luce del forte intreccio che connette questi due fenomeni.
  • I frequenti episodi di cronaca hanno reso immediata, nell’opinione pubblica, l’associazione tra appalti pubblici e corruzione, infiltrazioni criminali, scarsa efficienza e proliferazione del lavoro nero, quest’ultimo in particolare nei servizi. Per una corretta interpretazione del fenomeno, per una valutazione dei costi e rischi economici e sociali connessi, per un’individuazione efficace degli interventi da attuare in risposta, sembra necessario conoscere l’articolata disciplina che regolamenta gli acquisti pubblici. Il presente volume vuole fornire al lettore uno strumento con cui districarsi all’interno del labirinto normativo e un quadro sintetico della materia. Una nuova direttiva europea è ora in corso di recepimento. Contestualmente, a livello nazionale, si è pensato di cogliere tale occasione per imprimere una svolta decisiva al modo in cui gli amministratori pubblici effettuano i loro acquisti. Si è dato, dunque, avvio a un processo di radicale riorganizzazione con l’introduzione di misure in tema di vigilanza e governance, e alla riscrittura del Codice degli Appalti Pubblici, mostratosi evidentemente inadeguato e insufficiente nella lotta contro la corruzione, nel garantire i principi di efficacia e di trasparenza del sistema e di tutela dell’occupazione. Il volume illustra la complessa normativa esistente e le novità introdotte e in corso di introduzione, ponendo in rilievo le ripercussioni in materia di lavoro, le incoerenze esistenti tra norme interne e comunitarie e i numerosi punti deboli che hanno determinato il malfunzionamento del sistema.
  • Il problema della tutela dei diritti, e in particolare della funzione risarcitoria o anche dissuasiva del giudizio di danno nel diritto del lavoro, costituisce uno degli aspetti salienti, a partire dagli anni Ottanta, della pratica processuale. L’orientamento per lungo tempo ha visto prevalere l’affermazione di primazìa della tutela in forma specifica; nelle più recenti evoluzioni normative riemerge invece la tutela per equivalente degli interessi e dei diritti del lavoratore, non per la convinzione che essa sia più effettiva di quella in forma specifica, bensì per i condizionamenti imposti dal contesto di riferimento. Tali condizionamenti sembrano revocare l’assunto della più incisiva effettività della tutela in forma specifica almeno per il danno non patrimoniale e per la violazione delle direttive dell’Unione europea. Il volume offre una rassegna completa delle varie tematiche di più diffusa applicazione, con un approccio pragmatico rivolto a tutti gli operatori del diritto, con particolare attenzione al regime delle prove, anche di carattere presuntivo o automatico. Saggi di: Filippo Aiello, Lisa Amoriello, Amos Andreoni, Giuseppe Ferraro, Fabrizia Garri, Roberto Riverso, Claudio Scognamiglio.
  • Il fine vita

    12.00 
    Fra i finalisti al Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2016 Casi giurisprudenziali come quelli di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro hanno portato al centro del dibattito politico e giuridico le questioni concernenti l’autodeterminazione, il rispetto dell’identità personale, il dilemma di come garantire i diritti fondamentali agli incapaci di intendere e di volere, la non sempre pacifica relazione di cura tra paziente, famiglia e personale sanitario. Chi decide, dunque, sul fine vita? Quali certezze il diritto può dare ai malati, la cui dignità dev’essere garantita sino all’ultimo istante di vita, e ai curanti, su cui incombe l’ombra dell’eutanasia? Le risposte che si è soliti dare a tali quesiti possono essere sintetizzate partendo dalla creazione di alcune dicotomie: sacralità/qualità della vita, indisponibilità/disponibilità della vita, eteronomia/autonomia. Da qui derivano differenti paradigmi di regolamentazione giuridica: l’uno più rigido e meno rispettoso della libertà personale (emblematico il d.d.l. cosiddetto Calabrò), l’altro maggiormente attento alla persona umana, alla sua autodeterminazione e alla sua dignità.
