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Il rapporto tra guerra e mass media è divenuto negli ultimi anni un tema centrale di dibattito: politico, culturale e scientifico. I grandi mezzi di comunicazione di massa, e in particolare la televisione, hanno sempre giocato un ruolo di primo piano, non solo nell’accordare maggiore, minore o nessuna attenzione ai vari conflitti (ed è già tanto), ma anche nel costruirne il senso, nel rappresentare gli argomenti che puntellano agli occhi della pubblica opinione la posizione morale e politica di chi deliberatamente sceglie la follia della guerra. A questi temi è dedicato Schermi di guerra, il 6° degli Annali dell'Aamod, che mette a fuoco e approfondisce le esperienze più interessanti e originali, dove si sono praticati, ad esempio, il reportage, l’inchiesta audiovisiva, format e modelli linguistici non di routine. Il volume ospita saggi a carattere generale, di respiro analitico e storico-teorico; contributi relativi a esperienze di strutture audiovisive (grandi network, Tv indipendenti, strutture di produzione) che hanno prodotto, raccolto o diffuso informazioni, reportage e inchieste sui temi della pace e della guerra; testimonianze di autori che su questi stessi temi hanno realizzato o stanno realizzando film documentari o di finzione. Analisi: Andrew Calabrese, Orsola Casagrande, Giovanni Cesareo, Ivano Cipriani, Donatella Della Ratta, Ansano Giannarelli, Daoud Kuttab, Antonio Nizzoli, Andrej Pinter, Andrej Skerlep. Esperienze di strutture: Franco Berardi, Alberto Bougleux, Luciana Castellina, Enrico Mentana, Roberto Morrione, Fausto Pellegrini, Paolo Pietrangeli, Paola Scarnati. Testimonianze: Giovanna Botteri, Roberto Giannarelli, Nihad Kreselijakovic, Mai Masri, Gabriele Muzio, Giuseppe Petitto, Luca Rosini. In appendice: Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico. Presentazione, Attività, Cronache del 2003. Fotografie di Giuliana Sgrena.
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L’economia sommersa, in Italia e in Europa, è un fenomeno in crescita che accompagna le trasformazioni del lavoro e coinvolge milioni di persone, ponendo in modo pressante il problema del suo superamento. Ma non può esserci lotta al lavoro nero senza uno sviluppo di qualità che sappia scommettere ed investire sui sistemi locali, su nuove reti di protezione, su dinamiche relazionali e di impresa trasparenti in grado di reggere la sfida della globalizzazione. Il libro analizza prima di tutto il fenomeno italiano ed europeo attraverso una sintesi ragionata dei più recenti studi nazionali e internazionali, discutendo le principali teorie economiche che hanno affrontato il tema. Indica poi possibili strumenti, politiche percorribili e obiettivi realizzabili a livello nazionale e soprattutto locale. Una rassegna delle principali misure adottate in Europa e una ricca bibliografia completano il quadro, con un’appendice dedicata ai principali documenti di indirizzo e di studio consultabili anche on line.
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Nell’Unione Europea vi è una generale e diffusa consapevolezza che non si può fare a meno degli immigrati. Eppure, mai come ora, i paesi dell’Unione si trovano unanimi nel concertare misure di respingimento di quanti chiedono di entrare. Il volume parte da questo assunto apparentemente contraddittorio e analizza le strategie di inclusione-esclusione attuate nell’Unione Europea. Nella prima parte vengono esaminate le politiche migratorie, tenendo conto sia della diversità delle culture, delle istituzioni e dei principi che sono alla base degli ordinamenti degli Stati nazionali, sia dei processi decisionali seguiti dall’Unione in materia di immigrazione. In questa parte vengono altresì affrontate le politiche adottate dai singoli paesi nei confronti dei minori stranieri non accompagnati, con particolare riferimento all’Italia. La seconda parte è dedicata allo studio di casi nazionali: Germania, Italia e Francia. La terza, infine, focalizza l’impatto dell’Islam e le modificazioni intervenute nell’essere musulmano in Europa. L’opera, a più voci, di studiosi del settore, offre una chiave di lettura originale delle politiche migratorie dei paesi dell’Unione.
