• CM 1/2-2021

    12.00 
     

    Cento anni dopo

    Aldo Tortorella, Sui motivi di una metamorfosi

    Fondazione e rifondazioni

    • Guido Liguori, Da Bordiga a Gramsci
    • Claudio Natoli, Fascismo e antifascismo nella storia dei comunisti italiani tra le due guerre
    • Alexander Höbel, L’impronta di Togliatti
    • Aldo Agosti, Internazionalismo e “legame di ferro” nella cultura politica del Pci
    • Fiamma Lussana, La “via italiana” all’emancipazionismo

    Passato-presente

    • Francesco Barbagallo, La questione meridionale
    • Mario Sai, Il Pci e i lavoratori
    • Vincenzo Vita, La dialettica nel partito tra destra e sinistra
    • Piero Di Siena, Riflessioni sul rapporto con il ’68
    • Alberto Leiss, L’“intellettuale collettivo” tra avanguardie e masse
    • Chiara Valentini, L’ultimo Berlinguer
    • Maria Luisa Boccia, Femministe e comuniste
    • Fulvia Bandoli, Importanza e limiti dell’ambientalismo del Pci
    • Piero De Chiara, 1984: «Orwell sbagliava»

    Come eravamo

    • Anna Maria Carloni, Franca Chiaromonte, La nostra Fgci tra partito e nuovi movimenti
    • Rinalda Carati, Il partito-comunità come educazione sentimentale

    Letture

    • Antonio Di Meo, Una nuova edizione delle Lettere dal carcere di Gramsci
    • Oscar Greco, Fausto Gullo, dirigente comunista
  • Il volume ricostruisce la storia del concetto di meritocrazia dal momento in cui fu coniata la parola (la seconda metà de gli anni cinquanta del Novecento) ai giorni nostri, guardando sia alle elaborazioni teoriche della filosofia e del pensiero sociale (da Young a Della Volpe, Hayek, Arendt, Rawls, Bell, Bourdieu, Walzer, Sen, Lasch, Sennet, Giddens) sia al linguaggio politico (da Martelli a Blair e Renzi) e al senso comune diffuso. Il percorso proposto mostra come il termine nasca con un significato negativo, a identificare una prefigurazione distopica, che continuerà a caratterizzare il suo utilizzo nel vecchio continente per alcuni decenni; e come negli Stati Uniti il lemma assuma invece da subito un significato anche positivo, all’interno di un’ideologia tecnocratica proiettata nella nuova civiltà postindustriale. È solo all’inizio del nuovo millennio che con la Terza Via l’ideologia meritocratica diventa parte dei valori della cultura politica progressista europea, sempre più sussunta dalla governance postfordista. La meritocrazia diventa perciò una parola-chiave del neoliberalismo, giustificando le crescenti diseguaglianze dovute ai processi di finanziarizzazione, delocalizzazione e privatizzazione. Anche dopo la crisi del 2008, la meritocrazia resta uno snodo fondamentale della narrazione neopopulista, a documentare il profondo legame fra quest’ultima e il neoliberalismo.
  • CM 2/3-2020

    12.00 
    Editoriale
    Aldo Tortorella, Il mestiere del virus e quello degli umani
     
    Osservatorio
    Pietro Greco, Cronaca di una epidemia annunciata
    Clara Frontali, Uomini e virus
    Francesco Memo, Covid-19. È il razzismo che ci ha resi ciechi
    Vincenzo Vita, L’insostenibile leggerezza del capitalismo
    Michele Mezza, Calcolanti e calcolati nel conflitto terapeutico
    Alfonso Gianni, La nuova grande recessione 
    Emilio Carnevali, Da Disraeli a Johnson: le origini profonde del consenso conservatore 
     
    Immigrazione in prospettiva
    Alberto Leiss, La memoria come pratica di cura e di conflitto 
    Paola Pierantoni, Forza e fragilità delle reti: un percorso tra metà anni ottanta e il G8 del 2001 
    Eleana Marullo, La dimensione storica dell’immigrazione. Il caso di Genova 
    Andrea Tomaso Torre, A trent’anni dalla legge Martelli 
    Filippo Miraglia, Un modello da cambiare: oltre l’emergenza più diritti agli stranieri   
     
    Laboratorio culturale
    Pietro Ingrao, Cesare Luporini, Due lettere del 1991 
    Sergio Filippo Magni, Luporini e Ingrao. Le lettere del disaccordo
    Giorgio Mele, Luporini e la fine del Pci 
    Giovambattista Vaccaro, Morale e società in Cesare Luporini
    Michele Prospero, Il diritto e i bisogni
    Francesco Garibaldo, Marx, il capitalismo e i compiti politici del presente
    Paolo Desogus, Critica della cultura e processi materiali 
     