  • Due professoresse e tre professori di Diritto del lavoro, una giudice del lavoro, una dottoranda e una studentessa: donne e uomini che partono dalla loro differenza sessuale per raccontarsi al lavoro e avanzare proposte, narrandoci le loro capacità e competenze, nonché affetti, parole, socialità e attenzione per gli altri. Relazioni da cui ricavare felicità ma anche disagio, piccole vittorie, acquisizione di consapevolezza di sé. Ci addentriamo così nelle contraddizioni che nascono dal portare un corpo al lavoro, senza separare la sfera relazionale da quella professionale, come propone anche il Manifesto «Immagina che il lavoro», scritto dal Gruppo lavoro della Libreria delle donne di Milano, con il quale si apre un dialogo da parte di alcuni giuslavoristi, continuando una fruttuosa – e difficile – discussione che «inquina» il lavoro e il diritto con la vita.
  • Trenta interviste ad altrettante personalità prestigiose del nostro Paese, accompagnate da un disegno di ciascun intervistato. Tra gli altri: Zavattini, Garin. Fortini, Monicelli, Hack, Binni, Scola, Pivano, Tabucchi, Lizzani, Luzi, Pontiggia, Maraini, Merini, Roversi, Revelli. Eugenio Manca ha conversato con decine di intellettuali: poeti, scrittori, scienziati, registi cinematografici. Da quegli incontri è venuto fuori uno spaccato dell’Italia e dell’Europa che impressiona per la sua stringente attualità. E che, soprattutto, ha prefigurato tutti i complessi problemi delle nostre società al giorno d’oggi. Quegli intellettuali, una parte del serbatoio di ricchezza del Paese, avevano lanciato un allarme. Ma non è stato ascoltato. Per questa ragione il titolo del libro è Non li abbiamo ascoltati, Peggio per noi. Le interviste a personalità di spicco sono di qualche anno fa, eppure straordinariamente attuali. Una fotografia puntuale del periodo che stiamo vivendo. Sono conversazioni svolte tra la fine del Novecento e l’inizio del Duemila: discussioni su poesia, libri, pittura, e riflessioni sullo stato dell’Europa e dell’Italia dal punto di vista politico, sociale, morale. E previsioni sul futuro. Nel quale oggi siamo tutti caduti senza tenere in conto gli allarmi lanciati da voci che sarebbe stato meglio sentire. Non sono stati ascoltati quegli interlocutori. E le conseguenze sono davanti agli occhi: il mondo è in subbuglio, l’Europa è quasi inerte, l’Italia galleggia, senza una classe dirigente all’altezza del compito, non esiste un progetto, il futuro è buio. Le angosce di tutti: lo stato incerto dell’economia, i biblici flussi migratori, il terrorismo. Il monito dei «vecchi intellettuali» è stato snobbato. E i «nuovi intellettuali» sono quasi orgogliosamente lontani dalla politica, se ne tengono alla larga. Tra politica e cultura è stato scavato un solco profondo e si capisce, dunque, perché si fa fatica a venir fuori da situazioni complesse e drammatiche.
  • Le migrazioni di massa sono oggi il prodotto di una intricata dinamica capitalistica, politica e locale. L’immigrazione appare da un lato come un processo ineluttabile e inarrestabile, che si candida a stravolgere il profilo delle società occidentali, e dall’altro è studiata come fenomeno dai risvolti locali in una regione immersa nei cambiamenti globali. L’indagine condotta in Basilicata tra le imprese, i lavoratori e il sindacato aiuta a comprendere la portata effettiva, le problematiche e le potenzialità celate nella popolazione straniera residente: un’occasione in più per un’area dall’elevato spopolamento. La chiave è il parallelismo stretto tra le variabili in campo, immigrati e petrolio; risorse umane e naturali di una regione dai piccoli numeri ma esposta ai cambiamenti, nella provocatoria cornice dei costi/opportunità degli uni e dell’altro. Il lavoro, il sindacato ed alcune esperienze personali sono il contesto nel quale è nato questo primo numero dei Quaderni dell’IRES CGIL della Basilicata.