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Tra il 2004 e il 2006 l’Italia dovrà recepire due importanti direttive sul coinvolgimento dei lavoratori nelle imprese costituite in forma di Società europea e di Società cooperativa europea, direttive che completano due regolamenti (2157/2001 e 1435/2003) relativi alle suddette forme societarie. Caratteristica dei due Statuti societari è che la registrazione della Società europea e della Società cooperativa europea nei vari Stati membri dell’Unione Europea è subordinata al riconoscimento di diritti di informazione, consultazione e partecipazione dei dipendenti. Determinante ai fini dell’applicazione di tali diritti è il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori, e in particolare dei sindacati, i quali dovranno disciplinare le modalità del coinvolgimento in un apposito negoziato con i rappresentanti delle società. In mancanza di accordo si applicheranno apposite norme di garanzia. In vista della prima scadenza (8 ottobre 2004 per il recepimento della direttiva sul coinvolgimento dei lavoratori nella Società europea) il volume approfondisce le tematiche oggetto dei due regolamenti e delle due direttive, fornendo a studiosi, ricercatori, rappresentanti dei lavoratori e delle imprese e al legislatore gli strumenti di conoscenza necessari per la conformazione della normativa italiana a quella europea. Contributi di: Arrigo, Barbucci, Buschak, Cerfeda, Vasquez.
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Questo libro si pone l’ambizioso obiettivo di fornire al civilista, all’operatore del Terzo settore, al dirigente sindacale e a tutti coloro che vogliano approfondire l’argomento, una panoramica sulle tematiche giuridiche maggiormente dibattute in Italia riguardo all’economia non profit, nel contesto di un periodo ricco di novità legislative e di problematiche ancora irrisolte dalla dottrina e dalla giurisprudenza. L’opera si divide sostanzialmente in tre parti: la prima è rivolta sia ai profili disciplinari più storicamente dibattuti, incentrati sul raggiungimento di una definizione dogmatica unitaria degli enti collettivi del Terzo settore e di una riforma della normativa del codice civile, sia alla sofferta nascita di quel settore della finanza italiana volto al finanziamento del privato sociale. La seconda parte è incentrata su problematiche specifiche ad alcuni enti non profit, enucleate, anche e soprattutto, grazie all’ausilio di operatori impegnati quotidianamente sul campo. Infine nella terza vengono delineate le questioni più difficili e «scottanti» che il diritto dell’economia non profit in Italia - nelle sue accezioni pubblicistiche, commercialistiche e giuslavoristiche - sottopone al giurista: questioni concernenti le relazioni degli enti collettivi del Terzo settore italiano con la Pubblica amministrazione patrocinante (advocacy), con il mondo dell’economia civile e con gli operatori che prestano per essi la propria attività lavorativa. Il libro, pur mantenendo un registro chiaro ed accessibile, fornisce un importante approfondimento scientifico dei diversi istituti trattati.
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Le operazioni di fusione e acquisizione delle imprese, con i conseguenti processi di ristrutturazione, su scala europea e internazionale, si sono intensificate dalla seconda metà degli anni novanta. Hanno favorito l’espansione di questo fenomeno il processo di globalizzazione dell’economia e dei mercati, l’affermazione del principio di shareholder value, il rapido sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la deregolamentazione e la liberalizzazione avviate negli anni ottanta. Alla base delle decisioni del management di avviare un processo di fusione e acquisizione di un’impresa ci sono motivazioni economiche, strategiche e opportunistiche. Gli effetti economici e sociali che ne derivano, è questa la tesi dell’autore, richiedono che tali operazioni siano realizzate nel rispetto di una «razionalizzazione sociale» delle loro ricadute per l’insieme degli attori coinvolti: lavoratori, clienti, fornitori, comunità locali e così via. È fondamentale quindi minimizzare gli effetti negativi di tali operazioni, fornendo un quadro normativo europeo di riferimento certo e chiaro, rivitalizzando il ruolo dei Comitati aziendali europei, conferendo ai lavoratori e ai loro rappresentanti un ruolo chiave nella valutazione di questi processi. Il volume sottolinea la scelta della formazione continua dei lavoratori, vera e propria discriminante per affrontare la complessità delle conseguenze sociali dei processi di fusione e acquisizione di impresa.
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Il traffico di esseri umani a scopo di grave sfruttamento sessuale - soprattutto di donne e bambini - ha assunto negli ultimi anni una dimensione considerevole e significativa, sia dal punto di vista quantitativo, sia per le modalità, che configurano spesso una vera e propria riduzione in schiavitù con effetti fisici e psicologici devastanti. Ma mentre sul versante femminile - e in particolare sulle donne adulte - sono state effettuate indagini e studi specifici e attivati servizi sociali a livello territoriale, sulle forme di sfruttamento minorile l’attenzione - in termini di studi e interventi ad hoc - non è ancora all’altezza della drammaticità che caratterizzata l’intero fenomeno. Il volume contribuisce a colmare questa carenza conoscitiva, affrontando a livello teorico ed empirico le configurazioni che assume il fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori e delle minori e delineando, al contempo, gli interventi di tutela sociale attivati da alcune organizzazioni non profit nel settore. L’autore descrive inoltre il quadro normativo entro il quale è possibile l’attivazione di interventi di contrasto verso le bande criminali che gestiscono il corposo giro di affari, nonché le modalità di protezione necessarie in sede giudiziaria in difesa delle piccole vittime del turpe sfruttamento.