    Ripensando il passato
    Giuseppe Greco, Rodari, Gramsci e la lotta per un nuovo senso comune
    Gianni Rodari, L’uomo nella realtà
     
    Schede critiche
    Lelio La Porta, Gramsci e la favola
  • Il volume ricostruisce la storia dei principali momenti di crisi che hanno percorso l’Italia meridionale lungo tutto l’Ottocento, il secolo degli Stati-nazione. Procedendo dall'analisi dello spazio politico tra élites e gruppi sociali subalterni, l’obiettivo è di inserirsi in nuovi sentieri di ricerca riguardanti le idee politiche e i sistemi di potere nel sud d’Italia, prima e dopo l’Unità. Le vicende della formazione dello Stato unitario si intrecciano con una rilettura dei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, messa in tensione con le ridefinizioni dei concetti di nazione e identità elaborate dagli studi postcoloniali. Con questi strumenti di indagine è possibile rintracciare il ruolo chiave assunto da quei soggetti troppo spesso rimasti ai margini di letture storiche parziali e incentrate sull'egemonia dei gruppi dominanti. A emergere nelle vicende del Mezzogiorno sono allora le tracce della storia degli esclusi dalle grandi narrazioni, nelle quali si ritrovano gli echi non più sopiti di una nuova coscienza politica.
  • QRS N. 3/2019

    22.00 
    • Le inchieste operaie e i cambiamenti del lavoro 
    • Mercato del lavoro e riforme in Brasile 
    • Euro al capolinea?
  • Come tanti della sua generazione Giacinto Militello era un sindacalista, ma era a tutto tondo identificato con la sinistra e la sua missione di rinnovamento sociale. Un rinnovamento per il quale si è sempre battuto, scontrandosi con gli andamenti oscillanti della realtà: mettere la sinistra, nelle sue diverse incarnazioni partitiche, al centro di un progetto di cambiamento resterà una bussola costante delle sue riflessioni. La discussione raccolta da Guido Iocca per questo volume negli ultimi mesi della vita di Militello, individua con chiarezza i tratti di fondo del suo profilo culturale e personale. Una grande attenzione ai fenomeni politici e alla loro evoluzione, un’idea non dirigista del cambiamento e del ruolo della sinistra. Nel contempo la capacità continua di confrontarsi con nuovi temi e specialismi, studiandoli e impadronendosene. Segretario confederale della CGIL, presidente dell’INPS, giudice dell’Antitrust, Militello ha sempre dato prova della sua dote di fondo, che consisteva nel combinare un’intelligente barra politica, mai imprigionata dalle logiche immediate, con una crescita progressiva della competenza tecnica, varia e complessa, eppure necessaria a sorreggere questo disegno; un binomio che nel corso degli anni si è precisato sempre di più come un intreccio tra innovazione economica del Paese e innovazione politica della sinistra italiana. Dalla prefazione di Mimmo Carrieri Giacinto Militello, presidente del l’UGI, segretario nazionale della Fe derbraccianti e della FILCEA, segretario confederale della CGIL, pre si den te dell’INPS, giudice dell’Anti trust, è scomparso a Roma a giugno 2018.
  • Quello del capitale sociale è un concetto complesso che vede un forte investimento in risorse finanziarie e umane di diverse istituzioni nazionali e internazionali per il suo rapporto con lo sviluppo economico. Anche nel nostro Paese sono presenti numerosi strumenti di promozione dello sviluppolocale, che hanno assunto il principio secondo cui sarebbe possibile produrre forme di valorizzazione intenzionale del capitale sociale attraverso dispositivi «artificiali» (tavoli negoziali, partenariati, accordi, Patti territoriali, Pit, Gal, Gac). L’idea di fondo è quella di stimolare l’organizzazione degli operatori economici e delle comunità locali attraverso la mobilitazione sociale e la concertazione tra attori, nella speranza che, una volta compresi i vantaggi del «fare insieme», la logica collaborativa venga reiterata e progressivamente interiorizzata, accrescendo così il livello di capitale sociale utile allo sviluppo. Ma il capitale sociale è sempre in grado di stimolare percorsi virtuosi di sviluppo locale? Il volume in primo luogo presenta con un taglio critico e comparativo alcuni dei principali approcci al capitale sociale presenti in letteratura e mira ad indicarne le relazioni con gli studi di sviluppo locale. Il testo prosegue poi nella descrizione del proficuo utilizzo della social network analysis per l’analisi del capitale sociale all’interno degli studi di sviluppo locale: descrive alcuni dei più importanti approcci di network chiarendo il loro utilizzo e alcuni dei risultati a cui si può tendere. Il fine ultimo del volume è quello di provare a dipanare le dinamiche più intime del modus operandi del capitale sociale e offrire maggiore chiarezza teorico-metodologica su un concetto indubbiamente complesso.
  • Le migrazioni internazionali sono sempre più al centro del dibattito pubblico e politico. Nel corso degli ultimi anni, peraltro, sono intervenuti numerosi fattori a rendere ancora più complessa la lettura del fenomeno, a partire dalla crisi economica che ha investito l’Europa – in particolare quella che si affaccia sul Mediterraneo – sino ad arrivare al dramma dei rifugiati che fuggono dalle guerre e dal terrorismo internazionale. In questo volume si offre un’analisi delle migrazioni attraverso il punto di vista del mondo del lavoro e in particolare del sindacato. Nei numerosi saggi e nelle ricerche originali che compongono l’ottava edizione di (Im)migrazione e sindacato, si prova a dare conto delle nuove sfide che la nostra società è chiamata ad affrontare, partendo proprio da quelle che riguardano i lavoratori e la loro rappresentanza.
  • Il volume propone un «viaggio nel lavoro di cura» svolto da collaboratrici e assistenti famigliari nelle case delle famiglie italiane. Privilegiando il punto di vista delle/dei badanti, il libro mira a comprendere le trasformazioni che hanno investito e stanno investendo il lavoro domestico di cura e di assistenza alla persona presso il proprio domicilio in considerazione dell’allungamento della speranza di vita, delle migrazioni internazionali, della crisi economica e dei tagli al welfare, ovvero di quei processi che hanno interessato il nostro Paese negli ultimi decenni. La ricerca promossa dalle ACLI Colf, di cui nel libro si illustrano i risultati, fornisce un’immagine molto sfaccettata dell’identità, delle competenze, delle condizioni di lavoro, delle opinioni, delle aspettative di tali lavoratrici e lavoratori. Vengono analizzate le trasformazioni del settore, considerando dunque l’emergere di questa nuova figura professionale in un contesto di continua lotta tra sfruttamento, lavoro nero, abusi, da un lato, e nuove forme di tutela, maggiore riconoscimento della dignità e dei diritti anche per quei lavoratori da sempre meno protetti, dall’altro. Luci ed ombre si allungano su uno degli ambiti del mondo del lavoro più controversi del nostro Paese, di un pezzo d’Italia che vive le difficoltà di tenere insieme i bisogni di cura con il riconoscimento dei diritti, in un momento in cui tutto il mondo del lavoro è messo in discussione. Un viaggio che ci fa interrogare su cosa significa oggi «lavoro dignitoso» nel settore del lavoro di cura. Claudia Alemani, Università degli Studi di Milano-Bicocca. Raffaella Maioni, Responsabile nazionale ACLI Colf. Sabrina Marchetti, Università Ca’ Foscari di Venezia. Raffaella Sarti, Università degli Studi di Urbino «Carlo Bo». Olga Turrini, Esperta in politiche europee della formazione e del lavoro. Francesca Alice Vianello, Università degli Studi di Padova. Gianfranco Zucca, IREF ACLI
  • Negli ultimi decenni, la rete è divenuta il modello di organizzazione sociale attraverso il quale il capitalismo contemporaneo struttura la sua presa del reale e dispiega la propria logica di sviluppo. Ciò ha prodotto significative conseguenze per il mondo del lavoro. Il volume esplora tre piani di indagine fra loro strettamente interconnessi. In primo luogo vengono analizzate le modalità di organizzazione del capitalismo reticolare, attraverso un’analisi critica della prospettiva analitica delle Catene Globali del Valore. Viene poi indagato il rapporto esistente fra sviluppo del capitalismo, esercizio del potere e del controllo – comprese le ricadute sulla capacità dei sistemi di rappresentanza e regolazione del lavoro di garantire ai lavoratori spazi di voice e adeguate condizioni occupazionali – e trasformazioni del processo di soggettivazione. Da ultimo, il volume approfondisce il tema dell’esercizio della critica all’interno delle nuove strutturazioni capitalistiche. In particolare, sono esaminate sia le risorse cognitive che possono alimentarla, sia le condizioni pratiche in cui essa può effettivamente incarnarsi. A questo proposito, vengono ripercorse alcune esperienze di riorganizzazione della rappresentanza del lavoro, aventi l’ambizione di dare una risposta alle sfide contemporanee, ma anche i tentativi di regolazione dell’operato delle imprese a livello globale sviluppatisi negli ultimi due decenni. Attraverso la ricognizione di un ampio repertorio di ricerca internazionale, il testo fornisce una solida chiave di lettura critica del rapporto tra trasformazioni del capitalismo, regolazione del lavoro e modalità di rappresentanza.