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Il destino dei distretti si intreccia con quello del nostro sistema economico, di cui nell’ultimo ventennio hanno costituito la principale ossatura e ne hanno influenzato le dinamiche. Ruolo e collocazione che si confrontano con un mutamento nelle ragioni della competitività, oggi indagato da diversi punti di vista che servono a mettere a fuoco il futuro delle piccole imprese e dello sviluppo a scala territoriale. -Negli studi di caso e nei contributi presentati in questo volume l’attenzione è centrata in modo particolare sul ruolo delle relazioni industriali e della partecipazione dei lavoratori. Dimensioni, queste, che in passato hanno accompagnato, spesso in modo informale, le traiettorie di consolidamento dei distretti. -L'indicazione strategica che se ne ricava è che nelle mutate condizioni attuali le relazioni tra le parti rivestono un ruolo potenziale di grande rilievo, a patto di saper favorire la mobilitazione di tutto il capitale umano disponibile intorno a politiche di innovazione e a nuovi scenari di sviluppo.
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Guerre e terrorismo globali, il lavoro e le sue trasformazioni, il quadro economico e il caso Parmalat, gli anziani, le pensioni e gli infortuni sul lavoro, le politiche sociali e la crisi del welfare, le nuove povertà e il diritto alla salute, lo sfruttamento dei bambini, le problematiche giovanili e la riforma scolastica, il volontariato e l’economia solidale, i nuovi movimenti e la globalizzazione, i diritti umani e le discriminazioni nel mondo, l’Europa politica e quella sociale, lo stato del pianeta e l’ambiente in Italia: sono alcuni dei tanti temi trattati nell’edizione 2004 del Rapporto sui diritti globali. Il Rapporto, curato dall’Associazione SocietàINformazione, è promosso dalla CGIL nazionale in collaborazione con il Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza (CNCA), con ARCI, Legambiente e Antigone, vale a dire con le associazioni italiane tra le più autorevoli, rappresentative e territorialmente diffuse che sono impegnate sulle problematiche trattate dal Rapporto. Fotografa lo stato dei diritti e analizza le politiche per una loro maggiore affermazione a livello locale e globale, italiano e mondiale. È diviso in quattro sezioni, Diritti economico-sindacali; Diritti sociali; Diritti umani, civili e politici; Diritti globali ed ecologico-ambientali, articolate in 18 capitoli. In ognuno dei capitoli viene analizzato e definito il punto della situazione e vengono delineate le prospettive del 2004. L’analisi e la ricerca sono corredate da ampie cronologie dei fatti, da approfondite schede tematiche, dai dati statistici più aggiornati, da un accurato glossario, dai riferimenti bibliografici e web e dall’indice dei nomi citati. Il Rapporto, unico nel suo genere, è uno strumento fondamentale per arricchire la formazione e supportare l’attività quotidiana di quanti operano nella scuola, nell’informazione, nella politica, nel mondo del lavoro, delle professioni sociali, del volontariato e del non profit. Contributi di: Antigone, Arci, Cgil, CnCa, Legambiente.
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Di fronte al rischio di declino economico del paese e al progressivo aggravamento della crisi, che la Cgil ha denunciato fin dal 1999 rivendicando il riposizionamento del nostro modello di specializzazione produttiva, il governo Berlusconi continua a restare inerte e ripropone, a fini elettorali, la logora ricetta del taglio delle imposte da finanziare con la riduzione del perimetro dell’intervento pubblico. Welfare e politiche pubbliche vanno invece rafforzate per rendere socialmente sostenibile la transizione verso la società dei servizi senza che ciò dia luogo, come purtroppo sta già accadendo, a pericolosi processi di deindustrializzazione. Pur tenendo conto della situazione di difficoltà in cui versa gran parte del nostro apparato produttivo, il reddito disponibile dei lavoratori deve crescere di più. Ciò, secondo Beniamino Lapadula, è necessario non solo per motivi di equità sociale, ma anche per far crescere la domanda aggregata depressa da un export che ha il fiato corto e dall’assenza di investimenti, bloccati dalla crisi di sfiducia che attanaglia il paese. Pensare però che questo obiettivo possa essere conseguito con una forte spinta salariale basata sui rapporti di forza è illusorio e sbagliato. Non c’è alternativa credibile ad una nuova politica dei redditi da rilanciare con un patto tra produttori capace di dare «una scossa» per rimettere in moto l’economia del paese.